Anime & Manga > One Piece/All'arrembaggio!
Segui la storia  |       
Autore: Onda nel silenzio    02/08/2021    2 recensioni
Sono sempre più vicini.
"Hai solo voglia di urlare per il gusto di farlo!"
"Oh, no, quella è una tua specialità."
Zoro è più alto di lei di due spanne, ma Nami torreggia di fronte a lui come se fossero alla pari, mantenendo il mento sollevato in un gesto di superiorità volto ad annullare quel divario - l'ostinazione ad averla sempre vinta con lui è qualcosa che l'anima quanto l'urgenza di soddisfare un bisogno fisico.
Si fissano entrambi con astio, in una muta sfida atta a stabilire chi distoglierà per primo lo sguardo, i loro respiri che si scontrano. Poi, come se quel ricordo li colpisse con la stessa intensità nel medesimo istante, viaggiano con la mente in una stanza alimentata soltanto da una luce soffusa, dove lei è appoggiata al muro, dove lui ce la spinge contro tappandole la bocca, l'erezione premuta contro al suo corpo seminudo.
Il respiro muore in gola a entrambi. Zoro distoglie lo sguardo, Nami indietreggia.
Quella battaglia la perdono entrambi.
Genere: Avventura, Azione, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Monkey D. Rufy, Nami, Nico Robin, Roronoa Zoro, Sanji | Coppie: Nami/Zoro
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A




Quando Nami varca la soglia della sala da pranzo ha l'impressione che la stanza sia illuminata da una luce diversa - una luce intensa, radiosa, che la conforta come una promessa. Ci sono parecchi clienti seduti ai tavoli, il loro brusio inonda l'intero locale, ma lei non sente e non vede nessuno all'infuori di lui. È come se i suoi occhi avessero saputo sin da subito dove posarsi, senza alcun bisogno di cercare.
Scoprire che anche lui la stava già guardando è bello, meraviglioso, confortante.
Zoro è seduto fra i festanti Franky e Brook, con Chopper che ride contento sulle sue spalle. Le sembra sereno, eppure Nami legge al tempo stesso una moltitudine di emozioni diverse sul suo viso. Incertezza, sorpresa, preoccupazione, sollievo - troppe tutte assieme.
È la prima volta che Zoro la guarda in quel modo, senza curarsi di apparire forte, sicuro, controllato, come se avesse dimenticato di celare ciò che sente, come se non gli importasse più.
Nami pensa che la lotta contro il veleno l'abbia semplicemente stancato oltremodo, che Zoro abbia soltanto bisogno di rilassarsi, di divertirsi, di festeggiare. Perciò, anche se sente il dolore mescolarsi ripetutamente alla gioia, mentre lo guarda, gli sorride.
Il suo cuore s'incrina e si scalda e si agita non appena incurva le labbra. Zoro piega appena gli angoli della bocca all'insù, restituendole un accenno di sorriso. Dura tutto un istante, un attimo tanto breve da darle l'impressione di averlo soltanto immaginato, ma Nami sa che ha visto bene. Il suo è stato un sorriso vero, un sorriso che Zoro ha voluto mostrare solo a lei. Quando lo vede sollevare un bicchiere mezzo pieno nella sua direzione, Nami capisce che quello è il suo modo di salutarla, e sente i propri piedi muoversi spontaneamente in avanti.
Le sembra che una bolla si spezzi in quell'esatto istante, permettendole di vedere e sentire il resto dei suoi compagni seduti al tavolo. Chopper è armato di bacchette e sta sgridando Rufy intento a fregare cibo dal piatto di Zoro. Sanji, i nervi a fior di pelle, gli intima di comportarsi per una volta da persona normale, di avere almeno un po' di rispetto per chi è ancora in convalescenza. Ma Zoro non sembra fare caso al cibo che sparisce dal suo piatto, dà l'impressione di essere immerso con gratitudine in quella chiassosa atmosfera che sa di casa e basta.
