Libri > Fairy Oak
Ricorda la storia  |      
Autore: fabyvaniglia    08/08/2021    3 recensioni
"Ci fu un momento durante il quale Vaniglia capì che non era l’origine dei loro poteri l’unico motivo per il quale Pervinca era andata via e lei no. Non era stato l’Incanto del Buio a portarle via sua sorella, ma la differenza sostanziale tra le due; Pervinca aveva preso una decisione che lei non avrebbe mai osato prendere, assegnando di conseguenza ad ognuna di loro il posto giusto in quel momento difficile: Pervinca tra le file del Nemico, Vaniglia nel Villaggio."
-
Ispirata da un Prompt condiviso con un'amica e ambientata durante "Il potere della Luce".
Genere: Introspettivo, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Felì, Grisam Burdock, Vaniglia Periwinkle
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

È inutile contare le stelle




“Vaniglia uscì dalla scuola soddisfatta e sorridente. Non il sorriso agitato e febbrile di chi ama e scopre d’essere riamato, intendiamoci, ma quel dolce compiacimento, intimo e profondo, che si disegna sulle labbra di chi ha vinto.”*


Quando era diventata così forte e sicura di sé? Come avevo potuto, nella mia instancabile e onnipresente
osservazione delle bambine, perdere il passaggio fondamentale di questa trasformazione?
Non era il voler indossare gli abiti di Pervinca, che da soli non avrebbero potuto trasformare il suo carattere così a fondo. La dolce, gentile e timida Vaniglia. La mia preferita, anche se una fata baby-sitter non dovrebbe provare queste sensazioni. Eppure, proprio lei che credevo di conoscere così bene, lei che era quella da cui non mi sarei mai aspettata sorprese, stava crescendo davanti ai miei occhi… ed io non me ne ero accorta.
 
Provai a ripensare a quegli ultimi giorni trascorsi. Vaniglia era sempre sotto i miei occhi vigili (oh, almeno lo fossero sempre stati davvero!), tranne durante le ore trascorse insieme al signor Cicero nella torretta. Il cambiamento poteva aver avuto luogo lì?
 
Questa fu una delle domande alle quali per lungo tempo non riuscii a dare una risposta.
Oh sì, essa sarebbe arrivata molti anni dopo, durante un’Ora del Racconto con Vaniglia in cui in giardino l’avrei sorpresa a contare le stelle che il cielo della Valle di Verdepiano faceva sfavillare come non mai, in mancanza di luci artificiali ad interferire.
Soltanto quella notte avrei scoperto di questa sua abitudine che non conoscevo, consolidata durante quel periodo di buio nel suo cuore, quando sua sorella era lontana.
Ma all’epoca non sapevo ancora. Non ero presente quando accadde quello che scosse il cuoricino della mia dolce Babù per farla diventare la ragazza forte e coraggiosa che si dimostrò in seguito.
 
Ci fu un momento durante il quale Vaniglia capì che non era l’origine dei loro poteri l’unico motivo per il quale Pervinca era andata via e lei no. Non era stato l’Incanto del Buio a portarle via sua sorella, ma la differenza sostanziale tra le due; Pervinca aveva preso una decisione che lei non avrebbe mai osato prendere, assegnando di conseguenza ad ognuna di loro il posto giusto in quel momento difficile: Pervinca tra le file del Nemico, Vaniglia nel Villaggio.
 
