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Autore: Nirvana_04    31/07/2021    1 recensioni
Reduci di una guerra non ancora finita, sopravvissuti di una generazione di ribaldi e avventurieri. Spiriti smarriti, anime rotte, corpi su cui la vita ha tatuato dolori e volti di fantasmi.
Una raccolta ricamata su solitudini e cicatrici.
1. Avanzi ~ Vorresti parlare, ma nel silenzio riconosci l’unica voce che ti è rimasta
2. Abbastanza ~ Lily è il veleno nei suoi respiri
3. Parlami nei sogni ~ Al ritmo di quei ricordi, tu danzi
4. Perdono, perdona ~ dieci macchie saltellano nell'aria
5. Resta sulla pelle ~ abbiamo rubato attimi di felicità al mondo
6. Rubare il silenzio ~ la paura… ha reso sordo il mondo
7. In fondo alla scatola ~ c’è la polvere che riveste ogni cosa
8. Inseguendo la tua assenza ~ Magari non mi ha riconosciuto
9. Mentre la neve cade ~ Non esiste più un posto dove nascondersi
10. Mi scorderò dei fiori d'angelo ~ «E tu dov’eri? Per chi combattevi?»
11. Infine, l'estate ~ Tu ricordi
12. In altrettanti modi ~ Brinderemo assieme, un giorno
13. Quell'abbraccio, alla fine del mondo ~ Va tutto bene, papà
Genere: Angst, Hurt/Comfort, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Harry Potter, James Potter, Remus Lupin, Severus Piton, Sirius Black
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
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Quell'abbraccio, alla fine del mondo





«Va bene, adesso lo prendo, eh? Sto attento, ce la faccio, che ci vuole!… così va bene?»
Non avere paura, Harry. Tenere in braccio un figlio è una cosa naturale. Prima hai le braccia vuote, poi non c’è più posto.
«Vai alla grande… papà
Il sorriso della mamma non ha confini. È un sorriso stanco, il sorriso delle persone vincenti, perché non si può trionfare se non dai prima tutto te stesso. È il sorriso più bello del mondo.
«Secondo me, riesco anche a tenerne due in una volta.»
Anche tre, quattro, un’intera squadra. Perché basta toccare una volta un figlio per sapere che non ne potrai più fare a meno. Ti scuoterà l’anima, e l’amore, d’improvviso, si moltiplicherà.
«Scommettiamo?»
Scommettiamo?
 
Quanti luoghi esistono così nel mondo, talmente vuoti da non entrarci più nulla. Luoghi pieni di ombre, che entrano nel sangue e nessun altro può vedere. Luoghi profondi un abisso, dove le tue impronte possono nascondersi, e così sopravviverti.
Luoghi che si pesano in distanze. Distanze che si misurano in profumi, che lasciano una scia, l’odore della pelle, la sua.
Sembra passata una vita intera, o forse sei tu che ti stai allontanando. Da quell’abbraccio al sapore di erba, ginestre e lillà, chicchi di caffè nero, capelli bagnati… un miscuglio di verde e morbidezza e casa. Le braccia di tuo figlio, così corte da poter abbracciare il mondo.
L’avessi saputo, lo avresti stretto più a lungo. L’avessi saputo ti saresti affogato nel suo piccolo collo pur di lasciare lì il tuo odore, la traccia indelebile che sei esistito, lì, con lui, nello stesso luogo, nello stesso istante. Che l’hai avuto tra le mani, e che eri pronto a dargli tutto. Eccolo, avresti detto, tutto l’amore che ho da offrirti. Sarebbe stato appena abbastanza, ma eri pronto a darlo tutto.
E sembri vagare, essenza più effimera di un fantasma, senza ancora né direzione. Sei ricordo, sei impronta lungo la strada, sei luce verde dietro le palpebre, amore che ferisce. In quei solchi di sangue sbocceranno lillà…
 