"Ehi, fei arrifata, finalmente!" biascica Rufy a bocca piena, mentre Usop gli versa qualcosa di non meglio identificato nel bicchiere con un ghigno vendicativo.
Nami getta una rapida occhiata al capitano, prima di incrociare lo sguardo attento di Robin, la sua ancora, e si sente in pace.
Perché sono tutti insieme, perché stanno tutti bene. Ed è questo l'importante.
Nami punta un dito verso Zoro, una mano sul fianco, un sorriso malandrino sulle labbra. "Ti sei guadagnato un pagamento extra."
Quello è il suo modo di ringraziarlo, di dirgli basta liti, e sa che Zoro lo capisce.
"Come come? Non credo alle mie orecchie" esala Franky "... domani Foxy diventerà il Re dei Pirati!"
Scoppiano tutti a ridere, tranne lei. Zoro incrocia le braccia al petto, rivolgendole un sorriso compiaciuto - uno dei suoi soliti, stavolta, uno di quelli che ispirano la voglia di prenderlo a pugni. "Voglio anche gli interessi."
Il suono delle risa dei suoi compagni si fa più alto, mentre Nami trasale, mezza divertita e mezza indignata.





~~~




Un irresistibile profumo di risotto al curry oltrepassa la cucina, diffondendosi rapidamente nel locale. L'uomo al bancone batte un piede sulla sedia, l'acquolina in bocca, lo stomaco che brontola con impazienza.
"Allora, Takumi, vuoi farmi morire di fame?"
Il proprietario del pub gli versa altro scotch nel bicchiere roteando gli occhi al cielo. "Non agitarti come tuo solito, Barry. Il tuo pranzo arriverà fra un paio di minuti."
"Umph... non è colpa mia se tua moglie è così brava a cucinare da farmi scalpitare ogni volta come un animale affamato."
"Farò finta di non aver sentito la tua risposta ambigua! A proposito di cuochi, tornando al discorso di prima..."
Barry beve un sorso di scotch, schioccando le labbra. "Oh, già, il biondino di cui stavamo parlando diceva di essere un cuoco! Sbaglio o aveva promesso che una sera avrebbe cucinato per il pub, prima di lasciare la città?"
Takumi annuisce con un sospiro. "E l'avrebbe fatto, se non fosse stato costretto ad andarsene all'improvviso."
Barry picchietta le dita sul tavolo con aria affranta. "Ho appena realizzato che assieme al biondino dovrò dire addio a quella bellezza che l'accompagnava tutte le volte."
"Chi, Robin?"
"Di chi vuoi che stia parlando, scusa? Robin... ah, che nome esotico, così da lei, così..."
"Stai delirando" conclude Takumi quando lo vede guardare verso l'alto con espressione sognante, in cerca dell'aggettivo giusto.
"Probabile."
"E comunque, è meglio così per entrambi. Il loro capitano ha raso al suolo Villa Serenity, rendiamocene conto." Takumi trangugia in un solo sorso il caffè che si è appena preparato. "Ci credo che Sanji e il resto della ciurma abbiano voluto levare le tende, con tutto il malcontento che si è creato."
Era riasputo che Scorpion gestiva la maggior parte dei traffici loschi della città e assicurava una carriera facilitata alle donne che gli si rivolgevano. La sua fuga improvvisa aveva comportato un brusco calo dei guadagni per parecchie persone, oltre a una sospensione dei tornei nell'Arena Infernale, rimasta sprovvista dei finanziamenti del suo padrone - Takumi ormai non sentiva parlare d'altro.
"Quanti giorni sono passati da quando se ne sono andati?" domanda Barry.
"Quattro, se non erro."
"E sai dove sono?"
Takumi scuote la testa in segno di diniego, ma mente. Ha promesso a Sanji di non parlare troppo con i clienti, anche a quelli di cui si fida, come Barry. Ha sentito il cuoco tramite radio-snail e sa che lui e il resto dei suoi compagni si sono allontanati parecchio da Wonder. Da quanto ha capito il famoso Rio, proprietario dello Stardust, si è offerto di ospitare la ciurma di Capello di Paglia nella sua residenza ad Alma Nera - ma questo non può certo dirlo.
