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Autore: MusicAddicted    07/08/2021    10 recensioni
Il problema, o almeno uno dei problemi principali fra Jessica e Killgrave, è che non si capiscono, non sanno com’è la vita dell’altro/a, non sanno com’è avere il potere dell’altro/a…
E se le cose cambiassero? Se loro cambiassero? Letteralmente!
Una fanfic follissima (?) che parte dall’episodio 1x7 ‘AKA Top Shelf Perverts’ e poi degenera!
Genere: Commedia, Introspettivo, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jessica Jones, Kilgrave
Note: Movieverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Chapter IV: When past surfaces


Jessica’s POV

Mi alzo dal tavolo, in procinto di raggiungere le scale, ma lui mi ferma.

“Dove vai?”

“Mi sembra ovvio: in camera mia, ad attendere che sia ora di cena.” mi volto a guardarlo.

Di nuovo quel broncio adorabile. Il mio.

“Ma… io pensavo che avremmo aspettato insieme,” mugugna, spostandosi nel soggiorno. “Anche solo per leggere un libro, avevi una libreria piuttosto ben fornita.” continua, prendendone uno a caso e mettendosi sul divano rosso.

“E va bene, rompiscatole, posso anche rimanere con te, ma col cazzo che seguo il tuo esempio, posso fare qualcosa di più stimolante… o almeno credo, dipende da te.”

Oh, merda, mi rendo conto solo ora del modo ambiguo in cui mi è uscita questa cazzo di frase.

Infatti Killgrave mi guarda stupito, prima di buttare il libro sul pavimento e stendersi sul divano, con fare ammiccante.

Cazzo, sono davvero una bomba sexy quando mi ci metto!

“Oh, mia cara, ma se vuoi fare certe cose con me, basta chiedere…” mormora con un tono da flirt che non uso da un sacco di tempo.

Sorrido e avanzo verso di lui lentamente, i miei occhi, incatenati ai suoi, cioè il contrario… vabbè!

Quando lo raggiungo, mi chino anche verso di lui, come a volerlo baciare e lui ci casca con tutte le scarpe, sporgendosi verso di me… povero illuso.

Mi tiro indietro per tempo e proseguo per la mia strada, andando a raccogliere il libro, il vero obiettivo a cui puntavo, mentre lui mi guarda confuso e amareggiato.

“Idiota!” alzo gli occhi, lanciandogli il libro in malo modo, colpendolo a un fianco. “Non mi riferivo a quello! Continua a leggere il tuo libro…” dico, aprendo l’armadietto sotto la TV.

Oh, Killgrave, potrei quasi abbracciarti! Ho detto ‘quasi’.

“Fantastico! C’è la console della PS2 e pure una manciata di videogiochi!” esulto, voltandomi verso di lui, che finalmente capisce.

“Erano i primi anni del 2000 ed eravate due fratelli… quindi o quella o la Nintendo, ho tirato a indovinare!” fa spallucce lui.

“A dire il vero, nessuna delle due, avevamo solo un game boy sgangherato, uno solo in due per giunta!”

Meglio che non pensi a cosa ha portato quel dannato gameboy o potrei scoppiare a piangere davanti a lui.

“Felice d'aver lasciato fare al mio istinto, allora,” mi sento rispondere, mentre gli do le spalle per collegare la console alla TV.

“Vediamo un po’,” scartabello fra le proposte che mi si presentano. “Un noiosissimo gioco di scacchi, football, “ sbuffo, “Una stupida sparatoria spaziale o una fichissima battaglia sanguinolenta, cosa potrei mai volere?”

“C’era anche un gioco sulle  Principesse Disney, sai?” mi informa lui.

Mi volto di nuovo nella sua direzione.

“Te lo avrei fatto mangiare se me lo avessi comprato!” riduco gli occhi a due fessure.

Ora che ci penso, anche Killgrave voleva far mangiare il telefonino al prossimo che si fosse azzardato a disturbarlo al commissariato.

Oh cazzo, nemmeno un giorno nel suo corpo e agisco come lui? No, cazzo, no.

“Lo so che non avresti gradito,” mi distoglie lui dai miei pensieri. “Bene, allora datti al divertimento sfrenato con la battaglia sanguinolenta.”

“Tu non giochi?” gli chiedo e al tempo stesso mi domando perché, che cosa me ne dovrebbe fregare?

Da come mi guarda lui dev’essere stupito quanto me.

