Fumetti/Cartoni americani > A tutto reality/Total Drama
Segui la storia  |       
Autore: Anown    07/08/2021    1 recensioni
Per Leshawna è un periodo storto, ha delle responsabilità in merito e rischia di trascinare con sé chi le sta attorno. Si rifà viva solo per la lettura di un testamento… potrebbe rivelarsi una terribile idea!
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harold, LeShawna, Nuovo Personaggio
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Contesto generale
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Leshawna osservava, con sconforto e nostalgia, l'anziana signora che dicevano le somigliasse.
La ascoltava, a distanza, biascicare cose senza senso, in preda alla demenza senile.
-Oh, poveretta... patetica 'nevvero?- disse un'altra signora alle sue spalle, identica alla disgraziata che stavano osservando, ma Leshawna non captava nulla di anomalo. -Posso comprendere perchè ti piacesse così poco farle visita...- sorrise la donna amaramente. -L'avrei evitata anche io se avessi potuto, sai?- disse poggiando una mano sulla spalla della giovane.
Leshawna forse avrebbe dovuto scansarla, ma rimase ferma con il corpo dolorante, stanco e il respiro pesante.
La giovane si svegliò di colpo, agitata e sola, ma con la sensazione di essere osservata.
-Ha...- la voce le morì in gola, la sentì profondamente sbagliata. “E' normale che voglia sapere se c'è o meno... Non c'è niente di sbagliato o imbarazzante...” -Harold?- chiamò infastidita dall'inquietudine che traspariva dalla sua voce. Nessuno rispose...
Leshawna andò a controllare e constatò la mancanza di Harold. Ne era delusa. “Tanto che mi cambiava? Non ho bisogno di parlare a qualcuno dei miei incubi, ne conosco già il significato... Però è un maleducato... Si è di nuovo scordato di salutarmi...” si disse incupita. “Beh, se dovesse succedergli qualcosa, io come faccio a dare indicazioni sul posto in cui era diretto per dare un indizio alla polizia su dove trovare il suo corpo?” si chiese giustificando più o meno razionalmente il fastidio provocato dalla mancanza di quell'informazione.
Avvertì un vocalizzo di Kunoichi. A giudicare dal miagolio gracchiante stava puntando qualcosa. Non aveva mai capito perchè facesse quel suono quasi rituale... facendolo non segnalava, alla preda, la sua posizione? “Roba da gatti, immagino... Ma se è qui, Harold non dovrebbe essere scappato. Se non torna saprò che gli è successo qualcosa e che devo preoccuparmi. Ah... Quanto è assurdo che cominci ad avere una sorta di ansia da abbandono?! Nei confronti di qualcuno per cui non provo nulla, per giunta! Io che mi sono sempre distaccata istintivamente da ciò che non funziona...” ritenendolo debole e a rischio, non si era mai realmente affezionata al coniglietto che gli avevano regalato da piccola, così non aveva sofferto per la sua morte prematura. E a otto anni aveva cominciato ad evitare il più possibile le visite a sua nonna.
Aveva cominciato a soffrire di demenza senile e starle vicino causava ansia e paura nella Leshawna bambina. Quando l'anziana era morta anni dopo, Leshawna non ricordava di aver provato molto. Era come se la vera morte della donna fosse avvenuta molto tempo prima e intuì che i sentimenti di suo padre erano simili.
Ripensando al funerale, si chiese perchè nei film continuava a dire “Sembra stia dormendo” parlando di cadaveri. Alla giovane Leshawna, quell'involucro vuoto sembrava solo una bambola rotta.
“Sono una persona orribile...” sdrammatizzò amaramente. “E il mio subconscio deve pensarlo a giudicare dall'incubo che ho fatto... Beh, pazienza!”
Per scacciare i pensieri, Leshawna andò a vedere cosa stava puntando Kunoichi.
La gatta era davanti il balcone chiuso della stanza da letto. Come la ragazza sospettava, osservava gli uccelli.
Si trattava di un rumorosissimo gruppetto di gabbiani troppo lontani da quello che in teoria era il loro ambiente. “Sarà il cambiamento climatico?”
Molti si lamentavano dei piccioni, ma non avevano idea di quanto fossero territoriali e invadenti quei demoni bianchi. “Avessi un bel lanciafiamme a lunga gittata. La pistola è troppo appariscente... Credo sapranno di pollo...”  la ragazza tornò in sé e si rese conto dell'illogicità del pensiero. “Eh... suppongo che il cambio di alimentazione mi abbia resa strana...” come per punizione, avvertì la nausea e il sapore amaro e bruciante del reflusso, ma il suo corpo resistette. Leshawna si sentì sollevata.