"Peccato, avrei assaggiato volentieri qualcosa preparato da Sanji." Barry sbuffa con aria affranta. "Oh, ma 'sto riso? Ho una fame che mi mangerei pure te!"
"Eccolo, eccolo!" ribatte Takumi.
La porta della cucina si apre infatti in quel momento. Sua moglie fa la propria comparsa con un piatto fumante tra le mani, lo appoggia al bancone sotto il naso di Barry e gli sorride soddisfatta.
"Ora mangia e sta' zitto" gli intima.
"Oh, beh... volevo provare la cucina di Sanji, però vedendo quanto sei bella ogni volta che mi servi da mangiare penso di poterne fare a meno!"
Takumi ringhia minacciosamente nella sua direzione. "Attento a quel dici!"





~~~




Il mare è calmo, ma il tramonto che ne incendia la superficie lo fa apparire a tratti agitato. Alec è seduto sul bagnasciuga e tiene lo sguardo fisso su un punto lontano, l'espressione assorta.
Nami gli va incontro camminando a piedi nudi sulla sabbia. Dopo l'incidente nella Foresta Incantata lo aveva sentito unicamente tramite radio-snail, per assicurargli che stava bene, che tutto si era risolto per il meglio, e gli aveva detto di non preoccuparsi.
Si era scusata più volte per averlo coinvolto in una situazione rischiosa, finché lui non aveva liberato una risata spontanea dall'altro capo della cornetta e aveva alleggerito la tensione con una battuta. 'Guarda che mi hai fornito un sacco di materiale per il prossimo spettacolo!', le aveva detto, e per un attimo Nami si era sentita di nuovo leggera, malgrado la stanchezza, malgrado la paura che le condizioni di Zoro - ancora privo di conoscenza - potessero peggiorare.
"Hai la faccia da bello e dannato, mentre guardi il mare con quell'espressione, lo sai?"
Alec volta la testa nella sua direzione, colto di sorpresa. "Nami!" La guarda come se lei fosse improvvisamente piovuta dal cielo, dandole conferma che non l'aveva vista avvicinarsi. "Cavolo, avevo proprio la testa fra le nuvole!"
Lei gli si siede accanto, posando i gomiti sulle ginocchia. "Non sarà che da quando hai finito le ferie ti fanno lavorare troppo?"
Alec la osserva attentamente, il sorriso sulle labbra. Sembra davvero contento di essere lì.
Nami agita una mano davanti al suo viso. "Pronto, ci sei?"
Lui gliela scosta subito, restituendole un'occhiata intensa, animata da un lampo di divertimento. "Dovevo soltanto riabituarmi a vederti in carne e ossa."
Nami solleva il mento con fare fintamente altezzoso. "Oh, beh, modestamente..."
Per un po' parlano di tutto e di niente, dimentichi del reale motivo per cui sono lì, come se entrambi sentissero il bisogno di concedersi più tempo, di dare importanza a ogni secondo speso.
Alle loro spalle, la villa di Rio domina incontrastata su quella spiaggia tranquilla, le pareti bianche come farina che brillano di una luce abbacinante anche al tramonto.
"Non so per quanto tempo ancora resteremo sull'isola."
A quelle parole di Nami, Alec assume un'espressione seria.
"Rufy non sembra intenzionato ad andarsene. Sospetto che Hancock gli abbia lanciato un incantesimo sconosciuto" la sente scherzare.
"Oppure il vostro capitano crede semplicemente che abbiate ancora bisogno di tempo per voi, per stare assieme senza pensare a nient'altro che divertirvi, prima di riprendere il vostro viaggio per mare."
Nami lo scruta a lungo, in silenzio. "La penso anch'io in questo modo" ammette poi. Si chiede come faccia Alec a essere così perspicace con persone che non conosce - forse è fare l'attore, lavorare costantemente con le emozioni, a renderlo così empatico. O magari è quella sua strana somiglianza con Rufy che gli permette di indovinarne le intenzioni con facilità.
