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Autore: ChrisAndreini    26/07/2021    2 recensioni
Leonardo non è mai stato un tipo molto ambizioso. Certo, ha i suoi sogni e le sue speranze e le sue passioni, ma di certo non ha mai pensato che un giorno sarebbe finito in un universo parallelo a lottare per salvarsi la vita in mezzo a principi, cavalieri, spie di città nemiche e disapprovazione dei nobili e paesani.
Ma oh, uno deve sopravvivere come può, e se diventare il cuoco reale potrà allungargli la vita di qualche giorno, vale la pena ricevere occhiatacce.
Dopotutto, la via più veloce per il cuore di qualcuno passa per il suo stomaco, giusto?
Non che Leonardo, dichiaratamente omosessuale, abbia intenzione di fare stragi di cuore, sia mai!
Genere: Fantasy, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Contesto generale/vago, Storico
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Rainbow Cookies'
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Interessante cliché da scoprire, Alex

 

Leo si girò immediatamente per offrire al cavaliere un po’ di privacy. Nel frattempo la sua mente stava valutando il più velocemente possibile la situazione.

-Cosa ci fai tu qui?!- ripeté Alex, allontanandosi il più possibile e cercando i propri vestiti abbandonati sulla riva.

Per sua sfortuna, erano proprio accanto a Leo. Il ragazzo sentiva lo sguardo del cavaliere che gli scavava il cranio, ma resistette all’istinto di controllare se fosse vero.

-Stavo solo cercando un luogo dove pensare prima di andare a cucinare per il pranzo!- spiegò, prendendo i vestiti e porgendoglieli sempre senza lanciare neanche un’occhiata.

-Così lontano da palazzo?!- chiese Alex, con tono pieno di giudizio, strappandoglieli dalle mani e uscendo dall’altro lato del lago -Stavi andando al confine per rivelare informazioni ai tuoi superiori spie?!- lo accusò. Leo sospirò.

-Onestamente stavo piuttosto valutando l’idea di scappare da Lionel, che mi ha minacciato con una spada, sbattuto la testa contro la porta e mi ha tirato un pugno nello stomaco- Leo si difese, raccontando i fatti. Probabilmente non avrebbe dovuto farlo per non rischiare che Alex ne parlasse poi con Lionel e lui lo uccidesse, ma dubitava fortemente che il cavaliere volesse raccontare del loro incontro al lago.

Perché chiaramente neanche lui doveva stare al lago.

… o forse sarebbe più corretto dire “neanche lei”.

Perché sì, Alex era una ragazza. Uno dei più antichi cliché in storie fantasy. Leo non ricordava che Giada gli avesse mai detto di una guardia donna che si fingeva uomo, ma forse perché era un personaggio secondario di poca importanza. O forse glielo aveva detto e lui l’aveva scordato. Gli parlava di così tanti libri che faceva fatica a tenere il segno. La sua memoria selettiva non funzionava molto bene su trame che non aveva neanche letto di persona.

-E cosa pensi che io possa fare al riguardo?- chiese la ragazza, ormai rivestita, ma che Leo aveva chiaramente visto qualche istante per come fosse realmente.

-Non sono certo venuto qui per te. Non sapevo che fossi qui. Come ho detto stavo andando alla cieca, e ti ho incontratA per sbaglio- Leo sapeva che la sua vita si sarebbe allungata se avesse finto di non aver capito la verità. Ma la sua vita era talmente di breve durata che forse poteva tentare quel lancio di dadi e sperare che sapere una cosa su Alex gli avrebbe permesso di averla dalla sua parte. Si girò verso di lei e la guardò in tono di sfida.

Poteva minacciarla, o manipolarla…

-Mi stai minacciando, cuoco? Sappi che solo perché sai il mio segreto non tradirò mai la mia lealtà verso la corona- Alex strinse i pugni, pronta a combattere.

Leo alzò le mani e indietreggiò, pentendosi immediatamente del piano.

Perché oltre che chiaramente combattiva, e capace di aprirlo in due solo guardandolo, Alex era anche decisamente spaventata, e le sue mani tremavano appena. 

-Calma, calma! Non ho nessun intento da traditore. Guarda che sono davvero solo un povero cuoco che cerca di sopravvivere, non sono una spia- si difese, abbandonando ogni idea di minaccia o manipolazione.

Non era adatto a quelle cose, era troppo onesto e trasparente per quel tipo di piani.

-Certo, come no. Non crederò neanche per un secondo che tu non voglia usare questa cosa contro di me, ma sappi che…- Alex iniziò un profondo discorso molto sentito sulla sua integrità a lealtà, ma Leo la stoppò subito.