“Non potrei mai spendere il mio tempo libero in attività così poco eleganti… me ne torno al mio libro!” fa spallucce lui, con un’aria snob che io non ho mai sfoggiato in tutta la mia vita.

Eppure c’è qualcosa, è come se volesse farmi un favore a starsene da parte.

Okay, devo essermi ubriacata con quel pochissimo whisky che ho bevuto: Killgrave premuroso con me? Oh, non diciamo cazzate!

Mi metto seduta sul pavimento, tirando a me dei cuscini presi dal divano.

“Guarda, per non disturbarti, metterò le cuffie!” inserisco il plug in delle auricolari, prima di far partire il gioco.

Cos’è? Ora faccio la gentile con lui anche io?
Giochiamo, che è meglio.

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Il tempo sembra volare, questo gioco è appassionante proprio come lo ricordavo.
A giudicare dal livello che ho raggiunto devono essere passati già quaranta minuti abbondanti.
Ancora un’ora e ceniamo.

“Ti diverti?” mi sento chiedere da dietro.

Metto in pausa e mi giro verso la rovina della mia vita.

Anche lui ha divorato un buon numero di pagine di quel libro.

“Oh sì, praticamente ci sono le truppe Americane inviate in Medio Oriente per garantire la pace, ma la Cina non la prende bene e manda i suoi uomini e allora è guerra dichiarata,” comincio a spiegargli tutta esaltata e noto un certo interesse anche da parte sua. Mi dilungo anche a spiegargli le varie funzionalità e specializzazioni dei soldati.

“Dài, perché non provi? Mantenere la pace può essere molto elegante, tanto ci metto un attimo a modificare il numero di giocatori,” gli spiego, armeggiando con le impostazioni e consegnandogli il secondo Joystick.

Lui si acciambella con grazia su uno dei cuscini, con le gambe ben unite.
Non lo ammetterà mai ma deve trovare quel vestito scomodissimo.

“Ovviamente, solo se ti va, non vorrei mai farti innervosire e ritrovarmi con il joystick sgretolato come se fosse fatto di polistirolo.” mi accerto.

“Vedi che non ho distrutto il libro, no? Sono rilassatissimo.” mi conferma lui.

Apprende regole e comandi piuttosto in fretta e nel giro di mezz’ora ormai è intrappolato nel mio stesso vortice.
Siamo una squadra molto ben affiatata, ma mi ingoierei la lingua piuttosto che dirglielo.

“Ma… così non vale! Quel nemico era già morto, l’ho ucciso io due minuti fa, perché non è rimasto morto?” si lamenta lui.

“Dillo a me, conosco qualcuno che dopo esser stato investito da un pullman sarebbe dovuto essere fottutamente morto e invece non è sembrato di quell’opinione!” non riesco a trattenermi dal dirgli.

Per tutta risposta, lui smette di coprirmi le spalle e il nemico sullo schermo ne approfitta per uccidermi.

“Hey!” gli lancio un’occhiataccia di fuoco.

“Oops, scusa!” replica lui, con tutto il sarcasmo di cui è… di cui sono capace. “Fa male, vero, Jessi? E pensa che quello è solo un gioco!”

Decisamente non l’ha presa bene, mentre dichiariamo il gioco ufficialmente in game over.

“Se ti aspetti che io ti chieda scusa per quello che è successo quella notte puoi anche morire di vecchiaia, anche se mi auguro che tu lo faccia nel tuo fottuto corpo!” bercio, impassibile, ma lui sembra solo divertito.

“Non voglio scuse. Piuttosto, cambiamo gioco? Una partita veloce a Pro Evolution Soccer?” mi propone.

Perché no?

“Stati Uniti contro Inghilterra?” acconsento, inserendo la relativa cassetta. “Preparati, ti farò il culo a stelle e strisce!”

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Killgrave’s POV

È stata davvero un’ora di svago.

Certo, ero abituato a fare ben altre cose con la mia Jessica per svagarci,  e per un momento lei me l’ha persino fatto credere, ma anche così… è stato come tornare bambino, un bambino felice, intendo.

Del resto, chi ha mai giocato con me? Quando avevo una famiglia erano solo ferrea disciplina, ammonimenti, test e altro che preferirei dimenticare.

Oh, Jess, non sai il bene che mi fa starti vicino.