"In fondo ci ha fatto bene stare in questo posto. Avevamo tutti bisogno di giorni così..." Nami sistema una ciocca di capelli dietro all'orecchio, accarezzata da un piacevole venticello odoroso di salsedine. "Certo, ci sono state parecchie 'interferenze' per alcuni di noi..."
"Specialmente per Chopper. Credo che lui avrebbe qualcosa da ridire a riguardo."
Si fissano con l'ombra di un sorriso gemello sul volto, poi scoppiano a ridere.
Per questo Nami resta spiazzata non appena sente le sue parole successive.
"Non è facile dirti addio."
Nel vento c'è ancora il retrogusto delle loro risate, della loro complicità, mentre Alec osserva la superficie del mare con un velo di tristezza negli occhi.
"Anche per me non lo è" ammette Nami senza smettere di guardarlo, ma è la cosa giusta da fare, pensa con amarezza - e sa che lui la vede nello stesso modo.
"Mi hai insegnato molto."
Cosa?
Alec non la guarda, ma immagina - o forse semplicemente intravede - la sua espressione interdetta. "Oh, è proprio così. Più di quanto tu creda."
Quando si alza in piedi a Nami viene automatico fare altrettanto. "Fra i due quello che ha insegnato qualcosa all'altra sei tu."
"Ma non sono stato il solo" insiste lui, un sorriso enigmatico. I raggi del sole al tramonto si stendono sul suo viso - sembra sereno, nonostante il velo di tristezza calato su entrambi.
"Cosa farai ora?" la voce di Nami è bassa, intrisa già di nostalgia.
Alec si passa una mano fra i capelli, il suo sguardo vaga in un punto immaginario dietro di lei, mentre assume un'aria pensierosa. "Cercherò altre belle donne da coccolare."
Nami libera un verso che è un misto fra un sospiro e una risata troncata sul nascere, scuotendo la testa. Ci era quasi cascata, si era aspettata una risposta seria, dimentica di avere a che fare con un attore scalmanato, ma al tempo stesso capisce che quello è il modo di Alec per rendere il loro saluto più semplice.
"Detta così suona veramente male."
"Non per me."
"Difatti non è per te che suona male, ma per..." Nami lascia la frase in sospeso, indicando se stessa con un gesto eloquente, un sopracciglio inarcato.
Alec fa un passo verso di lei, riducendo la distanza che li separa. "Sto rischiando di finire fulminato?"
"Decisamente."
Si guardano in silenzio, la voglia di ridere che eppure non basta a tramutare in realtà quel bisogno, una strana sensazione di malinconia condivisa.
Poi Alec l'abbraccia, cogliendola alla sprovvista. Il vento soffia fra loro, trasportando via i pensieri che animano entrambi, mentre Nami ricambia quella stretta con dita tremanti.
"Ti auguro di innamorati di nuovo" gli mormora a occhi chiusi, la testa posata sulla sua spalla.
"E io che tu non debba più farlo."
La voce di Alec è carica di una calorosa speranza. Nami sa bene cosa intende dire, e le tremano le labbra. Non gli ha parlato della decisione che ha preso, e non intende farlo adesso, non mentre si stanno salutando per l'ultima volta.
Quando si separano, Nami ha la sensazione che il mare stia sospirando, come se volesse esprimere al posto suo quanto le costa quel saluto.
Sul serio... sono diventata così melodrammatica? Devo riprendermi, chr cavolo!
Il cielo ormai si è fatto più scuro, gli ultimi lembi di sole scivolano pigramente verso il basso, inghiottiti dalla linea dell'orizzonte. Alec le rivolge un luminoso sorriso, prima di darle le spalle e incamminarsi nella direzione opposta. Nami rimane ferma sul posto, senza riuscire a smettere di guardarlo, un nodo in gola.