-Guarda, non nego di averci pensato un attimo, ma obiettivamente, se anche provassi a dire il tuo segreto in giro, nessuno crederebbe mai a me, e poi non sono qui per rovinare la vita alle persone. Solo… non so, forse è un po’ ipocrita da parte tua fare tante storie a me perché sono un cuoco uomo quando tu sei un cavaliere donna?- le fece notare, obiettivamente, sedendosi alle radici dell’albero.

-Ipocrita?- chiese Alex, piegando la testa. Sembrava davvero molto confusa, e sospettosa. Non riusciva a credere di non dover più lottare per difendersi. 

E Leo non la biasimava, dato che ogni cliché al riguardo vedeva minacce, shock totale, o momenti di profondità emotiva tra i due personaggi che spesso culminavano in una storia d’amore.

Leo non era interessato alle storie d’amore. Si poteva dire che lui fosse un po’ un anti-cliché in questa situazione.

-Sì, insomma… siamo in una situazione simile, e potremmo aiutarci a vicenda, invece tu preferisci stare dalla parte dei più forti che se conoscessero la verità se la prenderebbero un sacco con te invece di empatizzare con la mia situazione e offrirmi un minimo supporto emotivo- spiegò Leo, rendendosi poi conto di come Alex avesse avuto un’ottima idea per sopravvivere.

Avrebbe dovuto fingersi una donna fin dall’inizio e basta. Una parrucca, delle fine tette, e passava ogni discriminazione.

Peccato.

-Non ti biasimo, eh… effettivamente è comprensibile, ma insomma…- aggiunse, sedendosi abbattuto contro il tronco dell’albero che aveva vicino -…essere preso di mira da Lionel sta iniziando a diventare insopportabile- si lamentò, seppellendo il volto tra le braccia e ricominciando a pensare ad un modo per salvarsi ora che il suo biglietto di salvezza che sembrava essere stato offerto da Jahlee in persona era andato a farsi benedire.

Alex lo fissava completamente impietrita sul posto, sconvolta dalla natura arrendevole e dai paroloni strani utilizzati da quello che fino a pochi secondi prima credeva sarebbe diventato il suo nemico giurato numero uno.

E che invece sembrava solo un ragazzo stanco morto preda di persone che non avevano alcun motivo o diritto di prendersela con lui.

Si avvicinò lentamente.

-Non lo dirai a nessuno?- chiese, per essere sicura.

-Nah, questo segreto morirà con me… e penso che morirò molto presto, con Lionel come guardia del corpo personale- solo l’idea lo fece rabbrividire. Era terrificante pensare di essere accompagnato da lui ovunque andasse.

Già gli bastava doverci dormire insieme.

Ci furono alcuni secondi di silenzio, nei quali Alex non smise un secondo di fissarlo, come se lo vedesse per la prima volta.

Poi Leo sollevò la testa verso di lei.

-Posso chiederti un piccolo favore, però?- chiese, un po’ incerto.

Lo sguardo del cavaliere si indurì. Eccolo lì l’intoppo. Le avrebbe chiesto di difenderlo da Lionel, pena la rivelazione del segreto. Una piccola voce avrebbe potuto fare davvero molto. E la sua vita sarebbe stata rovinata, quindi doveva necessariamente aiutarlo e…

-Mi diresti da che parte è il castello? Perché sono in mega ritardo per l’ora del tè e mi sono completamente perso- la richiesta di Leo però si rivelò la più semplice e innocente del mondo.

Con quegli occhi sinceri e stanchi. Il fisico mingherlino, probabilmente non era neanche maggiorenne (lo era eccome, ma mezzo castello pensa abbia sedici o diciassette anni)…

-Stamattina ho bruciato dei biscotti e non voglio fallire un altro dolce. La principessa non se lo merita, e la regina è davvero tanto selettiva- continuò Leo, preoccupato all’idea di deludere le aspettative.

…sembrava leale ai reggenti, era chiaramente cotto della principessa (di nuovo, è quello che pensa Alex, poverina, ha frainteso molto)…

-Secondo te Lionel mi lascerà vivo abbastanza da cucinare per il compleanno della principessa? Perché vorrei davvero fare del mio meglio- continuò Leo, cambiando discorso, e con sguardo timoroso.

…aveva un’ottima etica professionale e sembrava solo voler cucinare.

Alex sbuffò.

-D’accordo!- acconsentì, irritata.

-Wo, non ti ho chiesto di accompagnarmi, basta solo che mi dai indicazioni…- Leo alzò le mani, sorpreso dalla veemenza del cavaliere.

-Parlerò con Lionel in modo che scambi di posto con me per essere la tua guardia personale, e fingerò di prendermela con te in modo che lui smetta. Poi elaboreremo una strategia migliore. Ora seguimi, prima che si accorgano tutti della tua assenza!- Alex lo rimise in piedi di peso, e lo precedette nella foresta, dritto verso il castello.

