Note: questo breve racconto mi è stato ispirato da una leggenda calabrese. Chiedo perdono ai calabresi se ho scritto idiozie. Ed è la leggenda dell’amore di Adele de Nobili e Saverio Marincola. E’ una delle storie più romantiche che abbia mai letto e in questa storia ho voluto analizzare quello che, secondo me, ha portato questa ragazza a scegliere di murarsi viva in un convento di clausura, dopo la morte del suo amato, per via dei suoi adorabili fratelli. Per me c’è un misto di dolore e vendetta, che spero di avere reso bene. La spedizione a cui si fa riferimento è quella dei fratelli Bandiera, che, poveri ingenui, sbarcarono con pochi compagni da Corfù in Calabria, credendo di contribuire ad una sollevazione del Meridione, ma furono traditi da Domenico de Nobili, uno dei fratelli di Adele (ma guarda tu il caso…) e catturati dalle forze borboniche. Processati, furono condannati e fucilati nel vallone di Rovito, presso Cosenza, e i tre fratelli di Adele furono prosciolti dall’accusa di omicidio, in cambio di questa delazione. Lei si allontanò dalla Calabria e, giunta a Napoli, si rinchiuse nel convento delle Murate Vive e rifiutò risolutamente di vedere uno dei fratelli, che, spinto da rimorso (?), cercava di vederla. Secondo la leggenda, dopo la sua morte, il suo fantasma, inquieto e sofferente, si aggira per palazzo de Nobilii, in cerca del suo amato, ma non lo può vedere, perché la finestra della stanza è stata murata. La condanna alla dannazione è dovuta alla falsità del suo voto di suora, causato dall’odio, dalla disperazione, dalla vendetta e non dalla fede.