La gatta richiamò la sua attenzione, era come se le stesse chiedendo di aprire il balcone. -Non puoi afferrarli, quei cosi volano! Perchè ti rivolgo la parola? Non puoi capirmi...-
In tutta risposta, un gabbiano le atterrò sul balcone. Sembrava interessato a cominciare una gara di sguardi cattivi. -Begli occhi di ghiaccio, complimenti, sono molto inquietanti...- disse Leshawna con tono poco impressionato. -Perchè diavolo ti sto parlando?!- quella mattina le sembrava tutto terribilmente storto e per confermare quell'impressione, Kunoichi probabilmente frustrata dal non poter azzannare il volatile, cominciò a scattare in giro per l'appartamento.
Leshawna la inseguì per limitare i danni. Per fortuna l'unica “vittima” fu il portafoglio di Harold, caduto sul pavimento. “Che mezza testa, è uscito senza!” commentò Leshawna raccogliendolo. Vide che qualcosa ne era caduto fuori. “Un bottone? Boh...” la cosa le riportò in mente una situazione bizzarra di anni prima.

Erano nel corridoio della scuola, Harold la stava osservando in silenzio. Leshawna credeva le stesse osservando il seno. Era un tipo strano e indiscreto. Un po' come lei che però, se fissava troppo a lungo il seno di una compagna poteva giustificarsi facendo un commento sulla maglietta o su delle presunte macchie. Da ragazza appariva meno sospetta. Invece la sua discrezione nei confronti dei ragazzi attraenti faceva pena e basta...
Leshawna osservandosi il petto notò che uno dei bottoni della giacca era andato... lo sfilò sbuffando e notando come il ragazzino rosso aveva seguito il movimento delle sue dita, ebbe l'assurdo sospetto che più che dal seno, l'attenzione del buffo ragazzino fosse stata attirata dal bottone...
-Ti serve a qualcosa?- chiese la ragazza porgendoglielo. Harold apparve sorpreso e in qualche modo emozionato. “Ma che problema ha?!”
-Nnn... no...- negò il ragazzo, ma il modo in cui il suo sguardo si alternava fra il viso di Leshawna e il bottone, le comunicava che voleva quell'oggetto... -Però... me lo stai dando spontaneamente? È un gesto spontaneo?-
“Sono finita nel mezzo di qualche stravagante rituale?” la ragazza non sapeva più se consegnarglielo o meno, ma glielo tirò e Harold lo afferrò al volo. Si pentì vedendo la contentezza del ragazzo col suo “regalo”. Non capirne la reazione la disturbava. “Ah... gli servirà per costruire qualcosa ma si sentiva in colpa a chiedermelo probabilmente. Ha sempre la testa persa per i suoi strani progetti...”
-Se vuoi, però, te lo posso riattaccare...- le propose allegramente. -E... ho visto che avevi le cuciture delle maniche di una camicia, allentate. Posso ricucirtele, sono bravo a non far notare le riparazioni!-
-E' una presa in giro per i miei abiti vecchi?- gli chiese sospettosa. -Se si rompono posso ricomprarli, non sono messa così male.- gli disse aspra.
-Anche se fosse, non capisco perchè dovrei prenderti in giro.- rispose il ragazzo infastidito. -Mi piaci e sei gentile spesso. Quindi volevo fare qualcosa per te, tutto qua.-
-Sei inquietantemente sfruttabile.- affermò la ragazza.
-Sei tu che pensi da egoista!- la criticò imbarazzato. -Per me è utile aggiustare i vestiti e riutilizzarli e ne porto molti di seconda mano, non ci vedo proprio nulla di imbarazzante.-
-Quindi è per questo che porti vestiti larghi? Credevo volessi nascondere un disturbo alimentare.- disse con uno strano umorismo di cattivo gusto.
Harold la prese sul serio e sollevò la maglietta incurante del contesto. -Sono magrolino, ma non sono mal nutrito, guarda... è tutto perfettamente normale!-
“Ma che sta facendo?!” si chiese Leshawna trattenendosi dal ridere, ma non riuscì a trattenere gli stupidi impulsi e solleticò bruscamente costato e fianchi del ragazzino che si contorse emettendo qualche riso incontrollato.
-Ma che fai?!- esclamò il ragazzino rosso e arrossato, allontanandola.
-Dovevo farti abbassare la maglietta, sembravi strano tutto scoperto nel mezzo di un corridoio.-
-E dovevi farlo per forza così!?- per Harold stava chiaramente mentendo.