 
…E alla fine ti sembra di stare sospeso, come un’aquila a cui nessuno ha insegnato a volare, ti sembra di stare così da una vita intera. Stai volando, ma non ricordi come, e senti di colpo l’assenza della terra sotto i piedi, e un’attrazione, verso un punto perso da qualche parte nel mondo.
Una traccia di là della curva, un odore che non hai mai sentito prima ma che ti sembra di conoscere da sempre. Il profumo della sua pelle, il vostro.
Hai una vita davanti, eppure hai l’impressione di averla consumata tutta, ti sembra di vederne i margini. Sono chiazze sfocate piene di colori, ombre sulle ciglia, scie bagnate sulle guance. Hai camminato, corso, cercato. Ti sei affannato per trovare la tua casa, ma solo ora che il tempo si è fermato ti accorgi di averne sempre tenuto il peso sulle spalle.
Potessi camminare verso il cielo ad occhi chiusi consapevole che non si smette mai di respirare, troveresti il coraggio per fare quell’ultimo passo. Potessi nascere di nuovo per risentire la dolcezza di una madre e un padre, scopriresti quante cicatrici ti hanno lasciato addosso. E se potessi sederti sul ciglio di quei solchi per guardare mentre il mondo fuori piove, capiresti che è da lì che proviene il sole.
E dovresti averla imparata questa lezione, tanti anni fa. Ma non lo ricordi, o forse semplicemente non hai più il tempo per pensarci. C’è tuo figlio che ti sta chiamando. In un attimo hai cancellato quel che restava della distanza tra voi, sei morto in quel passo, ed è subito un’altra vita questa. C’è il sole nelle tue braccia.
 
«Che aspetti? Prendilo, Harry.»
Ho capito, papà. Negli occhi di un figlio c’è la meraviglia delle prime cose. Il primo incontro, il primo tocco, la prima domanda. Sarò in grado di proteggerlo?
«Attento alla testa… così.»
E tu padre, che sembri muovere le braccia per la prima volta assieme a lui, tu che resti immobile per paura di spaventarlo, che con le dita accarezzi l’aria per paura di ferirlo, tu non sai quanto male farà ogni respiro, ogni lacrima, ogni caduta.
«Sto attento, ce la faccio… va bene così?»
E quanto dolce sarà quel dolore. Guardarlo. Sorridere. Morire ogni volta. Vedere il sole per la prima volta. Tenerlo per mano, stringerlo tra le braccia, la prima… un’altra volta ancora. Come sedersi sul ciglio della strada, la fine del mondo.
«Va tutto bene, James.»
Va tutto bene, papà.



 

N.d.A.

Questo capitolo ha subito tanti rimaneggiamenti, e ancora adesso non sono pienamente soddisfatta del risultato. Avrei voluto chiudere questa raccoltaa in bellezza, una storia per ogni mese + un extra, qualcosa che fosse collegato alla raccolta ma che in qualche modo rappresentasse l'epilogo di ogni singola storia. E dopotutto è questo che, nel mare di angst e dolore e fantasmi e rimorsi, è sempre stato il perno della raccolta. Il passaggio di testimone, da un personaggio all'altro, da un capitolo all'altro. Tutte tessere dello stesso puzzle.
E morir m'è dolce. Se ci dev'essere un destino, un filo che lega tutti i personaggi e tutti i loro percorsi, allora quel filo porta qui: porta alla vita, al dare vita, a sacrificare vita, a vederla risplendere.
E quindi ecco James che si vede sfilare il figlio Harry tra le braccia, a lasciarlo nel mondo, e Harry che è sopravvissuto e, come se la storia non si fosse mai fermata, come se non fosse passato nemmeno un giorno, ecco che Harry prende tra la braccia il piccolo James Jr, chiudendo un cerchio.
Devo fare solo le ultime precisazioni: in tutti gli altri capitoli le "coppie" di storie sono stti scanditi da un mood che si ripeteva sempre, rimorso/rimpianto. Queste due parole sono presenti in tutti i capitoli, e ogni capitolo ha giocato a mettere in contrasto queste due sfumature del, all'apparenza, lo stesso concetto.
Questo capitolo si è ispirato molto alla canzone dei Modà "Se si potesse non morire", di cui alcune frasi sono finire direttamente in questo finale.
Grazie.
   
 
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