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Autore: JenTheSweetie    06/08/2021    4 recensioni
Dal testo: La prima volta che Sherlock era tornato a casa e aveva detto: "Ho appena viaggiato nel tempo," John aveva risposto, "Mm, okay. Vuoi un toast?" (sequel di A strict progression of cause to effect)
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson, Mycroft Holmes, Sherlock Holmes
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'A strict progression of cause to effect'
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NdT: Ecco, lo so che non credete ai vostri occhi vedendo il mio nome di fianco a un rating verde. Stento a crederlo pure io, ma era una shottina troppo divertente. Questa storia è il sequel di "A strict progression of cause to effect", che andrebbe letta prima per capirci qualcosa 😉

Titolo: The longest distance between two places
Traduttrice: T'Jill

 La distanza più lunga tra due punti

 

"Gesù Cristo ", disse John mentre Sherlock si materializzava davanti a lui alle due in punto di un piovoso martedì, "quante volte devo dirti di non farlo in soggiorno?"

“Scusa,” disse Sherlock. "Avevo mirato alle scale."

"Be', le hai mancate,” disse John. "Di un bel po’."

"Meglio della volta in cui sono finito sul tetto,” disse Sherlock.

"Scusa,” disse John, "il tetto?"

"Ah,” disse Sherlock, "forse la prossima settimana."

“È sconvolgente, ti rendi conto. Uno di questi giorni penserò che sei un intruso e ti sparerò.”

"Ecco un consiglio,” disse Sherlock, "se qualcuno entra dalla finestra o sfonda la porta, probabilmente è un intruso, ma se appare di fronte a te senza preavviso, probabilmente sono solo io."

"Grazie,” disse John. "Cercherò di tenerlo a mente."


***


La prima volta che Sherlock era tornato a casa e aveva detto: "Ho appena viaggiato nel tempo," John aveva risposto, "Mm, okay. Vuoi un toast?"

“Dico sul serio,” aveva esclamato Sherlock.

"Okay,” aveva detto John. "Ti sei fatto di cloroformio o qualcosa del genere, oggi?"

"Incredibile!" aveva detto Sherlock, andandosene nella sua stanza pestando forte i piedi.

La seconda volta che Sherlock tornò a casa e disse: "Ho appena viaggiato nel tempo,” lo fece pochi secondi dopo essere apparso dal nulla nel mezzo della cucina, e John disse: "Cazzo!" e "Ma che cazzo!" e "Come cazzo!" e ancora "Cazzo!", più volte, per buona misura.

John seguì Sherlock nel laboratorio sotto la British Library ("Un laboratorio sotterraneo, sul serio,” mormorò) dove incontrarono Mycroft ("Avrei dovuto immaginare che saresti stato coinvolto in qualcosa del genere, dannato grande supercriminale") e dove furono presentati al dottor Johnson, distaccato da Baskerville ("Grande sorpresa, questa") e fu loro mostrata La Macchina, come la chiamava Sherlock, con le iniziali maiuscole pesantemente sottintese.

"Quindi mi stai dicendo,” disse John, "che sta permettendo a una persona di provare il viaggio nel tempo, ed è lui?"

“Be'“, disse il dottor Johnson, “ci sono alcuni rischi e il signor Holmes ci ha assicurato che lui avrebbe...”

"Ho detto a Mycroft che avrei detto alla mamma che stava sconvolgendo il tessuto della realtà se non me l’avesse lasciato provare per primo,” lo interruppe Sherlock.

Mycroft strinse gli occhi. "I poteri di osservazione e la confidenza di Sherlock con il travestimento e l'inganno lo rendono adatto al compito in modo particolare e, naturalmente, possiamo garantire la sua discrezione."

"Ma è pericoloso?" disse John.

"Probabilmente no,” disse il dottor Johnson. "L'abbiamo testato con una vasta gamma di flora e fauna prima di passare al signor Holmes."

"Meraviglioso,” disse John. "Questo è molto rassicurante."


***


"Probabilmente hai qualche domanda,” disse Sherlock mentre emergevano di nuovo nella luce del sole di Euston Road.