Sembrava davvero arrabbiata, come se Leo l’avesse costretta a prendere le sue parti.

Ma Leo non aveva fatto assolutamente nulla.

-Non devi se non vuoi, guarda che non lo dirò a nessuno che sei una ragazza, lo giuro- invece di accettare il salvagente, Leo provò a rispedirlo al mittente, per mettere in chiaro che fosse una brava persona.

E appurato che sì, quel cuoco era una brava persona, Alex prese il salvagente e glielo mise addosso senza dargli più possibilità di scampare alla sopravvivenza.

-Lo so, è questa la parte peggiore! Non vivrei con me stessa se ti succedesse qualcos’altro. Ora seguimi!- lo prese per il polso, e iniziò a trascinarlo verso il castello.

Leo non capì da dove le venisse questo cambio di idee, ma alla fine decise di accettarlo.

-Figo, grazie. Ti devo un favore- le sorrise, e la seguì come un cagnolino fedele.

-Beh… potresti rimangiarti la promessa e farmi assaggiare uno dei tuoi dolci?- propose Alex, a bassa voce, ricordando la minaccia che Leo aveva fatto ai compagni di stanza il primo giorno.

-Oh, ma certo! Se stanotte riesco a dormire, ho intenzione domani di cucinare i più particolari biscotti mai fatti nella mia vita, e prometto che uno di quelli sarà tutto per te- le assicurò Leo, incoraggiante.

Alex non trattenne un sorrisino estremamente soddisfatto, mentre lo guidava nel labirinto di alberi, cespugli e massi che percorreva costantemente per lavarsi senza che nessuno scoprisse il suo segreto.

Probabilmente sarebbe stata presto felice che Leo l’avesse scoperto.

 

Il giorno successivo, Leo aveva dormito per la prima volta da quando era finito in quel mondo. Non era pieno di energie come avrebbe voluto, ma lo era abbastanza da riuscire a tenere gli occhi aperti per più di un minuto di fila, quindi lo considerava una vittoria assoluta.

Lionel si era bevuto il fatto che Alex lo avrebbe sostituito non solo come guardia ma anche come bullo, ed era stato così soddisfatto da non tentare niente quella notte. Leo non aveva ancora un materasso, ma Alex gli aveva restituito le coperte di nascosto, ed erano state un aiuto non indifferente.

Era sorpreso di aver trovato un alleato nella cavaliera, ma non se ne lamentava affatto, ed era intenzionato a sdebitarsi con i dolci migliori che avesse mai fatto.

-Allora, signora Mildred, che ne pensa?- Leo mostrò con estremo orgoglio l’impasto per i biscotti che aveva intenzione di cucinare per la colazione. L’intera famiglia reale si sarebbe messa a tavola, quindi Leo doveva fare un buon lavoro.

-Sembra un veleno pericoloso, è orrendo, brutto da vedere, e non ho la minima intenzione di permetterti di cucinare questi biscotti- rispose Mildred, fulminandolo con lo sguardo.

-Ma come?!- Leo fece i suoi più riusciti occhi da cucciolo che comunque non erano granché riusciti, e osservò l’impasto chiedendosi cosa ci fosse di orribile in esso.

Beh… sembrava un mappazzone, in effetti. Ma non lo era! Era un impasto dei colori dell’arcobaleno, ma aveva usato tutti ingredienti naturali, dai colori brillanti, e dal sapore si sperava ottimo e deciso.

Leo aveva sperimentato parecchio nel suo mondo quel tipo completamente originale di biscotti, cercando di non usare coloranti strani. In quel mondo i coloranti neanche c’erano, e per la prima volta l’impasto gli piaceva davvero un sacco.

-Sembra un’accozzaglia di ingredienti presi a caso solo per ottenere una colorazione particolare. Non credo proprio che il sapore sarà all’altezza- obiettò Mildred, poco aperta di mente.

-Fammi almeno provare. Se poi non funziona faccio le crepes. Il re e la regina non le hanno mai assaggiate, e ci metto poco a cucinarle. Sarebbe un peccato buttare l’impasto ormai pronto- cercò di convincerla, continuando con i suoi occhi da cucciolo.

-Oggi sei particolarmente combattivo- osservò Mildred, che ormai era abituata a vederlo più morto che vivo.

Sospirò, e alla fine cedette.

-Tanto sei l’assaggiatore reale- borbottò, dandogli il via libera.

Leo improvvisò un balletto della vittoria, e si affrettò a preparare le teglie da infornare.

Anna gli si avvicinò curiosa.

-Cosa sono esattamente?- chiese, osservando lo strano colore dell’impasto.

-Rainbow cookies- rispose Leo, pronto, e orgoglioso.

