Anime & Manga > Soul Eater
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Autore: Danmel_Faust_Machieri    11/08/2021    1 recensioni
Sono ormai trascorsi 18 anni dalla sconfitta del Kishin e della Follia. Ciò di cui tuttavia ci si è accorti in questo lasso di tempo è che la Follia è un connotato fondamentale dell'essere umano, qualcosa che esiste negli umani e che non si può debellare in alcun modo.
In questa storia ci attende una nuova DWMA, una nuova storia vissuta da eroi nuovi che proseguiranno seguendo le orme dei vecchi.
Una premessa ulteriore è tuttavia necessaria: questa storia è un reboot di un'altra mia Fanfiction dal titolo "Storie dell'Umana Follia" che cancellerò man mano. Mi mancava scrivere qui su EFP e volevo togliere un po' di ruggine da questa storia alla quale sono legato e che non ha mai visto una degna fine, non so ogni quanto pubblicherò nuovi capitoli o simili, voglio rilanciare questa serie come svago personale per cui mi auguro che questa nuova veste possa piacere a lettori vecchi e nuovi che si imbatteranno in essa.
Genere: Avventura, Fantasy, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Shoujo-ai | Personaggi: Death the Kid, Excalibur, Nuovo Personaggio, Soul Eater Evans
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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La stanza era avvolta nella stessa immobile e immutabile oscurità che William aveva già conosciuto poco tempo prima. I dorsi dei libri che si affacciavano dalle librerie erano appena visibili e i loro titoli erano ancora imperscrutabili, persino il grammofono che l’aveva spaventato la prima volta che si era venuto a trovare in quel luogo rimaneva difficile da vedere in quel buio. Poi, all’improvviso, sei piccole fiammelle si accesero sulla sommità di altrettante candele bianche incastonate in un grande lampadario che pendeva dal soffitto al centro della stanza, diffondendo così una luce ansante capace di rivelare ciò che la vista non riusciva a vedere, compreso il tavolo e la scacchiera su esso posta.
-Ancora insisti a presentarti qui anzitempo- lamentarono innumerevoli voci che si accordavano nel proferire quelle parole mentre altrettante ringhiavano, sospiravano ed emettevano suono lugubri. William sapeva ora dove andare a cercare l’origine di quella commistione di voci e, proprio come qualche tempo prima, trovò un’ombra ansante, viva, seduta al tavolo dalla parte dei pezzi neri -Dovresti sapere che spesso dà più fastidio chi arriva in anticipo rispetto a chi arriva in ritardo- proseguirono le voci quasi irritate dal continuo trovarsi davanti quel ragazzo.
-Io…- William non sapeva cosa dire, era la seconda volta che si trovava in quella stanza, in compagnia di quella presenza e ancora, come la prima volta, non sapeva alcunché -Perché sono ancora qui? E cos’è questa stanza? E poi voi… Voi chi siete?-
L’ombra parve per un attimo addensarsi verso il centro di sé stessa e le voci bisbigliarono ancora più basse quasi si stessero confrontando tra loro cercando di non farsi udire dall’ospite -Visto che sei tanto insistente- iniziarono poi a dire senza alcun preavviso -Ti concediamo una partita e qualche domanda-.
-Direi che allora potete iniziare a rispondere alle domande che vi ho fatto!- il tono di William cercava di ostentare una sicurezza e una determinazione che in quel contesto non parevano dargli corda.
-Temo che noi ci si sia espressi male- l’ombra ora si contorceva in maniera più ordinata, come se a ogni spasmo, a ogni respiro, cercasse di assumere una sagoma più precisa, simile a una umanoide -Saremo noi...- poi le voci si spezzarono -…a concederti-; -…a proporti- ripeterono due voci distinte, senza che nessun’altra si accavallasse loro -…delle domande- proseguì poi tutta la moltitudine all’unisono.
Il ragazzo era sempre più confuso e tale confusione iniziò a istillare nel suo cuore un sentimento di rabbia -Ma io voglio delle risposte!- i denti erano quasi digrignati e le mani serrate lungo i fianchi.
