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Autore: Alyn 2021    28/07/2021    0 recensioni
Tutti i diritti sono riservati incluso il diritto di riproduzione integrale o parziale in qualsiasi forma. Questa è un opera di fantasia, nata dalla collaborazione con mia figlia, che ringrazio vivamente per la disponibilità e la serietà con cui mi ha aiutato. Qualsiasi riferimento a fatti o persone della vita reale è puramente casuale. La storia è nata da una canzone dei BTS, che ho preso come spunto. Hanno prestato anche i nomi e il volto ai miei personaggi. I Cavalieri Hwarang e i soldati Rangdo sono esistiti veramente durante il regno di Silla.
Prefazione
Racconta la leggenda, di 7 Cavalieri nati in tempi antichissimi, furono rapiti da bambini dalle loro case nei villaggi sparsi su un territorio enorme vicino al regno di Silla. Molti come loro furono catturati, altri bambini avevano di diritto genitoriale l’entrata nelle scuole dei Hwarang. L’Imperatore si era rivolto ad una potente maga che si definiva la Signora della notte. Lei gli aveva consigliato, di cercare i bambini che avrebbero reso il suo regno il più grande del mondo. Fra questi bambini, alcuni si distinsero e ed ebbero l’onore di far parte del grande esercito, assumendo cariche di prestigio e conducendo i soldati Rangdo nelle
Genere: Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash
Note: Lemon | Avvertimenti: Incompiuta
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Il Settimo
 
 Bacio
 
 
 
Lina Curto
Romanzo
 
 
Tutti i diritti sono riservati incluso il diritto di riproduzione integrale o parziale in qualsiasi forma. Questa è un opera di fantasia, nata dalla collaborazione con mia figlia, che ringrazio vivamente per la disponibilità e la serietà con cui mi ha aiutato. Qualsiasi riferimento a fatti o persone della vita reale è puramente casuale. La storia è nata da una canzone dei BTS, che ho preso come spunto. Hanno prestato anche i nomi e il volto ai miei personaggi. I Cavalieri Hwarang e i soldati Rangdo sono esistiti veramente durante il regno di Silla.
 
 

 
 
Prefazione
Racconta la leggenda, di 7 Cavalieri nati in tempi antichissimi, furono rapiti da bambini dalle loro case nei villaggi sparsi su un territorio enorme vicino al regno di Silla. Molti come loro furono catturati, altri bambini avevano di diritto genitoriale l’entrata nelle scuole dei Hwarang. L’Imperatore si era rivolto ad una potente maga che si definiva la Signora della notte. Lei gli aveva consigliato, di cercare i bambini che avrebbero reso il suo regno il più grande del mondo. Fra questi bambini, alcuni si distinsero e ed ebbero l’onore di far parte del grande esercito, assumendo cariche di prestigio e conducendo i soldati Rangdo nelle battaglie, sacrificando la loro vita per il bene supremo dell’Impero. La Signora ebbe l’audacia di proteggere dalla malvagità e dalla cattiveria della vita, sette bambini fra coloro che furono rapiti, cercando di creare, chi un giorno avrebbe governato il mondo. Venne loro insegnato l’arte della danza, della spada, delle arti marziali ed ebbero ottimi insegnanti per la cultura generale e l’accrescimento spirituale. Maturando i giovani ricevettero dei doni per motivarli a fare di più e meglio, fra questi c’era l’amore ma ogni dono, richiede una rinuncia. La Signora pose delle rigide regole al riguardo e una era quella di non innamorarsi del proprio fratello di battaglia. Uno fra loro però la sfidò, pensando che non gli sarebbe accaduto nulla nel provare amore, ed è così che si trovò a dover placare un dolore estremo. La Signora punì anche chi, aveva ricambiato il suo amore. Li rese schiavi della solitudine e della vita eterna.  Condannò ognuno di loro per l’atto puro di un amore che lei aveva vietato. Ogni cento anni, i sei rimasti morivano e un’ora prima ricordavano le loro vite precedenti, solo un bacio alleviava la loro disperazione.
 
Capitolo 1
«Ore 23.54»
 
