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Autore: cassiana    31/07/2021    7 recensioni
Becky, algida e severa manager è a Miami per concludere un affare importante. Il suo collega la convince a seguirlo sullo yacht del carismatico Raul potente, ma ambiguo uomo d'affari. Ma le cose non vanno come previsto e Becky incontra Richard, appassionato attivista ambientale, nonché fratello della sua migliore amica Brenda. Nel tentativo di salvarsi i due finiscono nella foresta del Belize tra mille pericoli che li faranno avvicinare e riavvicinare in maniera pericolosa.
Genere: Avventura, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Storico
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'La famiglia Jones ovvero Londoners '80'
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La tribù perduta








La mattina successiva li trovò accucciati accanto al bivacco che mangiavano banane e bacche di acai e facevano piani per la giornata. Richard si grattò distrattamente una gamba, gli insetti li stavano tormentando, per quanto si fossero entrambi spalmati del succo violaceo di uno dei frutti della foresta che era un ottimo repellente a detta di Richard.

- Credi che Andy sia riuscito a scappare?

Chiese Becky sorbendo un sorso di tisana, lui si tirò indietro i capelli con la mano e sollevò le spalle, come se non avesse molto interesse per la questione.

- Prima quel Raul, ora Andy, è come se questo viaggio fosse maledetto.

Becky rabbrividì.

- Non ci pensare ora, siamo vivi e ancora più o meno intatti. Questo è quello che conta.

Essere insieme, pensò Becky. In quell'istante le foglie intorno a loro si smossero e una serie di occhi neri come ossidiana li osservò in silenzio. Becky emise un gridolino. Alcuni uomini vestiti di foglie e pochi indumenti stracciati li avevano accerchiati senza che se ne fossero accorti. Portavano archi e lame appese alle cinture. Richard si inginocchiò e sorrise con il volto atteggiato nella modalità più amichevole che potesse, la voce bassa e tranquilla:

- Ci siamo persi. Abbiamo fatto qualcosa di male?

Uno degli indios si avvicinò loro, fece un gesto circolare e disse una parola. Per un momento non ci fu reazione, l'uomo ripeté la parola indicando se stesso e i suoi uomini:

- Garuna, Garuna.

Becky attirò l'attenzione di Richard tirandolo per un braccio:

- Credo che sia il nome della loro tribù. Becky - indicò se stessa - Richard.

Ripeterono questa pantomima un paio di volte e convennero sulle rispettive identità. L'indigeno disse qualche altra parola, ma scosse la testa frustrato nel non farsi capire. Con una vociata chiamò qualcuno e un ragazzo gli si avvicinò. Confabularono per un po' e infine il ragazzo si rivolse a loro con qualche parola in inglese stentato:

- Voi fame, stanchi. Noi villaggio, vieni, vieni.

Stavano dando loro ospitalità. Richard e Becky non poterono fare altro che alzarsi, radunare le loro cose e seguirli.

- Sei sicuro che non sono mangiatori di uomini?

Mormorò Becky chinata verso Richard, che sbuffò:

- Quelli stanno in Borneo, semmai. E poi, abbiamo alternative?

Gli indios li guardavano seri, gli occhi come onici oscure, le lame che brillavano sinistre. Camminarono per diverso tempo sotto le foglie fradicie di umidità, ogni tanto il ragazzo diceva loro qualche parola di cui faticavano a seguire il senso. Finalmente arrivarono a una radura più ampia, alcune capanne di rami erano disposte in circolo, c'erano diversi indios impegnati in varie attività: donne che grattavano la manioca per farne una farina opalescente, cuocevano qualcosa alla brace o allattavano infanti, bambini correvano dietro galline riottose o inseguendosi l'un l'altro, alcuni uomini anziani parlavano tra loro rifacendo la coda alle frecce e intagliando il legno. Al loro arrivo si fermarono tutti a guardarli, silenziandosi. L'uomo che sembrava essere il capo della spedizione intimò al gruppo di rimanere dov'era e andò a parlamentare con un uomo anziano, dalla ricca capigliatura di piume.

- Lui Cacique. Se lui piace, restare.

