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Autore: heliodor    28/07/2021    0 recensioni
Valya sogna di diventare una grande guerriera, ma è solo la figlia del fabbro.
Quando trova una spada magica, una delle leggendarie Lame Supreme, il suo destino è segnato per sempre.
La guerra contro l’arcistregone Malag e la sua orda è ormai alle porte e Valya ingaggerà un epico scontro con forze antiche e potenti per salvare il suo mondo, i suoi amici… e sé stessa.
Aggiunta la Mappa in cima al primo capitolo.
Genere: Avventura, Fantasy, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Cronache di Anaterra'
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Demone

Ros dominò a fatica un conato di vomito e, anche se la stanza sembrava volersi ribaltare sopra di lui e il pavimento voleva buttarlo a terra, riuscì a mantenere l’equilibrio fino al tavolo senza cadere.
Afferrò lo schienale della sedia e si lasciò cadere. Valya lo osservava dall’altra parte della stanza, l’espressione corrucciata.
Anche se così esprimeva il proprio disappunto verso di lui, a Ros piaceva lo stesso. E gli faceva ancora più piacere che lei fosse andata a trovarlo per tutti quei giorni in cui era stato male e si fosse interessato su come stava e come si sentiva.
Una volta aveva mangiato del cibo guasto e si era ammalato. Aveva passato sei giorni nella sua stanza senza che né suo padre né i suoi fratelli andassero a trovarlo.
Solo uno dei valletti era passato per portargli da mangiare e dei vestiti puliti.
Sarei potuto morire, si disse. E a loro non sarebbe affatto importato. A Valya invece sembra importare. Forse tiene a me.
Per quel motivo l’aveva coinvolta nella ricerca che aveva intrapreso sulla strana visione di Shi’Larra. Non credeva affatto che si trattasse di un demone e nemmeno credeva che lei potesse prevedere il futuro attraverso i sogni.
Però, si disse, ci sono quelle parole che ha riferito a Toralmir e che lui aveva riferito a lui dopo che gli aveva parlato dei simboli trovati sulla spada di Valya e li aveva tradotti.
Aveva ancora il foglio sui cui aveva scritto la traduzione e quello sul quale aveva annotato le parole che Shi’Larra aveva riferito all’erudito. E la cosa lo turbava al punto da avergli reso difficile prendere sonno nelle ultime dieci nottate.
Ros sedette al tavolo sbuffando. “Hai fatto colazione? Io sono affamato.”
“Gli inservienti non sono ancora passati stamattina” rispose Valya assumendo un’espressione più rilassata. “E credo che non passeranno.”
“Abbiamo già terminato le scorte di cibo?”
“Non hai visto i carri che venivano riempiti nel cortile?” chiese lei.
“Ho passato quasi tutta la giornata di ieri a leggere quei libri e prendere appunti.”
“Hai scoperto qualcosa di importante?”
“Forse” disse. “Cosa dicevi a proposito di quei carri?”
“Hadena ha dato l’ordine di caricare tutte le provviste della fortezza. Partiremo tra tre giorni al massimo.”
“Tre giorni” esclamò Ros. “È almeno dieci giorni in anticipo. Perché questa decisione? L’armata dei rinnegati sta arrivando?”
Valya scosse la testa. “Da quello che Toralmir mi ha potuto dire, pare che li esploratori l’abbiano intravista ad almeno duecento miglia da qui.”
“Procedono molto lentamente. Devono essere state le piogge a rallentarli.”
“Lo penso anche io.”
“Perché anticipare la partenza, allora?”
Valya scosse di nuovo la testa. “Non ne ho idea, ma quando e se vedrò Hadena, glielo chiederò. Allora, parlami di quel demone.”
Ros sospirò. “Il demone. Sì. Penso che non esista alcun demone e che Shi’Larra si sia inventata tutto.”
Valya sgranò gli occhi. “Ma lei sembrava così convinta. Tu l’hai sentita, no? Eri presente.”
“L’abilità del bugiardo sta nel far sembrare vera una menzogna.”
Valya sedette davanti a lui. “Riesci a dire qualcosa senza che sembri un indovinello?”
“Scusa.”
“Non ti stavo rimproverando. È che a volte sembra che tu lo faccia di proposito.”
“Cosa?” fece stupito.
“Usi parole complicate per spiegare cose molto semplici. Non siamo tutti intelligenti come te, Ros Chernin.”
“Non ti volevo offendere.”
“Non sono offesa” rispose lei arrossendo.
Stupido, disse una voce nella sua testa. Non lo capisci che ti ha fatto un complimento?
Ros abbassò gli occhi. “Grazie, ma non penso di essere intelligente come pensi. Ho letto molti libri e ho imparato a fare qualche pozione. Non è molto.”
“Hai curato parecchie persone” disse Valya. “Ti ho visto mentre lo facevi, dalla torre.”
Ha guardato me, si disse.
“Era il mio dovere.”
“E hai curato me, quella volta a Ferrador. E dopo il duello alle Zanne di Gandum.”