La grotta si aprì su un cielo carico di stelle e la luna fece capolino dietro gli alberi che ondeggiavano alla danza del vento. Il giovane ebbe timore di uscire, erano centinaia di anni che cercava un modo per impedire quel momento straziante. Il vento lo raggiunse spingendolo fuori, non vedeva la luce del giorno da tanto tempo, un tempo che non ricordava più, in compenso ricordava il dolore della perdita, era come se per secoli vivesse solo per quell’attimo di eternità che durava solo un minuto. Finalmente li poteva rivedere, li avrebbe abbracciati e sostenuti, gli avrebbe ridato vita, togliendola alla sua. Sentiva i loro cuori battere all’impazzata, risuonavano forte nella sua mente e finalmente ebbe la forza di spiegare le ali. Nella notte il suo profumo portava vitalità e il suo spirito correggeva le brutalità di una vita, votata all’obbedienza e al sacrificio. Raggiunse Jimin che si trovava in un parco, sdraiato su una panchina osservava il cielo notturno riempirsi di luce. I suoi capelli avevano preso il colore dei fiori, la sua pelle bianca e delicata gli ricordò il bambino spaventato e solo, che piangeva nella grotta degli allenamenti, isolato e tremante, prima che la Signora li liberasse. Planò senza muovere l’aria e quando Jimin lo vide sorrise fra le lacrime, dando segno di essere stremato. I suoi cento anni erano passati lentamente, aveva vissuto come un grande guerriero, dando il meglio di sé durante le battaglie, aiutando i fratelli e sostenendoli nelle avversità.
«Che bello rivederti» gli disse Jimin abbozzando un sorriso.
«Shii, sono qua non avere paura. Sarà tutto come al solito.»
«Ma io non mi ricorderò di te, fino ai prossimi cento anni.»
«Lo so e io sarò lì ad aspettarti.»
«Ricordi quando nella grotta mi hai consolato? Ero spaventato e tu hai cantato per me.»
Il canto e le belle arti erano obbligatorie nella scuola dei Hwarang e una dote che non doveva mancare era la bellezza dell’aspetto esteriore.
«Come potrei dimenticarlo»
Jungkook gli prese la mano e gliela baciò, fu un bacio delicato e affettuoso. Gliela tenne stretta.
«Non farlo ancora, ti prego parliamo un po’» gli chiese Jimin triste.
Jungkook sapeva cosa stava sperando ma il tempo stringeva e doveva passare da un paese all’altro per poter vedere tutti, però voleva, anzi bramava quel momento da cento anni. Jimin appoggiò la testa sulla sua spalla e chiuse gli occhi sospirando mentre gli stringeva forte il braccio, non voleva lasciarlo andare via, lo avrebbe dimenticato per i cento anni successivi anche se in fondo la sensazione di non averlo perso completamente restava nel suo cuore come un macigno di fredda solitudine. Jungkook voleva restare, voleva tenergli la mano fino a quando, lui gli avrebbe chiesto “Chi sei?”. Il dolore sarebbe stato impossibile da sopportare per Jungkook, anche se sapeva che con il tempo si sarebbe assopito.
«A cosa pensi?» gli chiese Jimin cercando di guardarlo negli occhi. Jungkook, mentì.
«Pensavo a quando abbiamo dimostrato alla Signora della notte, che eravamo veramente fratelli.»
«Ricordo, è stato divertente ma in fondo era vero. Mi sei stato sempre vicino» e una lacrima gli bagnò il viso pallido.
Quella volta fu una delle tante prove alle quali dovettero sottostare, la Signora chiese loro di dimostrarle che tipo di sentimento provavano l’uno per l’altro, sapevano che sarebbero stati puniti se avessero fatto vedere che c’era dell’affetto diverso da quello fraterno, a loro era vietato toccarsi, sfiorarsi, nessun contatto fisico. Li avrebbe puniti duramente se avesse scoperto il mancato rispetto per una delle sue regole. I doni erano sacri. Una benda sugli occhi avrebbe chiuso anche i loro cuori e così entrambi avevano giocato con la Signora ma lei scrutava nei loro sentimenti fino a scomporli, rendendoli vulnerabili, in loro aveva trovato il vero amore fraterno. Crebbero e la Signora gli chiese di nuovo di mostrarle i loro sentimenti. Quelli fra Jungkook e Jimin erano rimasti invariati mentre qualcosa nel cuore di Jung-Kook era cambiato per un altro fratello. Taehjung era bello come la rugiada del mattino, con il tempo il suo corpo si era sviluppato e i suoi occhi rendevano Jungkook fragile, ogni volta che si guardavano lui ci si perdeva immaginando di poterlo sfiorare. La Signora scorse il cambiamento nel cuore di Taehjung, il suo pupillo da sempre, i capelli color blu erano stati il dono magico che lei gli aveva fatto, Jungkook aveva ricevuto le ali e quando le spiegava un profumo intenso correva per tutto il cortile. Seduta sullo scalino della casa di legno, abbracciava Taehjung che cercava conforto fra le sue braccia, rinchiudendo in fondo al cuore il palpito solitario per il suo grande amore. Era diventato bravo a nasconderlo ma Jungkook non ne fu capace. Lei si girò per guardarlo intensamente negli occhi e gli sorrise mentre Taehjung chiuse i suoi per non farsi scoprire. L’ira della Signora crebbe e fu in quel momento che sentì la voce di Jungkook raggiungere l’anima di Taehjung. “Ti amo”. La Signora si alzò e guardando Jungkook gli disse di seguirla in una piccola e disadorna caverna.