Spiegò loro il ragazzo. Non disse cosa ne sarebbe stato di loro se non gli fossero piaciuti. L'anziano si avvicinò, sempre ascoltando l'altro uomo che parlava, annuì diverse volte. Si fermò proprio davanti a Becky che fece un sorrisino insicuro, non sapendo come dovesse comportarsi si inchinò lievemente col busto. Richard sollevò gli occhi al cielo e lei gli scoccò un'occhiataccia. Il Capo parlò direttamente a lei, toccandosi i capelli, il tono inquisitorio. Becky si voltò verso l'interprete confusa:

- Peli su tua testa. Sono tuoi?

Lei si toccò il capo e annuì, confermando che quello era proprio il colore dei suoi capelli.

- Oh sì, è proprio una bionda naturale.

Le fece eco Richard non resistendo a fare una battuta di cattivo gusto e guadagnandosi un'altra occhiataccia.
Dopo un conciliabolo il ragazzo indicò loro che potevano seguire il capo. Questi si sedette davanti alla sua capanna e fece cenno alla coppia di fare altrettanto. Offrì loro una specie di tortilla di farina di manioca e decretò così il permesso di rimanere nel villaggio. Richard aveva spiegato che serviva un po' di tempo per riprendersi e Becky sperò che nessuno li avesse seguiti. Rimasero ad osservare le attività degli indios.

- Cerchiamo di capire di cosa hanno bisogno.
- Perché, vuoi vendergliela?
- Sai cosa? Non vedo l'ora di tornare a casa e non dover più avere a che fare con te.
- Dai, scherzavo.

Becky strinse gli occhi per osservare meglio la sua espressione, un sorrisino gli danzava agli angoli delle labbra, mentre aveva atteggiato gli occhi in un'espressione contrita. E lei sollevò gli occhi al cielo perchè con quell'espressione la fregava sempre:

- Smetti di fare quella faccia da cucciolo bastonato - Richard si aprì in un sorriso trionfante che le trafisse il cuore - dico solo che potremmo sdebitarci della loro ospitalità.
- A volte si compiono gesti per puro e semplice disinteresse, zucchina. Non dico che hai avuto un cattivo pensiero, ma non vedo di cosa possano aver bisogno dato che mi sembra abbiano tutto il necessario.
- Credo che andrò dalle donne: sono sicura che con loro mi capirò meglio.

Non le andava di discutere di nuovo. Richard le stava distruggendo l'anima quei giorni, sentiva uno struggimento sempre più forte e solo con l'aggressività riusciva a tenerlo a bada. Era stata sincera quando gli aveva detto che non vedeva l'ora di non vederlo più. Aveva bisogno di porre una distanza tra di loro. Ora mentre si accoccolava con le donne che la accolsero con una certa diffidenza mista a curiosità lo osservò dall'altra parte del villaggio, cercare di comunicare con gli indios. Sembrava essersi trovato subito a suo agio, in qualche modo la sua postura, il suo viso sorridente aveva già creato una complicità con gli uomini. Lo guardava e il cuore le si stringeva, voleva la sua tenerezza, voleva che lui la guardasse con amore, voleva accoccolarsi nel suo abbraccio senza dover lottare con se stessa. Ma aveva paura: quando gli aveva aperto il suo cuore, lui era stato così pronto ad accoglierlo, ma quando gli aveva chiesto di non abbandonarla Richard aveva scelto l'università, Edimburgo e i suoi sogni. Per questo si era chiusa quell'amore nel cuore e cercava di strapparselo via senza successo.
Una ragazza le toccò il braccio con un sorriso timido e lei ricambiò il sorriso La ragazza si toccò i capelli e allungò con timidezza una mano, Becky le permise di toccarle i capelli. Avrebbe voluto che fossero più lunghi per poter regalare loro delle ciocche. Un'altra donna richiamò la ragazza e fece vedere a Becky come grattare la farina, lei sollevò le spalle: lavoro in cambio di ospitalità, ci stava. Aveva trascorso intere estati in Italia e in Francia a raccogliere l'uva o la lavanda per poter godere del soggiorno. Osservò per un momento le donne lavorare e poi le imitò cercando di fare il meglio che poteva. Dopo diverso tempo alcune ragazze smisero di lavorare e ridacchiando la spinsero con loro. C'era un fiume poco distante dal villaggio e le ragazze si tuffarono ridendo. Becky le osservava mentre loro a gesti le fecero capire che poteva bagnarsi anche lei. Faceva caldo, si sentiva sporca e sudata, perché no? Si spogliò, rimanendo in intimo, si immerse nell'acqua gelida e per un momento rimase senza fiato. Si preoccupò che non ci fossero strani animali nascosti nell'acqua, ma le indie sembravano tranquille e questo la rassicurò. Fino a che qualcosa le toccò un piede e lei saltò su cacciando un urlo e generando l'ilarità delle donne. Con un'alzata di spalle e una risatina imbarazzata Becky si ritirò sulla riva per asciugarsi; ne aveva abbastanza. Le ragazze più piccole continuavano a giocare e sguazzare, mentre alcune donne l'avevano raggiunta. La ragazza di prima le si avvicinò e le si sedette accanto. Indicò se stessa mormorando il suo nome:

