Anime & Manga > I cinque samurai
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Autore: PerseoeAndromeda    08/08/2021    0 recensioni
Una freccia scoccata contro un nemico, le urla disperate dei nakama e Touma scopre di aver commesso un errore tremendo, che potrebbe costare la vita ad uno di loro
Genere: Drammatico, Guerra, Hurt/Comfort | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Cye Mouri, Kento Rei Faun, Rowen Hashiba, Ryo Sanada, Sage Date
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
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Fanfic partecipante alla challenge Easter calendar 2021 del gruppo Hurt/Comfort Italia - Fanart and Fanfiction - GRUPPO NUOVO
 
 
Autore: Perseo e Andromeda; Heather-chan
Fandom: Yoroiden Samurai Troopers
Prompt: 119. Freccia
Titolo: Un tragico errore
Personaggi: Tutti, ma principalmente Shin, Seiji e Touma
Genere: Drammatico, hurt/comfort
Rating: Giallo per presenza di ferite gravi

 
UN TRAGICO ERRORE

 
«TOUMA, NO!».
Le dita erano tese sulla corda dell’arco, l’avvertimento di Seiji giunse tardivo e, proprio mentre la freccia partiva, altre due voci gridarono, intrise di disperazione:
«FERMATI!».
«TOUMAAAA!».
Perché i suoi nakama erano sconvolti?
Avevano davanti il nemico, era necessario combattere, non potevano permettersi esitazioni.
La freccia raggiunse l’obiettivo, centrò il petto del guerriero in armatura, ne frantumò la consistenza e Touma non ebbe dubbi, era carne umana quella che era stata penetrata. Suo malgrado l’angoscia lo colse, quello non sembrava un demone: l’accasciarsi del corpo, lo schizzare del sangue…
Avevano dunque davanti esseri umani, come era accaduto contro i Masho?
«NOOO!».
I nakama gridarono ancora.
Perché?
Era un nemico, andava fermato. I demoni avevano catturato Shin, chissà cosa gli avevano fatto, dovevano farselo restituire, dovevano arrivare da Shin.
«SHIIIIN!».
I nakama correvano verso il nemico abbattuto e lui rimase immobile.
Lo strano alone di oscurità che lo aveva circondato fino a quel momento andava lentamente dissolvendosi, ma non il velo di confusione che si era impadronito di lui nel corso di tutta la battaglia. Ripose l’arco e si portò le mani agli occhi, la testa gli girava e dovette serrare le palpebre per qualche istante. Quando le riaprì, tutta la scena si materializzò in modo completamente diverso.
Riconobbe la valle nella quale la battaglia era cominciata, le rocce tutto intorno e il portale sacro oltre il quale Shin era stato risucchiato e dal quale, poco dopo, era uscito il nemico.
Ma quello che vide ora a terra, circondato dai nakama, il petto trapassato dalla sua freccia, non aveva le sembianze di uno dei demoni contro i quali avevano ingaggiato quella nuova guerra.
Era Shin…
Shin…
Senza yoroi a proteggerlo, vestito solo dei suoi jeans e a petto nudo.
«Oh no…» iniziò a mormorare senza rendersene conto. «No… no… no…».
Un passo… le sue gambe erano rigide, il capogiro divenne qualcosa di così insopportabile che fu sul punto di cadere a terra, invece si mise a correre, una corsa che era un precipitare nel vuoto, le lacrime che gli annebbiavano la vista e intridevano le guance, il sussurro che divenne una serie di singhiozzi sempre più violenti:
«Shin… Shin… SHIN!».
Cadde in ginocchio in mezzo ai nakama.
Il tutto si era svolto in pochi secondi, anche se a lui era sembrata un’eternità e ora l’incubo si materializzava davanti ai suoi occhi… quello che sperava fosse in incubo.
Shin giaceva a terra, la freccia sporgeva dal petto, poco distante dal cuore… troppo poco distante. I suoi occhi erano socchiusi e opachi, ma sembrava cosciente, si guardava intorno smarrito, la mano di Shu sul volto, le voci dei nakama che lo chiamavano, bagnandolo del loro pianto.
Touma si portò le mani alle tempie, era tutto così assurdo, così confuso, ancora non capiva.
Cos’era successo?
Cosa diamine era successo?
Perché Shin?
Non c’era Shin davanti a loro!
«Cos’ho fatto?» mormorò. «Cos’ho fatto?».
«Shin, mi senti? Amore…».