"Uhm, sì, qualcuna,” disse John. "Quante volte l'hai fatto?"

"Tre,” disse Sherlock, "compreso oggi."

“E questo è oggi per me, o oggi per te, o...”

“È oggi per entrambi,” disse Sherlock. "Sono venuto dalle sette del mattino."

"E puoi andare avanti e indietro nel tempo?"

"Naturalmente."

"Ti sei mai imbattuto in te stesso?"

“No,” disse Sherlock. “Prendo precauzioni abbastanza serie per non farlo. Non siamo del tutto sicuri di cosa accadrebbe se lo facessi.”

"Mm,” disse John, perché la fisica era un po' oltre a ciò che aveva imparato nell’ultimo anno delle superiori. “Allora cosa fai quando salti? Aspetta, non stai visitando il futuro per risolvere casi o roba simile, vero?"

"Dio, no,” esclamò Sherlock, "sarebbe imbrogliare."

“E numeri della lotteria? Nomi dei bambini reali?" disse John.

Sherlock sembrò inorridito.

"Stavo scherzando,” disse John.


***


John sarebbe stato un po' più infastidito dal fatto che il suo coinquilino stesse piegando il continuum spazio-temporale se non fosse stato così dannatamente comodo.

"Merda,” disse, guardando l'orologio mentre Sherlock frugava nel cassetto della scrivania dell'uomo che era stato trovato decapitato a Hyde Park, "farò tardi a prendere Rosie.”

“Ma siamo vicini, posso sentirne il sapore,” disse Sherlock.

"Be', dovrai assaporarlo da solo, perché l’uscita delle lezioni è tra quindici minuti,” disse John.

“Me ne occuperò io più tardi,” disse Sherlock.

"Scusa?"

"Voglio dire,” disse Sherlock, alzando le sopracciglia in modo significativo, "che me ne occuperò io più tardi."

"Oh,” disse John. ”Tornerai indietro nel tempo e...”

"Ovviamente."

"Va bene,” disse John. "Brillante."

"Papà,” disse Rosie tre ore dopo, quando John e Sherlock tornarono a casa e trovarono Rosie e la signora Hudson intente a mangiare ziti al forno, "Sherlock mi ha detto che può viaggiare nel tempo!"

"Gliel’hai detto?" disse John, voltandosi di scatto verso lo Sherlock in questione.

Non l'ho fatto,” disse Sherlock. "Be’. Eppure. Suppongo che lo farò. Il che non lo rende colpa mia. Dato che mi è stato detto che lo dico, significa che devo...”

"Sì, capisco la natura lineare del tempo, mille grazie,” esclamò John.

“Vado a prenderla adesso,” disse Sherlock.

"Ottima idea,” disse John.


***


"Cattive notizie,” disse Lestrade. "La sospettata è sparita."

"Dannazione,” disse Sherlock. "Dobbiamo averla appena mancata, non è possibile che sia scappata più di cinque minuti fa, era proprio qui..."

S’interruppe da solo.

“Sherlock,” disse John, “cosa stai...”

“Scusami,” disse in fretta Sherlock a Lestrade, “vado solo a...”

E poi si mise a correre.

"Che diavolo?" disse Lestrade, sbattendo le palpebre dietro di lui.

"Oh, lo conosci,” disse John in tono vago.

"Davvero?" disse Lestrade. ”Be', comunque, suppongo che pubblicheremo un comunicato, parleremo con alcuni dei suoi colleghi e vedremo se lei...”

Ed fu allora che Sherlock fece marciare la sospettata fuori da dietro l'angolo.

"Oh,” disse John, "sembra che l'abbia presa!"

“Come cazzo,” mormorò Lestrade, ma per fortuna Sherlock era sembrato quasi magico anche prima che potesse viaggiare nel tempo, quindi.


***


"Sherlock, sai dove sono le mie chiavi?" disse John.

"Oh,” disse Sherlock dal divano, "sì, le ho prese in prestito io, ho ricevuto una nota al riguardo."

