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Autore: Ghostclimber    08/08/2021    2 recensioni
Sendoh è appena diventato il capitano del Ryonan ed è in crisi.
Koshino ha negoziato per lui una tregua, e adesso è da lui a negoziare anche la tregua tra Sendoh e il criceto del suo cervello.
Velatissimissima SenKosh
Genere: Hurt/Comfort | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Akira Sendoh, Hiroaki Koshino
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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...speravate di esservi liberati di me, vero?

E invece no, prendetevela con Ste_exLagu che quando gli dico “non trovo il titolo” mi propone titoli che non c'entrano un cazzo (giustamente, perché anche i miei comunque hanno senso una volta sì e tre no) e mi costringe a rispondere “No, quello lo uso per una SenKosh”, e che poi mi dà consigli facendoli passare per cazzate e poi invece funziona.

Ok, la smetto di sparare minchiate (Mitsui dalla regia: “Ma se è la cosa che ti riesce meglio!”) e vi lascio alla storia. Non menatemi che sono già storta per la seconda dose del vaccino, se mi dovete lanciare la verdura prima chiedetemi cos'è che posso mangiare e cosa no perché sono a dieta e giuro che in questo momento potrei mangiare anche voi.

 

 

 

 

 

“Ehi.” chiamò Koshino, avvicinandosi al molo su cui Sendoh era intento a pescare, immobile come una statua di marmo.

Tuttavia, al suo richiamo si voltò e gli rivolse uno di quei suoi sorrisi a cinquantanove denti a cui mancava solo il biglietto da visita del dentista.

“Kosh! Hai parlato con Uozumi?” chiese Sendoh, facendo un po' di posto al compagno di squadra sul molo, tra un pilone e l'altro. Koshino lo guardò male, prese il secchio pieno di pesci sventrati e lo spostò dall'altro lato, distante da sé, poi si sedette. “Sì.” riferì, “Ho parlato con Uozumi e ho parlato con Taoka. Hai un mese esatto per fare pace col cervello.” Sendoh emise un suono a metà tra un mugugno e un ronzio. Koshino non poté evitare di pensare che sembrava un cellulare che si mette a vibrare su una superficie morbida.

“Senti, mi dici che cazzo ti prende?” sbottò. Sapeva che probabilmente un attacco diretto non era proprio la migliore tattica per schiudere il guscio di Sendoh, ma francamente non avrebbe avuto idea di come procedere altrimenti. “Insomma...” proseguì, cercando di indorare la pillola, “Fino a due mesi fa non la smettevi di ripetere 'quando sarò capitano' qui e 'quando sarò capitano' lì, adesso che sei davvero il capitano di metti a giocare al desaparecido. Che cazzo ti prende?” Sendoh si prese così tanto tempo per rispondere che Koshino ebbe il tempo di meditare di andarsene. Poi gli tornò in mente una puntata di Doctor Who, dove uno dei compagni del Dottore se ne sta per tipo quattromila anni a fare la guardia ad una dannata scatola in cui è rinchiusa la sua fidanzata, e decise di non mollare. Lui non era di plastica come Rory Williams, ma nemmeno Sendoh, e prima o poi avrebbe parlato. O almeno, così sperava Koshino: contrariamente a quanto la gente potesse pensare, Sendoh era tutto tranne un chiacchierone. Certo, quando si trattava di parlare di cazzate era capace di sfondarti le orecchie fino a farti supplicare l'eutanasia, ma se l'argomento si spostava su temi più personali si richiudeva su se stesso come un riccio.

“Credo sia panico da palcoscenico.” disse infine Sendoh, con voce calma e pacata, parlando lentamente. Koshino sentì il proprio cuore lasciarsi andare ad un battito fuori tempo: in tutti gli anni in cui lui e Sendoh erano stati compagni di classe e di squadra, quella era forse la terza volta che quello spilungone si degnava di dare una risposta seria ad una domanda seria.

“Vuoi spiegarmi?” chiese a voce bassa. Sendoh annuì, poi tacque. Koshino rimase impassibile, memore di quella volta in cui, dopo un mese di assoluto mutismo, Sendoh gli aveva finalmente confessato che cosa diavolo avesse: niente di grave, si era messo l'apparecchio ai denti, ma apparentemente quel cretino aveva davvero pensato che sarebbe stato possibile tenere la bocca chiusa per tre anni filati, fin quando non gli avessero levato la ferramenta dal cavo orale. Eppure, per costringerlo a confessare che si stava facendo i patemi per l'apparecchio, Koshino ci aveva impiegato un pomeriggio di assedio indefesso, seduto sulla sua scrivania a guardarlo male dall'alto.

