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Autore: Demy77    01/08/2021    3 recensioni
Cornovaglia, 1783. Dopo aver combattuto per l’esercito inglese durante la guerra di indipendenza americana Ross Poldark ritorna in patria e convola a giuste nozze con il suo grande amore, la bellissima Elizabeth Chynoweth, che lo ha atteso trepidante per tre lunghi anni.
Due giovani innamorati, una vita da costruire insieme, un sogno che sembra realizzarsi: ma basterà per trovare la felicità?
In questa ff voglio provare ad immaginare come sarebbe stata la saga di Poldark se le cose fossero andate dall’inizio secondo i piani di Ross.
Avvertimento: alcuni personaggi saranno OOC rispetto alla serie tv e ai libri.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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“Il capitano Poldark è nella sua stanza?”
La governante della pensione in cui Ross alloggiava rispose al dottor Enys non solamente che l’ospite era in casa, ma che da due giorni non metteva piede fuori della stanza, i vassoi del pranzo e della cena erano stati restituiti quasi intatti ed in compenso era stato fatto largo consumo di bottiglie di gin, una dietro l’altra. La donna aggiunse che era stata sul punto di chiamare un medico, ma da dietro l’uscio il capitano Poldark le aveva risposto di non preoccuparsi perché stava benissimo.
Dwight bussò alla porta un paio di volte palesando la sua presenza ed attese pazientemente che Ross si alzasse per aprire.
Appena entrato, il tanfo di chiuso e di liquore gli colpì le narici. Il giovane medico spalancò imposte e finestre e spronò Ross ad alzarsi dal letto, sequestrando l’ultima bottiglia di gin già aperta, sebbene fossero appena le dieci del mattino. Ordinò alla padrona della locanda di portare dell’acqua bollente per il bagno e pretese che Ross si lavasse e si radesse, rendendosi finalmente presentabile. Quando ebbe terminato le sue abluzioni e si fu rivestito, chiese alla padrona che gli servissero una colazione abbondante, a base di pane tostato, uova e formaggio.
Mentre l’amico si rifocillava Dwight non mancò di fargli una ramanzina. Alla sua età, ridursi così per una donna? Dopo il bagno gli aveva esaminato la ferita al polpaccio. La cicatrice aveva un aspetto piuttosto disomogeneo, ma non vi era traccia di infezione.
“Parliamoci chiaro, Ross: non è una ferita invalidante, tuttavia il muscolo è stato tranciato e nel rimarginarsi si è irrimediabilmente accorciato. La gamba non tornerà esattamente come prima. Sai come funzionano certe cose… ungendo un po’ certi funzionari potresti ottenere il congedo illimitato. E sarebbe proprio ora di porre termine a questa follia! Diamine, sei un proprietario terriero ed un gestore di miniere, non un soldato! Sei abbastanza ricco da ritirarti a vita privata; perché non ritorni in te, smetti di pensare a Elizabeth e Demelza e ti concentri su ciò che ti interessa veramente?” - e nel dire ciò Dwight passò a raccontargli di quello che era accaduto nei mesi di sua assenza, i difficili rapporti tra Henshawe e sua moglie, la diffidenza dei minatori nei confronti della signora di Nampara e soprattutto le peggiorate condizioni di vita di tutti i lavoranti della zona di Truro e Sawle, a causa del rincaro del prezzo del grano.
“La Leisure e la Grambler stanno per chiudere, anche perché sono state messe in ginocchio dalla estrazione del rame rosso dalla tua miniera. Possibile che non ti sia venuta neppure la curiosità di vedere questo famoso materiale, dopo che hai tanto lottato per riaprire la Wheal Grace? Ti rendi conto che con i guadagni realizzati negli ultimi sei mesi potresti acquistare le quote delle altre due miniere, dando una speranza ai tanti minatori del luogo che rimarranno disoccupati? Se la Grace, la Leisure e la Grambler appartenessero allo stesso proprietario non si porrebbe un problema di concorrenza, ma da ciascuna si potrebbe estrarre un minerale diverso per poi venderlo al prezzo migliore sul mercato… io credo di poterti assicurare il mio apporto professionale anche per le altre due miniere, poiché, anche se Caroline si sta nuovamente beando della vita londinese, non farebbe difficoltà a seguirmi a Killewarren almeno sei mesi all’anno. Pensaci Ross, sul serio!”
La Grambler e la Leisure… le due storiche miniere appartenenti rispettivamente a suo zio Charles e a suo padre… mandate in malora da Francis, da George Warleggan e da Matthew Sanson, uomini dediti esclusivamente ai loro interessi. Si poteva porre fine ad una terribile ingiustizia, se fossero ritornate ad appartenere alla famiglia Poldark come un tempo.