"Hai ricevuto una nota su... dannazione, la devi smettere di prendere la mia quando salti senza la tua,” disse John.

"Non l'ho ancora fatto!" esclamò Sherlock. "È un futuro me!"

"Bugia,” disse John.

“Probabilmente sì,” disse Sherlock.


***


"Quindi ecco una domanda,” disse John, "è il tipo di viaggio nel tempo in cui se torni indietro nel tempo, cambi le cose, ma nessun altro lo sa mai perché il mondo intero si riscrive intorno a qualunque cosa tu abbia cambiato?"

“Guardi troppi film,” disse Sherlock, come se questo fosse un peccato imperdonabile. “C'è una sola realtà, John, una sola linea temporale, esattamente una serie oggettiva di eventi. Il tempo procede dal passato al futuro senza fermarsi e a me capita solo di fare un salto in punti diversi.”

“Ma,” disse John, “di sicuro se tu davvero volessi...”

Sherlock si alzò e cominciò a camminare avanti e indietro. “Ieri Marcus Benton ha ucciso il suo datore di lavoro e poi è salito davanti a un autobus a High Holburn; nonostante tutto, non posso tornare indietro e cambiarlo, perché è già successo,” disse Sherlock. “Potrei tornare indietro e vederlo accadere, potrei urlargli contro, potrei essere quello che ha chiamato il 999, per quanto ne sappiamo, ma niente di quello che faccio, niente, può cambiarlo. Perché se l'avessi cambiato, l'avrei fatto per il punto in cui siamo attualmente in tempo oggettivo. Non è che tu non sapessi dell'altra versione degli eventi, è che non sarebbe mai successo in primo luogo. Tutto accade esattamente nel modo in cui accade; il fatto che ci sia dentro una versione di me in un punto diverso nella timeline non lo significa che questa cambi. Significa solo che c'è una parte della cosa che potrebbe avere a che fare con me che non ho ancora fatto, ma che farò, che avrò sempre fatto.”

"Eh,” disse John. "Ma... ci hai provato?"

Sherlock lo fissò a lungo. ”Sì”, disse infine.

“Ah,” disse John. "E?"

"Qualcosa si è sempre... messo in mezzo,” disse Sherlock, un po' vagamente.

"Oh,” disse John.

“Sei deluso,” interpretò Sherlock. "Vorresti che potessi cambiare il passato."

"Ovviamente,” disse John. “Ma quel potere... cercheremmo di usarlo sempre, e andrebbe fuori controllo. Sono contento di non averlo. E in particolare sono felice che non ce l'abbia tu. Ti renderebbe ancora più un odioso coglione onnisciente di quanto tu non sia già."

“Hm,” disse Sherlock, sistemandosi di nuovo sul divano. "Probabilmente non dovrei dirti che so già chi vince la Premier League, allora."

"Dannazione a te,” disse John.


***


“No,” disse Sherlock.

“Sherlock,” disse Mycroft, “ti ho dato accesso a un'iniziativa top secret che la maggior parte del mondo non sa che esiste. Il minimo che puoi fare è usare questo enorme privilegio per un bene più grande.”

"Secondo le tue stesse regole, non devo utilizzare questa tecnologia estremamente costosa e pericolosa per esperimenti frivoli,” disse Sherlock. "Non vedo in cosa questo sia diverso solo perché ha a che fare con il tuo gatto!"

"Il tuo cosa?" disse John, sentendosi enormemente spaesato.

"Non ti sto chiedendo di intervenire,” disse Mycroft. "Ti sto chiedendo di tornare indietro e osservare."

“E salvarlo prima che corra in mezzo al traffico come quasi di certo ha fatto,” disse sdegnosamente Sherlock.

"Jasper non è corso in mezzo al traffico,” disse Mycroft. "Si è perso."

"Hai un gatto?" esclamò John.

"Sì, è ovvio che ha un gatto, John, onestamente,” disse Sherlock. “Non hai mai notato le sue maniche? Non lo farò, Mycroft. Non salto per commissioni personali.”