-Non c'è di che, gioia!-
Harold la seguì. -Devi dirmi dove soffri il solletico. Devo vendicarmi, ma non posso andare per tentativi. Molto in fondo, estremamente in fondo, sei una donna. Se cominciassi a tastarti si farebbero l'idea sbagliata...- Leshawna lo ignorò allegramente. -Leshawna!- la richiamò agitato.

Quel ragazzino buffo e ingenuo, spaventosamente influenzabile da qualunque cosa lei dicesse o facesse, le mancava molto e osservare quel bottone aumentava sgradevoli sensazioni. Temeva fosse lo stesso bottone del ricordo. “No... nemmeno qualcuno di sentimentale come Harold conserverebbe qualcosa del genere...” sperò la ragazza.
“Da quanto tempo non lo vedo nudo? Starà mangiando come si deve? Il suo istinto di sopravvivenza è troppo influenzabile dal suo umore... Ma sono affari suoi, perchè mi preoccupo? Perchè dovrebbe fregarmene?  Avevo ragione a non volerci una relazione! Perchè diavolo mi sono fatta convincere da quell'idiota?! Io un coniglietto fragile non lo mai chiesto...” si sentì in colpa per quel paragone.
“Beh, del resto i bambini sono egoisti...” pensò giustificando il proprio distacco emotivo nei confronti della nonna e di quel coniglietto a cui non aveva mai dato affetto. Non voleva essere ferita, ma anche se demente, sua nonna avrà avuto dei sentimenti, forse anche il coniglio...
Sentì un'ambulanza avvicinarsi troppo... sembrava essersi fermata proprio davanti il condominio...
“No, non è successo assolutamente nulla ad Harold.” me mentre lo pensava, stava già scendendo velocemente le scale. Alle ultime quattro saltò per fare prima, ma atterrando, pur mantenendo l'equilibrio, si fece tanto male alle caviglie da cominciare a imprecare mentalmente “Quell'imbecille di Harold lo fa sembrare tanto semplice! Ah, giusto... Harold...”
-McGrady!- chiamò una delle Allen, la responsabile del condominio.
Leshawna si guardò intorno, poi si accorse con orrore che si riferiva a lei. -No, non siamo legalmente correlati e nemmeno consanguinei, non abbiamo lo stesso cognome.- precisò nervosamente.
-Non c'è tempo, puoi spiegare a questi ambulanzatori, o comunque si chiamino, che non sono pazza?!- disse la donna apparentemente esaurita. -Ho chiamato l'ambulanza perchè ho trovato il suo convivente svenuto sulle scale, ma mi distraggo un attimo e il ragazzo svanisce nel nulla! E ora credono che abbia avuto un'allucinazione! Mi aiuti!- nel mentre i tizi cercavano di calmarla ottenendo di innervosirla maggiormente.
-Scusate. Per il mio coinquilino, svenire e rialzarsi come se niente fosse, è praticamente la norma, sopratutto negli ultimi mesi. Ma considerando che non ci sono traccie di sangue per le scale, è più probabile che abbia semplicemente deciso di dormire un po' lì... è un caso perso. Se è stanco, è capace di addormentarsi ovunque in pochi secondi.- spiegò Leshawna.
Gli uomini ne parlarono fra loro. -Ok, ma signorina, rintracci il suo convivente e gli faccia fare degli accertamenti.-
-Sì, suppongo che gli svenimenti siano strani.-
-Non solo, se è svenuto e ha sbattuto la testa, capace o meno di rialzarsi sulle sue gambe, potrebbe aver subito qualche danno. È urgente che lo faccia controllare, intesi?-
-Certamente.- rispose Leshawna un po' turbata. “Con tutte le botte che ha preso non gli è mai successo nulla! Stanno esagerando..:”  pensò le stesse tornando la nausea, ma doveva essere stata solo un'impressione. -Beh, buon lavoro.-
-Sarebbe meglio augurarci buon riposo. Se nessuno ha bisogno di noi è meglio. Buona giornata, signorina.- disse gioviale, l'uomo. -A proposito, non salti più dalle scale in quel modo, intesi?-
Leshawna se ne era già andata. “Figurati se gli è successo qualcosa!” ripetè, ma entrata nell'ascensore, finalmente libero, provò a telefonargli. “Ultimamente mi contraddico troppo spesso. Sarà anche questa colpa delle gravidanza.” si prese in giro, ma non ricevere alcuna risposta la inquietò. Provò a richiamargli nell'appartamento. “Se gli fosse successo qualcosa, ma si trovasse ancora nel condominio, potrei comunque trovarlo seguendo la suoneria del cellulare.” pensò pianificando di uscire nuovamente, ma la telefonata fu riattaccata. -Bastardo! Allora c'è! Perchè riattacca, questo imbecille?!- si sfogò.