Inseguendo un pensiero che apparentemente non aveva alcun nesso logico con quello di cui stavano discutendo, Ross mormorò: “E’ stato il compleanno di Julia pochi giorni fa. Le avevo comprato una bambola, ma non credo sia il caso di fargliela recapitare, per come si sono messe le cose tra sua madre e me.”
“Perché no, invece? - esclamò Dwight – possiamo andare a fare una visita a casa Armitage anche subito. Non temere, Demelza e Caroline sono andate a fare una visita di condoglianze fuori città e non torneranno che nel pomeriggio. Io ho appuntamento con Hugh per una visita a mezzogiorno, non c’è alcun problema se mi accompagni. Tu non lo conosci, ma Hugh è una cara persona e non avrà nulla da obiettare! E neanche Demelza, te lo assicuro. Lei stravede per sua figlia e sa bene quanto sia speciale il tuo legame con la piccola. Potrebbe essere l’occasione giusta per ricucire lo strappo avvenuto alla festa!”
Dopo varie insistenze, Ross si convinse ad unirsi a Dwight ed insieme, sulla carrozza che aveva condotto l’amico al proprio alloggio, si diressero in Kensington Street, dove giunsero poco prima di mezzogiorno.
Dwight suonò alla porta ed il maggiordomo lo accolse come uno di casa. Il medico presentò Ross e spiegò che era un amico sia suo che della signora Demelza ed aveva portato un piccolo omaggio da consegnare a Julia Grace in occasione del suo primo compleanno. Chiese all’uomo di farsi annunciare al padrone e nel frattempo di mandare a chiamare la bambina. Ross e Dwight si accomodarono in un elegante salotto e poco dopo furono raggiunti da una cameriera in livrea scura che portava in braccio la figlia di Demelza. Quanto era cresciuta! Aveva i capelli biondi che formavano morbidi boccoli sulle spalle, i lineamenti delicati sempre più somiglianti a quelli della madre;  indossava un grazioso abito color pesca e delle scarpine di stoffa dello stesso colore. La cameriera la fece scendere in terra, ma non era ancora in grado di camminare da sola. A passo malfermo, sorretta dalla mano della domestica, Julia si accostò ai due uomini e Dwight le parlò dolcemente: “Julia, questo signore è un amico della tua mamma e di zia Caroline. Ti ha portato un regalo per il tuo compleanno! Lo sai che ti ha preso in braccio quando eri piccola piccola, appena nata? Tu non puoi ricordarti di lui, ma lui si ricorda di te e ti vuole molto bene…”
Julia sgranò gli occhi ed osservò con curiosità l’uomo bruno che le tendeva un involto sorridendole. Guardò poi Dwight, come per avere un cenno di incoraggiamento, e sia lui che la domestica la invogliarono ad aprire il pacco per vedere cosa vi fosse contenuto.
Appoggiata al divano su cui i due uomini erano seduti, anzi con una mano sul ginocchio di Dwight ed una sul divano, Julia aspettò buona buona che la cameriera, Molly, scartasse il regalo, senza perdere un dettaglio con i suoi vigili occhietti. Appena la bambola fu alla sua portata Julia la prese e si accovacciò sul pavimento, cominciando a toccarle gli occhi, il naso, la bocca, mormorando “bii..baa”.
“Che cosa sta dicendo?” – chiese Ross.
“Credo che voglia dire bimba” – spiegò la domestica – “bimba, Julia? Vogliamo dare un nome alla bimba?”
Julia, tutta presa dal nuovo gioco, parve ignorare la proposta, ma dopo un po’ disse “Olli”.
“Molly? Vuoi chiamarla Molly come me?”
“Che bella idea! – esclamò Dwight – e vogliamo anche dire grazie al mio amico Ross che te l’ha regalata? Cosa ne dici?”
Sia Molly che Dwight ripeterono varie volte grazie, come si fa con i bambini per insegnare loro a parlare. Alla fine Julia emise un suono che poteva vagamente somigliare ad un grazie, ma la gioia più grande per Ross fu vedere che la piccola gli sorrideva  e che con fiducia, sollevatasi di nuovo in piedi con l’aiuto di Molly,  si avvicinava a lui per mostrargli orgogliosa la sua bambola. Poi, inaspettatamente, la bambina strinse il giocattolo tra le braccia e barcollando mosse due passi da sola, fino a raggiungere Dwight all’altro capo del divano. “Buon Dio, ha camminato da sola! Non lo aveva mai fatto prima!” – esclamò Molly. I tre adulti cominciarono quindi a compiere vari esperimenti, tendendo le braccia verso la piccola, che continuò a tenersi in equilibrio da sola per qualche passo andando ora verso l’uno, ora verso l’altro.
Molly commentò che la signora Demelza sarebbe stata felicissima al suo rientro di scoprire questa bella novità.