"La scorsa settimana hai saltato perché John si era dimenticato di comprare il latte,” disse Mycroft.

“È diverso,” disse Sherlock.

John stava provando a non ridere, senza riuscirci. “Povero Jasper. Prima ha la sfortuna di vivere con Mycroft, poi finisce sotto una macchina. Dai, Sherlock, va’ a cercare il suo gatto."

“Oh, stai zitto,” scattò Sherlock.

"Guardatevi, voi due,” disse Mycroft, "avete già battibecchi tra innamorati.”

"Scusa, cosa?" disse John.

“Vattene, Mycroft,” disse Sherlock.

Mycroft inarcò un sopracciglio. "Posso revocare i tuoi privilegi di viaggio in qualsiasi momento."

"Va bene," disse Sherlock, così drammaticamente che si sarebbe pensato che avesse appena accettato di tornare indietro nel tempo per assassinare la regina. "Cercherò il tuo maledetto gatto."

"Grazie,” disse Mycroft.

“Aspetta,” disse John, “prima che tu vada, posso fare una foto? Vostra madre adorerebbe questo momento.”


***


"Mi stai nascondendo delle cose?" disse John.

Sherlock lanciò un'occhiata verso di lui, poi di nuovo alla struttura gioco dove Rosie era attualmente appesa per le ginocchia, con la treccia che dondolava appena sopra la superficie gommosa della base. "Cosa intendi."

"Lo sai,” disse John. Si guardò intorno; nessuno degli altri genitori era a portata d’udito. “Roba dal futuro. Tipo... non lo so, Rosie ha perso il suo primo dentino.”

"Non l'ho accertato in modo indipendente, ma posso assicurarti che tua figlia non raggiunge l'età adulta con la bocca piena di denti da latte,” disse Sherlock.

"Sai cosa voglio dire,” disse John. “Roba importante. Cose interessanti.”

“Non so cosa tu considereresti interessante,” disse Sherlock. “I risultati delle elezioni presidenziali americane? L'identità del prossimo disastroso fidanzato di Molly? Chi verrà estromesso stasera dal Grande Fratello?"

"Voglio dire, se qualcuno muore o qualcosa del genere,” buttò fuori John. “Voglio dire... non lo so. Mi spiace. Se non vuoi dirmelo, io...”

“No, non è quello,” disse Sherlock.

Fece una pausa e John trattenne il respiro.

“Non vado molto lontano nel futuro,” disse infine il detective. “Non mi sembra... giusto. Sapere troppo di cose che non sono ancora accadute. Pochi giorni o poche settimane vanno bene, so già più praticamente di chiunque altro sul pianeta, quindi non fa troppa differenza, ma a un certo punto, è... solitario."

Sherlock si spostò leggermente sul sedile. John si pentì di aver chiesto.

"Va bene,” disse John. "Non voglio saperlo, comunque."

“Ma no,” disse Sherlock, piano, “non per quanto ho visto.”

"Va bene,” disse John.

Guardarono Rosie strisciare attraverso un tunnel e poi sbandare, ridendo, giù per uno scivolo.

“Tu continui a diventare grigio, però,” disse Sherlock.

"Vaffanculo,” esclamò John.


***


Un giorno, John arrivò a casa trovando uno Sherlock un po' più vecchio di quanto fosse abituato intento a rovistare nella libreria.

"Oh,” disse John, "ciao."

"Sai dove ho messo la mia edizione del 1934 della teoria cinetica dei gas?" disse Sherlock.

"Ehm, no,” disse John. “Non così su due piedi. Mi dispiace, sei tornato dal, uh...”

"2032,” fornì Sherlock.

"2032,” disse debolmente John, "per prendere un libro di testo vecchio di cento anni?"

"Non è il libro di testo, è quello che c'è dentro,” disse Sherlock. Stava diventando brizzolato sulle tempie. "Mi sono lasciato una nota in uno dei margini su un caso del 2008 che riguardava un palloncino gonfiato, e purtroppo il libro in questione è stato danneggiato in un incendio alcuni anni fa.”

