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Autore: _Layel_    28/07/2021    3 recensioni
Aveva imparato che esistevano le anime gemelle guardando le soap opere che davano in TV. Sapeva che ogni tanto, a seconda di quanto vicini si fosse, si ricevevano delle visioni che mostravano la vita della propria anima gemella. Per ora gli era successo solo tre volte. La prima volta era stata quando la sua anima gemella aveva manifestato il suo Quirk. Keigo aveva solo visto una forte luce e i sorrisi di quelli che dovevano essere i suoi genitori. Le visioni successive erano state meno allegre.
[Soulmates!AU | DabiHawks]
Genere: Azione, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Dabi, Hawks
Note: AU, Soulmate!AU | Avvertimenti: nessuno
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Nei Tuoi Occhi

 

 

La figura di un uomo torreggiava su di lui. Era circondata da un alone di luce che gli rendeva impossibile distinguerne i lineamenti. La sua voce era familiare ma totalmente priva di affetto. 

 

"Alzati."

 

Provò a rimettersi in piedi ma le gambe gli cedettero e cadde in ginocchio. Le sue lacrime macchiarono il pavimento di legno. 

 

"Non ci riesco." Singhiozzò. 

 

Una mano bollente lo afferrò per il collo e sentì la temperatura aumentare, aumentare… 

 

Keigo urlò. Aveva le guance bagnate e gli tremavano le mani. Si sfiorò il collo, nello stesso punto in cui luiera stato preso e fece un sospiro di sollievo nel sentire la pelle liscia e fresca. 

 

Non voleva più vedere. Più vedeva e più lui stava male. Allo stesso tempo era terrorizzato dal pensiero di non avere più visioni, perché quello avrebbe significato che… Che lui era… 

 

No. Non doveva pensarci. Strinse forte il peluche di Endeavor che sua madre gli aveva preso tanto tempo fa e si asciugò le guance. Se suo papà lo avesse visto piangere non sarebbe finita in modo piacevole. Non voleva che lui soffrisse ancora di più. 

 

Aveva imparato che esistevano le anime gemelle guardando le soap opere che davano in TV quando suo padre era fuori casa. Sapeva che ogni tanto, a seconda di quanto vicini si fosse, si ricevevano della visioni che mostravano la vita della propria anima gemella. Per ora gli era successo solo tre volte. La prima volta era stata quando la sua anima gemella aveva manifestato il suo Quirk. Keigo aveva solo visto una forte luce e i sorrisi di quelli che dovevano essere i suoi genitori. Le visioni successive erano state meno allegre. 

 

La sua anima gemella soffriva e Keigo non poteva darle nessun conforto. Non aveva una vita spensierata da mostrare. I suoi genitori quando non lo prendevano a botte e non gli urlavano contro, erano ubriachi. Keigo preferiva la seconda. 

 

Della sua anima gemella non conosceva quasi nulla, non il suo nome, né che aspetto avesse. Per qualche ragione si era convinto che fosse un lui ma non aveva prove certe. Però era inoltre fermamente convinto che, chiunque fosse quell'uomo dalla voce fredda, Keigo lo avrebbe preso volentieri a pugni in faccia. 

 

Fece un respiro profondo e si accoccolò nel suo angolo della stanza, coprendosi con qualcosa che un tempo doveva essere stata una maglietta ma che ora era più un brandello di stoffa. Si fece il più piccolo possibile mentre aspettava che la porta d'ingresso si aprisse. 

 

+

 

"Guarda papà, guarda. Ci riesco!" Una luce si accese intorno a lui e sentì la temperatura dell'aria aumentare tanto da farla sfrigolare intorno a lui. Per quanto facesse male, lui non voleva mai smettere. 

 

"No. Basta. Ti ho già detto che non devi più provarci." 

 

"Ma posso farcela!" La luce e il calore aumentavano sempre di più. 

 

"Non sei abbastanza forte." Il tono era fermo e con una punta di quella delusione che Keigo sentiva ogni volta che sua madre apriva bocca. "Non riuscirai mai." 

 

La luce si spense. 

 

Sua madre gli stava gridando contro e Keigo quasi desiderò di tornare da lui

 

"-completamente inutile! Perché le hai se non le usi per fare niente di buono?! Sono più utili come imbottiture per cuscini che addosso a te."