Per cui, attese.

La canna da pesca di Sendoh si piegò, e il ragazzo fu svelto a prenderla in mano. Girò il mulinello, ritirando la corda e l'amo, prese al volo il pesce che si agitava all'estremità e lo sventrò con gesti rapidi e precisi. O almeno, così suppose Koshino, conoscendo la sua precisione di taglio: a lui, quella roba faceva schifo, per cui si era messo a guardare le nuvole nell'istante in cui la mano di Sendoh aveva acchiappato quella povera bestia.

“Ho una paura fottuta di fare cazzate.” disse Sendoh a bassa voce. Come se riuscire ad ammettere quella semplice cosa fosse stata una goccia che faceva finalmente tracollare una diga, proseguì senza attendere nemmeno un cenno da parte di Koshino: “Voglio dire, ho fatto tanto il bullo con Rukawa e ho sottovalutato Sakuragi, e guarda un po' che asfaltata che ci ha dato lo Shohoku. Ero sicuro di poter battere Maki e il Kainan ci ha quasi uccisi nei tempi supplementari. E se faccio altre cazzate di questo genere? Se l'anno prossimo o quest'inverno nemmeno ci qualifichiamo perché io sono un coglione? E se mi blocco appena scendo in campo perché mi sento schiacciato dal peso del fatto che adesso il capitano sono io, e porca troia, dai, Kosh, guardami!” Koshino alzò gli occhi su di lui, che ora era in piedi con le braccia allargate, come se volesse farsi crocifiggere da qualche centurione di passaggio. Koshino rifletté incoerentemente che era ora di smetterla di guardare in loop le puntate di Doctor Who.

“Questa ti sembra la faccia di uno di cui ti puoi fidare? Hiro-kun, tu ti fideresti di uno come me?” Koshino per poco non riuscì nella difficoltosa impresa di cadere da seduto.

“Ma sei scemo?!” sbottò. Sendoh sbatté le palpebre, e nel suo stato di stordimento a Koshino sembrò quasi di sentire l'aria smossa dalle sue ciglia così ridicolmente lunghe per un maschio. Si alzò in piedi e prese Sendoh per le spalle, poi cominciò a scuoterlo violentemente: “No, imbecille, nessuno sano di mente si fiderebbe di uno come te! Noi ci fidiamo di TE, cretino, non di uno come te!” sbottò.

“Beh, questo è senz'altro un modo alternativo per rassicu...”

“Mi fido di te da quando ti ho visto, deficiente, e non smetterò adesso!” concluse Koshino, la voce resa stridula dalla rabbia. Lasciò andare Sendoh, scaraventandolo di nuovo a terra, e si allontanò di un paio di passi rabbiosi. Aveva davvero una gran voglia di prenderlo a calci nel culo.

“Senti.” disse con voce tremante, girandosi di nuovo verso di lui, poi si interruppe. Sendoh sembrò essere abbastanza intimidito dalla sua aura di minaccia che si sedette educatamente sui calcagni, come un bravo bambino educato, cosa che non era mai stato nella vita.

“Innanzitutto, ti stai facendo problemi che non esistono. Non è che sei diventato l'allenatore, sei il capitano. È una cazzo di carica elettiva, non cambia un accidente! Fino al mese scorso eri il trascinatore della squadra e continuerai ad esserlo per il semplice fatto che se vedi una persona giù di tono non sei capace di far finta di niente!”

“Io...”

“Ricordi quando sono entrato in depressione per quella tipa che sembrava provarci con me ma poi mi stava solo usando per conoscere te?”

“Dai, Kosh, quella era una stronza e bas...”

“Le hai dato appuntamento al luna park, mi ci hai trascinato, le hai detto che è una stronza e mi hai pagato le giostre per tutto il giorno.”

“Non mi veniva in mente altro, dai, sei il mio migliore amico, ti pare che ti lascio in magagne?”

“E quando Ikegami è andato in crisi perché non riusciva a stare dietro allo studio?”