“Un incendio,” disse John. "Nell'appartamento?"

"Molto limitato,” minimizzò Sherlock. "Non è stato nemmeno il fuoco, in realtà, sono stati i dannati spruzzatori... comunque, ho pensato di tornare a prima che spostassimo i mobili."

"Spostiamo i... no,” disse John, "in realtà, no. Non dirmi niente.”

“Non avevo intenzione di farlo,” disse Sherlock. Intorno ai suoi occhi stavano comparendo i primi segni di rughe; questo fece sentire un po' stretto il torace di John.

"Tranne,” disse John. "Ehm."

"Conosci i miei metodi,” disse Sherlock. "Davvero non ti dirò niente."

"Penso che lui stia nascondendo qualcosa,” sbottò John.

Sherlock lo guardò. "Chi?"

"Tu,” disse John. "Quello di adesso."

“Ah,” disse Sherlock. Si girò di nuovo verso la libreria.

"È solo che,” disse John, "da quando è iniziato tutto questo, lui è stato un po'... strano."

"Mm,” disse Sherlock. ”Be', al momento è l'unica persona conosciuta che abbia mai viaggiato nel tempo, quindi. Sai. Ha un po' di pensieri.”

"Va bene,” disse John.

"Ma,” disse Sherlock, rallentando le dita mentre le faceva scorrere su un'altra pila di libri, "sai cosa potrebbe essere interessante?"

"Che cosa?" disse John.

“Se gli chiedessi,” disse Sherlock, “della prima volta che è saltato. Ti ha raccontato la storia?"

"Oh,” disse John. "Uh, no, non credo."

“Lo consiglio,” disse Sherlock, con un sorriso che gli giocava sulle labbra. "Là!" Prese un libro dallo scaffale e lo sfogliò in fretta. “. Sapevo che in realtà non era una vescica! Oh, Mycroft sembrerà un tale idiota. Non vedo l'ora."

"Sono lieto di sapere che voi due non raggiungete alcun tipo di matura comprensione fraterna o nulla del genere,” disse seccamente John.

"Semmai, Mycroft è diventato ancora più insopportabile dopo... in effetti, no,” disse Sherlock, "meglio di no.”

Si voltò verso John, che si sentì improvvisamente come se Sherlock gli stesse facendo i raggi X con gli occhi ancora più del solito, e... si stava leccando le labbra?

"Te ne stai andando, allora?" disse John, sentendosi la bocca inspiegabilmente secca.

“Penso di sì,” disse Sherlock, guardando l'orologio. "Alla prossima."

E poi, strizzando l'occhio e dando un copletto sull'orologio, scomparve.

"Be’,” esclamò John, "merda.”


***


"Così ho avuto una visita oggi,” disse John quella sera dopo che Rosie fu andata a letto. "Eri tu."

"Oh?" disse Sherlock, senza alzare lo sguardo dal suo telefono.

“Un futuro te. Da un bel po' in futuro, in effetti."

Sherlock alzò bruscamente lo sguardo. "Cosa voleva?"

"Oh, niente,” mentì John. ”Ha detto qualcosa... d’interessante, però. Alcune cose interessanti, in realtà.”

“Ah,” disse Sherlock. Posò con cura il telefono. "Immagino che tu abbia delle domande."

John fece una pausa. "Uhm,” disse, "sì?"

“Non avevo intenzione di nascondertelo,” disse Sherlock, con le guance che diventavano inspiegabilmente rosate. "Ho pensato che la cosa sarebbe potuta venire fuori in modo naturale."

"La cosa?" disse John.

"Noi,” disse Sherlock.

"Noi,” fece eco John in tono piatto.

Gli occhi di Sherlock si spalancarono leggermente. "Oh. Non ha detto niente di...”

"No,” disse John. La sua bocca era di nuovo secca. “Ha detto di chiederti del tuo primo salto. Ha detto che avrei potuto trovarlo interessante. Quindi. Cos'è successo al tuo primo salto?"

"Be’,” disse Sherlock, "è stato... è stato molto... niente, davvero."