-Oh, le risposte verranno, non temere; solo che verranno da chi non ti aspetti- a parlare questa volta era stata una sola voce, la seconda che aveva specificato il senso delle parole altrui -Credo che io sia la più portata a sostenere questa partita, sei d’accordo vero?- domandò poi probabilmente rivolgendosi alle altre voci anche se, il singolare utilizzato, lasciò nuovamente perplesso William -Va bene- e questa volta a rispondere fu la prima voce che aveva parlato singolarmente poco prima. Allora l’ombra si mise a ribollire in maniera più veloce, ogni fremito addensava parte di sé sino a creare una creatura dall’aspetto assai singolare: pareva un giullare di quelli che si è soliti vedere nelle fiabe illustrate per i bambini, indossava abiti buffi le cui tinte però avevano qualcosa di tetro dal momento che alternavano solo i colori rosso e nero, le mani erano terminanti non in dita ma in lunghi artigli minacciosi, sul capo portava un cappello munito di sette punte alle quali erano attaccati altrettanti sonagli di metallo nero e il volto era coperto da una maschera rossa sulla quale era intagliato un sorriso da ebete; sedeva al tavolo elegantemente, con la gamba sinistra accavallata sulla destra e il ginocchi di quest’ultima era stretto tra gli artigli delle mani. William non riusciva a vedere di là dalla maschera nemmeno sfruttando i pertugi degli intagli, non riusciva a vedere gli occhi che erano nascosti dietro a essa ma era certo che questi lo stessero fissando -Forza! Siediti, i bianchi muovono per primi per cui datti una mossa!- iniziò a dire quell’essere con una voce palesemente divertita.
William indugiò un attimo e poi decise di assecondare l’altro unicamente per poterlo osservare da più vicino sperando di poter cogliere qualcosa di più di ciò che questi celava dietro alla maschera.
-È inutile che ti sforzi tanto- sospirò l’essere -Dietro a questa maschera non si nasconde alcun volto, quello che vedi è tutto ciò che posso mostrare di me-.
Il ragazzo continuava a guardarlo nonostante la rivelazione -Ma… cosa sei tu?-
-A questo ci arriveremo- tagliò corto l’altro -Per ora puoi chiamarmi semplicemente Farfar- e accompagnò quella sottospecie di presentazione con un leggero inchino del capo -Per comprendere la mia natura dobbiamo però prima porci un’altra domanda: dove ti trovi?-
-Se lo sapessi non vi avrei chiesto informazioni su questa stanza prima- protestò William mentre iniziò a far vagare lo sguardo intorno a sé.
-Ma la risposta la puoi trovare da te, basta aguzzare un poco la vista- dichiarò Farfar con fare sibillino. A dire il vero il ragazzo ormai si era messo a guardarsi intorno con lo sguardo e non sembrava intenzionato a smettere, incuriosito dai titoli che ora riusciva a leggere, dagli oggetti che riusciva a scorgere ammassati nei ripiani più bassi e piano piano provava a comprendere: in quella stanza si trovavano numerosi volumi di alcune tra le opere più significative della letteratura mondiale, antica e moderna che lui aveva avuto modo di leggere nel corso degli anni; vinili di opere liriche provenienti da tutto il mondo e che conosceva a memoria; mazzi di carte, scatole di tabacco e confezioni di cartine per drum, vasi che ospitavano piccole piante di mimosa e persino dei servizi da tea completamente in peltro. -Questa stanza…- iniziò a riflettere ad alta voce -È piena di oggetti che rimandano ai miei interessi…- poi d’un tratto un’illuminazione improvvisa gli attraversò la mente -Aspetta!- iniziò a dire tornando a fissare la maschera rossa -L’altra volta che mi sono trovato qui era nel corso di un sogno… probabilmente anche ora sto dormendo e quindi questa stanza è… Una rappresentazione della mia mente!-
-Risposta esatta- si complimentò Farfar battendo persino le mani un paio di volte -Anche se c’è una piccola imprecisione nel tuo discorso-.
-Sarebbe?- domandò William chinando il capo verso la propria sinistra dal momento che non sapeva a cosa l’altro si stesse riferendo.
-Non stai dormendo in questo momento- a quelle parole la mente del ragazzo iniziò a ripescare i ricordi più recenti: la missione, Venezia, il Medico della Peste e poi… l’esplosione -Oh cazzo…- realizzò con fare cupo lui abbandonandosi totalmente con la schiena contro lo schienale della sedia -…Sono morto?-
-Fortunatamente no; questa volta ci è andata bene- lo corresse Farfar lasciando intendere con le proprie parole che anche a lui faceva comodo che il ragazzo non fosse morto -Sei solo svenuto e credo al momento ricoverato da qualche parte- e sperando di aver liquidato così quelle domande la maschera si chinò in avanti per osservare meglio la scacchiera -E ora sbrigati a muovere, non so quanto tempo avremo a disposizione questa volta-.