Erano il suo piatto forte. Era convinto che con questi biscotti avrebbe conquistato definitivamente tutti quanti.

…o almeno ci sperava.

E poi l’arcobaleno lo rappresentava completamente.

-Figo!- esclamò Anna, con occhi brillanti -Hai sempre un sacco di idee- si complimentò, dandogli una pacca affettuosa sulla spalla.

-Il tempo passa, Leonardo. Dovresti sbrigarti- una voce interruppe il flirt che Leo non aveva neanche notato. Alex gli era attaccata come un’ombra, e sembrava studiare ogni sua interazione e reazione da quando era stata ufficialmente assegnata come sua guardia personale.

-Giusto! Oh, Anna, mi puoi accendere il forno?- chiese Leo all’amica, che si affrettò ad eseguire, lanciando un’occhiata un po’ irritata in direzione di Alex, che sorrise tra sé, soddisfatto dall’averli interrotti.

O biscotti non ci misero molto a prepararsi, e con grande gioia di Leo, una volta fuori dal forno avevano mantenuto i loro colori brillanti. Non erano esattamente arcobaleni, ma per darvi un’idea di come erano distribuiti i colori, immaginatevi una bolla di sapone. Il colore era distribuito più o meno in quel modo lì.

Ed era oggettivamente molto artistico da guardare.

Il tempo di fare raffreddare i primi, e Leo si affrettò ad assaggiarne uno, sperando fosse esattamente come se lo immaginava.

E il sapore era indescrivibile… e perfetto. 

-Evvai! È esattamente come speravo!- esclamò Leo, improvvisando un altro ballo della vittoria molto più sentito, e prendendone un altro che offrì ad Alex, con un grande sorriso.

Il cavaliere lo prese con estrema esitazione.

-Forse non è il caso di mangiare cibo destinato alla famiglia reale- osservò, cercando una scusa per non mangiare i biscotti strani, e pentendosi di avergli chiesto di fargli assaggiare qualcosa.

Lei voleva un pezzo di torta, o una crepes, non un biscotto arcobaleno.

-Non lo diremo a nessuno! Sarà il nostro piccolo segreto- la incoraggiò Leo, con un occhiolino e uno sguardo così puro che Alex non riuscì a rifiutarsi ulteriormente, e prese il biscotto, senza sapere che sapore aspettarsi.

Leo attendeva in ansia il feedback, e subito dopo aver preso il primo morso, il volto del cavaliere mutò completamente, diventando una maschera di pura adorazione.

Finì il resto del biscotto in pochi istanti, e guardò Leo con occhi da cucciolo, sperando gliene desse altri.

Leo era già pronto a offrirgliene un altro, super soddisfatto per la reazione, ma proprio in quel momento sopraggiunse Mildred, per controllarli prima di servirli alla famiglia reale.

-Fammi assaggiare. Non posso permettere che del cibo incongruo venga servito a…- mentre faceva la sfuriata, la cuoca assaggiò il biscotto, e si ammutolì immediatamente.

-Allora?- chiese Leo, agitando metaforicamente la coda in attesa del responso. 

-Vai a servire. In fretta perché stanno aspettando- disse solo, senza degnarlo di una risposta.

Ma il lasciapassare era un segno evidente che apprezzasse i biscotti, così Leo sogghignò soddisfatto tra sé e preparò il vassoio più elegante possibile, per poi uscire con la massima professionalità, anche se non riusciva ancora ad imparare quel maledetto inchino da fare ai regnanti.

-Cosa ci hai portato quest’oggi?- lo accolse la regina, curiosa, sporgendosi verso di lui e aggrottando le sopracciglia alla vista del colore innaturale dei biscotti (ottenuto con ingredienti naturali, Leo ci tiene a sottolinearlo).

-Wow, sono bellissimi!- esclamò la principessa, quasi alzandosi sulla sedia per seguirli meglio con gli occhi.

-Vi offro i Rainbow Cookies, il titolo della fanfiction, e mia ricetta completamente originale- Leo porse il vassoio sul tavolo e accennò l’inchino più profondo che riuscì a fare senza cadere di faccia.

Perse l’equilibrio e rischiò di cadere di faccia, ma venne prontamente afferrato da Alex, che lo aveva seguito e lo rimise in piedi.

Il principe fu il primo a prendere un biscotto, scansando la mano della sorella, e lo offrì a Leo, come sempre, per controllare che non fosse avvelenato.

Con un ulteriore inchino, Leo lo prese, e lo mangiò di gusto. 

Sì, quello era il suo capolavoro culinario, senza ombra di dubbio!

Strano che il suo piatto più buono sia realizzato solo al settimo capitolo, ma vabbè, questa non è una storia incentrata sui successi culinari di Leo.