-Perchè sono qua, forse!?- rispose una voce proveniente dal bagno. Ne uscì un Harold, insolitamente pallido, con gli occhi lucidi e arrossati... -Scusa, era silenzioso e non mi sono accorto delle prime chiamate... avevi bisogno di qualcosa?-
-Sei svenuto sulle scale?- gli chiese in tono di interrogatorio.
Harold sembrava disorientato. -No... ma mi ci sono accovacciato e ho riposato un po' gli occhi, solo questo... e solo per un po'...-
-E non hai sentito la responsabile cercare di svegliarti o le sirene dell'ambulanza?- disse incredula.
-Ambulanza?! È successo qualcosa? Stai bene?-
“Quindi si era semplicemente addormentato... meno male!” la ragazza fece un sospiro di sollievo. “Ma come può essere così rintronato da non accorgersi di un'ambulanza?!” -Sto bene, erano qui per un idiota che ha pensato che le scale fossero un buon posto per un riposino!-
Cominciando a capire, il ragazzo si sentì un po' a disagio. -Ops... Beh, mi spiace di averti fatto preoccupare.- “Almeno, suppongo che se dovessi sparire, qualcuno se ne accorgerebbe...” forse non c'entrava l'imitare i segnali di tristezza altrui, era suscettibile a prescindere all'umore altrui e il fatto che la ragazza sembrasse felice di vederlo tutto intero, gli dava sensazioni contrastanti. -Anche se alle volte sei stronza e egocentrica, ti voglio molto bene...- “In realtà non so cosa provo, ma suppongo non sia falso... credo che se mi sentissi più stabile lo penserei.”
-Eh... anche io non voglio il tuo male anche se sei idiota, imbarazzante, distratto, strano, lagnoso e...-
-Che fai?!- esclamò il ragazzo come se dovesse mettersi a piangere.
-Beh, hai cominciato tu!- sbuffò la ragazza.
-Ho usato solo due aggettivi...- il ragazzo abbracciò la gatta che l'aveva richiamato da sopra il tavolino. -Ovviamene voglio molto bene anche a te Kunoichi!-
“Umano? Perchè blocchi Kunoichi?” -Mooo!- protestò, ma si lasciò abbracciare, ormai era abituata a quelle dimostrazioni affettive.
-Stai bene?- chiese Leshawna.
“Benissimo... mi hanno solo detto che una mia amica ha tentato il suicidio e ora è in coma...” -Sono idiota, imbarazzante, distratto, strano, lagnoso e non so cosa volessi aggiungere, ricordi?- poi disse la verità o meglio una parte. -Non so quando potremmo non rivederci più... quindi... mi andava di dirti che ti voglio bene...- “Che sia vero o no, non fa differenza...” -E' difficile non affezionarsi a qualcuno che è con te da tanto tempo. Anche se si trattasse di un pessimo soggetto, davanti alla morte perde importanza.-
-Ti spogli un attimo?- chiese la ragazza discretamente.
Harold perse quasi l'equilibrio per l'inquietante assurdità sentita. -D-dicevi cosa?- chiese con un sorriso nervoso. “Ho sentito malissimo!” ma istintivamente indietreggiò.
-N-niente. Perchè, hai sentito qualcosa?- rispose la ragazza, era terribilmente sospetta.
“...Stronza! Perchè deve essere così stronza?! Per chi mi ha scambiato?! Sono un uomo serio, io! Se ho deciso di chiudere, ho chiuso! Inoltre, perchè non fa pace con il cervello questa?! Ah... ok, forse è semplicemente irresistibilmente attratta dalla sofferenza fisica e mentale. Si, ha perfettamente senso, è sadica... Ma non è affatto meglio messa in questo modo!”