Byron, Emily, Tyber e August avevano raggiunto il prima possibile la stanza di lord Shinigami in modo da poter far rapporto lui riguardo la missione svoltasi il giorno prima; avevano da poco finito di parlare i fratelli Equus quando Byron iniziò a esporre come lui e William avessero combattuto contro il Medico della Peste e come, sul finire dello scontro, -…un’esplosione ci ha sorpresi e, sebbene io sia riuscito ad aggrapparmi a una trave interna del campanile, Will si è schiantato al suolo… il professor Stein ha detto che le sue condizioni sono gravi, ma stabili… non ha idea di quanto tempo gli ci vorrà per risvegliarsi, ma per il momento non è in pericolo di vita-.
Lo Shinigami e Soul fissarlo i loro sguardi sul ragazzo cercando di non far trasparire in alcun modo la loro preoccupazione -Comprendo… non ci resta che affidarci alle capaci mani del professor Stein allora…-
-A proposito- intervenne Emily che prese a frugare nella propria borsa a tracolla -Mio padre mi ha lasciato questi risultati degli esami di William per lei Sommo Shinigami- spiegò poi offrendo all’altro una cartellina di colore grigio piuttosto esile.
-Grazie mille Emily- ringraziò lo Shinigami sebbene quella premura da parte del professor Stein era un unicum capace di gettare un senso di cupa preoccupazione su tutti gli astanti, quasi pensassero che quegli esami fossero la prova dell’instabilità della salute del compagno.
-Ma… Se non sbaglio manca anche Elizabeth…- osservò Soul probabilmente intenzionato a distogliere i ragazzi da quei pensieri che credeva d’aver intuito -Avete detto che del gruppo sulle tracce dell’artefatto di Eibon nessuno ha riportato ferite… per cui lei dov’è?-
-Si trova in infermeria a tenere compagnia a Will- spiegò rapidamente Byron -Il professor Stein ha insistito che qualcuno di noi rimanesse con lui nella speranza che ciò lo aiuti nella ripresa- e una volta terminata la spiegazione al ragazzo Soul rivolse un cenno di comprensione, come se già si aspettasse qualcosa di simile.
-Quindi, a conti fatti- riprese a dire lo Shinigami cercando di fare il punto della situazione -Da un lato il killer è stato eliminato, mentre dall’altro non solo non si è ritrovato l’artefatto ma ci si è persino imbattuti in quello che, stando alle vostre descrizioni, sembra in tutto e per tutto il laboratorio di una strega…-
-Sì- confermò August chinando leggermente il capo quasi si stesse scusando di quel vicolo cieco -Abbiamo raccolto e consegnato al reparto Stregoneria della scuola i vari documenti e le scorte conservate nello studio affinché questi vengano studiati e si possano ottenere maggiori informazioni sulla strega in questione- quel modo didascalico  di esporre i fatti rivelata tutto il rispetto di tutte le pratiche e di tutte le regole della DWMA che il ragazzo aveva appreso sin dalla giovane età a differenza del fratello che preferiva infrangere quando poteva tali restrizioni, ovviamente senza mai andare di là da quelle regole che sapeva fondamentali.
-Molto bene, immagino allora che Kid ed Elka siano già al lavoro- aggiunse lo Shinigami prima di far passare lo sguardo su tutti e quattro i ragazzi -A questo punto siete liberi di andare, grazie mille del rapporto e… vi chiedo un’ultima cortesia: quando William si sarà ripreso chiedetegli di raggiungermi appena possibile, vorrei accertarmi personalmente del suo recupero-.
Sebbene i ragazzi annuirono quella premura destò in loro un certo senso di irrequietezza, certo lo Shinigami era solito preoccuparsi per la salute di tutti gli studenti della scuola, eppure quella richiesta quando già Byron aveva esposto tutto ciò che William avrebbe potuto esporre sua volta, e forse anche più, li lasciò con la percezione che sfuggiva loro qualcosa. Una volta che i quattro furono usciti dalla stanza Kid si tolse di dosso la maschera appartenuta un tempo al suo Onorevole Padre -Non ci resta che attendere le analisi riguardo i documenti trovati dai Check-Mate per capire con che genere di Strega stiamo avendo a che fare-.