…beh, in realtà dovrebbe esserlo, ma dettagli.

Una volta appurato che i biscotti non erano avvelenati, Daryan diede l’okay a sua sorella di prendere un biscotto, e uno alla volta tutti i membri della famiglia reale assaggiarono il capolavoro di Leo, che non vedeva l’ora di vedere i loro volti e sapere cosa ne pensassero.

-Wow, che sapore deciso!- commentò per primo il re, annuendo con la testa e prendendo un altro paio di biscotti.

-Decisamente una spanna sopra ogni biscotto che io abbia mai mangiato. Hai recuperato il disastro di ieri- lo seguì a ruota la regina, con un sorriso nella sua direzione.

-Leo! Ti sei superato! Questi sono i biscotti migliori dell’universo! Dary!!! Hai assaggiato?! Devi assaggiare bene! Sono meravigliosi!- la reazione più entusiasta arrivò come sempre dalla principessa, che iniziò a saltellare sulla sedia e prese quanti più biscotti possibili.

Leo era estremamente soddisfatto del proprio operato, e non gli serviva ulteriore feedback, anche se non riuscì a trattenersi dal lanciare un’occhiata speranzosa nei confronti del principe, che poco convinto aveva assaggiato a sua volta, e poi si era completamente irrigidito, e fissava il biscotto come se gli avesse fatto un torto personale.

Forse era un gusto che non apprezzava? Era particolare, dopotutto.

Leo si aspettava che commentasse negativamente, nella peggiore delle ipotesi che sputasse tutto, anche se era un comportamento poco regale, ma mai nella vita si sarebbe aspettato che il principe si alzasse dal tavolo con veemenza, prendesse l’intero vassoio di biscotti, impedendo alla sorella di prenderne altri, e si avviasse fuori dalla stanza senza dire nulla.

Ed evidentemente non se lo aspettavano neanche i membri della sua famiglia, perché rimasero sconvolti quanto Leo, e ci misero qualche secondo a riprendersi.

-Dary?- la principessa si portò le mani al volto, sorpresa.

-Daryan!- suo padre provò a richiamarlo, confuso.

La regina sospirò e lo seguì, per cercare di capire il motivo del suo gesto inconsulto.

Leo rimase immobile in attesa di indicazioni, passarono parecchi minuti di silenzio di tomba.

Poi la regina tornò, esasperata, e si risedette al tavolo.

-Daryan ha intenzione di andare al tempio. E non vuole restituire i biscotti, teme siano stregati- spiegò, trattenendo a stento un sorrisino.

Leo non ci vedeva niente da ridere.

-Cosa?!- chiese, impallidendo, e iniziando a temere che lo torturassero per davvero, o lo condannassero al rogo per stregoneria.

La morte al rogo era una di quelle che lo spaventavano di più. Sembrava estremamente dolorosa.

Beh, aveva sempre il tempo di andare in camera, provocare Lionel, e sperare che lo finisse con un semplice colpo di spada.

Oh, poteva chiedere il favore ad Alex, ora che ci pensava.

-Non temere, non crediamo ci sia nulla di male nei tuoi biscotti. Piuttosto, hai un’alternativa da proporci, ora che il piatto forte della nostra colazione è letteralmente scappato via?- lo rassicurò la regina, per poi chiedergli un altro dolce da fare in quattro e quattr’otto.

Leo annuì in fretta, e fece un altro inchino perché meglio abbondare che deficere.

-Certamente, mia regina. Vado subito a preparare delle crepes. Dovrebbero essere pronte tra una decina di minuti- promise, avviandosi poi in cucina.

-Sììì, adoro le crepes! Sono le mie preferite!- esclamò la principessa, ormai non più turbata, battendo le mani con gioia.

Aww, era così adorabile.

Leo cercò di preparare le crepes migliori della sua vita, anche se, a differenza della principessa, lui era rimasto piuttosto turbato. Chissà che problemi aveva avuto il principe con i suoi biscotti.

 

-Com’è possibile che tu sia ancora così pessimo negli inchini?!- si lamentò Persian nel momento stesso in cui Leo entrò in biblioteca per la sua lezione quotidiana di etichetta, con un inchino rivolto verso il bibliotecario per salutarlo.

-È un piacere per me vederla, che Laasya la protegga- rispose Leo con la massima eleganza.

-Facciamo una cosa, oggi la lezione sarà completamente basata sugli inchini, sia in maniera teorica che pratica. Non te ne andrai da qui finché non saprai alla perfezione ogni singolo tipo di inchino…- Persian era davvero determinato a rendere il pomeriggio di Leo, libero in quanto quella sera non era richiesto alcun dolce, il più tedioso possibile, ma Leo dopo qualche giorno aveva imparato come conquistarsi il suo favore.