-Ehi, la finisci di guardarmi come fossi un maniaco che ti ha appena chiesto di fargli leccare i piedi? Hai semplicemente frainteso. Come al tuo solito...-
“Come potrei avere...” capì, si scoprì interamente il braccio e si avvicinò. -Così dovrebbe bastare... o comunque accontentati!- “Non gliene fregava nulla di me prima, perchè dovrei cominciare ad attrarla adesso?” pensò infastidito. -E' un braccio perfettamente normale, non sono malnutrito... e non ci sono neanche segni di tagli. Mai avuto questo tipo di problema, ma perchè non controllare anche quello, no?-
Leshawna gli tastò il braccio nonostante fosse perfettamente inutile per quello che era teoricamente il suo scopo. Harold si immobilizzò intenzionato a resistere. “Avrà capito che non voglio assolutamente che mi tocchi e mi sta facendo tutto questo per dispetto...” gli toccò anche il collo. “Perchè mi odia così tanto?!” poi tornò razionale. “Forse vuole solo capire velocemente la mia temperatura. Devo avere un pessimo aspetto...”
-Ok, ho finito...- disse finalmente Leshawna, e Harold si preparò mentalmente alla libertà, ma prima la ragazza gli pressò leggermente le labbra sul polso.
Il ragazzo scattò all'indietro finchè non trovò il muro, tenendola d'occhio come se fosse una terrorista armata. “AAAAAAAAAH! È ANCHE UN PUNTO SENSIBILE QUELLOOOOO!”
-Ok, scusa. Ho esagerato! Ma volevo farti uno scherzo innocente visto che ultimamente ti comporti come se avessi la lebbra!- spiegò Leshawna, sdrammatizzando.
Harold non riusciva ad essere genuinamente arrabbiato con qualcuno con cui c'era un problema di incomunicabilità di fondo, ma si sentiva svenire. “Ah! Non ne posso più!” per l'ennesima volta quel giorno, si grattò nervosamente il collo. -Non sei per niente divertente...- disse esasperato. -Piacerebbe anche a me essere così... così... io non c'è la faccio più...- disse con affanno.
-Vuoi fermarti!- ordinò Leshawna mantenendo il sangue freddo. -Ti rendi conto che ti stai facendo uscire sangue?-
Guardandosi i polpastrelli notò che erano tinti di un rosso scuro. -Che sollievo, così scuro deve essere per forza carico di anidrite carbonica...-

Harold si risvegliò sul divano-letto. Non ricordava perchè dovesse trovarsi lì. Forse doveva fare qualcosa... chiamare sua madre? Chiedere di Roza? “Aspetta... l'ho già fatto... Devo essere svenuto. Giusto. Il collo...”
-La prossima volta che fai una tragedia per me che mi mangio le unghie, te le strappo una ad una con una pinza.- disse la ragazza cercando di tramutare la rabbia in una battuta aggressiva.
-Sì... in effetti è un po' imbarazzante...- lui sorrise debolmente. -A proposito, ti è ricresciuta l'unghia?- disse acquistando un po' di severità, in contrasto col tono debole.
Leshawna nascose la mano. -Certamente.- poi ci ripensò e la espose. -In realtà, mi è direttamente caduta. Da sola, giuro. Ma ricrescerà, tranquillo!- sdrammatizzò.
-C-cosa?-  
-Eh, eh... cambiando discorso, che ultime parole sarebbero quelle farneticazioni sull'anidrite carbonica?!-
Harold ci mise un po' per ricollegare. -Oh... Uhm... se il sangue fosse stato rosso vivo, sarebbe stato arterioso, temevo di essermi rotto la carotide... sì, lo so, era un timore assurdo, ma mi ha fatto impressione essermi fatto sanguinare da solo.- ammise. -Così non ci ho più visto... letteralmente...- aggiunse più leggero. Una parte di lui, lo trovava quasi divertente. Ma l'apprensione con cui si sentiva guardato lo metteva a disagio.
“E' troppo vicina...” -Eh... giusto, volevo dirti che dovresti stare lontana dalla sorella della responsabile. Potrebbe dirti cose strane... forse è anche un po' razzista, ma potrei aver interpretato male io... Comunque non è la persona migliore con cui fare due chiacchiere, sopratutto quando si aspetta un bambino.- le raccomandò.
Leshawna sorrise amaramente. -Ah, e chi ci vuole parlare con quella! Tanto poi, mi evita come la peste, è come se avesse paura di me...- sospirò. -Sul serio, non è un problema. È facile che quelli di età avanzata siano razzisti, ci sono abituata. Ma ammetto che è fastidioso quando piagnucolano che gli togli la libertà di essere razzisti e deliri simili... Aww... Le mie povere stelline in un modo crudele, che tenerezza!-
Harold le accarezzò la testa, Leshawna rimase interdetta, ma non si scompose. “Anche se nasconde la rabbia dietro le prese in giro, è certamente molto forte.” pensò il ragazzo -Avrà molti pregiudizi e sembra che si passi il tempo a compiacersi delle disgrazie altrui, ma non so se lo fa con cattiveria. Probabilmente si annoia ed è cresciuta in un certo modo.- disse cercando di tranquillizzarla. -Sapevi che secondo voci e segni inconfondibili sarei un tossicodipendente? Io non lo sapevo!- sdrammatizzò continuando a carezzarla.