-Onestamente parlando, anche solo la segretezza del laboratorio non mi lascia presagire nulla di buono- ammise Soul che nel volto pareva assai pensieroso -È inutile negarlo, il Partito di Opposizione interno alle streghe che ha rigettato la nostra pace sta diventando sempre più violento e…-
-…Non ti stupiresti che quel laboratorio appartenesse a una di queste- concluse Kid per lui -Temo lo stesso- affermò poi con un sospiro mesto.
-Forse…- iniziò a proporre Soul -Dovremmo lasciare che se ne occupi il Tribunale delle Streghe o al limite proporre loro di collaborare-
-Sì… forse sarebbe bene mettere al corrente le streghe della scoperta…- Kid si portò la mano destra al mento per carezzarselo un poco in modo da concentrarsi sull’idea dell’amico -Manderemo una delegazione da loro appena avremo gli esiti delle ricerche… Nel mentre non ci resta che aspettare tanto il reparto di Stregoneria quanto la ripresa di William…-
-Già…- a quel punto il pensiero dell’Arma virò sullo stato di salute del ragazzo -Mi auguro non abbia particolari problemi specie vista la sua condizione pregressa…-
-Oggi anticipi sempre i miei pensieri- commentò l’altro con un mezzo sorriso quasi cercasse di spezzare quella tensione senza tuttavia riuscirci.

L’infermeria scolastica al momento accoglieva come unico paziente William, disteso su un letto accanto alla finestra spalancata, con la flebo attaccata al braccio destro e una mascherina sul volto collegata a una macchina per aiutarlo con la respirazione; gli occhiali gli erano stati premurosamente tolti dal volto e poggiati sul comodino accanto a lui da Elizabeth che, al momento, stava ponendo all’interno di un vaso sullo stesso ripiano alcune mimose -Spero non ti dispiaccia se le ho prese dai vasi di camera tua- disse con il sorriso tra le labbra come se stesse parlando con lui normalmente, in un giorno qualunque -Mi sono anche permessa di prendere in prestito un libro… almeno ti posso leggere qualcosa che so piacerti- gli occhi di lei si posarono allora sul volto di William e malgrado si sforzò di sorridere alla sua vista il dolore dentro sé la martellava, la faceva temere che lui, da quel sonno, non sarebbe più emerso; accorgendosi perciò che il proprio sorriso andava infrangendosi e un tremore iniziava a increspargli la vista si voltò di scatto quasi non volesse farsi vedere dal ragazzo svenuto in quello stato -È una delle tue raccolte di Yeats- si sforzò di dire come se quel momento di debolezza non ci fosse mai stato prima di prendere una sedia per mettersi a sedere accanto a lui, poi estrasse il libro sopra citato dalla propria borsa e iniziò a leggere, con la stessa premura di una madre che legge le favole al proprio figlio per aiutarlo ad assopirsi, solo che lei lo faceva nella speranza che lui quanto prima riaprisse gli occhi alla luce del mondo. Tra una poesia e l’altra lo sguardo indugiava sulle pagine, gli occhi si spostavano sul profilo di lui, ancora impreziosito di quella semplice bellezza malgrado lo stato in cui si era venuto a trovare, e allora la mano destra di Elizabeth andava a sfiorare quella di lui, per provare a sentirne il calore, per provare a trasmettergli parte del proprio. Fu mentre lei leggeva la quarta poesia che la porta dell’infermeria si aprì e da essa entrò il professor Franken Stein, da anni ormai a capo dell’infermeria; la ragazza lo salutò mentre si richiudeva il libro in grembo -Buon giorno professore-.
-Salve Elizabeth- rispose lui con un sorriso amichevole in volto -Mi auguro tu non abbia passato anche questa notte qui…- commentò lui sapendo della premura altrui nei confronti di William.