"Dannazione, mi è entrato un moscerino nell'occhio!" Alec si volta di scatto coprendosi il volto con le mani, poi le sposta poco dopo, facendole l'occhiolino, un sorriso furbo sulle labbra.
In un'altra circostanza Nami si porterebbe una mano alla fronte, sospirando con aria di compatimento, ma non è questo il caso - gli è di nuovo grata del suo tentativo di alleggerire quell'addio. Così si copre la bocca per celare una smorfia triste, gli occhi lucidi, e agita un braccio in alto in segno di saluto.
Alec ammicca verso di lei subito dopo aver spostato lo sguardo in un punto dietro di lei, in direzione della villa, ma forse si tratta unicamente di un'illusione creata dalla scarsa luce. Quando le dà definitivamente le spalle, Nami fa dietro front, bisognosa di muoversi, di allontanarsi a sua volta. Non deve percorrere molti metri per tornare alla villa, e se non fosse immersa nei propri pensieri, noterebbe subito la persona seduta sui gradini della scaletta che conduce in veranda.
"Stai piangendo?"
Nami sussulta sorpresa. Non appena alza lo sguardo dalla sabbia e volta la testa di lato si accorge di avere Zoro di fronte. Gli fa un cenno di diniego, poi si avvicina alla scaletta cercando di nascondere gli occhi lucidi.
"Posso?" chiede, indicandogli di spostarsi per farla passare.
"Cosa c'è fra voi?"
Nami si blocca sul posto.
Non può aver sentito bene.
"Fra te - e quell'Alec" specifica Zoro, togliendole ogni dubbio.
Il suo tono è calmo, ma lei non sa come reagire.
"Dimmelo, Nami" - e la sua voce si fa improvvisamente più bassa - "ho bisogno di saperlo."
Ormai non c'è quasi più luce sulla spiaggia, i pilastri della veranda hanno smesso di brillare di un bianco intenso. È buffo che Nami si stia soffermando su quel pensiero in un momento del genere - eppure è proprio ciò di cui ha bisogno, perché ha una sensazione orrenda.
"Come mai vuoi saperlo?" La voce le esce in un impulso involontario. "Perché dovrei dirtelo?"
Zoro si alza in piedi, ma resta davanti alla scaletta senza liberarle il passaggio. Le luci alle finestre sono spente - non c'è nessuno nelle vicinanze, nessuno su cui poter contare per una comparsata improvvisa.
Nami alza lo sguardo su di lui e in quell'esatto istante il suo cuore perde un battito, totalmente spiazzato. Perché Zoro ha un'espressione tormentata, come se, come se...
"No" mormora semplicemente.
"Nami..."
Lei fa un passo indietro, scuotendo la testa, e quella reazione è sufficiente a farlo bloccare.
L'aveva evitata per giorni, rifiutandosi di darle spiegazioni. Era andato a letto con un'altra, le aveva detto che non provava niente per lei, che sarebbe stato solo sesso - e adesso vuole farle credere che-
Non ci provare, non osare, non-
"Nami" lo sente ripetere smarrito.
Aveva detto niente liti, ma-
"Non ti avvicinare!"
Trema.
Di rabbia, di confusione, di paura.
"Non ti avvicinare, dannazione!" ordina di nuovo, perché Zoro ha fatto un passo nella sua direzione e lei è incapace di muoversi.
"Mi hai detto che non provi niente." Nami deglutisce, la bocca secca. Vorrebbe distogliere lo sguardo dal suo, ma non ne è in grado.
"Non l'ho mai detto." Zoro mantiene il contatto visivo con fermezza.
Quando si è mosso ancora? Perché è più vicino?
"Però me l'hai dimostrato. Non hai negato, quando ti ho chiesto-
Le parole le muoiono in gola. Il suo cuore, traditore, libera battiti più veloci. Il fiato le scivola fuori dai polmoni. Perché Zoro ha annullato la distanza che li separa - e la sta abbracciando.
"Non era vero."
Nami si irrigidisce completamente, incapace di muovere un solo muscolo. Le sue mani le cingono la schiena in una stretta morbida, senza imprigionarla.
