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Autore: celestialslug    26/07/2021    0 recensioni
Una serie di brevi racconti horror, secondo la mia personale interpretazione del genere letterario e dell'emozione umana della paura.
Genere: Dark, Horror, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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La guerra. Riuscireste mai ad immaginare un male più grande? Ve lo dico io, no. Nulla che esiste per davvero su questa terra è più macabro e angosciante della guerra. Coloro che non c'erano non possono capirlo, solo a ricordare quegli anni sento il cuore battermi all'impazzata, le gambe cedermi, i conati salire. È un dato di fatto, la guerra è il male peggiore. Ma, se vi dicessi che io, veterano di guerra, ho visto qualcosa di ancora più spaventoso? Se vi dicessi che c'è qualcosa che mi fa ghiacciare il sangue, ancora più dei miei compagni caduti al mio fianco e della sensazione dell'omicidio sulla propria pelle. Se vi dicessi che esiste di peggio? Eravamo sul confine belga, era l'agosto del '14, dopo diversi piccoli scontri dati dal contatto, gli incontri si fecero sempre più frequenti e capimmo che avevamo di fronte una grossa divisione dello schieramento francese. Passarono alla storia come le Battaglie delle Ardenne, ed è proprio lì che ero io. Ed è proprio lì che è successo. Avevamo appena sconfitto i francesi vicino Bertrix e fermato la divisione nelle rovine del paese, per concedere a tutti qualche minuto di respiro. Mentre controllavamo gli edifici distrutti, alla ricerca di superstiti francesi, mi capitò di entrare nelle rovine di una casa. Era un peccato fosse andata distrutta, perché doveva essere davvero antica, a quanto traspariva dalla struttura; tra le macerie, in quella che sembrava una sala da pranzo, nello sporco, c'era un fagotto: ciò che era strano è che come ho già detto era nello sporco, ma il fagotto ed il neonato al suo interno erano lindi, come se qualcuno avesse preso il bimbo e l'avesse messo lì poco fa. Era probabilmente belga, pensai, ma era un bambino e non aveva colpe: non potevo lasciarlo lì. Così lo sollevai e uscì dall'abitazione distrutta, sull'uscio mi presi il tempo di riposare, dovevano essere gli sforzi della giornata ma tenere quel bambino in braccio sembrava quasi come sollevare sacchi di cemento. Dopo altri dieci passi, mi fermai stremato e, guardando il bambino, esclamai «Mein gott! Quanto pesa» Fu lì che successe, l'infante aprì gli occhi, pesante come un macigno, fissò i suoi bulbi oculari, completamente neri come se fossero solo pupille, e con una voce bassa e sussurrante mi disse «Lasciami a terra se peso così tanto» La guerra sarà anche il male, ma sembra gli uomini nello spirito e nel corpo, ma nessuno spirito è abbastanza forte per quello. Lasciai il nostro esattamente dove l'avevo trovato, giuro che nell'unica frazione di secondo in cui lo guardai, era ancora pulito come se non l'avessi toccato ed era lì, a fissarmi. Non ebbi il coraggio di dirlo a nessuno, mi avrebbero rispedito a casa come uno scemo di guerra. Ma io lo giuro, scheiße, che sento ancora il suo sguardo demoniaco su di me. Il peso di qualcosa, che non era un neonato, ma un male peggiore della guerra.
   
 
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