- Aya.

Becky fece lo stesso. La ragazza aggrottò la fronte, con lentezza indicò Becky:

- Tu molto bella, diversa.

Becky fu sorpresa che anche lei parlasse inglese e le chiese come mai. Con lentezza Aya le spiegò che ogni tanto gli uomini portavano al villaggio stranieri che regalavano loro medicine e altre cose e insegnavano ai ragazzi qualche parola della propria lingua. Le altre ragazze erano uscite dal fiume e si erano sedute intorno a loro. Aya aveva tante domande, sembrava piena di una curiosità insaziabile: chiese a Becky da dove venisse, se i suoi capelli fossero sempre così, se la pelle le facesse male e altre domande. Becky cercava di rispondere nel modo più chiaro possibile con poche parole semplici in modo che la ragazza potesse comprendere. Seguendo il suo esempio anche le altre donne iniziarono a farle domande. Becky capì: conoscenza. Quella era la sola merce di scambio che potesse offrire a quelle donne incuriosite.
Una donna anziana era rimasta in silenzio, sotto le sue mani sapienti le ragazze si facevano intrecciare i lucidi capelli neri con fiori. Becky le lanciava occhiate incuriosite, il volto della donna era solcato da rughe e gli occhi rilucevano di una conoscenza antica, che l'attraeva irresistibilmente. La voce della donna, quando si decise a parlare, era dolce e profonda. Si rivolse diretta a lei e Becky provò una subitanea fiducia nei suoi confronti, anche se non capì cosa le aveva detto. Guardò Aya che le ripeté nella sua lingua:

- Abuela dice tu triste.
- Come può dirlo se sorrido tutto il tempo?
- Dice tuoi occhi piange.

Becky sospirò: l'anziana era stata davvero in grado di scrutarla nell'animo. Aya parlottò con le altre e le chiese:

- Tu pensa a tuo uomo?
- Non è mio e non lo sarà mai.
- Lui non vuole?
- No, io non lo voglio… Anche se lo amo.

Le donne confabularono di nuovo tra loro come se non riuscissero a comprendere la logica delle sue affermazioni e non c'era logica nel suo comportamento. Lei lo sapeva fin troppo bene.

- Perché?

Becky sentì che poteva confidarsi con quelle donne, nonostante la distanza abissale che c'era tra loro, l'impedimento della lingua, le differenze culturali sapeva che erano scevre da pregiudizi. Non capivano, ma non la giudicavano. Fece un gesto vago con la mano e aprì il suo cuore: raccontò il senso di abbandono che la coglieva ogni volta che Richard partiva, confessò che lui la disprezzava e che ormai era troppo tardi per ricucire il loro rapporto. L'abuela, che aveva appena finito di intrecciare i lunghi capelli bianchi, allungò una mano verso il viso di Becky carezzandola con le dita forti e calde e a lei venne voglia di piangere, si crogiolò nel tepore di quel contatto amico. Di nuovo le parlò direttamente come se sapesse che lei l'avrebbe capita. Aya tradusse:

- Uomini come stagioni, vanno e tornano: se cuore è nel cuore, uomo torna.