-Ehm…- si rifiutava di rispondere poiché sapeva che il professore avrebbe mal accettato la confessione che avrebbe fatto -In realtà ho avuto modo di andare a casa di Will per recuperare un paio di cosucce e poi sono tornata…-
Stein sbuffò sapendo che non ci poteva fare niente -Sei irrecuperabile… Certo la compagnia fa sicuramente bene a William ma anche tu dovresti riposarti… potresti darti il cambio con Byron ogni tanto- ma la ragazza in tutta risposta scosse con decisione il capo negando quell’eventualità -Va bene, va bene, era solo un consiglio il mio…- commentò Stein in risposta al modo di fare altrui -Comunque al momento l’emorragia è stata bloccata insieme alle ferite più superficiali perciò  fuori pericolo-.
-E allora perché non si sveglia…- le parole uscirono fuori dalle labbra di Elizabeth quasi senza che lei ne avesse controllo e anche le labbra si piegarono in una linea piatta mentre gli occhi si incupivano di una tristezza profonda. Stein indugiò nel guardarla attraverso le lenti degli occhiali, sapeva quello che provava, quell’incertezza per la salute del compagno e per tal motivo comprese che non poteva più nasconderle ciò che a lungo era stato taciuto -Ascoltami bene Elizabeth… visto il tuo legame con William avevo intenzione di parlarti di una faccenda, a essere onesto penso che tutta la vostra squadra dovrebbe sapere quello che avrei voluto dirti ma… altri mi hanno consigliato di aspettare- iniziò a dire Stein avvicinandosi alla ragazza e chinandosi sulle ginocchia in modo da poterla guardare direttamente negli occhi -A questo punto credo che almeno tu e Byron dobbiate sapere: quando vi siete iscritti alla DWMA abbiamo effettuato dei test fisici e psicologici su tutti voi, ricordi?- la ragazza annuì lasciando al professore modo di continuare immediatamente col discorso -Ecco, durante i test effettuati su William ci siamo accorti lui possiede una marcata inclinazione alla Follia… e non solo… William ha in sé anche una massiccia dose della stessa- per chiunque si fosse formato alla DWMA quella dichiarazione risultava fortemente preoccupante; sin da giovani i vari Artigiani e le Armi Magiche avevano ascoltato lunghe lezioni su quanto la Follia fosse un male che anni prima aveva infettato il mondo, si credeva persino che con la sconfitta del Kishin Ashura si fosse posto un freno a questa presunta “malattia”, ma così non fu; gli uomini continuavano a sviluppare inclinazioni pericolose e così, coloro che cedevano alla Follia divenendo dei pericoli per gli altri, andavano a rimpolpare le liste di anime corrotte stilate dallo Shinigami, liste che si credevano sarebbero state svuotate dopo la Guerra sulla Luna. Elizabeth aveva sempre nutrito una certa riserva nei confronti di quel modo arbitrario di vedere la Follia, soprattutto dal momento che persone come il professor Stein avevano in loro ingenti dosi di Follia e, malgrado ciò, erano considerati alleati indispensabili per lo Shinigami; quei pensieri le erano sempre ronzati in testa, ma cercava sempre di scacciarli via, preoccupata di dare loro voce visto come la scuola fosse categorica in merito a certe dinamiche perciò, anche allora, scacciò da sé tali pensieri andando a domandare al professore -La dose di Follia che ha in sé… quanto è massiccia?-
Stein si prese qualche secondo prima di rispondere -Secondo la scala dello Shinigami la sua Follia è un 6,7… il valore di Follia medio delle persone presenti nella liste dello Shinigami si aggira intorno al 5…- comprendendo che tale informazione potesse essere preoccupante ci tenne però ad aggiungere -Ma bisogna anche considerare che il mio valore di Follia è 8,8- e si lasciò andare a una leggera risata mentre si rimetteva in piedi, quasi volesse sottolineare che la situazione di William non fosse eccessivamente preoccupante.
-Quindi pensa che comunque anche lui sarà in grado di… controllare la propria Follia come fa lei?- inutile stare a sottolineare quanto Elizabeth fosse avida di risposte lì per lì, aveva bisogno di risposte e di ulteriori informazioni.
-Non è così semplice- spiegò Stein dando ora lei le spalle -Io, come anche Soul dopo di me, ho combattuto la mia Follia in determinati momenti della mia vita, William, da quanto osservato, non si è mai scontrato direttamente con essa…-
Gli occhi della ragazza corsero al volto dell’Artigiano steso sul letto -Quindi ora lui…-
-Già- asserì quasi mesto il professore -Ora sta combattendo con la sua Follia-.