Soffermarmi troppo a guardarla mi costa farmi rubare la palla e assistere a un gol in contropiede, ma per vedere come esulta lei credo ne sia valsa la pena.

L’occhio mi cade sull’orologio che indica che è ora di cena.

Mettiamo tutto a posto, andiamo a lavarci le mani e ci avviamo in sala da pranzo.

Sto per precederla, poi mi ricordo che ha più senso sia lei a farmi strada, almeno agli occhi di Alva e Laurent.
Oh beh, avrebbe senso in ogni caso, è stata casa di Jessica per quasi metà della sua vita, se lo ricorderà dove stanno le stanze.

 Ci sediamo a tavola.

Ovviamente non manca una bottiglia di ottimo vino rosso, ma dopo la piccola disavventura che ha avuto con il whisky non credo che Jessica la onorerà più di tanto.

Io invece un bicchiere me lo riempio volentieri, è pure nel suo personaggio: Jessica non ama farsi servire.

“È esattamente quello che avrei fatto io,” mi bisbiglia, dandomi ragione.

Alva ci porta gli antipasti: tartine al foie gras.

Non c’è che dire, Laurent ormai ha imparato a conoscermi.

Mi spiace per te , cara Jessi: speravi di farmi uno sgarro togliendomi la pasta all’Amatriciana, ma non hai fatto i conti con il mio Chef che ha altre alternative per compiacermi. E comunque, a giudicare da come te le stai gustando, direi che apprezzi anche tu.
Ho davvero quell’espressione estatica quando mangio qualcosa che mi piace?

“La finisci fottutamente di fissarmi?” protesta lei, a bocca piena.

Che spettacolo indecoroso.

“Non ho potuto fare a meno. Ammettilo, in quei mesi con me ti ho raffinato almeno un po’ quel palato da cibo del discount,” la punzecchio, assaggiando la prima tartina.

“Cazzate!” bofonchia lei, prendendo la terza. “La verità è che sto morendo di fame, mangerei qualsiasi cosa!” fa di tutto per non darmi soddisfazioni.

Così tipico di lei.

“Super Forza e Controllo Mentale nella stessa casa… anche se invertiti, siamo ancora una miscela piuttosto esplosiva, non credi?” riprendo a parlare, finita la seconda tartina.

“Abbiamo detto cena insieme, okay, non si è mai accennato che si dovesse parlare per forza!’” mi fredda lei.

“E dài, Jess, un po’ di conversazione non ha mai ucciso nessuno!”

“Ma tu, con le tue parole... non si può dire altrettanto!”

Pungente, come il suo solito.

“Oh beh, riflettici hai la possibilità di farmi vedere un uso migliore del mio potere finché saremo in questa situazione!”

Mi piacerebbe così tanto vederti all’opera, Jess, potrei anche trarne insegnamento.

“Non ci avevo pensato… e comunque io il tuo potere spero di usarlo il meno possibile. Quanto a te… non t’azzardare a usare il mio per cose malvagie!” mi minaccia con la forchetta protesa verso di me.

“Oh, ma davvero hai un’opinione così pessima di me? Pensi che ora che ho la tua Super Forza punterò alla conquista del mondo? Avrei già potuto farlo col mio di potere, non credi? Non me ne importa nulla del mondo, Jessica. A me importa solo di te.” mi sporgo in avanti con un gomito sul tavolo e la mano che mi sorregge il mento, scosto via da me la forchetta che sta usando ancora come arma e la guardo a fondo nei suoi occhi, anche se sono i miei.

Lei non dice nulla per qualche secondo, poi ruba una tartina dal mio piatto e me la infila in bocca.

“Mastica di più e fai meno lo smielato del cazzo!” mi guarda truce.

Gioca pure a fare la dura, peccato per te che conosco benissimo le espressioni del mio viso, quindi so che quello che ho detto ti ha colpito.

“Oooh, Filet Mignon de porc au Roquefort!” esulto non appena arriva in tavola la seconda portata.

Era da un sacco di tempo che non ne mangiavo uno, questo Chef me lo sono scelto proprio bene.

Stavolta mi rendo conto che è Jessica che mi sta fissando, mentre tagliamo il filetto.

“Che c’è?” le chiedo. “Non è di tuo gradimento?”

“No… non è questo. Potresti ripetere il nome del piatto?” mi esorta lei e io l’accontento.

“Accidenti. Quando e se tornerò nel mio corpo, dovrò prendere lezioni di Francese. Di mio non so dire mezza parola e invece guarda ora che pronuncia!” ammette lei.

