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Autore: CatherineC94    01/08/2021    2 recensioni
Essere la compagna di Aberforth Silente non è una passeggiata; Sibilla lo sa bene, anche se spesso vuol far finta di nulla. La notte non riesce a consultare l'oracolo e gli spiriti dell'aldilà sono restii a mettersi in contatto con lei poiché spesso, si ritrovano l'uomo che con qualche urlo belluino assale la donna invaghito della sue eterea essenza. Aberforth è un uomo rustico, nella sua diretta schiettezza che spesso sfocia in gutturale scortesia, e poi al suo fianco ha sempre quella capra, Milly che ama più di qualsiasi altra cosa al mondo. Insomma, tutto inizia quando Sibilla decide che dovranno passare una serata alternativa al villaggio invece di rinchiudersi ed ansimare dentro il retrobottega.
Una storia nuova, una Sibilla volitiva e il vetriolo di Aberforth alle stelle.
#Siberforth #La capraMilly
Genere: Angst, Generale, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Crack Pairing | Personaggi: Aberforth Silente, Alastor Moody, Albus Silente, Ludovic Bagman, Sibilla Cooman
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4, II guerra magica/Libri 5-7
- Questa storia fa parte della serie '#Aberforth'
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 A Ludopathic Goat


Il Prologo-La Genesi del Tradimento
 
«Questa sera al villaggio c’è una piccola fiera» esordisce eterea.
Nella sala piomba il silenzio, nell’aria si percepisce un sottile odore di bacon, uova e whisky della staffa.
 Sibilla prova a tenere a freno il principio di isteria che sembra voler riaffiorare dal profondo, e sta quieta, mentre la mascella di Aberforth si muove con un sinistro scricchiolio.
«E quindi?» dice a malavoglia, tanto sa già che se non le presta attenzione finirà per mugugnare come una bambina fino al giorno dopo.
«Voglio andarci» mugugna.
Aberforth alza gli occhi dall’infinita voracità che sta riservando al piatto, la fissa per un attimo sconcertato per poi scoppiare a ridere.
La stanza si riempie di quel suono gutturale ed ironico, mentre il viso di lei è macchiato da diverse chiazze rosse.
I grandi occhi dietro le spesse lenti sono perplessi, le sue mani gesticolano febbrili sferzando l’aria con il suono incessante dei ciondoli che porta ai polsi.
«Dimmi perché dovrei scomodarmi, per andarea fare cosa? Con quegli inutili esseri che non sanno che fare delle loro misere vite?» dice Aberforth.
«Per passare una serata diversa! Stiamo sempre qua rinchiusi, a fare chissà che cosa!» strilla lei di rimando.
«A fare gli animali vorresti dire? Eppure l’altro giorno non sembravi così scontenta…vieni qui bella ragazza!» sghignazza in direzione di Milly.
«Sai fare solo questo, giocare con una capra e p-poi a-assalirmi come un Troll delle Montagne!» urla oltraggiata.
Aberforth la fissa atono, per poi ridere gelido; Milly sta puntando gli occhietti gialli minacciosi contro di lei.
«Cosa dici?» mormora minaccioso.
«Io sono oltraggiata! Vivi rinchiuso in questo posto, non mi lasci compiere le mie pratiche occulte, solo Merlino sa  il bisogno che sento, il mondo necessita delle mie predizioni! Invece nulla!» afferma Sibilla a pieni polmoni, con i pugni serrati e le labbra che vanno ormai al rosso rubino per lo sforzo.
Aberforth si alza di scatto, l’ultimo residuo di bacon sulla barba perlacea; lei fa un passo indietro e Milly, che fiuta la tensione nell’aria, mostra i denti minacciosa contro la donna.
«Vai indietro, strana bestia!» sbraita terrorizzata.
Gli occhi dell’uomo dardeggiano, la sua pancia pronunciata si muove accelerata dal suo respiro che brucia i polmoni dall’ira.
«Fuori» osa dire.
Sibilla non ribatte, gli occhi enormi ormai stanno per essere travolti dalle lacrime.
«M-ma» tenta.
«FUORI MOSCA CON GLI OCCHI A FANALI» urla con tutto il fiato che ha in gola.
Sibilla trema, fa un passo indietro ed esce senza chiudere la porta.
La capra si ferma davanti alla porta, osservando la donna che traballante scende dal vialetto; Aberforth si siede di scatto.
Con un gesto fulmineo getta la cena ormai fredda a terra sussurrando gelido:« Stupida donna».
Milly bela dispiaciuta, dopotutto quella strana donna la lascia mordicchiare l’orlo della sua veste con sincera volontà.
«Se non la finisci, fra poco la segui anche tu» la minaccia burbero.
 
 
Sibilla affranta ormai scorge in lontananza il vociare delle persone.
Le luci costellano il cielo scuro, l’aria è satura di un odore dolciastro che lei associa alle lunghe giornate passate sulla terrazza della sua amata nonna.
Non riesce a trattenere le lacrime, e si avvolge nello scialle orlato di pizzo.
Ancora nelle orecchie avverte l’eco della sua voce tagliente che come una frusta l’ha colpita; il groppo che avverte alla gola è il sinonimo di un profondo malessere che sta provando.
Respira, tentando di riacquisire una sorta di autocontrollo, mentre nel petto un senso di oltraggio, misto ad affranta rassegnazione si fa strada.
Non si accorge, persa nei suoi pensieri, che davanti al suo cammino c’è una figura; così, nella sua solita goffaggine inciampa contro.
«Mi scusi! Mi scusi! Il mio occhio era avvolto da una nebbia fitta…» si giustifica con voce celestiale.
«Oh ma si figuri, almeno il suo occhio si è reso conto della sua fortuna?» ribatte il tizio davanti con voce squillante.
Sibilla stringe la montatura degli occhiali, avvicina i grandi occhi per rendersi conto che davanti a lei c’è un uomo alto, biondo e con gli occhi azzurri come la sua sfera di cristallo.
«Fortuna?» chiede dubbiosa col labbro inferiore tremolante.
«Forse in realtà il vero fortunato sono io, incantevole signora» dice il tipo con voce suadente e baciando la sua mano destra ricoperta di anelli e pendagli.
«C-chi è lei?» chiede Sibilla con le gote in fiamme.
«Ludo Bagman, per servirla» ribatte gioviale.
«Oh» gracchia Sibilla.
Ludo sorride.
 
 
 


Note.
Buon pomeriggio a tutti.
Vi presento il mio nuovo progetto, si tratta di una storia nuova che nasce dalla mia testa confusa. Spero vi piaccia! Un abbraccio.
 
 
   
 
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