Becky si sentì rincuorata in qualche modo. L'abuela fece un gesto, si alzarono tutte quante e percorsero il sentiero per tornare al villaggio, cantando.
Richard nel frattempo aveva aiutato gli uomini a rifare il tetto ad alcune capanne e ora osservò da lontano Becky; ferma in mezzo alle donne, un fiore tra i capelli, stava accarezzando un bambino, la guardò sollevarsi e sorridere, mentre la luce le creava come un'aureola tutt'intorno. E fu trafitto da quell'immagine: Becky gli sembrò bellissima e desiderabile e il suo cuore iniziò a battere come non gli capitava da tempo. Si rese conto che l'amava come non aveva mai amato nessuna e avrebbe continuato ad amarla ancora e sempre. Lei lo salutò con una mano e si voltò spegnendo la luce che l'aveva avvolto fino a quel momento.
Gli indios avevano preparato per gli ospiti un vero banchetto, così isolati che avere qualcuno con cui condividere la loro vita era considerato un avvenimento speciale. Cantarono e parlarono, mangiarono frutta e serpente arrostito, che Richard costrinse Becky a ingurgitare e altri animali su cui lei aveva preferito non indagare troppo. Mentre i fuochi si andavano spegnendo gli indios offrirono loro una delle capanne: piccola, con un solo pagliericcio per entrambi:

- Forse non hanno capito che non siamo una coppia.

Si lamentò Becky cercando di sistemarsi per la notte, o forse l'avevano inteso benissimo, rifletté con un brivido. Cambiò discorso:

- Mi stupisce che tu abbia mangiato il serpente e quel… quel bradipo.
- Era un tapiro.

Rispose lui incastrando la torcia di in un piccolo sostegno accanto al letto.

- Non sei vegetariano?
- Non offendo chi ci dà un'ospitalità non dovuta e si è sbattuto per procurarmi il cibo.
- Bah, te la rigiri sempre come vuoi.

Richard si mise seduto accanto a lei. Per un attimo rimase silenzioso a guardarla. Lei si sentì avvampare. Avrebbe preferito di gran lunga dormire di fuori nella foresta che accanto all'uomo. Sapevano entrambi che era già scoppiata tra loro la passione, l'attrazione che provavano entrambi era troppo travolgente, nonostante tutto e già in passato si erano lasciati trascinare dai sensi. Con le peggiori conseguenze. Becky si adagiò sul pagliericcio dando la schiena all'uomo. Richard sbuffò scuotendo la testa con un ghigno amaro e spense la torcia: il buio calò su di loro, umido, pesante come le parole che non si erano detti. Becky combatté per trovare una posizione comoda, Richard respirava accanto a lei, ma non dormiva. Le sfiorò il mignolo con il proprio e lei si scostò, come scottata. La notte nella foresta non era silenziosa, se gli uomini dormivano non era così per gli animali: sibili, schiocchi, fruscio di foglie spostate, i ruggiti lontani dei giaguari.

- Stringimi.