I richiami di Shu, con la voce incrinata dal pianto, i singhiozzi di Ryo che stringeva tra le sue una mano di Suiko, le mani di Seiji intorno alla ferita, nervose, che cercavano di capire come intervenire…
Tutto era surreale, spaventoso e Touma riusciva solo a stare lì, le mani sulle tempie, gli occhi sbarrati, la testa che vorticava e i pensieri che non sapevano che direzione prendere.
Il viso di Shin si mosse contro la mano di Shu, gemette qualcosa con la sua voce sottile e sofferente, pronunciò i loro nomi, li cercava con lo sguardo:
«Dove siete? Non… non vi vedo…».
«Siamo qui… siamo tutti qui…».
Shu e Ryo gli rispondevano piangendo.
«Stai calmo pesciolino, va bene… va tutto bene…».
«Dobbiamo… estrarre la freccia…» Seiji parlava, pensava freneticamente, l’angoscia deformava anche i suoi lineamenti eleganti, non riusciva del tutto a controllare le emozioni.
Però Touma non sapeva che altro fare se non aggrapparsi a lui, se non cercare in lui qualche risposta.
«Sei… ji…».
A quel punto il guerriero della luce fu attraversato da una scossa, si rese conto della presenza di Touma al proprio fianco, si voltò verso di lui e gli mise le mani sulle spalle, strinse con forza, lo scrollò un poco e lo guardò fisso negli occhi.
«Non è colpa tua» gli disse con tono deciso. «Lo abbiamo creduto tutti per un attimo, abbiamo visto un nemico, nessuno di noi ha riconosciuto subito Shin».
«Ma… ma io ho…».
«Tu hai visto un nemico che ci attaccava, hai agito per proteggerci e per riprenderti Shin, solo per quello, non è colpa tua Touma, credimi, per favore credimi, ascoltami!».
La voce di Ryo risuono più disperata che mai:
«Non chiudere gli occhi, Shin, guardami… non dormire… ti prego Shin, resisti!».
«Seiji» chiamò Shu, il suo tono era quello di un bambino spaventato. «Seiji, aiuto!».
Seiji imprecò qualcosa tra i denti, per un istante strinse più forte la spalla di Touma, poi tornò all’urgenza incombente:
«Tenetelo sveglio, devo controllare che la freccia non abbia attraversato organi vitali».
Il cuore, balenò nella mente di Touma, il suo cuore così fragile…
«Shin… adesso ti curiamo… andrà tutto bene» sussurrò Seiji e tutti gli occhi si levarono su di lui, cercavano in lui la forza e l’appiglio necessari, dipendevano da lui. Anche Ryo, il loro leader, quando la disperazione giungeva al culmine, quando la minaccia di perdere uno di loro si approssimava, aveva bisogno di Seiji, della sua lucidità, del sangue freddo che sapeva mantenere.
Ma anche Seiji aveva paura e Touma vide le lacrime brillare nei suoi occhi, ne vide una scivolare lenta sullo zigomo e poi lungo la guancia e si odiò ancora di più, perché avrebbe voluto allungare una mano e asciugare quella lacrima, avrebbe voluto essere forte per lui, ma c’era quel pensiero continuo, assillante:
“Se Shin muore… l’avrò ucciso io… sarò stato io a privare di tutti noi del nostro Shin… se Shin muore…”.
Scosse il capo, una mano fu di nuovo sugli occhi, l’altra, a tentoni, si tese verso Seiji, verso Shin, non sapeva neanche lui a chi aggrapparsi: a Shin, perché restasse con loro, a Seiji, perché non permettesse a Shin di lasciarli.
Dal corpo martoriato del ferito si levò un gemito più forte, al quale fecero seguito ulteriori rassicurazioni da parte dei nakama:
«Shhht… va tutto bene…».
«Siamo qui Shin… siamo qui…».
«Starai bene, te lo prometto».
Anche Ryo e Shu ora tentavano di mantenere una calma che non provavano, per Shin, perché aveva bisogno di loro e loro lo sapevano.
Il corpo di Touma reagì senza che lui potesse mettervi un freno, si mosse da solo, superò Seiji, si gettò su Shin, gli prese il viso tra le mani, posò la fronte sulla sua e scoppiò in singhiozzi:
«Shin! Shin, perdonami, non volevo, non ti ho riconosciuto, non…».
«Touma…» pigolò Shin, la voce rotta dalla sofferenza.
Il guerriero del cielo si sentì trascinare via, le mani di Seiji furono su di lui, lo strattonarono, poi si sentì stringere contro il petto di Korin.