“Vero” ammise arrossendo.
“Ora dimmi di questo demone. Perché pensi che Shi’Larra se lo sia inventato?”
Quella era la parte più difficile da spiegare.
“Io non credo che lo abbia inventato” disse scegliendo con cura le parole da usare. “Se devo essere sincero, penso che Shi’Larra non pensi di stare mentendo.”
“Eppure dici che lo sta facendo.”
Annuì. “Lei è convinta che sia tutto vero. Che le sue visioni siano profezie e che quella Quamara, la donna che avrebbe visto mentre meditava, esista veramente.”
“E invece?”
“Io credo che stia immaginando tutto” disse.
Valya lo fissò in silenzio. “In pratica, il suo sarebbe una specie di racconto, come un romanzo d’avventura?”
Ros annuì.
“Quindi sta mentendo.”
“Per lei è tutto reale.” Ros prese il libro in cima alla pila che aveva preparato sul tavolo e lo aprì a una pagina che aveva segnato con un pezzo di pergamena. “Sinerios Mikar ha scritto un libro sull’argomento. A questa pagina ho trovato una sua citazione molto interessante. Secondo Mikar è un comportamento tipico di chi ha subito molte sofferenze in passato e cerca rifugio in una menzogna consolatoria.”
Valya lo fissò interdetto.
“Scusami” disse. Fece un colpo di tosse per riordinare i pensieri. “Shi’Larra deve aver sofferto molto. Non so di preciso che cosa le sia accaduto, ma quel demone potrebbe essere il modo in cui lei riesce a dimenticare quello che ha subito. Secondo Mikar molte di queste persone cercano l’approvazione degli altri e inventano storie per compiacerli e tenerli legati a loro.”
“Come quando fai qualcosa di molto brutto e ti inventi una storia per non essere punita?”
“Lei è già stata punita” disse Ros. “Forse per qualcosa che ha fatto o che non ha fatto abbastanza bene, non importa. Non riesce a sopportare l’idea di aver sofferto ingiustamente e non vuole ripetere l’esperienza.”
Come me con mio padre e i miei fratelli, si disse. Sarebbe bello se potessi inventare una storia gradevole sul perché sono dovuto andare via di casa.
Valya scosse la testa. “Mi sembra tutto assurdo.”
“Mikar non è stato molto apprezzato dai suoi contemporanei” disse Ros. “L’autore che lo cita dice che finì per rovinarsi la reputazione con i suoi studi e venne scacciato dall’accademia, finendo per uccidersi a causa del disonore.”
“È davvero una storia triste.”
“Ma c’è dell’altro.”
L’interesse di Valya sembrò ridestarsi.
“Quella di Mikar non è l’unica opinione. C’è anche quella di Ceara Brecan.”
“Chi era?”
“Un’erudita di Luska, nel continente antico. Ceara era convinta che i demoni esistessero davvero e che potessero parlare agli uomini e alle donne tramite il controllo del Kah.”
“Il Kah?”
“È una parola antica che significa vuoto o assenza” disse Ros.
Valya si accigliò, poi disse: “L’ho già sentita questa parola.”
Stavola fu Ros a sgranare gli occhi. “Dove? È piuttosto rara.”
Lei sembrò incerta. “Da” esitò. “Una ragazza delle Isole Orientali. Mi parlò di una cosa chiamata Kah e Wah. Il Kah era il vuoto e il Wah era il pieno, o la materia.”
“Interessante” disse.
“Quindi quella ragazza era un demone?”
“No” si affrettò a dire. “Ma secondo Ceara, alcune persone riescono a mettersi in contatto con questi esseri attraverso la meditazione. Secondo l’erudita, sono i responsabili dei brutti sogni che facciamo. Lei li chiama Belmozath o Dikanoth, ma hanno vari nomi.”
“Quamara?” chiese Valya.
Ros scosse la testa. “Non viene mai citata. Ceara scrive che fintanto che il velo dei sogni li tiene a distanza, loro possono parlarci solo attraverso immagini e suoni che pochi sono in grado di interpretare, ma con la meditazione quel velo cade e allora…”
Valya lo fissò con gli occhi sbarrati.
Ros sentì un brivido corrergli lungo la schiena. “Ma niente è dimostrabile con una prova. Tuttavia, Shi’Larra ha avuto quei sogni e stava meditando quando ha visto per la prima volta Quamara.” Scosse la testa affranto. “Vorrei imparare anche io a meditare.”
“Vuoi incontrare quel demone e parlarle?”
“Perché no?”
“È un demone” esclamò lei. “Potrebbe essere pericoloso.”
“Shi’Larra non ha paura di Quamara.” Esitò. “Ma hai ragione tu. Potrebbe essere pericoloso. Lasciamo perdere.”
“Quindi non sappiamo se Quamara sia vera o un demone?”
“Penso che solo Shi’Larra potrebbe dircelo, se ne avesse voglia. E non credo ce l’abbia.”
