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Autore: yonoi    03/08/2021    19 recensioni
Per fare un camposanto ci vogliono anzitutto i defunti, quelli che hanno solo la lapide con il nome e quelli ricchi col mausoleo di famiglia. Se si è in un posto di mare ci vuole un po’ di pineta, e le frecce dei cipressi che indicano “lassù”. Il galateo impone di non disturbare, ma si possono sempre scambiare due chiacchiere col vicino di cassa, e magari pensare d’essere innamorati.
Prima classificata a pari merito al contest “No, honey, you don’t love me”, indetto da Earth sul Forum di EFP.
Genere: Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il clandestino dell’aldilà
 

 
 

Il primo moto del cuore? Avevo sedici anni, ed ero qui da poco.
Ho conservato a lungo i ricordi delle ultime ore. L’aroma di arancia amara degli sciroppi, la luce che filtrava dalle imposte accostate. Il mio naso affilato come se già fosse d’osso, eppure le narici s’erano fatte più sensibili. Le tende si gonfiavano col profumo dei pini, e con i miei occhi caduti nel centro delle orbite vedevo o meglio intuivo brevi scaglie di mare al di là del giardino. Forse era un’illusione indotta dalla febbre.
Durante il funerale mi concessi un sonnellino, cullata dai suffumigi degli incensi e dalla sensazione di lieve capogiro che è propria dei morti nuovi, quelli che ancora faticano ad accorgersene. Poi eccomi di nuovo all’aperto, in processione. Le coccole dei cipressi ai lati della strada, la terra battuta era già polvere sotto il sole. Mentre mi calavano giù mi lasciai distrarre da uno dei portantini, davvero attraente.  
Giunsi a destinazione, nell’umido, con un balzo.
Mi guardai intorno: il tumulo odorava dell’ultima pioggia e un piccolo verme rosa, rivoltato qua e là dalla vanga, stentava a raccapezzarsi tra le zolle. Dalle lapidi in fila, dalle monumentali cappelle famigliari, file d’occhi mi scrutavano come comari dietro agli scuri.  
Da allora era trascorsa un po’ di eternità – quanto, non saprei dirlo – finché un nuovo inquilino fu sepolto nella fossa vicina. Presentandosi, mi chiese perché mi trovavo lì.
“Per la febbre, signore.”
“Io, invece, per amore.”
Con la coda dell’occhio sbirciai tra i pizzi della cassa: il nuovo venuto era assai più grazioso del beccamorto che mi aveva deposto. Sicché ritenni opportuno informarmi.
“Non era ricambiato?”
“I suoi l’hanno costretta a sposare un altro. Così sono venuto ad attenderla qui. Il mausoleo della sua famiglia è quello laggiù, con gli angeli.”
“Quindi, lei è un suicida? Un clandestino?”
“Attenta, ragazzina: i morti sono pettegoli, non hanno nient’altro da fare tutto il giorno. Se si viene a sapere mi cacceranno, e allora sarà impossibile per me ritrovarla.”
Parlammo insieme a lungo, e ancora oggi non so se quel languore che avvertivo nelle viscere era questione di muffa che stava incominciando o se si trattava d’altro. So solo che augurai a quella sconosciuta di campare in eterno, lasciando noi due felici nella morte.
“Forse ci vorrà tempo. Prima che lei arrivi, intendo. Nel frattempo potremmo farci compagnia.”
“Una compagnia da buoni amici, certo.”
“Niente altro di più?”
“Tu sei una ragazzina,” rise il clandestino. “Immagino che ti avranno seppellito con le bambole.” 
Lei invece sarà decrepita quando arriverà qui, con tanta polvere nella testa che non ricorderà niente, tanto meno riuscirà a ricordarsi di te. Lo pensai veramente, ma poi iniziai ad avvertire una spossatezza dolce. Le mie vesti si sgonfiarono come le vele al largo, quando il vento cade improvvisamente. L’edera, arrampicandosi, coprì il mio nome sulla lapide fuori.
Così, non seppi mai se il clandestino s’era ricongiunto al suo amore.
Restò solo il silenzio, e in lontananza il brusio cadenzato del mare.
  
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