 

Si strinse le ali attorno al corpo e fissò le prime stelle della sera. Sua madre cercò di farlo muovere strattonandolo per il braccio. Keigo si liberò dalla presa e senza esitazione si alzò in volo, ignorando le grida di sua madre e i suoi tentativi di afferrarlo per le caviglie.

 

Le avrebbe fatto vedere quanto potevano essere utili le sue ali. 

 

Mentre era in volo non fece in tempo a riflettere su ciò che stava succedendo a lui che vide un'auto che correva troppo velocemente verso un'altra vettura. Senza perdere neanche un secondo per pensare si tuffò verso l'asfalto. 

 

Le due auto si distrussero ma il numero di feriti era zero. La polizia rimase esterrefatta dallo scoprire che chi aveva evitato la morte di 8 persone era solo un bambino. 

 

Il giorno dopo due signori in giacca e cravatta si presentarono a sua madre e lei fu incredibilmente felice di lasciargli in affido quel bambino che per lei era solo un peso.

 

Keigo non le disse addio. 

 

+

 

"Cos'è quello?" Si sentì chiedere a una donna che reggeva un fagottino blu. 

 

Lei sorrise e gli mostrò il contenuto del fagotto che era coperto da nebbia bianca. "Il tuo fratellino, AřsgÇh." L'ultima parola gli risultò incomprensibile, probabilmente si trattava di un nome che Hawks non doveva sapere. 

 

"Lui ha… È per lui che…" Sentì la rabbia che iniziava a ribollire nel suo stomaco. 

 

"Io lo odio." Una mano pesante gli si posò sulla spalla. Fu quello a farlo esplodere. "Perché deve essere lui?!" Si lanciò contro il fagotto che era ancora nelle braccia della donna, fiamme che lo avvolgevano e urla che si sollevavano per la stanza. 

 

"Hai mancato un bersaglio. Dovrai ricominciare." 

 

Gli occhi di Hawks tornarono a concentrarsi sui manichini che doveva colpire. Una delle sue piume era finita sul braccio opposto a quello con il bersaglio. Si passò una mano con gli occhi. 

 

"Una visione?" Chiese la donna che lo stava addestrando quel giorno. Non sapeva il suo nome. 

 

"Mi sono solo perso nei miei pensieri." Hawks le fece un sorriso di scuse e richiamò le piume. Si concentrò su ognuna di esse e fece un centro perfetto su tutti i manichini. 

 

+

 

Hawks tamburellò le dita sulla tastiera del portatile. C'erano troppe persone con un quirk simile a quello della sua anima gemella. Si era accorto che la distanza era diminuita, ora aveva una visione almeno una volta a settimana, ma anche restringendo il campo c'erano troppi ragazzi che rientravano nella descrizione di "circa tredici anni, quirk di fuoco" per avere alcuna certezza. 

 

L'ironia del sistema era che, pur vivendo letteralmente nei panni dell'altro, non si ottenevano abbastanza dettagli per porre un volto concreto al sogno. 

 

Hawks voleva trovarlo. Da quando era arrivato alla Commissione degli Eroi il suo pensiero fisso era stato trovare la sua anima gemella. Salvarlo dall'inferno in cui si stava intrappolando. 

 

Forse se avesse richiesto l'aiuto dei suoi tutori sarebbe potuto risalire alla sua identità… Sapeva che non avrebbe chiesto nulla. Era chiaro che sospettassero qualcosa, a volte le visioni duravano interi minuti, ma non avevano mai insistito troppo e Hawks gli era grato. La Commissione sapeva tutto di lui. Ma del ragazzo con il quirk di fuoco non avrebbero sentito una parola.

 

Chiuse il computer e spiegò le ali. Erano scomode le seggiole costruite appositamente per lui, quei pezzi di plastica che stavano negli archivi erano praticamente un economico metodo di tortura. 

 

Sperò che lui non lo stesse vedendo adesso. Il mal di schiena era l'ultima cosa di cui aveva bisogno. 

 

+

 

"Ha deciso di non venire."

 

Era in un piccolo spiazzo, con molta vegetazione tutt'intorno. 