“Ti piace quando parlo Francese, ma petite?” ammicco suadente.

“Mi piace quando io parlo Francese!” mi corregge lei. “Avrei una carta in più da giocarmi quando rimorchio nei bar.”

“Come se avessi bisogno di una carta in più… un momento!” registro meglio quelle informazioni che mi ha dato e per poco non mi va di traverso il boccone. “Cos’è questa storia che rimorchi nei bar?!”

“Non ti devo nessuna cazzo di spiegazione!” replica acida lei, ma io colgo la palla al balzo.

“È lì che hai conosciuto Luke?”

Da come sobbalza e mi guarda capisco di averla punta sul vivo.

“Come cazzo fai a sapere di Luke?” aggrotta le ciglia in un’espressione arcigna.

“Patsy ha la lingua lunga. Quindi è vero, hai scambiato fluidi corporei con un altro, ultimamente.” ringhio, stringendo un po’ troppo il bicchiere, che si infrange nella mia mano, ora insanguinata.

Alva accorre subito con disinfettante e una garza per medicarmi.

“Grazie, ma è solo un graffietto, un piccolo incidente di percorso.”

“Mr. Killgrave l’ha fatta arrabbiare, Signorina?” si preoccupa la domestica.

“Come se fosse una novità!” alza gli occhi Jessica e Alva ci guarda confusa.

Dalla sua prospettiva sta vedendo il suo datore di lavoro riconoscere le sue colpe.

Tsè, come se io ne avessi!

“Super Forza e rabbia non è un gran connubio, ormai lo avrai capito da te,” mi punzecchia Jessica, non appena Alva ci lascia soli. 

“Il tuo armadio e la tua cucina ne sanno qualcosa…” la faccio sorridere io, ma torna subito accigliata.

“E comunque quello che faccio io con chi voglio io sono fottutissimi cazzi miei!”

“Tu sei mia.” affermo con un tono che non ammette repliche.

“Convinciti pure che lo sia.” mi alza il terzo dito lei.

“E tu che non lo sia.” controbatto.

Mia cara, l’ultima parola dev’essere sempre la mia, arrenditi.

Ed è proprio così che restiamo, in silenzio, finché Alva torna per sparecchiare i piatti.

Come se l’atmosfera non fosse già abbastanza tesa fra di noi, quando ci porta il dessert le cose peggiorano soltanto: è una mousse al triplo cioccolato.

Fin qui nulla di male.
Il problema è che a forma di cuore.
C’è n'è  solo una, da dividere in due.
Con una forchettina soltanto.

Per l’inferno maledetto, come è potuto accadere? Io non ho pianificato niente del genere.

Jessica intanto mi sta guardando come se mi volesse morto.

Dev’essere più o meno come io ho guardato il suo vicino bamboccione smidollato.

“Mangiatelo pure tutto, a me è passato l’appetito!” si alza da tavola, andando verso le scale.

Rimango solo con Alva che ha un’aria perplessa.

“Mi sarei aspettata l’opposto…” borbotta.

“Oh, non fare caso a lui, ha degli sbalzi d’umore così imprevedibili a volte!” agito la mano io, come se fosse una questione di poco conto.

“Oh sì, Signorina, mi creda ne so qualcosa…” borbotta lei.

Come si permette? La tiro fuori dalla strada, visto come si era rovinata col gioco d’azzardo, le do un tetto sulla testa, una seconda chance, uno stipendio da guadagnarsi di nuovo e lei ha pure da ridire?

Evidentemente deve essersi accorta che non sono contento di questa sua ultima affermazione, perchè indietreggia, un po’ impaurita.

“Scusa, non ce l’ho con te, semmai con lui!” dico col tono scocciato che userebbe Jessica, prima di cominciare a mangiare la mousse. “Mm, è squisita!”

“Mi fa piacere, è fra i dolci preferiti di Mr. Killgrave, strano che non lo abbia voluto nemmeno assaggiare…” si avvicina di nuovo la mia domestica.


“Il dolce è paradisiaco, non è per quello… solo che sai, forse il fatto di volere che ci imboccassimo a vicenda è stato un po’ troppo.” cerco di farle capire. “Forse se ne è reso conto anche Killgrave e ha preferito lasciarlo tutto a me.”