-Le ho portato dei muffin avanzati dall’ora del tè- annunciò, tirando fuori da non si sapeva dove due muffin estremamente abbelliti, che porse al bibliotecario con un gran sorriso. Quest’ultimo si addolcì immediatamente.

-…che necessiti tu di imparare. Non ogni singolo tipo di inchino in generale, graze per i dolci- fece dietro front sulla sua dichiarazione, e prese con occhi brillanti i suoi dolci preferiti, che iniziò immediatamente a mangiare.

-Prima di cominciare, posso farti una domanda, Persian?- Leo si sedette su un divano, e aspettò che il bibliotecario finisse di mangiare prima di importunarlo con la sua curiosità.

-Va bene, purché non sia troppo lunga da spiegare, o riguardi fatti interni a palazzo- Persian diede la propria disponibilità, ma lanciò un’occhiata sospettosa in direzione del cuoco.

Leo iniziava ormai abituarsi al sospetto, quindi quasi non ci fece caso.

-No, è una cosa molto generale. Come fanno al tempio a capire se un oggetto è stregato?- chiese, preoccupato per i propri dolci. Magari potevano indovinare che a farli era qualcuno di proveniente da un altro mondo, e potevano accusarlo di stregoneria anche se Leo non aveva niente a che fare con qualsiasi cosa l’avesse trasportato lì.

Magari arrivando lì era diventato magico e aveva stregato i suoi dolci senza accorgersene. Non sapeva neanche che la magia esistesse, in quel mondo. Pensava ci fossero solo le divinità.

-Uh? Perché una domanda del genere?- chiese Persian, molto allarmato.

-Il principe vuole far analizzare al tempio i miei biscotti- spiegò Leo, intimorito.

-Oh, davvero? Strano. Comunque l’alta sacerdotessa più percepire ogni sorta dai magia all’interno di qualsiasi cosa. Non so come faccia, ma la magia è rara, e di solito è conferita da artefatti o benedizioni divine. Se non hai usato alcuna magia volontariamente non hai nulla da temere- lo rassicurò in tono però pieno di minaccia.

Leo tirò un sospiro di sollievo.

-Allora non ho niente da temere. Sono pronto ad inchinarmi, maestro!- Leo si alzò pieno di energie e molto più rassicurato, e fece un inchino molto profondo a Persian, che scosse la testa e tornò in veste di insegnante.

-No, no, no, è tutto sbagliato! Ti inchini troppo profondamente, sono solo un nobile! Ricominciamo dalla base… Innanzitutto non devi inchinarti ogni volta che ti rivolgi a qualcuno, ma solo, come posso dirlo in termini semplici? Entri in una stanza, devi salutare qualcuno, quindi ti inchini. Magari non interagisci per un po’ con questa persona, ma restare nella stessa stanza, non devi inchinarti ogni volta che ti rivolgi a quella persona. Poi devi uscire dalla stanza, allora ti inchini nuovamente, ed esci, perché non vi rivedrete più- spiegò Persian, come se stesse parlando ad un bambino molto piccolo.

-Oh, quindi è un buongiorno e un arrivederci. Capito- annuì Leo, comprendendo perfettamente.

Persiano piegò la testa, dando prova che questa volta era lui a non aver capito, ma decidendo di dare a Leo il beneficio del dubbio, e continuando.

-Ci sono tre tipi di inchini che devi assolutamente imparare, che sono un obbligo per le persone del tuo ceto sociale e con il tuo incarico. Allora… aspetta, ti faccio vedere- Persian lo prese per le spalle e lo fece nuovamente sedere, in modo che potesse vedere bene ciò che faceva lui.

-L’inchino profondo…- il bibliotecario mise una mano sul petto all’altezza del cuore e l’altra dietro la schiena, un piede più avanti e l’altro indietro, e si inchinò quasi a novanta gradi, abbassando lo sguardo senza guardare il soggetto immaginario negli occhi. Era l’inchino che Leo faceva più o meno sempre con tutti… molto male però. Cercò di imitare la posizione delle mani, anche se era un po’ complicato per lui.

-Questo inchino va effettuato solo ed esclusivamente con i membri della famiglia reale, e con i santi, ma non ci sono santi in questo momento nei sette regni. Bada bene, ogni famiglia reale, non solo quella che servi tu. Quindi al ballo in onore della principessa, ricorda di inchinarti profondamente anche con i reggenti degli altri regni, nel caso dovessero rivolgerti la parola. Spero per il buon nome dei Lindberg che non lo facciano.

-Okay… ho capito. L’inchino profondo è per le famiglie reali… anche cugini o parenti lontani?- chiese Leo, per essere sicuro.

-Solo cugini prossimi, non di secondo grado- rispose Persian, pratico.