Con parecchi secondi di ritardo si rese conto dei propri gesti. “...Che sto facendo? P-perchè non mi sono sentito male toccandola? Non va bene... non va bene per niente...” si disse osservandosi la mano bianca e tremolante con molta inquietudine.
-Ehm... Harold...-
Kunoichi li interruppe saltando sgraziatamente vicino al ragazzo. “Umanoooo! Kunoichi ha un utile dono!” gli posò vicino, una lucertolina, fresca d'uccisione. “Avrai bisogno di cibo per rimetterti in sesto e non mi sembri proprio un bravo cacciatore...”
-Kunoichi!- la rimproverò Leshawna.
Kunoichi sussultò sorpresa, poi le ringhiò. “Che hai da aggredirmi?! Kunoichi ovviamente non ti teme, ma rischi di spaventare Harold! Nessuna pietà per chi non sta bene? Sei cattiva e orribile!”
Harold raccolse la lucertola e accarezzò Kunoichi. Poi si alzò e un po' traballante uscì.
Leshawna lo seguì. -Se non la rimproveri, non imparerà mai.-
Harold le aveva lanciato un'occhiata furtiva, poi era tornato pensieroso sul corpicino del rettile.
“Ma che gli prende adesso?” lo seguì fino ad un'aiuola secca, dove il ragazzo scavò una piccola buca per depositare il corpo. Poi mise le mani giunte e cominciò a bisbigliare qualcosa.
-Che... che stai facendo?-
-Prego Yig, il signore dei serpenti, affinché non scagli su di noi la sua terribile maledizione.- disse con uno sguardo inquietantemente serio. Poi sorrise docilmente. -Scherzavo.-
-Non sei un po' troppo grande per fare il bambino dei film horror?  Poi non eri mica diventato ateo?-
-Sì, ma anche se non c'è nessun paradiso delle lucertole, si tratta comunque di un insieme di rituali con lo scopo di rasserenarmi... gli esseri umani sono parecchio strani, eh?-
-Suppongo che il tic nervoso delle mani giunte colpisca gran parte della popolazione...- rispose lei un po' a disagio.
-Ok... comunque ci vediamo più tardi.-
-Eh?! Dove te ne staresti andando?- chiese la ragazza con sospetto.
-Fra un po' dovrei essere a casa dell'ex proprietario dell'appartamento per badare al figlio e dargli ripetizioni. Parto un po' prima, così posso prendermela comoda.-
-Perfetto, ti accompagno io.- affermò la ragazza. -Magari rimango pure e vedo se posso rendermi utile...- riflettè a voce alta.
Il ragazzo celò il fastidio dietro una maschera di cortesia -Non voglio in alcun modo disturbarti e le mie gambe funzionano perfettamente.-
-Vediamo un po'; ti sei addormentato sugli scalini, mi hai fatto strani discorsi di cui il succo era; devo dirti che ti voglio bene perchè potrei crepare male da un momento all'altro...-
-Mi sembra una tua libera interpretazione...-
-Infine sei svenuto e ti ho dovuto prendere di peso per metterti a letto.- concluse con un sorriso forzato la sua argomentazione. -Mi sembra che tu non stia così bene, eh?-
-Sì realista, se dobbiamo aspettare che sembri in forma, sono condannato ad essere sorvegliato da te per un periodo che potrebbe estendersi fra i due mesi e il resto della mia vita. Inoltre, non ti eri forse stufata di me? Mi hai mollato, no?- disse inacidito, poi sospirò. -Il rischio di alzarsi un giorno e non fare più ritorno a casa, c'è sempre. E qualunque cosa ti abbia detto, non è che faccia aumentare magicamente le mie probabilità di finire sotto un camion, cascare dentro un tombino, essere rapito da un'aquila affetta da gigantismo o portato via da una folata di vento.- nonostante lui cercasse di rendere il tutto ridicolo, l'espressione di Leshawna rimaneva seria e irrequieta.