“Oh, ma, Signorina, Mr. Killgrave non ha colpa di questo, è stata tutta una mia idea e Laurent ha realizzato il dolce con quella forma su mio suggerimento.”

“L’ho immaginato… del resto nessuno vi ha ordinato cosa fare.”

“Ma lei come lo sa?”

“Intuito.” salvo le apparenze con una risatina innocente. “Più che altro questa cosa andrebbe spiegata a Mr. Killgrave…”

Mi rendo conto di come questa situazione stia diventando sempre più surreale, anche solo per come mi sta guardando la mia domestica.

“Ma lui lo sa già che non è una sua idea, mi sembra superfluo andarglielo a dire.”

“Superfluo, già.” ripeto, mentre alzo gli occhi, rassegnato.

“Mr. Killgrave non ama essere disturbato per questioni di poco conto e, mi creda, una cosa che sa già lo sarebbe di certo.” ribadisce il concetto lei, prima di andarsene.

Mangerò il resto del dessert per consolarmi.

Jessica’s POV

Inaudito, da non credere!
Cosa mi voleva dimostrare con quel dolce a cuore?
Dovevamo imboccarci come una fottuta coppietta smielata?
Mi vien da vomitare solo al pensiero.

Ma davvero crede che le cose possano cambiare così in fretta?
Solo perchè abbiamo passato un’ora spensierata a giocare ai videogiochi?
Solo perché questa situazione assurda ci ha avvicinati?
Solo perché lui è più gentile con me?
No, questa cosa è già successa prima dello scambio, al commissariato.

Ammettilo, Jessica, che non riesci a toglierti dalla mente le sue parole, le sue confessioni,  il suo sguardo…
Dannazione, forse non riesco a togliermelo dalla mente solo perché ora che ho il suo cazzo di cervello nella testa, probabilmente sta danneggiando i miei stessi pensieri.

Non posso dimenticare quello che ha fatto a me, quello che ha fatto a Hope, quello che ha fatto a Ruben.
Come ci è arrivato ad essere così insensibile, a non avere una coscienza, a non capire quali sono i confini di un fottuto comportamento etico?

Basta arrovellarmi il cervello in questo modo, sarà meglio che vada a letto.

Mi levo i pantaloni, che sono comunque scomodi.
Mentre mi osservo queste gambe insopportabilmente così virili, non posso fare a meno di ringraziare la mia buona stella di aver fatto la ceretta giusto prima di andare al commissariato, con tutti i mesi di prigionia che già mi prospettavo.

Questo mi porta a fare un altro tipo di calcoli. C’è una certa cadenza mensile prevista fra un paio di giorni, al massimo tre. Sono sempre stata così precisa in questo. Ci sarà da divertirsi.

Ma ora pensiamo a cambiarci. Frugo in una delle valigie alla ricerca di una camicia. Non viola, non viola, non viola… blu elettrico? Sì, può andare.

La mia mano viene a contatto con un qualcosa di piccolo e rettangolare, ma non è un bottone.

L’afferro e la estraggo. Una chiavetta USB gialla.
Cazzo, non una chiavetta qualsiasi.
Io questa chiavetta l’ho già vista.

Mi assalgono dei flashback orribili di quella notte, io che scavo a terra, un po’ con il piccone, un po’ a mani nude, per trovare quella cassetta di metallo, per poi aprirla e consegnarla a Killgrave.
Lui che mi guarda serio, si rigira fra le mani questa stessa chiavetta e sembra soddisfatto.

E poi… no, cazzo, no, il resto non lo voglio ricordare, non con questo corpo che non mi permette nemmeno di bere quanto vorrei!

Se ha fatto tutto quel casino per impossessarsi di questa chiavetta, deve contenere informazioni preziose, magari qualcosa che posso usare a mio vantaggio per scagionare Hope.

Setaccio entrambi i trolley e, come pensavo, c’è anche un laptop nascosto fra i vestiti.

Lo apro, ma, ci avrei scommesso, l’accesso è protetto da password.
Provo a inserire ‘Jessica’ ma non sarebbe mai così stupido da…

Oh, porca puttana, lo è!

Inserisco la chiavetta, mi si visualizzano sullo schermo diversi file da aprire, ne scelgo uno, ma non riesco nemmeno a guardarlo fino in fondo. C’è una bambina seviziata. Ne apro un altro, c’è un bambino che urla, mentre parlano in una lingua che non conosco, forse Cinese. Lo stoppo subito e apro il terzo.