-Okay… capito- Leo se lo segnò mentalmente, pentendosi di aver detto di non saper scrivere perché gli avrebbe fatto comodo prendere appunti alle lezioni di Persian.

-Ora imita l’inchino, finché non lo impari- l’istruttore lo incoraggiò ad alzarsi, e Leo passò almeno un’ora a provare e riprovare l’inchino cercando di imparare completamente i movimenti.

Alla fine Persian, non completamente soddisfatto, decise comunque di passare a quello successivo.

-Poi c’è l’inchino medio- riprese la posizione di prima, solo che invece di avere la mano davanti al cuore, aveva il braccio intero davanti al petto, parallelo al braccio dietro. Questa volta si inchinò di appena 45 gradi.

-Capisco. Questo quando lo devo usare?- chiese Leo, segnandosi bene la posizione delle braccia.

-Con tutti i nobili, ovvero chiunque abbia un cognome. E ovviamente con i semidei. Potresti imbatterti in qualcuno di essi al ballo della principessa. Li riconoscerai immediatamente. E si usano anche con gli alti sacerdoti, ma dubito ne incontrerai mai qualcuno. In questo castello l’inchino medio lo devi utilizzare con me, Sir Lionel, Sir… Chevel… hai capito il tipo?- spiegò Persian, roteando gli occhi nel nominare Chevel.

-Sì, ho capito. Ma non tutti i cavalieri sono nobili, giusto? Con gli altri devo inchinarmi?- chiese Leo, dando prova di essere molto attento quel giorno.

Merito del sonno recuperato.

-Non un inchino medio, a meno che non siano nobili. Alcuni cavalieri fanno parte della terza tipologia di inchino, ma ne parleremo dopo. Voglio che tu ti eserciti con l’inchino medio. Non puoi rischiare di sbagliare. È un segno profondamente irrispettoso nei confronti di un sovrano inchinarsi profondamente ad un semplice nobile. Quindi devi avere ben chiara la differenza pratica-

Leo non era un grande atleta, ma circa mezzora dopo, aveva perlomeno capito le differenze di base.

-Bene, bene. Ora passiamo alla terza tipologia di inchino, la “testa bassa”. Non è un vero e proprio inchino, perché non richiede un movimento del corpo, ma solo un cenno della testa, e un leggero inarcamento delle spalle. Questo inchino ha diversa funzione a seconda del tuo ceto sociale, ma dato che tu sei un popolano, tutto ciò che devi sapere è che nessuno dovrà mai inchinarsi così a te, ma tu dovrai utilizzarlo verso persone del tuo stesso ceto sociale, che però sono sopra di te nella gerarchia lavorativa. Per esempio, devi sempre inchinarti a Mildred in questo modo. Perché lei è del tuo stesso ceto sociale, ma è gerarchicamente superiore a te in quanto cuoca principale. E devi inchinarti in questo modo a tutti i cavalieri tranne le reclute. Le reclute sono del tuo stesso ceto sociale, dato che sei un apprendista. Ti dovrai inchinare anche a sacerdoti e membri della chiesa. Ti è chiaro il concetto?- chiese Persian, stanco, e sperando di non doverlo ripetere.

-Sì, chiarissimo. D’ora in poi mi ricorderò sempre di inchinarmi a Mildred, e smetterò di inchinarmi a Prankit perché è solo una recluta. Buono a sapersi- e pensare che lo trattava sempre come se fosse molto superiore a lui, quando invece erano allo stesso livello. Che spreco di pessimi inchini.

-Ti chiedeva di inchinarti?- chiese Persian, preoccupato.

Leo si affrettò a negare.

-No, sono io che mi inchinavo con tutti perché pensavo di essere la persona più in basso nella scala sociale e gerarchica in questo castello- rispose, con un depresso sorriso tutto denti, che fece preoccupare ulteriormente Persian.

-Beh, è vero, ma non sei l’unico. Anzi, quando inizierai a lavorare come coordinatore del buffet per il ballo in onore della principessa, tutte le persone ai tuoi comandi dovranno inchinarsi a te con la “testa bassa”- spiegò Persian.

Leo rabbrividì al pensiero. Non si immaginava nessuno inchinarsi a lui. Era solo un cuoco, dopotutto.

Si appuntò mentalmente di dire almeno ad Anna, Mary e Jane di non farlo mai, e iniziò a provare la terza tipologia di inchino, molto più facile, per sua fortuna.

Per la prima volta da quando aveva iniziato le lezioni con Persian, gli sembrarono davvero interessanti.

Probabilmente perché per la prima volta era abbastanza sveglio mentre le seguiva.

Lentamente iniziava a prenderci la mano con tutta quella faccenda.