Nel frattempo tornò il maggiordomo, che accompagnò Dwight dal padrone che lo attendeva in camera sua. Durante la visita Ross si intrattenne ancora in salotto con Molly e Julia che giocavano, stupendosi di quanto la bambina fosse vispa ed intelligente, oltre che dolcissima.
Dopo poco però lo stesso maggiordomo venne a chiamarlo dicendogli che il tenente Armitage intendeva riceverlo in camera sua. Ross se ne stupì molto, ma non poté compiere la scortesia di negarsi al padrone di casa. Il maggiordomo lo accompagnò al piano superiore, ove si trovavano le stanze da letto, e Ross venne introdotto in quella di Hugh, che notò essere identica a quella di Demelza, con la stessa disposizione dei letti e del mobilio e lo stesso stile nell’arredamento.
Hugh era seduto sul letto, in veste da camera, ed aveva un viso piuttosto sofferente rispetto alla sera della festa. L’ammalato chiese a Dwight di lasciarli soli e a Ross di prendere posto su una poltroncina che il medico aveva occupato fino a pochi minuti prima.
La curiosità di Ross fu presto soddisfatta in quanto il tenente Armitage iniziò a parlare.
“Sono contento, capitano, che siate venuto in casa mia oggi, perché era da molto che avevo intenzione di avere un colloquio con voi. Un colloquio assolutamente amichevole, sia ben chiaro. Ci crediate o no, io non nutro alcun risentimento nei vostri confronti”.
Ross gli sorrise: “Se è per questo, neanche io verso di voi, tenente. Confesso di avervi odiato quando vi vidi con Demelza sul sagrato della chiesa il giorno delle nozze, ma poi il mio stato d’animo è mutato. Demelza mi ha spiegato la situazione tra di voi e….”
“Mi avete compatito” – lo interruppe Hugh.
“Non direi compatito. Per certi versi vi ho ammirato, ma anche profondamente invidiato, e tale sentimento si è accresciuto dopo il mio recente ritorno in Inghilterra. Del resto, tenente, come potrei non invidiarvi, visto che possedete tutto ciò che desidero?”
Hugh scoppiò a ridere: “Lo credete davvero? Forse sono io a dover invidiare voi per la stessa ragione! Avete la salute, il vigore, la possibilità di fare progetti per il futuro… tutte cose che a me sono precluse! Inoltre avete una donna che vi ama al punto di raccontarvi un mucchio di menzogne pur di allontanarvi da lei, per il vostro bene; una donna che vi ama profondamente e disperatamente, da molto prima che faceste irruzione in casa nostra”.
Ross ammutolì. Dunque non era vero che Demelza aspettava un figlio e che i rapporti con suo marito erano mutati? Dopo qualche attimo di silenzio domandò al padrone di casa: “Perché mi state dicendo tutto ciò?”
“Quando il proprio destino è segnato, capitano, si guardano le cose da una prospettiva diversa. Io non mi sento in competizione con voi, come invece credo sia accaduto a voi con me. Volevo solo che sapeste che non avete perduto Demelza per causa mia e che non dovete provare invidia nei miei confronti per il fatto che ho sposato la donna che amate. Demelza ama voi, e questa è la ragione per cui non riesce ad amare me, che pure le ho dichiarato la vera natura dei miei sentimenti. E’ vero, io vivo con lei, posso godere quotidianamente della sua compagnia, dei suoi sorrisi, della sua dolcezza; condividiamo tanti bei momenti felici, ma entrambi sappiamo che questa felicità non sarà mai completa, e non solo perché a me manca il tempo necessario. Ma se io non posso essere felice, non è detto che non dobbiate esserlo neppure voi.”
Hugh fece una pausa e deglutì un sorso d’acqua da un bicchiere che era sul comodino.
“A Demelza non l’ho detto, ma ho quasi perduto l’uso dell’occhio destro, sapete? Dwight me lo ha appena confermato”.
“Sono dolente” – biascicò Ross imbarazzato.
“Non vi addolorate, è già tanto come sia sopravvissuto finora! Il mio destino era scritto da tempo. L’unica cosa che desidero è che questi ultimi mesi che mi restano siano sereni, voglio ricordare solo le cose belle e non quelle spiacevoli. E voglio che anche Demelza sia tranquilla. Per questo ci tenevo a parlarvi. Mi ha raccontato per sommi capi cosa è successo l’altra notte dai Braddington; naturalmente è convinta di essere nel giusto, ma sta soffrendo terribilmente. Pensa che voi ora la odiate e la disprezziate.”
“Non è così, non potrei mai odiarla, anche se, devo ammetterlo, le cose che mi ha detto mi hanno ferito profondamente” - disse Ross.
“Posso chiedervi quali sono le vostre future intenzioni?” – chiese Hugh.