"Non era vero, Nami."
Il suo respiro le solletica la nuca. Zoro le parla in tono basso, come se gli costasse uno sforzo immane dar voce a quel pensiero, come se avesse paura di farlo - e lei sussulta, avvolta da un calore interno che le pulsa nel petto, contro al suo, mentre quelle parole le rimbombano nella testa. Zoro muove le dita della mano sinistra sulla sua spina dorsale, premendo quelle della destra sulla sua scapola.
"Lasciami andare, Zoro." La voce le esce in un mormorio freddo. Nami ha di nuovo l'impressione di aver parlato all'infuori del suo corpo, di stare osservando la scena da un'altra prospettiva - come quel giorno, quando si era sentita morire dentro.
Appena Zoro molla la presa su di lei le sembra di riaffiorare in superficie - di annegare - di riprendere fiato - di soffocare.
Lui la guarda con espressione lacerata, come quella notte, quella notte in cui l'ha baciata senza alcuna gentilezza, senza alcuna pietà. Ma stavolta non è fradicio di pioggia, di alcol, di rabbia, è solo-
"Smarrito" Nami gli parla in tono incolore, senza smettere di guardarlo, "sei solo smarrito, Zoro. E io non sono il tuo giocattolo."
Ora che lui non la sta più toccando sente il fuoco agitarsi nuovamente dentro di lei, dandole il tormento.
"Potrei venire a letto con te" gli dice.
Lo vede sgranare l'occhio, sorpreso, mentre una rabbia incontrollata prende possesso di lei.
"Potrei venire a letto con te, Zoro" ripete, "e il giorno dopo cambieresti di nuovo idea, lo so."
"No, non lo sai." La voce di lui, adesso, è tagliente.
"Sai cos'altro so?" continua Nami, ignorandolo. "Che ti ho cercato, che ti ho chiesto spiegazioni, e tu me le hai negate." Le tremano le braccia. "Ho provato a far finta di nulla, a lasciarmi tutto questo alla spalle - e stava andando bene in questi giorni, vero?, sembrava che le cose fossero tornate come prima, fra noi. E tu adesso" alza un mano col palmo aperto nella sua direzione, bloccando sul nascere il suo tentativo di parlare, "te ne esci con 'non era vero'?"
"Non l'avevo capito nemmeno io, Nami - non avevo capito che-
"Basta!"
Zoro serra le labbra, scuro in volto. Lei distoglie lo sguardo, stringendo i pugni. "Non voglio sentire altro. Non devi più azzardarti a dirmi una cosa del genere!"
In lontananza iniziano a sentirsi le voci di Rufy e Hancock, portate dal vento.
Nami passa in fretta davanti a Zoro, salendo la scaletta che conduce in veranda.
"Stai scappando via" lo sente dirle in tono duro.
Lei esita un attimo sulla soglia della porta d'ingresso, un sorriso amaro. "Dovresti saperlo" posa una mano sulla maniglia, tirandola, "che sono una gatta ladra."
Nami entra immediatamente in soggiorno richiudendosi la porta alle spalle. Se avesse il dono dell'ubiquità, vedrebbe Rufy correre incontro allo spadaccino in veranda, salutarlo e non ricevere alcuna reazione da parte sua.
Se potesse leggergli nella mente, Nami saprebbe con esattezza cosa sta pensando Zoro in quel momento.
E avrebbe paura.
Paura di rimanere ancora sola con lui.












Note: okay, immagino che ora qualcuno stia meditando di compiere un omicidio, però, però... poi niente seguito!
Ormai manca poco alla fine, i capitoli saranno 18 in tutto, dai che al mio sadismo c'è fine!
Spero che il cambio di font non crei disturbo, conto di modificare anche il resto dei capitoli con Georgia, appena riesco.
Grazie ancora per il supporto <3
Alla prossima!
  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > One Piece/All'arrembaggio! / Vai alla pagina dell'autore: Onda nel silenzio