Vedo un bambino, apparentemente tranquillo, mentre sta costruendo qualcosa, unendo delle forme, con degli elettrodi attaccati in testa.
Non sta giocando, non sembra aver alcuna voglia di farlo. Sembrerebbe più che lo stiano costringendo e ha l’aria così triste, non sorride mai…

Basta, non riesco più a guardare.
C’è qualcuno che mi deve delle spiegazioni e subito.

Killgrave’s POV

A parte quello scivolone con il dessert, che non è dipeso nemmeno da me, le cose non sono andate poi così male.

Questo finché non si è parlato di quel fantomatico Luke. Non so nemmeno chi sia, ma sento già di odiarlo con tutto me stesso.
Cos’ha di così speciale per attirarla? Forse gestisce il bar dove lei ama andare a ubriacarsi… ma no, non può essere così semplice, ci dev’essere di più e lo scoprirò.

La rabbia però non mi fa bene, non voglio rompere niente in questa stanza, devo cercare di calmarmi e concentrarmi sulle cose belle.

Come prima, quando, anche se solo per un istante, mi ha sorriso. Adoro farla sorridere. E non è nemmeno un comando.
Anche se lo ha fatto coi miei lineamenti. Beh, non si può volere tutto.

Per non parlare del pre-cena. Eravamo così in sintonia.

Ecco perché sono più che certo che ci lasceremo il retrogusto amaro di questa serata alle spalle e torneranno ancora momenti più leggeri fra di noi e…

Sento bussare alla mia porta piuttosto violentemente.

Solo ora mi rendo conto che, avendo da poco tolto quel bellissimo ma piuttosto scomodo abito da sera, ho solo addosso la biancheria intima.

“Un momento!” grido, infilando al volo la mia vestaglia da camera, mentre il bussare continua incessantemente.

“Apri questa fottuta porta o giuro che Super Forza o no trovo il modo di buttarla giù!” ringhia Jessica.

Non vedo perché dovrei farla attendere oltre, magari ne approfitto per ricorrere a un’altra delle mie battutine.

“Oh, tesoro, se vuoi il bacino della buonanotte ci son modi più semplici per richiederlo,” ammicco con fare provocatorio, mentre mi accorgo che lei indossa solo la T-shirt che aveva a cena e i boxer.

È sexy da mozzare il fiato, ma non ha affatto l’aria di una che vuole scherzare e nemmeno io, appena mi accorgo di quello che sta tenendo in mano.

Quello è il mio laptop e infilata dentro c’è la mia chiavetta usb.

Cambio subito espressione.

“Non avresti dovuto frugare fra le mie cose, dannata impicciona!”

“Se vuoi nascondere i tuoi sporchi, torbidi, morbosi segreti, almeno inventati una password più complicata, lurido depravato!” ringhia lei, guardandomi con il disprezzo più totale.

C’era da aspettarselo che indovinasse la password. Forse, e dico forse, sono un po’ troppo ossessionato da lei.
Un momento, se ha visto quei filmati e mi sta guardando in quel modo orribile, non penserà davvero che...

“Cristo santo, Killgrave! Sono dei bambini, dei poveri bambini torturati! Che razza di fottuto, sadico, sociopatico, immorale, bastardo senza anima sei, se provi un malsano piacere a guardare soffrire queste povere creature...”

Non posso resistere un solo secondo di più.

“IO sono una di quelle povere creature!” le rivelo, alzando la voce.

TBC

Ebbene sì, per chi conosce la serie, siamo arrivati a QUEL momento, che non vedo l’ora di affrontare *O*
Lo vedete da voi che questa storia oscilla da momenti leggeri ad altri un po’ più profondi, spero che la cosa non vi dispiaccia.

Ci tengo a precisarlo: non mi pagano né la Sony né la Nintendo XD , anzi, io nemmeno mi sarei aspettata di scrivere un giorno di Jessica e Killgrave che si divertono coi videogiochi, ma questi personaggini ormai sono quasi due anni che fanno tutto per conto loro ^^’

Ah, nella serie Killgrave espone la condizione disagiata di Laurent, prima che lo assumesse come suo Chef, su Alva non si sa niente, quindi mi son presa io la briga di darle un minimo di background, che invece dovesse diventare la loro shipper lo ha deciso lei XD ma io la sto davvero adorando...

Liberi di dirmi quello che vi va, alla prossima <3

   
 
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