«Mi hai tradito» gli disse con una voce che non sembrava la sua.
«No.»
«Ho sentito il tuo amore per Taehjung.»
Come aveva fatto? Si era lasciato andare ad un sorriso e ad un pensiero. Jungkook cercò di divincolarsi dalla morsa del suo potere ma non ci riuscì, lo amava da sempre, in un modo diverso da quello che provava per i suoi fratelli di battaglia. A volte si era scoperto a provare una forte gelosia, che lo costringeva ad isolarsi da tutti, solo quando Taehjung gli donava attenzione lui ricominciava a respirare. 
Jimin lo distolse dai suoi ricordi, chiedendogli se aveva scoperto come fuggire dalla caverna.
«Non ancora. La sua magia è potente e anche se non la vedo da tempo immemore, non sono riuscito a scoprire come abbattere le sue protezioni.»
«Quando accadrà rammentati di cercarmi, anche se non ricorderò chi sei, insisti.»
Jimin faceva fatica a respirare, se non avesse ricevuto il bacio sarebbe morto, allora Jungkook si avvicinò lentamente, cercando di imprimere nei suoi occhi il colore brillante degli occhi di Jimin.
«Abbracciami» gli disse Jimin cercando di mettersi seduto. Quella posizione gli consentì di riprendere un po’ di fiato e di allungare il tempo che avrebbe passato con Jungkook.
«La battaglia delle sette terre.»
«Cosa?» gli chiese Jungkook.
«Quella battaglia fu meravigliosa. L’Imperatore ci aveva mandato a scoprire se tra i fratelli rapiti ci fossero stati dei traditori. Ricordi?»
«Certo.»
Jungkook si stava preoccupando, forse Jimin non desiderava il bacio, forse desiderava morire, ricordare per sempre. Forse avrebbe voluto vivere per un ultima volta. Jimin non aveva coscienza del tempo trascorso, sapeva solo che erano secoli che la storia si ripeteva, conosceva l’amore di Jungkook per Taehjung, conosceva il dolore di entrambi e molto probabilmente era stanco di sopportare tutti i ricordi in un solo minuto. Jungkook lo prese in braccio e lo fece sedere, pensò che il mondo era cambiato molto dall’ultima volta che era uscito dalla grotta, i lampioni diffondevano una luce strana per la sua mente e il giallo soffuso lo riportò ad una candela la cui fiammella ondeggiava lentamente al ritmo dei sospiri.
«Com’è quest’epoca?» gli chiese con un filo di voce.
«È divertente, libera. Le persone sono tutte prese nel correre per il futuro. A volte rimpiango le semplici passeggiate oltre il muro» rispose Jimin inalando l’aria fresca della sera.
Il muro ricordò Jungkook, si apriva all’imbrunire, quando le stelle facevano la loro prima apparizione nel crepuscolo, il profumo degli alberi di ciliegio inondava l’aria e loro correvano a perdifiato oltre le brutalità della grotta. Era stata una di quelle sere che Taehjung aveva sfiorato la sua mano, ed era tutto cominciato. Jimin tossì, segno che da lì a poco avrebbe smesso di respirare, allora Jungkook si avvicinò per soffiare sulle sue labbra nuova energia vitale.
«Aspetta non ancora» gli disse Jimin asciugandosi una lacrima.
«Non posso più aspettare, morirai.»
«Promettimi che non lo bacerai!»
«Sono secoli che rinuncio a lui per amore vostro, e lo farò anche questa volta.»
«Cosa vedi dalla grotta?» gli chiese Jimin ansimante.
«Non vedo nient’altro che il buoi della notte, a volte le stelle.»
«Cercami se riuscirai a liberarti. Che belle le tue ali. La Signora della notte si è impegnata al massimo per il tuo dono. Ti amo.»
«Ti amo anche io» gli rispose Jungkook affranto.
Si avvicinò alla sua bocca con un sorriso triste, con quel bacio avrebbe cancellato tutti i suoi ricordi, tutto il suo vissuto e una nuova vita sarebbe apparsa dal nulla per prendere il posto di quella vecchia.
Jungkook avrebbe assorbito il suo spirito guerriero e ne avrebbe conservato i ricordi nel suo cuore, gli avrebbero fatto compagnia per i prossimi cento anni. Le labbra di Jimin ormai fredde ripresero il colore vermiglio che lo distingueva dagli altri fratelli e ricominciò a respirare, aveva ancora gli occhi chiusi e Jungkook lo trattenne ancora un po’ nel suo abbraccio consumato dal dolore. Lo lasciò appoggiandolo delicatamente allo schienale della panchina, guardandolo l’ultima volta. Jimin aprì gli occhi e le parole uscirono dalla sua bocca involontariamente ma Jung-Kook le conosceva bene, anche se sentirsele dire gli trafiggevano ogni volta il cuore.
«Chi sei tu?»
Jungkook si girò verso il cielo notturno e guardando una stella cadere si asciugò le lacrime che fino a quel momento aveva trattenuto e scomparve nella notte, lasciando un misterioso senso di abbandono in suo fratello Jimin e una piuma nera svolazzare nel vento.
 
 
 
 
 
 
   
 
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