Sussurrò Becky e Richard senza dirle una parola la tenne stretta contro il suo petto. Lei si sentì rassicurata dal suo calore, dalla solidità del suo torace, il battito del suo cuore che accelerava. Provò a dormire, forse si era anche appisolata. Richard soffriva ad avere la donna della sua vita tra le braccia, non poteva vederla, ma conosceva ogni sporgenza, ogni avvallamento di quel corpo, il neo sul seno destro, la piccola cicatrice sul ginocchio, le dita affusolate dei piedi. Aprì gli occhi e un chiarore gli indicò che fosse sveglia anche lei. Le accarezzò piano i capelli, il naso, la mandibola con dita leggere, poteva sentire il profumo di pulito della sua pelle. A sua volta lei gli si premette addosso, infilò le mani sotto la maglietta e gli passò le dita sulla schiena forte. Si baciarono, nessuno dei due avrebbe saputo dire chi avesse iniziato per primo, le labbra si erano incontrate, le lingue si erano accarezzate gustando ognuno il sapore dell'altro. Le mani di Richard percorrevano il corpo di Becky come se stesse modellando un blocco di creta, delicate, ma pressanti. Si staccarono e Richard aprì la bocca per dire qualcosa, ma Becky gli premette una mano sulle labbra a silenziarlo. Voleva il suo corpo, solo quello, senza parole, senza pensieri. Si accarezzarono come ciechi, nel buio della notte, per scoprirsi e riscoprirsi. Con gesti affrettati si tolsero i vestiti e Richard scivolò sul corpo della donna con le mani e le labbra per ritrovare ogni angolo di quelle forme che aveva adorato. Becky s'inarcava sotto di lui mugolando, Richard le baciò le gambe, le morse l'interno delle cosce delicato, infilò un dito, due in lei, mentre con la lingua sferzava il bocciolo gonfio. Becky gli premette le mani sulla testa contorcendosi sotto di lui, percependo le labbra dell'uomo tendersi in un sorriso: era sempre stato bravo in quello. Lo detestò e lo amò. Quando Richard sentì la donna tremare contro la sua bocca, ricominciò una lenta marcia al contrario con la lingua e le labbra, ma Becky, ormai accesa, non voleva lentezza e lo spinse via. Si mise a cavalcioni su di lui baciandolo con ferocia sul torace, mordendolo, scivolando a sua volta sul suo corpo teso; ora era il suo turno di leccarlo e succhiarlo. Lo sentì gemere sotto di lei, il sesso duro e bollente sotto la sua lingua, pronto ad esplodere. Lei si fermò e lui le catturò i fianchi portandosela addosso, succhiandole il collo, le dita, i capezzoli. Gemiti, ansimare, i sensi inebriati dall'odore di corpi sudati e sesso. Richard rigirò Becky sulla schiena, le prese una mano e se la portò alla gola, lei gli si aggrappò alle spalle, gli artigliò i capelli. Allargò le gambe e si strofinò contro di lui, ad indicargli che lo voleva dentro di sè. Lui l'accontentò in una spinta feroce ringhiando e facendola sussultare. Si persero nelle spire del loro desiderio in una corsa folle, finché rabbrividirono entrambi, svuotati. Mentre le accarezzava le guance Richard le sentì umide di lacrime, le baciò teneramente e tenne la donna stretta a sé, le mormorò che l'amava e l'amava e l'amava con voce muta.
La mattina seguente Becky si era svegliata da sola, si sentì abbandonata una volta di più. Si pulì alla meglio il ventre, per fortuna Richard almeno era stato attento ad uscire in tempo, si vestì e rimase accoccolata su se stessa, piena di pensieri. Nella follia di passione della notte appena trascorsa le era sembrato che Richard le mormorasse che l'amava, ma non poteva essere possibile dato che le aveva sempre dimostrato disprezzo e sdegno. Si, c'erano stati momenti di complicità tra loro, si conoscevano da così tanto tempo, ma l'amore era un'altra cosa; una cosa diversa dalla passione che sembravano non riuscire a contenere quando erano insieme. Sospirò, era meglio che uscisse fuori e cercasse l'uomo. Richard si era svegliato appena la luce era cambiata dandogli modo di osservare la donna accanto a lui che dormiva sazia, le labbra tese in un sorriso soddisfatto. Si girò sulla schiena con un braccio sugli occhi, con l'altra mano si massaggiò il petto all'altezza del cuore. Sapeva che glielo avrebbe spezzato di nuovo: per lei non era altro che un trastullo sessuale, non voleva sentir parlare d'amore. Provò rabbia nei suoi confronti e nei confronti di se stesso. Aveva provato ad andare avanti, ma c'era come un elastico tra di loro che lo tirava inesorabile verso di lei. Si rigirò a guardarla, era così innocente con i capelli arruffati e le guance rosate. Non era colpa sua, Richard lo sapeva: non c'era malizia nei suoi comportamenti, non voleva legarlo a sé per forza, lei sapeva quanto avesse bisogno di libertà e di essere sempre in movimento e di questo doveva dargliene atto. Solo non riusciva a capire il perchè Becky si lasciasse condizionare così tanto dalle sue paure. Lui si era sentito sempre troppo ferito ed arrabbiato e lei aveva sempre finito per lasciar perdere tutto, rinchiudendosi in se stessa. Non voleva svegliarla, si rivestì in silenzio e uscì dalla capanna, lasciandole il tempo di riprendersi nella sua intimità.
   
 
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