-Fa come vuoi, dovresti almeno portarti dietro il portafoglio.-
-In effetti, con i documenti, riconoscere il mio corpo sarà decisamente più facile...- disse con aria svampita. Leshawna lo guardava con aria truce. -Era solo una battuta! Magari con un pessimo tempismo...-
-No, tu non meriti un portafoglio.- sbuffò la ragazza. -E si può sapere perchè lo usi come porta-bottoni?-
Harold riflettè qualche secondo sul senso della domanda. -Oh... beh, sicuramente non te lo ricorderai...- disse fra sé e sé. -E' solo una specie di portafortuna...- rispose il ragazzo per levarsi d'impiccio.
-E perchè questa fissazione per i bottoni? Qualche anno fa  hai insistito per prendertene uno mio... non che me ne freghi... lo trovo strano, tutto qua.- disse sembrando infastidita.
“Se lo ricorda, suppongo lo trovi imbarazzante.” -Infatti è il tuo quello.- “Non ha importanza, quindi perchè trovarlo imbarazzante.” -E' che... in alcuni vecchi manga ad ambientazione scolastica che leggevo, si ripeteva una strana usanza per cui la ragazza, per la cerimonia dei diplomi chiedeva al ragazzo che le piaceva il secondo bottone dell'uniforme o era il ragazzo a darlo spontaneamente. Essendo il più vicino al cuore, dovrebbe essere quello più intriso di sentimenti e ricordi. È un'usanza probabilmente diventata popolare a causa di un romanzo in cui accadeva e che potrebbe essere nata a causa di un film in cui un soldato, incerto del proprio ritorno, donava il bottone all'amata... Anche se non c'era nessuna cerimonia dei diplomi e non sei un uomo in divisa, ho pensato che fosse carino da parte tua, darmi spontaneamente il tuo secondo bottone...- “E' imbarazzante invece! Come ho fatto anche solo a finire la spiegazione?!” a peggiore la situazione c'era Leshawna a guardarlo di traverso. -B-beh, tutti da adolescenti abbiamo avuto le nostre fantasie romantiche strane e imbarazzanti, no?! Voi femmine alle medie non stavate in fissa con Twilight, poi con cinquanta sfumature?- rise nervosamente.
-Fantasticare sul diventare vedova di guerra, ma in possesso di un bottone, è ben più strano...-
-Non era esattamente questo il punto, Leshawna...- disse imbarazzato. -Ma sono sicuro che saresti stata un soldato molto onorevole e non avresti seviziato nessuno inutilmente...-
-Grazie, caro. Ma basta con le fantasie di me che muoio per la patria, per favore...- i due si sorrisero per un attimo, poi interruppero il contatto visivo sentendosi a disagio. -Anche se Twilight era la noia bibblificata in cui gli innamoratissimi si conoscevano poco e niente, ammetterai invece che diventare ricchi e immortali senza avere nessuna capacità particolare, ha decisamente il suo fascino come fantasia! E il tizio era figo anche se sociopatico, ma credo fosse manipolabile con un po' di furbizia. Del sociopatico senza la giustificazione del non essere umano delle cinquanta sfumature, invece ammetto che non ne ho mai capito il senso. I soldi senza l'immortalità non valgono la pena di sopportarsi un imbecille simile.-
-Il tuo non perdere di vista l'opportunismo neanche nelle fantasie, è una capacità che ammiro molto.- commentò Harold. Leshawna sembrò infastidita. -Era un complimento, davvero... Anche se, effettivamente, mi fossi interessato a Duncan sarebbe stata la stessa cosa...- pensò ad alta voce.
-Eh?!-
-Niente, pensavo solo che era strano che avessi problemi con Duncan visto che alla fine siete molto simili. Forse siete quel tipo di persone simili che non si sopportano fra loro. In effetti avete anche gli stessi gusti per le ragazze...-
-Io e lo spaccone, simili? E poi, Gwen interessava pure a te...-
-Perchè ha sollecito il mio istinto masochista. Infatti quando mi sono accorto del rischio cotta, l'ho evitata finchè il rischio non è passato.-
-Devi stare attento a questo tuo istinto...- “E' per questo che parli con tanta leggerezza di quello lì? Ho l'impressione di essere stata più io quella che cercava di tenertelo lontano. Tu non ti sei mai occupato di difenderti... e ora mi paragoni a quello?! Che razza di considerazione hai di me...”
Leshawna gli sembrava particolarmente infastidita, ma decise di non indagare. -Se non ti serve trattenermi ancora, io me ne andrei...- l'avvertì.
-Ah, sì... certo...- la ragazza sospirò. -Credo che andrò a chiarire con Courtney allora...-
Harold fu sorpreso. “Se non fossi preoccupato per la mia incolumità, farei un'eccezione e l'abbraccerei! Sono commosso, non è roba da tutti i giorni che vada a scusarsi con qualcuno anziché aspettare che scordi tutto... starà maturando anche lei.”