“Ci avrebbe piantati in asso, tu ancora non eri bravo in difesa e...”

“E tu gli hai trovato un tutor e ti sei messo a parlare con tutti i suoi professori per convincerli a fargli recuperare le verifiche andate peggio.”

“Beh, mi sembrava il mini...”

“CAZZO, SENDOH, DEVO TIRARE FUORI LA STORIA DEL BARBONE PER FARTI CAPIRE CHE PORCA TROIA TU HAI SEMPRE LA SOLUZIONE PER TUTTO?!” Sendoh, stavolta, non trovò neanche mezza risposta. E in effetti, si disse Koshino, non c'era la minima possibilità di relegare un atto di gentilezza che aveva cambiato la vita di una persona ad un normalissimo gesto che chiunque avrebbe compiuto. Perché in pochi si sarebbero fermati a chiedere a un uomo lurido e puzzolente cosa c'era che non andava, pur vedendolo in lacrime. E invece, Sendoh l'aveva fatto, aveva scoperto che l'uomo si vergognava ad andare ad un colloquio di lavoro proprio perché era sporco e puzzava, e senza neanche stare a pensarci l'aveva tirato su di peso, portato in un motel al solo scopo di fargli fare una bella doccia calda, aveva ordinato del cibo e aveva spedito un contrariatissimo Koshino a comprare dei vestiti decenti. Poi, aveva fatto le moine al suo barbiere per fare in modo che il barbone dell'angolo smettesse di assomigliare ad un cespuglio incolto. L'uomo aveva avuto il lavoro, nulla di che, era solo un commesso in un konbini, ma era finalmente riuscito a mettersi in tasca abbastanza denaro da affittarsi un appartamentino e comprarsi da mangiare. Ed era letteralmente un tizio qualunque, non era possibile mettersi ad accampare scuse come quella che nessuno vuole un migliore amico depresso o che senza Ikegami in difesa avrebbero fatto acqua più di uno scolapasta. Sendoh era buono nel profondo, ed era ora che cominciasse a rendersene conto.

“Il capitano di una squadra di basket ha solo il compito di coordinare i suoi compagni. Tu questo lo sai fare, e sai fare molto di più. Sei capace di capire con un'occhiata cosa c'è che non va e trovare una soluzione. Tu... tu incastri le tessere delle cose, Sendoh.”

“Lo so.” ammise Sendoh dopo un po', “Razionalmente, lo so. Ma ho comunque paura di bloccarmi, di mettermi a fare cazzate...”

“Cazzate troppo grosse non le puoi fare, Taoka ti strapperebbe i capelli uno ad uno e io ti prenderei a calci nel culo fin quando non comincia a somigliare alla tua faccia.” Sendoh ridacchiò, e Koshino si rilassò un pochino. Conosceva quel ragazzo meglio di se stesso, e sapeva riconoscere ogni singola intonazione delle sue risate. Avrebbe riconosciuto il sollievo in mezzo ad una ridda di sentimenti mescolati tra loro e incomprensibili.

“E sappi che se tu dovessi mai bloccarti per timidezza, la prima cosa che farò sarà contattare la CIA per capire come mai sei stato sostituito da un clone alieno.” aggiunse Koshino, a voce più bassa. Sendoh lo guardò con aria interrogativa.

“Dai, lascia un attimo da parte l'ansia e pensaci: quando una partita di basket si avvicina, non pensi ad altro che a quella. Ti ho visto cambiare faccia e metterti a giocare come mai prima solo dieci minuti dopo che il medico della scuola ti ha detto che potevi essere diabetico.”

“Ma poi non lo ero, avevo solo mangiato una brioche prima del prelievo.”

“Ergo, come al solito sei un coglione totale fuori dal campo di basket.” sentenziò Koshino con un sospiro. Non era nemmeno certo che Sendoh fosse nelle condizioni di sentir ragioni; tutto quel che sapeva era che il suo amico aveva bisogno di aiuto e che lui era l'unica persona a cui l'avesse confessato. Sollevò un sopracciglio e chiese: “Devo ricordarti che ti sei spogliato nudo in mezzo al campo per metterti la divisa più in fretta? Per poco non ammazzi tutte le tue fan e nemmeno te ne sei reso conto!” Sendoh ghignò.