William studiava più la figura che aveva davanti rispetto alla scacchiera, quasi il gioco non fosse per lui altrettanto importante; avevano fatto solo un paio di mosse, eppure il ragazzo era tanto distratto da aver lasciato il controllo totale del centro all’avversario mentre lui aveva semplicemente portato avanti la difesa.
-Per come sta andando la partita io ti consiglierei di concentrarti di più sulle prossime mosse che non su di me- asserì con calma Farfa prima di muovere l’alfiere campo chiaro per mangiare un pedone del ragazzo.
-È che…- malgrado la perdita appena subita lui era ancora proiettato a cercare di capire tutta quella situazione in cui si trovava -Stavo cercando di capire… Se questo luogo è solo una proiezione della mia mente, della mia psiche… Anche tu devi essere una parte della mia mente-.
-Oh…- un verso lugubre, ma al tempo stesso divertito, sfuggì alla maschera -Finalmente fai dei passi avanti! Direi che ti sei guadagnato una domanda!- esclamò contenta la maschera prima di chinarsi in avanti in modo da portare il proprio volto all’altezza della scacchiera, quasi volesse ora vedere il volto altrui attraverso quella selva di pezzi bianchi e neri -Tu sai quale guerra si è tenuta ormai diciassette anni fa?- pronunciò quella domanda come se pregustasse una preda ambita, come se in quella domanda si sarebbe venuta a giocare tutta la loro partita.
-Certo- per una volta William ebbe la gratificante sensazione di poter dare a sé stesso delle risposte precise -Diciassette anni fa, la squadra di cui facevano parte l’attuale lord Shinigami e The Last Death Scythe ha combattuto e sconfitto il Kishin Ashura nella guerra sulla Luna debellando in questo modo una delle principali fonti di Follia dal mondo- e quasi quella risposta gli avesse fatto recuperare parte della propria sicurezza mosse un cavallo al fine di mangiare un pedone avversario.
-Eppure la Follia non è stata debellata del tutto- canticchiò la maschera mentre roteava tra gli artigli un alfiere pronto a muovere -Le liste di anime corrotte dello Shinigami si sono espanse tanto che anche voi siete dovuti andare in missione più e più volte; il tuo Partner si è già cibato di 89 anime e se non mi sbaglio anche i tuoi compagni di squadra non sono da meno. Secondo te, come mai ci troviamo in questa situazione? Perché la Follia, con la morte del Kishin, non è stata cancellata dal mondo?- e a quel punto con l’alfiere mangiò il cavallo di William.
Tutte quelle domande erano in realtà interrogativi che già si erano agitati una volta in un recondito angolo della mente di William, Farfa si limitava a ritirarle a galla, a metterle sul piatto perché trovassero una risposta veritiera. In quel momento, qualcuno accanto al ragazzo bisbigliò qualcosa; lui si voltò di scatto pensando di intravedere qualcuno ma solo un’ombra serpeggiò via tra gli scaffali, velocemente, come una lucertola che fugge. Anche Farfa parve essersi accorto dell’accaduto ma non disse alcunché -Credo…- iniziò a dire William -Che la Follia non sia stata cancellata dal mondo poiché essa è un connotato naturale dell’essere umano-.
-Come nei versi di Yeats dico bene?- lo incalzò la maschera e subito il ragazzo annuì prima di citare -“Mi chiedi cosa mi faccia sospirate, vecchio amico, cosa mi faccia tremare così? Tremo e sospiro al pensiero che persino Cicerone e Omero intelletto poliedrico fossero folli come la nebbia e la neve1- ma fu nel pronunciare quelle parole che William comprese cosa si celava dietro alla maschera rossa -Tu…- iniziò a dire mentre Farfa, conscio della comprensione altrui, si abbandonò fiero, con le braccia conserte, contro lo schienale della sedia -…sei la mia Follia-.