«Smettila, non fare sciocchezze, andrà tutto bene… tutto bene, te lo prometto!».
All’improvviso il terreno intorno tremò e un boato si levò dal portale. L’istinto spinse Touma e Shu a gettarsi su Shin, per fargli scudo con i loro corpi, mentre Ryo e Seiji scattarono in piedi, posizionandosi davanti al gruppetto, anch’essi pronti alla protezione.
«Stanno arrivando» esclamò Seiji. «Tra poco usciranno!».
«Non c’è tempo, maledizione!» gridò Touma, guardando indietro ma senza spostarsi di un millimetro da Shin. «Dobbiamo curarlo!».
«Ci pensiamo noi». Ryo si chinò verso il samurai di Kongo, lo tirò per un braccio. «Shu, vieni con me!».
Il giovane imprecò tra i denti, ma obbedì, seppur riluttante: comprese subito le intenzioni di Ryo ed era consapevole che in battaglia sarebbe stato molto più d’aiuto.
Si accostò al guerriero del fuoco e lanciò un ultimo sguardo ai nakama che sarebbero rimasti lì, a prendersi cura di Shin.
«Mi raccomando» disse con il pianto nella voce, «lo affidiamo a voi… Seiji… salvalo…».
Poi, l’uno di fianco all’altro, lui e Ryo si lanciarono verso il portale, il grido di Kongo sovrastò il boato dell’esplosione di energia provocato dai demoni che si approssimavano:
«Non passerete, state indietro!».
Si posizionarono davanti al portale, le armi tra le mani: il flusso di energia li aggredì, violento, ma loro rimasero in piedi, saldi, preparandosi a bloccare ogni nemico che si accostasse alla soglia.
Seiji tornò in ginocchio, mise le mani sulle spalle di Touma:
«Tirati su».
Touma era ancora sconvolto, quasi passivo ai tocchi di Seiji, la confusione restava padrona di ogni suo atto, la saggezza svanita in balia della paura di ciò che il suo agire aveva provocato.
«Non abbiamo tempo da perdere, ogni istante è prezioso e… ne è passato troppo… già troppo».
Seiji sembrava parlare tra sé, ma Touma non poteva fare a meno di cogliere ognuna di quelle parole come una condanna.
Per tutti loro, perché perdere Shin avrebbe significato la fine per tutti.
Il loro Shin…
“Sono stato io” continuava a ripetere quella maledetta voce dentro di lui.
Il nakama ferito era terribilmente immobile ora, l’impressione che non respirasse spingeva Touma a desiderare una sola cosa: urlare, urlare al cielo tutta la sua rabbia nei confronti dei demoni che lo avevano ingannato in maniera tanto infima, nei confronti di se stesso che si era lasciato ingannare.
«Shin…». La mano di Seiji si posò sul viso di Suiko, lo mosse un poco, fece di tutto per fargli sentire la sua presenza. «Non mollare eh… non fare scherzi».
Dalle labbra di Shin si levò un lamento e il cuore di Touma balzò in gola: per un attimo aveva temuto, aveva temuto davvero.
«Guardami… continua a guardarmi».
«Seiji… cosa…».
La voce così dolce di Shin era simile al fioco pianto di un cucciolo sperduto e Touma non poteva sopportare quel che gli trasmetteva.
«Shhh, non ti devi stancare, lascia fare a me, ma tieni gli occhi aperti Shin, ti prego, non lasciarti andare alla stanchezza».
Seiji si sforzava di mantenere la lucidità, Shu e Ryo lottavano tenendo bloccato il portale. Alle orecchie di Touma giungevano i rumori di una battaglia in corso, il cozzare di armi, le grida concitate dei nakama e degli avversari, ma tutto sembrava ovattato, distante e ancora tanto, troppo confuso.
E lui era l’unico che non faceva nulla, che non sapeva cosa fare, che avrebbe solo desiderato che gli occhi di Shin tornassero aperti nei loro, pieni di vita, combattivi… e sani.
«Dammi una mano Touma!». L’ordine di Seiji giunse perentorio, l’intenzione palese era quella di strapparlo all’oblio. «Ho bisogno di te!».
«Scusami… perdonami Seiji».
Il viso di Seiji si sollevò per un attimo, il tono di supplica che Touma aveva infuso nelle proprie parole trasformò il suo sguardo, ora dolce pur nella preoccupazione e anche l’inflessione della voce mutò:
«Per favore… aiutami… mettiti dietro di lui».
«Seiji…» sussurrò Touma e annuì.
