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Autore: Ombrone    30/07/2021    0 recensioni
Una notte, a Stoccarda, toccai la perfezione.
Una storia, quasi, vera
Genere: Erotico, Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La donna più bella della mia vita la conobbi grazie, o forse per colpa, di Lars. Niente di nuovo, molte cose della mia vita sono avvenute per merito o per colpa sua.

Eravamo a Stoccarda e il cliente aveva firmato, aveva firmato tutto e aveva firmato pure in fretta, e Lars voleva celebrare, assolutamente, non ammetteva rifiuti, nel miglior bordello della città, alcool e primo giro sul suo conto.

La sera stessa, seduti al bar della piscina termale, nudo a parte l’asciugamano alla vita, i miei occhi vanno da una morbida curva all’altra, da una nudità procace, a una provocante, e rifletto tra me e me della indubbia superiorità del paradiso islamico, tentando di ignorare la voce di Lars che continua a ronzare parlando di clausole e penali, articoli e codicilli, apparentemente incapace di concentrarsi su tanto sublime panorama.

Alla fine, valuto di aver fatto finta di ascoltarlo abbastanza, lo fermo, annunciandogli la mia ferma intenzione di compiere un peccato di lussuria a sue spese nel giro dei successivi minuti e lo lascio, addentrandomi, bicchiere in mano, tra i divanetti in penombra, in cerca della tentazione adatta.

Sono in tre appoggiate mollemente l’una a all’altra. Un dolce intreccio di gambe e di braccia che fa pensare a un dipinto orientalista di un Rosati o di un Gérôme. Una è del colore scuro della noce, una criniera riccia e corvina, gli occhi che brillano come le pietre dure di una collana, i seni pieni e i fianchi larghi, un'altra è una pallida bionda, dagli occhi azzurri, le gambe lunghe di una gazzella e ed il corpo flessuoso. Stretta nel loro abbraccio la terza incrocia il mio sguardo con due occhi verdi da gatta, sotto una chioma fulva dai riflessi rossastri, la pelle abbronzata fino diventare un caldo bronzo dorato che marca curve dolci e perfette, i capezzoli scuri che già mi viene voglia di baciare.

Mi dà il suo nom de guerre, Eva, e mi dice di venire da Minsk, le tendo la mano, lei la prende e mi guida a una delle camere del piano di sopra.

Basta quella mezz’ora con lei per capire che non può bastare e che ho ben altro da scoprire. Le propongo di continuare in camera da me, in albergo, fino alla mattina e lei fa il suo prezzo, nemmeno eccessivo. 

Per inveterata abitudine, mi prendo il rischio di offenderla e oltre al piacere della carne mi concedo quello dello spirito, contrattando. Lei non se la prende e concede quel poco che sa, per lunga esperienza, basta a salvar l’amor proprio del cliente.

La hall è vuota e il portiere di notte non ci concede più di uno sguardo annoiato, mentre aspettiamo l’ascensore.

La notte la passo in una affannosa, disperata, ricerca di un qualsiasi difetto che la rende umana e reale. Non un singolo centimetro viene lasciato inesplorato. Fallisco. Gloriosamente.

La mattina dopo, mi concede, per l’ultima volta, la vista della sua perfezione distesa orgogliosamente nuda sul letto disfatto, mentre facciamo colazione insieme. 

Quando se ne va, non lascia niente altro che il ricordo, nemmeno il suo vero nome. 

Non mi rammarico, almeno per una notte, a Stoccarda, tra tutti i posti improbabili, la perfezione l’ho toccata.
   
 
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