“L'ho scoperto dal giornalino della scuola.” disse, come se dimenticarsi di essersi spogliato in mezzo a un campo da basket e averlo scoperto dal Ryonan Chronicles fosse un vanto.

“Sendoh... proprio non riesci a credere in te stesso?” Sendoh si rabbuiò, poi fece spallucce: “Io ci ho provato, ma... no. Credo di no.” Koshino ci pensò su un attimo, poi si illuminò.

“Ho un'idea!”

“Molliamo tutto e andiamo a fare gli spogliarellisti a Las Vegas?”

“Cretino.”

“Dai, sdrammatizzavo. Dimmi la tua idea.”

“Di me ti fidi?” chiese Koshino.

“Cazzo, sì.” rispose Sendoh, senza la minima esitazione.

“Allora lascia perdere di credere in te stesso, non sei capace. Credi in me che credo in te.” Sendoh rimase muto e attonito a fissarlo, poi la frase parve far presa sul criceto in prognosi riservata che arrancava sulla ruotina del suo cervello e una risata tintinnante emerse dalla sua gola.

“Ok, questo lo posso fare.” disse infine, asciugandosi una lacrimuccia di ilarità.

“Bene.” Koshino esitò. Avrebbe voluto chiedergli se intendeva rientrare prima del previsto, ma intuiva che una domanda simile gli avrebbe solo messo pressione.

“Ma credo di avere ancora bisogno di un po' di tempo. Per metabolizzare.” aggiunse Sendoh, “Terrò a mente che ho un mese. Magari torno prima, o magari lo uso tutto. È un problema?”

“Siamo abituati a vederti arrivare in ritardo.” sospirò Koshino. Sendoh sorrise, poi riprese in mano la canna da pesca e pescò un vermetto da mettere sull'amo.

Koshino lo intese come un gesto di congedo, e gli voltò le spalle per andarsene. Era già a metà del molo, quando Sendoh parlò: “Non è neanche questione di paura, credo.”

“Che vuoi dire?” chiese Koshino.

“Il punto è che so che la gente comincerà a starmi addosso, e sai che è una cosa che odio. Ho bisogno di stare da solo prima di gettarmi nella mischia. È un... un concetto spaziale.”

“Un che?”

“Un concetto spaziale. Ho la mia idea di spazio, e prima di cominciare qualcosa mi piace infilarmici dentro, e pensarci su un po'. Sai che non sono proprio velocissimo a pensare...”

“Intanto pensi, c'è chi sta peggio.” Sendoh sorrise.

“Il mio concetto spaziale è questo.” proseguì, anche se Koshino non gli aveva chiesto nulla. Indicò con un gesto del braccio il molo, il mare e la spiaggetta di scogli lì vicino, poi prese la canna da pesca con due mani e lanciò l'amo in acqua.

“Ci puoi restare tutto il tempo che ti ser...” cominciò Koshino, ma si interruppe quando notò che Sendoh si era voltato a guardarlo, in viso un'espressione diversa dal solito, tenera, affettuosa.

“Io, il mare, la mia canna da pesca... e te. Tu sei il mio concetto spaziale.”

 

 

 

 

Ok, lo so che probabilmente non ha un cazzo di senso.

Cioè, so benissimo che avrei potuto espandere la questione, ma innanzitutto non ho voglia di rendere esplicita la ship, anche se vabeh se siamo qui è perché siamo campioni olimpionici di pippe mentali con triplo carpiato all'indietro quindi direi che l'idea che tra questi due gatta ci cova vi è venuta almeno un pochino.

Ma soprattutto, il “concetto spaziale” è una roba molto aleatoria, sento di percepirla da lontano ma di non riuscire a prenderla, come qualcosa sulla punta della lingua. Rischio di rovinare l'atmosfera e non mi va, preferisco che ognuno di voi si faccia la sua idea del concetto spaziale di Sendoh e se la tenga un po' in mente, come una piccola zona di comfort in cui rifugiarsi se la vita come al solito fa schifo.

Nient'altro, direi, vi consiglierei di guardare Doctor Who ma mi sono resa conto di recente che non è per i deboli di cuore e non voglio nessuno sulla coscienza, sono felice di essere riuscita a pubblicare di nuovo in questa sezione, battete un colpo se il delirio qui sopra vi è piaciuto.

Sayounara!

 
   
 
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