Strisciò carponi fino alle spalle di Shin, posizionò le ginocchia ai lati del suo viso. Il guerriero dell’acqua percepì il movimento e i suoi occhi lo seguirono, tentò di spostare un po’ anche la testa, ma Touma si affrettò a tenergliela ferma.
«Touma… sei tu? Sei qui?».
Ancora quella voce, che era poco più di un uggiolio di agonia…
La mano di Touma gli carezzò una guancia:
«Sono qui con te pesciolino, non sforzarti, devi stare assolutamente immobile… e in silenzio… d’accordo?».
Seiji osservò per qualche istante quello scambio, poi lanciò un’occhiata alle proprie spalle, verso il portale che Ryo e Shu riuscivano a tenere ancora sotto controllo, quindi annuì e riportò gli occhi sul petto ferito del nakama.
Sospirò e si immerse nella concentrazione, il potere di Korin fluì attraverso le sue membra e prese forma in un alone luminoso che si irradiò dai palmi delle mani, tenute appena sollevate sul petto di Shin. Touma accarezzava la fronte e le guance del ragazzo ferito e intanto il suo sguardo osservava incantato la magia che si svolgeva davanti a lui.
Dopo pochi istanti Seiji si rilassò e sospirò ancora, questa volta di sollievo, prima di far udire la propria voce:
«La freccia non ha leso organi vitali sembra e ho momentaneamente protetto la zona intorno alla ferita. Però adesso dovrò estrarla e questo… mi spaventa».
Touma deglutì e non gli sfuggì il lieve tremito che scosse le membra di Korin. Anche lui era spaventato, ma il compito peggiore spettava a Seiji: allungò una mano e gliela posò sulla spalla.
In quel gesto si nascondeva un messaggio: vorrei tanto esserti più utile, vorrei non essere così terrorizzato, così vittima del mio senso di colpa…
Ma tra loro non c’era bisogno di parole per capirsi, Seiji in quel gesto percepì ogni cosa e le sue spalle si strinsero, il viso si rifugiò tra esse:
«Gli farò male… e detesto il pensiero di fargli del male».
«Sono io che gli ho fatto male Seiji… non tu».
Gli bruciarono gli occhi, l’ultima parola si incrinò e una lacrima attraversò la sua guancia. Seiji scosse il capo, sollevò una mano e andò a prendere quella posata sulla sua spalla, non sollevò lo sguardo, ma sorrise.
«Dobbiamo fare presto» disse soltanto.
In quel momento, un’imprecazione più forte di Shu richiamò i loro sguardi sulla battaglia poco distante: un demone era quasi fuori dal portale e Shu si era gettato su di lui con tutta la propria foga, mentre Ryo gli dava manforte, assicurandosi che nessun altro sfuggisse al loro controllo.
«Ce la faranno» mormorò Seiji. «Noi dobbiamo pensare a Shin».
Non farsi distrarre era fondamentale per quanto difficile, per quanto a pochi passi infuriasse una battaglia, ci fosse il rischio che qualche nemico superasse la barriera costituita da Shu e Ryo e li attaccasse, mentre loro erano impegnati nel compito più prezioso: strappare il loro tesoro alla morte.
«Non permetteranno a nessuno di impedirci di salvarlo» aggiunse Touma, proprio nel momento in cui una mano di Shin si mosse, nel tentativo di tendersi alla ricerca di qualcosa… probabilmente di qualcuno.
Accompagnò il gesto con un gemito straziante. Touma si affrettò a prendere quella mano e se la mise in grembo:
«Nessuno ti lascia, pesciolino, ma tu stai fermo, non ti agitare, ti prego».
«Touma…» lo richiamò Seiji e la sua voce lo fece tremare: era roca, usciva a fatica. In ginocchio accanto a Shin aveva chiuso i pugni sulle proprie cosce ed erano serrati e contratti, fino a farsi sbiancare le nocche.
«Andrà tutto bene» si sentì dire Touma, si sforzò di andare oltre la paura, il senso di colpa, il desiderio che aveva di scomparire e di morire lui stesso se Shin…
Scosse il capo.
«Andrà tutto bene» ripeté con maggior enfasi e vide Seiji deglutire.
«Dovrai tenerlo fermo… gli farà male e… non voglio rischiare che… che peggiori le cose».
Anche Touma deglutì, sentì rivoli di sudore freddo scendere lungo le tempie, ma doveva mantenersi saldo, perché a Seiji toccava il compito più gravoso: avrebbe voluto risparmiarglielo, ma nessuno era in grado quanto lui, nessuno sarebbe stato in grado di mantenere il necessario sangue freddo.