Babù ne trovò conferma nello specchio d’acqua nella fontana della piazzetta e si rese conto, forse più nitidamente che mai, di quanto lei e Pervinca potessero sembrare la stessa persona, di quanto lei potesse essere al suo posto se solo sua sorella non fosse stata infinitamente più coraggiosa e generosa. Non bastava qualche differenza fisica, il possedere poteri opposti… Loro erano comunque identiche, in un modo in cui poche persone potevano comprendere… Ma allo stesso tempo erano due identità distinte e questo nessuno che le avrebbe guardate con superficialità avrebbe potuto capirlo. Non era il carattere, solo loro due (ma anche io… e anche chi era veramente attento) sapevano che in realtà Pervinca nascondeva dentro la tenerezza che Vaniglia mostrava al mondo e che Vaniglia era capace di covare dentro di lei sentimenti di rabbia e frustrazione quanto la sorella, solo nascondendoli con la sua pazienza infinita…
Avrebbero potuto essere l’una al posto dell’altra… Il Nemico aveva preso e usato Pervinca, ma voleva entrambe e avrebbe potuto scegliere diversamente. E chissà se l’allora fragile Babù sarebbe stata in grado di fare ciò che aveva fatto la sorella senza perdersi e vacillare mai. Forse allora non avrebbero avuto il lieto fine ottenuto, ma il Nemico aveva fatto male i suoi calcoli, credendo che prendere prima una o l’altra sarebbe stato indifferente e scegliendo di agire soltanto sulla base della conoscenza dei loro diversi poteri, non della loro personalità.
 
Ma questa consapevolezza iniziò a nascere, appunto, una di quelle sere in cui lasciai Vaniglia con Cicero, andando a trovare Tomelilla nella serra.
Poco dopo l’ora di cena, il signor Burdock venne a trovarci e Grisam era con lui. Ci chiese di poter parlare con Vaniglia e io volai a bussare alla porta della torretta.
“Signor Cicero? Sono Felì!”
“Entra Felì, entra.”
Volando nella stanza, osservai con un sospiro di sollievo (quanti ne facevo in quei giorni) che i piatti della cena erano stati svuotati. Il signor Cicero mangiava soltanto quando Vaniglia andava a trovarlo e avevo la sensazione che la mia bambina passasse proprio per quel motivo le ore della cena lì con lui.
“Oh, ciao Grisam” disse Cicero. “Sei venuto qui da solo?”
“No, signor Periwinkle” rispose il mago, togliendo berretto e sciarpa. “Sono venuto con lo zio Duff. Ho pensato di approfittarne per salutare Vaniglia.”
“Hai fatto bene, ci fa piacere. Allora scendo un attimo a salutare Duff, d’accordo Babù?”
“Certo, non ti preoccupare.” rispose Vaniglia, non staccando gli occhi dal binocolo che ormai teneva quasi sempre con sé appeso al collo.  “Continuerò io a scrutare i dintorni.”
Cicero abbozzò un sorriso e uscì.
Rimasi un brevebrevissimo attimo sulla porta: non volevo lasciare i due ragazzi da soli, ma poi intercettai lo sguardo di Grisam e lo vidi scandire con le labbra: “Solo un attimo”.
Prendendomela con la mia incapacità ad oppormi a qualunque cosa avesse potuto consolare Vaniglia, a dispetto della mia convinzione di doverla sorvegliare di continuo, annuì e volai di sotto. Avrei controllato anche io l’esterno, però, per accertarmi che nessuno si avvicinasse mentre Vaniglia e Grisam erano soli, senza nessun adulto a proteggerli. Le mie antenne sarebbero state vigilissimissime.
 
Fu quindi quando rimasero soli.
Vaniglia era sempre rivolta alla finestra, e scrutava oltre le mura del villaggio, oltre le ombre che ormai lo assediavano notte e giorno, spostando lo sguardo ogni tanto al cielo.
“Babù, come stai?”
Vaniglia rispose senza staccare gli occhi dal binocolo:
“Bene!”
Grisam si sedette sullo sgabello lasciato vuoto dal signor Cicero e lanciò uno sguardo fugace fuori dalla finestra. L’aria era fredda, Vaniglia era coperta da un lenzuolo leggero, ma non tremava.
“Non è un po’ tardi per stare svegli? Sai che domani c’è la scuola.”
“Senti chi parla!” Vaniglia fece guizzare per un istante gli occhi sull’amico, prima di tornare alla sua occupazione. “Non mi sembra di essere l’unica sveglia a quest’ora, dopotutto.”
“È diverso e lo sai.” disse Grisam, ormai osservando Vaniglia con un’espressione curiosa “Tu sei una Strega della luce. Non avrai bisogno delle cannonate per alzarti domattina?”
“Questo lo sai perché Pervinca si è lamentata con te dei nostri ritardi!”
“Potrebbe essere!”
Vaniglia sorrise, si staccò finalmente dal binocolo rivelando il segno di due cerchi intorno ai suoi occhi e si avvicinò piano a Grisam, facendogli cenno di voler guardare nel telescopio.
Grisam le fece spazio alzandosi e andando ad occupare il posto scaldato precedentemente da lei.
 