"Sherlock.”

"Ci sono state... alcune indicazioni,” disse lui, guardando ogni singola cosa nella stanza che non fosse John.

"Indicazioni?"

"Che la nostra relazione non fosse... esattamente... come è oggi.”

"La nostra relazione,” disse John.

"Sì,” disse Sherlock.

"Ehm,” disse John.

Si fissarono.

"La causalità,” disse Sherlock, "può essere molto sconcertante.”


***


Dopodiché, John aveva detto alcune cose che in seguito non riuscì davvero a ricordare, e poi Sherlock aveva detto: "Non era evidente?" e John aveva detto: “Ma non sembrava,” e Sherlock aveva detto: “Di certo, ma tu non hai mai,” e John aveva detto, “be’, se tu avessi mai chiesto,” e Sherlock aveva detto, “come avrei potuto,” e John aveva detto, “Dannato viaggio nel tempo.”

"Sai,” disse John, qualche tempo dopo, quando le sue mani erano intrecciate tra i capelli di Sherlock e le sue labbra si sentivano contuse, "la cosa divertente è che dobbiamo davvero ringraziare Mycroft per questo."

"Va bene,” disse Sherlock, estraendosi, "questo è quanto, l'hai rovinato del tutto."

 

Capitolo 2: Coda

 

"Hai trovato quel volume?" disse John, senza alzare lo sguardo dal suo libro mentre Sherlock si materializzava di nuovo nel salotto.

"Sì,” disse Sherlock. "Inoltre penso che potrei averti sedotto, un po'."

"Mm,” disse John. "La volta sul tavolo della cucina?"

"No, quello l'ho fatto circa un anno fa,” disse Sherlock.

"Ah... quella in cui mi hai svegliato nel cuore della notte, allora?"

"Non l'ho ancora fatto, comunque supponiamo che mi scuso in anticipo,” disse Sherlock.

"Scuse retroattivamente accettate,” disse John. "Sto cercando di pensare: era la volta in cui sei comparso in pigiama?"

"Con quanti diversi me vai a letto?" disse Sherlock, lasciandosi cadere sul divano.

"Non ne ho assolutamente idea,” disse John. “Di solito non mi preoccupo di chiedere una volta che inizi a toglierti i vestiti. Una volta quello mi ha messo nei guai, se ricorderai.”

“Lo ricordo,” disse Sherlock. “Affettuosamente. Ed è rilevante, perché ho appena suggerito a un te molto giovane di chiedere proprio di quell'occasione.

“Allora stavi cercando di sedurmi!”

“Certo che lo stavo facendo,” disse Sherlock.

“È stato a fin di bene,” disse John.

"Penso di sì,” disse Sherlock.

Ci fu un silenzio mentre Sherlock pensava alla seconda prima volta che John lo aveva baciato. Era stato adorabile; un mix perfetto di disperazione e dolcezza, tutto freschezza, terrore e brama, un’assoluta...

"Mm, ricordi la volta che l'abbiamo fatto in uno sgabuzzino allo Yard?" disse John.

"Uno sgabuzzino allo Yard?" disse Sherlock. “Quello quando è accaduto?”

"Non lo so,” disse John, sventolando una mano. “Sette o otto anni fa? Suppongo che fossi ancora più vecchio di quanto sei ora. In effetti mi ero chiesto se ti fossi annoiato del me nel tuo presente."

“È impossibile,” disse con prontezza Sherlock. "Non mi stancherò mai di te."

"Se lo dici tu,” disse John, con un sorriso sulle labbra.

"Anche se sono contento di avere del sesso pubblico allo Yard da pregustare,” disse Sherlock, compiaciuto. "Aspetta, è questo che ha dato il via alla tua vena esibizionistica?"

"No comment,” disse John.

 

 

~ Fine ~

 

 

NdT: Allora, non è una cosina simpatica? E mi perdonate la deviazione se vi dico che sto leggendo una long e forse, forse, ho iniziato a sentire un certo prurito alle dita...? 😊
   
 
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