“Perchè improvvisamente sembra felice?! Cosa diavolo succede in quella testa?!” si chiese Leshawna irritata.
-Visto che vai da Courtney, potresti portarle un fiore? Ti restituirò i soldi.- chiese il ragazzo.
-E che sarebbe? Un segnale segreto fra amanti?- chiese Leshawna incuriosita, senza mostrare turbamento.
-No! E' che... la ragazza che abitava nell'appartamento di Courtney è in coma e non so dove si trovi, così ho pensato che sarebbe carino metterle in casa un fiore...- Harold si interruppe sentendo nelle orecchie un suono simile a quello delle mani che applaudono, ma molto più lento e sottile. Tornando a guardare Leshawna, vide poco distante la lei, una giovane pallida e trasandata che con un debole sorriso, batteva le punte dei polpastrelli seguendo un ritmo regolare. -Eh, Leshawna, guarda! Quella nuvola non ha un aspetto strano?!- disse il ragazzo indicando, per portare la ragazza a voltarsi nella direzione dell'altra.
Leshawna, anche se perplessa, seguì la sua indicazione, mostrando di non notare la presenza dell'altra ragazza. -Io non vedo proprio niente...- disse guardandolo con preoccupazione.
-Volevo solo farti uno stupido scherzo...- “Allucinazioni... bene... ma visto che anche lei approva, le farò consegnare quel fiore... ormai l'ho detto, sarebbe triste non farlo...” si disse osservando Roza. “Perchè mi preoccupo dei sentimenti di un'allucinazione?” -Comunque, per il fiore, va bene?-
-Se per te è importante, allora va bene...-
-Grazie mille! Allora, vado!-
-Fa attenzione e non dimenticare che ti conviene non morire... Altrimenti, ovunque la tua coscienza vada a finire, non importa, perchè ti troverò e ti farò talmente tanto male da farti rimpiangere per l'eternità la tua scelta di andartene prematuramente.- disse Leshawna con la solennità e la pesantezza di una maledizione.
La ragazza spettrale vicino a lei spalancò gli occhi incuriosita e cominciò a girarle attorno come per studiarla.
“Non importa quanto poco senso abbia, ma con quella determinazione, potrei crederle anche se mi dicesse che il sole sorge a nordovest e tramonta fra le fauci del lupo cosmico...” -Quindi, sarei salvo se morissi, ma non fosse una mia scelta?-
-Dipende da quanto realmente non dipenda da te.- ribattè la ragazza turbata.
-Puoi stare tranquilla, se avessi tendenze suicide, sarebbe mio dovere metterti al corrente delle mie condizioni. Non sono così scorretto.-
-E' comunque inquietante e sospetto il modo in cui ne parli.- gli fece notare.
-Temo di averti suggestionato un po'... e mi spiace... Tornerò di certo e anzi, hai bisogno che ti porti qualcosa?-
“Carne e ossa!” pensò la ragazza istintivamente. -Ehm... fave? Hanno molto ferro... e proteine...-  Concentrare la propria frustrazione sulle privazioni alimentari, forse l'avrebbe aiutata a scacciare quel senso di morte che percepiva attorno a sé, in particolare da quella mattina. -Ma tu occupati solo di non finire sotto qualche macchina. Ci penso io alla spesa. Sei anche senza portafoglio, ti ricordo...-
-Vero... allora vado. A presto!-
-Ciao...-
“Sono abbastanza certo che ci fosse qualcosa da cui dovevo metterla in guardia riguardo a Courtney... qualcosa che poteva potenzialmente turbarla... ma cos'era? Eh... spero niente di importante...”


Angolo dell'autrice:

Stranamente questo capitolo mi è venuto abbastanza facile da scrivere, spero risulti anche apprezzabile da leggere... anche se i personaggi sono piuttosto instabili per ora, spero ci si capisca qualcosa.
Mi scuso ancora per la lentezza degli avvenimenti (oltre che degli aggiornamenti) ma non voglio descrivere le situazioni frettolosamente, per me sarebbe anche noioso e parecchio frustrante scrivere di fretta, anche se spero che questo mio “stile”(ne ho uno?) non dia troppi problemi.
Se volete darmi un vostro parere mi fa molto piacere. Cercherò fin dove è possibile di correggermi e migliorare.
Alla prossima e grazie davvero a chiunque abbia letto fin qui.
  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fumetti/Cartoni americani > A tutto reality/Total Drama / Vai alla pagina dell'autore: Anown