Siccome Vaniglia restava concentrata sulla sua ricerca in cielo, Grisam scrutò attorno a sé e osservò il villaggio silenzioso e addormentato. Nonostante la paura e gli ultimi assedi, quanti altri potevano dire di non riuscire più a dormire sonni tranquilli? La consapevolezza di essere insieme a tutta la propria famiglia poteva bastare a rassicurare gli animi notte dopo notte, donando attimi di pace e serenità che la famiglia Periwinkle, e anche lui, non riuscivano più ad avere.
“… quindici, sedici, diciassette…”
Grisam tornò a guardare la sua amica che borbottava tra sé e sé.
“Cosa stai facendo?”
“diciannove, venti… aspetta! Ventuno, ventidue e ventitré!”
Vaniglia allontanò il viso dal telescopio, frugò con lo sguardo intorno a sé, poi si avvicinò al tavolo pieno di strumenti e prese una matita e un piccolo taccuino. Quando tornò a sedersi, sfogliò qualche pagina e annotò il numero.
Poi lo sommò all’ultimo segnato e aggiunse anche quella cifra in fondo alla pagina.
“Oggi sono riuscita a vedere moltissime stelle. La notte è buia, ma loro brillano ancora. Devo stare attenta ai loro movimenti, controllare che ci siano sempre. Se dovessero smettere di brillare significherebbe che il Nemico sta vincendo e che Pervinca è in pericolo.”
Grisam era stupefatto, non solo dalle parole, ma anche dallo sguardo di Vaniglia. La sua espressione concentrata, lo sguardo fermo e vigile nonostante le profonde occhiaie; sotto alla sua espressione seria e preoccupata, al giovane mago parve di scorgere qualcosa che fino a quel momento nessuno aveva visto. Vaniglia non era solo triste e preoccupata, era anche… come poteva definire quello sguardo? Era un’espressione che conosceva bene e che aveva visto spesso su un altro volto, così simile a quello che aveva davanti, ma allo stesso tempo così diverso. Poteva essere un’espressione di soddisfazione?
Incapace di capire fino in fondo ciò che Vaniglia stava facendo, le disse in un tono che voleva sembrare scherzoso, ma che a fatica conteneva la disperazione che attanagliava il suo cuore da quando Vì era scomparsa:
“È inutile contare le stelle.”
Vaniglia abbassò lo sguardo, per poi rialzarlo e sorridere, ma non era il suo solito sorriso dolce, era il sorriso divertito e scanzonato di Pervinca.
“È inutile anche contare le lentiggini”.
Grisam non capì dove volesse andare a parare.
“Già, ovvio…”
Vaniglia si avvicinò, ora il suo sguardo era molto più simile al solito, la sua espressione si era ammorbidita mentre con delicatezza si sedeva accanto a Grisam e gli porgeva la mano destra.
“Provaci lo stesso. Contale.”
Grisam la guardò perplesso, poi abbassò gli occhi verso la mano che Babù gli porgeva. Il bordo destro era punteggiato da piccolissime efelidi.
Pur incerto, Grisam non poté fare a meno di contare come lei gli aveva chiesto.
“Una, due, tre, quattro, cinque, sei e… sette…”
Si interruppe, capendo.
“Sette!”
“Esatto!” gli occhi di vaniglia brillavano.
Grisam cercò di trattenere l’emozione che in quel momento lo aveva colpito come un fulmine.
“Pervinca ne ha otto…”
Non si era mai reso conto di sapere quante lentiggini avesse Pervinca sulla mano. Non erano un granché visibili, se non ad un occhio attento, e non ci aveva mai fatto consapevolmente caso. Ma ora sapeva con certezza che la mano di Vaniglia non aveva lo stesso numero di puntini che aveva quella di Pervinca. Nonostante le gemelle fossero quasi uguali, ecco un’altra leggerissima differenza, che però rispetto alle altre non si era mai reso conto di conoscere. Lui sapeva quante lentiggini avesse Pervinca sulla mano…
Soltanto ora che non era più lì con lui, in quei momenti in cui a volte, senza neanche ammetterlo a sé stesso, si chiedeva se davvero potesse dire di conoscere tutto di Pervinca, se forse non si era illuso, ecco la prova che non si sbagliava: lui la conosceva, e anche di più di quello che credeva. La osservava e incamerava dettagli su di lei senza accorgersene e sapeva che non avrebbe mai più potuto dubitare del fatto che Vaniglia avesse ragione, che Vì non poteva essere andata via se non per un motivo più nobile e coraggioso di quello che tutti pensavano e che non li avrebbe mai potuti tradire… Come non avrebbe mai potuto smettere di amarli, la sorella, la sua famiglia… e anche lui.
Grisam sorrise, mentre una nuova luce iniziò a brillare nei suoi occhi.
Strinse leggermente la mano che Vaniglia gli aveva porso, poi prese il taccuino su cui erano annotati i numeri delle stelle, mentre Vaniglia ricominciava a osservare fuori, su nel cielo, cercando i puntini luminosi che confermavano che la luce c’era ancora e che brillava probabilmente grazie al coraggio della Strega del buio più forte che conosceva.
Grisam e Vaniglia ripresero quindi a contare le stelle.
 