Allora lasciò una carezza sul viso di Shin, curvò la schiena in modo da avvicinare i loro visi e gli parlò con tutta la dolcezza che seppe trovare dentro di sé:
«Adesso ascoltami, Shin. Dovrai essere forte, ma noi siamo qui, se sentirai dolore aggrappati forte alla mia mano…» e, per rendere ancora più intenso il senso delle proprie parole, fu lui a stringere per primo. «Come sto facendo io, ma molto di più».
Shin lo cercò ancora con gli occhi, seguiva il suono della sua voce, anche se era evidente che davanti al suo sguardo c’era un velo, il velo terribile di chi era in bilico tra due dimensioni… e dovevano assolutamente tenerlo nella loro stessa dimensione, quella della vita.
L’altra mano di Touma scivolò lungo il viso di Suiko, gli accarezzò le labbra, spinse le dita tra esse:
«Se non resisti mordi, non preoccuparti di farmi male, non sentirò nulla, perché sarò tutto concentrato su di te».
Shin mugolò qualcosa.
«Shht, non dire niente» lo zittì Touma, «fammi solo vedere che hai capito».
Le membra di Shin furono scosse da un brivido, ma la testa si mosse in un piccolo cenno d’assenso.
Allora Touma sorrise, pur sapendo che, probabilmente, Shin non riusciva a vederlo. Ma sentiva di doverlo fare e quel sorriso lo rivolse anche a Seiji, che lo ricambiò.
Poi, come Touma aveva fatto in precedenza, anche lui avvicinò il viso a quello del nakama ferito:
«Pesciolino… ora sii forte… tanto forte. Io farò prima che posso».
Shin si lasciò scappare un altro gemito, annuì ancora, ma entrambi i nakama si accorsero che i suoi tremori si erano fatti più violenti.
«Coraggio» mormorò Seiji. Respirò a fondo e impugnò la freccia, cercando di tenere ferma la mano il più possibile.
Poi cominciò a estrarla.
L’irrigidirsi del corpo di Shin fu immediato, Touma si piegò su di lui, pronto a prevenire ogni movimento improvviso, si sforzò di non cedere alla pena e alla disperazione e riprese a parlargli:
«Stringi la mia mano Shin… forte forte… e anche… puoi anche mordermi… davvero».
Nel liberare un lamento straziante, i denti di Shin si serrarono sulle dita di Touma, la mano si aggrappò con tale forza alla sua che il samurai del cielo sentì le unghie scalfire la carne.
Non fece una piega, non si spostò neanche un po’, non si lasciò sfuggire neanche un moto di dolore: in quel momento Shin avrebbe potuto strappargli il cuore dal petto e lui sarebbe rimasto completamente passivo, immobile, a lasciarsi ferire da lui, qualunque cosa se fosse servita a lenire tutta la sofferenza che, a causa sua, Shin era costretto a patire.
Con la massima attenzione, per non correre il rischio di provocare lesioni più gravi, ma al contempo con la necessità di essere veloce, Seiji pose fine all’operazione e in pochi secondi la freccia venne estratta. Touma credette che il corpo di Shin si sarebbe spezzato tanto si tese sotto il suo tocco, i denti del giovane Suiko e le unghie affondarono nella carne di Tenku, le membra si contorsero in uno spasmo.
Seiji lasciò cadere la freccia di lato e le sue mani furono subito sulla ferita.
Shin si accasciò, immobile e Touma venne colto dal panico.
«È solo svenuto» lo rassicurò Seiji.
Touma si stupì di come avesse potuto leggergli nel pensiero, perché i suoi occhi aperti e fissi non guardavano lui, bensì le proprie mani che tamponavano la ferita e la chiazza di sangue che si allargava sotto i palmi.
Poi gli occhi si chiusero e Touma seppe cosa stava per succedere: Seiji ricercava di nuovo dentro di sé il potere di Korin.
Il sangue andava fermato, la ferita lenita in qualche modo e non avevano altro a disposizione, poco distante la battaglia era ancora nel pieno, Ryo e Shu non mollavano, ma presto avrebbero dato segni di cedimento, i demoni che tentavano di uscire dal portale sembravano non avere fine.
Touma non voleva pensare a cosa sarebbe accaduto dopo, a come avrebbero fatto per chiudere quel portale.
“Una cosa per volta” si disse. “Shin vivi… vivi… ti prego… se tu non vivi… moriremo tutti”.
 
 
   
 
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