 

-Allora, sono stregati, vero?- dopo l’intera giornata passata tra il viaggio verso il tempio, e l’attesa che l’alta sacerdotessa lo ricevesse e analizzasse i suoi biscotti, il principe Daryan era finalmente pronto a ricevere la ovvia risposta alle sue indagini. Alla fine aveva finalmente capito cosa ci fosse di strano in quel cuoco, perché si era completamente tradito con quegli strani biscotti.

Per un istante stava quasi per cadere in trappola, ma Daryan non era uno sprovveduto, e aveva promesso a sé stesso che mai più si sarebbe fatto traviare dal cibo, quindi era riuscito a resistere all’incantesimo, ed ora era pronto a ricevere conferma dei suoi dubbi.

Era molto soddisfatto da sé stesso.

L’alta sacerdotessa gli si avvicinò in con aria sacrale, pronta a condividere la sua estrema saggezza.

E sicuramente a confermare i dubbi di Daryan.

Insomma, non c’erano altre spiegazioni, dopotutto.

-No, affatto. Sono i dolci meno stregati che io abbia mai mangiato in vita mia! Ma sono un’ottima offerta per Jahlee, quindi se in futuro ne vorrà portare altri, il tempio accetterà di buon grado l’offerta- l’alta sacerdotessa lo stupì non poco con la sua diagnosi.

-È sicura?! Non è possibile che siano dolci normali! Sono troppo buoni. Hanno sicuramente un incantesimo di controllo mentale- obiettò Daryan, osservando i biscotti avanzati con odio. Ne voleva mangiare un altro, ma non poteva rischiare.

-Si fidi, principe Daryan, non c’è niente che non vada in questi biscotti. Ma chiunque li abbia fatti, è un genio della cucina. Ho chiesto a Jahlee in persona, e mi ha confermato che non c’è nessun incantesimo al loro interno… e che li apprezza moltissimo come offerta- spiegò l’alta sacerdotessa, adocchiando i biscotti a sua volta.

Daryan ci mise qualche secondo a convincersi, poi gli porse tutti quelli avanzati (tranne uno che prese per sé) come offerta verso Jahlee.

-Posso fare un’altra domanda?- voleva approfittare, ora che era lì, per chiedere ciò che lo premeva da quando quell’affascinante cuoco era entrato di prepotenza nella sua vita, rovesciando ogni sua sicurezza con la forza di un tornado.

-Certamente, chieda pure tutto ciò che vuole, principe Daryan, e interrogherò Jahlee al riguardo- si offrì l’alta sacerdotessa, mangiando nel frattempo uno dei biscotti con occhi che brillavano… letteralmente… evidentemente era già in contatto diretto con il dio delle pietre preziose.

-Leonardo… il cuoco… è pericoloso, per il regno?- chiese il principe, preoccupato.

Gli dei raramente replicavano ai quesiti degli uomini con risposte chiare e concise, quindi il principe si aspettava un enigma che ci avrebbe messo giorni, se non settimane, o addirittura mesi a risolvere.

Qualche frase misteriosa, piena di sensi sconosciuti, e mistici suggerimenti. Dopotutto gli dei conoscono ogni cosa, ma non cambiano ciò che è già scritto nel destino.

Daryan si aspettava di ricevere, comunque, una qualche perla di saggezza da preservare nel proprio cuore e nella propria mente.

Non si sarebbe mai immaginato la risposta che invece ottenne, da una voce profonda e divertita che parlò attraverso l’alta sacerdotessa che stava possedendo in quel momento.

-Guarda, io mi sto divertendo un mondo a vedere come va questa storia, quindi mi dispiace ma non ti darò risposte. Però, ti prego, mandami altri biscotti. Questo tipo è proprio bravo!- 

Daryan lasciò il tempio profondamente turbato.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

(A.A.)

Siamo arrivati al titolo della fanfiction! E come si poteva immaginare, i Rainbow cookies sono il piatto preferito di Daryan, la cui corazza si sta lentamente sfasciando dolce dopo dolce.

E poi si è scoperto che Alex è in realtà una donna sotto copertura, lo avevate capito?

Devo dire che la scena dove Leo è normalissimo e Alex si convince completamente da sola ad aiutarlo mi ha fatto morire dal ridere scriverla.

Anche se mai quanto la scena finale con Daryan, l’altra sacerdotessa, e Jahlee, che a quanto pare esiste davvero.

Mmmmm, chissà quanto sarà importante.

Il prossimo capitolo sarà una bomba, non vi dico altro, e spero che la storia continua a piacervi. Non sto ricevendo molto feedback, quindi non lo so. Forse in un prossimo capitolo metterò un altro sondaggio per capire che punti posso rafforzare.

Un bacione e alla prossima :-*

   
 
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