“Cosa te lo fa pensare?”
“Toralmir dice che sembra molto serena ultimamente. Dopo la battaglia è cambiata. Prima sembrava avere sempre paura e faticavano per convincerla a collaborare, mentre adesso sembra molto più disponibile.”
“Forse ha capito che la nostra battaglia contro l’orda è giusta e vuole aiutarci.”
Ros annuì distratto. Stava pensando che sarebbe stato interessante fare qualche domanda a Shi’Larra.
Valya si alzò di scatto. “Ora vado. Parlerò con le guardie e gli chiederò di portarci da mangiare. Devi rimetterti in forze per il viaggio e i vestiti ti cascano di dosso” disse divertita mentre andava alla porta.
“Io ne approfitterò per riposare” le disse mentre si trascinava fino al letto. “Anzi, penso che dormirò fino a sera per recuperare le forze.”
Valya sembrò delusa. “Allora mangerò da sola e ti porterò la cena più tardi.” Aprì la porta e la chiuse con delicatezza alle spalle.
Ros sedette sul bordo del letto contando a mente fino a trenta, poi barcollando andò alla porta e l’aprì. Gettò una rapida occhiata all’esterno per assicurarsi che il ballatoio fosse vuoto e uscì dalla stanza. Chiuse la porta e si diresse alle scale.
Prima di mettere il piede sul primo gradino si assicurò che non gli sfuggisse da sotto il piede e solo quando ne fu certo affrontò quello successivo.
Alla terza rampa di scale dovette rifiatare. Si tese all’ascolto e udì una porta che veniva chiusa, due livelli più in basso.
Valya è tornata nella sua stanza, si disse.
Proseguì fino all’ultimo livello della torre ritrovandosi di fronte alla stanza di Shi’Larra. Bussò due volte e attese.
“Entrate” disse una voce dall’altra parte.
Aprì la porta e si infilò nella stanza. Era immersa nella penombra ma poteva distinguere la figura seduta sul letto. Shi’Larra indossava una tunica leggera ed era scalza.
L’espressione era serena e sorridente.
“Ros Chernin” disse. “Io ti saluto.”
“E io saluto te.”
“Vedo che la tua ferita è quasi guarita. È un piacere vederti. Sarei venuta a trovarti io stessa se avessi saputo che potevi ricevere visite.”
Ros arrossì. “In effetti non potrei muovermi dalla mia stanza” disse. “Ma avevo bisogno di parlarti.”
Shi’Larra cambiò posizione distendendo le gambe. “Di cosa vuoi parlare?”
Ros aveva riflettuto sulle parole da usare. “Io vorrei che tu mi insegnassi la meditazione.”
La ragazza lo guardò sorpreso.
“La ferita alla testa mi ha permesso di riflettere a lungo” proseguì sperando di essere credibile. “I giorni passati sul letto sono stati difficili e spesso mi sentivo solo e indifeso. Avevo voglia di essere altrove, come non mi capitava da quando ho lasciato Cambolt a causa di mio padre e dei miei fratelli.”
Shi’Larra assunse un’espressione dispiaciuta. “È accaduto qualcosa di grave ai tuoi cari? Sono morti?”
Ros scosse la testa. “Tutt’altro. È per causa loro che sono dovuto andare via. Non mi hanno mai potuto sopportare. Sono andato via con il poco che indossavo.”
Restò in attesa di una reazione da parte sua.
Se ho capito bene come sei, si disse, questo dovrebbe smuovere qualcosa dentro di te.
“Non so se potrò esserti d’aiuto” disse lei dopo aver riflettuto per qualche istante. “In vita mia non ho mai insegnato niente a nessuno. Sono sempre stata io a dover apprendere le cose dagli altri.”
“Ti prometto che mi impegnerò a essere un bravo allievo. Sempre che non ti sia di disturbo.”
Lei sorrise. “Non mi disturbi affatto, Ros Chernin. So che hai impedito a Nykka di colpirmi quando mi sono rifugiata nella meditazione. Ti devo la vita.”
Non era andata proprio in quel modo ma Ros non glielo disse e si limitò ad annuire. “Non voglio che tu ti senta in debito verso di me, Shi’Larra. So che sei stata molto impegnata con Toralmir negli ultimi giorni e lo sarai anche nei prossimi, non appena avremo lasciato Charis. Vorrei approfittare di questi pochi momenti per apprendere almeno le fondamenta di questa arte.”
“Sarò lieta di insegnarti, allora. Quando vuoi iniziare?”
Bene, pensò Ros. Abbiamo fatto un primo passo, ora facciamone un altro. Uno alla volta e vediamo dove mi porterà tutto questo.
“Anche subito se non ti spiace.”
Shi’Larra sorrise di nuovo e annuì. “Allora avvicinati e ti insegnerò quello che ho appreso.”
E mi dirai anche di Quamara e di quei simboli, perché se si tratta di un vero demone Valya sta correndo un pericolo enorme e io devo scoprire come difenderla.


 
  
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