 

"Gli farò vedere di cosa sono capace."

 

Fiamme divamparono, passando velocemente dal rosso al blu e avvolgendolo in un feroce inferno. Si sentì ridere mentre la pelle gli si scioglieva. A ogni respiro sembrava ingoiare metallo fuso. 

 

La risata si tramutò in urla di dolore ma il fuoco continuò a bruciare. 

 

Non aveva più la forza di stare in piedi. Il suolo si stava sciogliendo insieme alle sue scarpe e degli alberi sarebbe presto rimasta solo la cenere. 

 

Hawks era abituato al dolore ma una cosa simile non l'aveva mai provata. E sperava di non doverla provare mai più. Bruciare vivo… rabbrividì e mosse inconsciamente le ali. 

 

Appoggiò la fronte al muro freddo della sua stanza. Ciò che temeva ormai da mesi era accaduto. La sua anima gemella era… lui doveva essere… 

 

"No è vivo. È vivo e devo trovarlo." 

 

Era fuori dalla finestra prima che potesse finire la frase. 

 

Un incendio di quelle dimensioni non doveva essere difficile da individuare e Hawks era veloce. 

 

Fumo saliva da un boschetto a qualche chilometro dalla Commissione. I soccorsi non erano ancora arrivati, ma sapeva che gli eroi non avrebbero tardato a comparire. Doveva trovarlo in fretta. 

 

Stava strisciando sull'erba, ogni movimento gli faceva provare più dolore del precedente ma non si sarebbe fermato. Doveva andarsene e poi trascinare quel bastardo all'inferno con lui. 

 

Hawks, dopo mesi di visioni improvvise, era riuscito, non solo a non piantarsi di faccia contro un albero, ma anche a mantenersi stabile in aria e a mandare una mezza dozzina di piume a ispezionare il bosco. 

 

Aveva gli occhi chiusi e stava imprecando. "Uccellino del cazzo, se ti avvicini ti ammazzo."

 

Hawks si lanciò verso il luogo che gli stava indicando una delle sue piume. "Aw, hai composto una poesia per me?"

 

A giudicare dal "Vaffanculo!" che risuonò a pochi metri da lui, stava andando nella direzione giusta. 

 

Non era proprio così che si era immaginato la sua prima conversazione con la sua anima gemella. 

 

Lo trovò facilmente. 

 

Un ragazzo dai capelli bianchi e dal corpo ricoperto di ustioni era appoggiato al tronco di un albero. Si sedette sull'erba davanti a lui e venne accolto da due freddi occhi azzurri. 

 

"Non voglio portarti indietro."

 

"Ma allora sei veramente un uccello." 

 

"E tu sei il brutto cosplay di un chicken nugget bruciato. Vuoi davvero rimanere qui e aspettare che si infettino?" Hawks fece un vago gesto a…. beh, tutto il corpo dell'altro. 

 

"Non ho bisogno del tuo aiuto." 

 

"Certo che no." Hawks si avvicinò lentamente e lo prese in braccio. Allargò le ali e osservò il ragazzo. 

 

"Se mi porti da loro ti riduco in cenere." 

 

"Non lo farò."

 

Il ragazzo non rispose ma chiuse gli occhi. Hawks lo prese come il permesso per prendere il volo. 

 

Era tanto concentrato dal volare velocemente e con il minimo numero di scossoni possibile che non si accorse che le visioni si erano interrotte da quando lo aveva toccato.

 

Atterrò sul tetto della Commissione, un ospedale non era il luogo ideale per non farsi trovare, e depositò delicatamente il suo passeggero a terra. 

 

Il ragazzo aprì gli occhi e lo inchiodò con lo sguardo. "Come ti chiami?" 

 

Hawks esitò. Poteva dirgli il suo nome? Questa era, in teoria, la persona con cui avrebbe dovuto spendere il resto della sua vita. 

 

Distolse lo sguardo, osservando il cielo e le sottili nuvole di fumo che si sollevavano da est. Lì l’aria era ancora fresca.

 

"Takami Keigo."

 

Tornò a guardare la sua anima gemella. Aveva gli occhi chiusi e la testa appoggiata al petto. 

 

Hawks non gli chiese se aveva sentito.

 




 

   
 
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