Ross si guardò la punta degli stivali, piuttosto imbarazzato.
“Questa mattina io e Dwight ne abbiamo parlato a lungo. Credo che Demelza non abbia tutti i torti. La cosa più ragionevole è abbandonare la carriera militare e tornare in Cornovaglia; mia moglie è in procinto di partorire, devo starle vicino e discutere con lei della nostra situazione… ma già so che Elizabeth è irragionevole, non ho molte speranze che rinsavisca. Quanto a Demelza… io la amo, so che lei mi ricambia, ma gli ostacoli che ci dividono al momento paiono insormontabili, quanto meno da parte sua”.
“Capisco perfettamente – commentò Hugh - Forse, se posso permettermi, avete commesso l’errore di dare Demelza per scontata, rischiando di perderla per sempre. L’impressione che ho avuto io, da quel poco che mia moglie mi ha confidato, è che tra voi due sia nata quasi subito una forte attrazione, vissuta con sensi di colpa da entrambe le parti. Quando a quella passione è stato dato libero sfogo voi avete pensato che si trattasse di un punto di arrivo, mentre era solo un punto di partenza. “
“E’ così - ammise Ross – Con Demelza ho commesso lo stesso errore di quattro anni fa, quando tornai dal Nuovo Mondo. Credevo di conoscere Elizabeth in profondità, che il sentimento che ci legava fosse più forte di tutto, invece mi sono portato in casa una estranea. Tra me e Demelza c’è stata da subito complicità, poi è subentrata la passione, ma a volte ho l’impressione di non averla compresa davvero fino in fondo”.
“So bene che i consigli non richiesti sono i meno graditi, capitano Poldark, ma poiché ho a cuore il bene di Demelza vorrei dirvi cosa penso della situazione: fate poi della mia opinione l’uso che ritenete”.
“Parlate pure, vi ascolto” – lo incitò Ross.
“Demelza è una donna semplice: una ragazza del popolo, che ha puntato a migliorare se stessa senza mai scavalcare gli altri, incapace di provare rabbia o invidia per chi è stato più fortunato di lei. Per lei vostra moglie ed i vostri figli sono sacri. I suoi valori sono semplici, ma non negoziabili. L’unica volta in cui ha sacrificato la sua libertà, sposando un uomo che non amava, lo ha fatto per il bene di sua figlia, ma non transigerebbe sui suoi principi per amore di un uomo, neanche se si tratta di voi. Per questo vi consiglio, anche quando io non ci sarò più, di non farle pressioni. Lasciatela libera di scegliere le forme ed i momenti più opportuni per riallacciare un contatto con voi. E non rincorrete troppo la felicità: forse sarà lei a trovare un modo inaspettato di raggiungervi! Ah, un’ultima cosa: non lasciate Londra senza chiarirvi con Demelza. Se lo ritenete, potete aspettare che rientri; nel frattempo sarete mio ospite a pranzo”.
“Vi ringrazio molto dell’invito, ma credo che le lascerò un biglietto, così che possa mettermi in viaggio con la prima diligenza utile” – rispose Ross.
Salutò Hugh con una vigorosa stretta di mano, ringraziandolo ed esprimendogli tutta la sua stima. Ross era sicuro che pochi uomini sarebbero stati capaci di comportarsi allo stesso modo di Armitage: quell’uomo aveva una grande statura morale e meritava tutto il suo rispetto.
Quel pomeriggio Demelza trovò dunque sullo scrittoio in camera sua, in bella vista, una lettera inaspettata, che lesse avidamente con il cuore gonfio di emozione.
“Cara Demelza,
quando leggerai questa lettera sarò in viaggio verso Nampara. Ritorno a casa, alla mia miniera, alle mie terre, alla mia famiglia. Mi farò carico dei miei doveri di padre e di marito, ai quali mi hai richiamato la scorsa notte. Faccio ciò che è giusto e corretto, sebbene non corrisponda ai desideri più profondi del mio cuore. Spero, in tal modo, di essere nuovamente meritevole della tua stima.
Sappi che hai avuto un ruolo determinante in questa scelta; in fondo sei sempre stata la più ragionevole di noi due. Non posso accontentarti, però, in tutto quello che mi hai chiesto l’altra sera: non posso essere lo sposo affettuoso e sincero che Elizabeth vorrebbe accanto, e non puoi chiedermi neppure di dimenticarti, perché sarebbe più semplice strapparmi il cuore dal petto.
Abbi cura di te e di Julia: so che Hugh vi proteggerà più e meglio di come potrei fare io. Nel frattempo, cercherò di impegnarmi in qualcosa che renda più sopportabile la tua assenza, augurandomi che questo tra noi sia solo un arrivederci e non un definitivo addio.
Tuo, Ross”.

 

 

  
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