Ecco, soltanto dopo molti anni Vaniglia mi avrebbe raccontato di quell’aneddoto e tutto mi sarebbe stato chiaro.
Quella sera, Babù doveva aver provato per la prima volta la gioia di non essere sua sorella dopotutto, e di non essere lei quella a far battere il cuore del mago dagli occhi grigi che in passato le era piaciuto così tanto.
Era fondamentale che un’altra persona, e chi meglio di Grisam Burdock, amasse sua sorella così come la amava lei e la conoscesse così come la conosceva lei. Fu quello a farle capire che non avrebbero mai potuto essere interscambiabili e che sarebbe stato proprio quello che le persone che non le conoscevano realmente non avrebbero mai potuto capire. E il nemico era tra quelle.
Fu dopo quella sera che al mattino Vaniglia si vestì per la prima volta con gli abiti di Pervinca; fu il mattino dopo che si specchiò nella fontana ghiacciata; e fu il mattino dopo ancora che chiese a Grisam il suo aiuto, quella volta in cui lui, per permetterle di formulare la sua richiesta senza farsi ascoltare da nessuno, la abbracciò, e lei non sentì più le gambe cederle e il viso arrossire e il cuore aumentare i battiti.
Fu dopo quella sera che Vaniglia sentì di potercela fare a riportare Pervinca a casa.


*da Fairy Oak. Il potere della Luce


Benvenuti al mio primo mio esperimento con la saga di Fairy Oak, libri che ho amato e continuo ad amare. Un posto felice al quale torno sempre molto volentieri, anche se in questa storia non ho dato spazio ad un momento molto spensierato.
Vaniglia e Grisam non sono una coppia, ma adoro il loro legame e soprattutto ho amato la loro vicinanza nel terzo libro, in cui entrambi hanno perso la persona che amano di più al mondo. Il Prompt da cui la storia ha preso ispirazione mi ha dato modo di parlare di loro, lo avevo fatto soltanto una volta mooooolti anni fa in un tema a scuola, quindi direi che non conta! XD
Spero che questo piccolo spaccato di vita, raccontato come sempre da Felì, sia di gradimento a chi legge; a me è piaciuto scriverlo e di questo devo ringraziare la mia amica Vavi_14 che mi ha mandato il Prompt e che mi ha come sempre incentivata. Scrivere sapendo che lo stava facendo anche lei è stato uno stimolo fondamentale!
Grazie a chi ha letto e un abbraccio da lontano!
Faby

  
  
Leggi le 3 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Fairy Oak / Vai alla pagina dell'autore: fabyvaniglia