La notte come sempre si era fatta avanti in punta di piedi coprendo Death City con la sua coperta di ombre non dissimilmente da come fa una madre premurosa col figlio appena messo a letto. La luna era ancora rinchiusa in quella bolla di sangue nero che rendeva la di lei luce smorzata rispetto alla normalità che in pochi ricordavano nitidamente; una delle persone che aveva conosciuto personalmente il candore del satellite ora oscurato era il professor Franken Stein, che aveva combattuto anni prima la Guerra contro il Kishin. Attualmente il professor Stein stava richiudendo dietro a sé la porta dell’infermeria dove Elizabeth, contravvenendo a tutti i suoi consigli, si era addormentata poggiata col busto al materasso su cui si trovava William; voleva semplicemente lasciare i due da soli, in quel sonno che dava l’illusione di avvicinarli, e perciò decise di prendersi una pausa per sgranchirsi un po’ camminando su e giù per i corridoi, non appena si trovò lungo il corridoio l’uomo ormai sulla cinquantina si fermò e si sgranchì le braccia dietro alla schiena -Uff… ogni tanto mi manca fumare…- bofonchiò tra sé e sé quasi la promessa di una sigaretta costituisse un aiuto a scacciare da sé pensieri che lo infastidivano. Tuttavia a distoglierlo da tali pensieri non fu il fumo ma il sopraggiungere del suono di alcuni passi in lontananza: erano circa le dieci di sera per cui la DWMA avrebbe dovuto ospitare solo il personale e fu questo a destare la sorpresa di Stein nel momento in cui vide August Equus avanzare verso la sua direzione -Come mai uno degli studenti modello della scuola si trova a scuola dopo l’orario di accesso?-
Nel momento in cui si accorse che quella voce proveniva dal professore il ragazzo fu preso da un improvviso spavento -P-Professor Stein… io non… nel senso io volevo… no, non volevo…- e quel balbettio confuso continuò per qualche altra frazione di secondo.
-Non ti preoccupare- risposte Stein con un ampio sorriso -Sebbene continuiate tutti a chiamarmi “professore”, malgrado ormai sia solo il responsabile dell’infermeria, non mi interesso di chi di voi infrange qualche piccola regola o simili per cui fingerò di non averti mai visto qui-.
-La… la ringrazio- disse August prima di lasciarsi andare a un sospiro di sollievo.
-Strano, mi aspettavo una tua strigliata in quanto sono un dipendente della DWMA che non punisce uno studente colto in fallo- ridacchiò l’uomo prima di cogliere uno sguardo severo da parte del giovane interlocutore -Non sono tanto pignolo…- lamentò prima che l’altro scoppiò a ridere -Lo so non temere, mi piace prendere in giro voi giovani… piuttosto, cosa ci fai qui a quest’ora August?-
-Volevo passare a trovare William ed Elizabeth- spiegò lui molto sinteticamente -Stanno bene?-
-Elizabeth si è addormentata qualche minuto fa, è stata in infermeria tutto il giorno per cui al momento ha bisogno di riposare un po’- iniziò a dire partendo dalla situazione più semplice -Per quel che riguarda William… eh per lui possiamo solo aspettare-.
-È per colpa della sua Follia repressa?- ancora una volta August cercò di tagliare corto rivelando in quel modo al professore che lui già conosceva la realtà dei fatti e ciò fece piegare il volto di Stein in un’espressione di stupore -Come fai a sapere della Follia di William?-
-A dire il vero l’ho scoperto quasi cinque anni fa, quando hanno composto la nostra squadra- iniziò a spiegare -Con la mia Percezione dell’Anima ho subito inquadrato che nella sua vi fosse qualcosa di particolare, ma inizialmente ho pensato a una mia svista- Stein non si meravigliò di quelle prime informazioni: August Equus era il migliore cecchino della DWMA poiché allenato sin da bambino nell’utilizzo della Percezione dell’Anima tramite la quale era capace di individuare anime anche a una grande distanza da lui, ma sicuramente la sua caratteristica più impressionante era la capacità di osservarle nel dettaglio, di cogliere in esse sfumature che gli permettevano di comprendere la natura delle persone che le possedevano, capacità rara da possedere anche per un Artigiano esperto -Tuttavia un giorno parlando con Will ho scoperto che anche lui era consapevole di avere della Follia in sé e ci siamo scontrati in maniera piuttosto accesa- e ancora una volta tali informazioni non costituirono alcuna novità per l’ex-professore dal momento che fu proprio lui a medicare i due giovani dopo quello scontro piuttosto violento -Forse lei non lo sa ma dopo quel nostro diverbio mi presentai dal Sommo Shinigami chiedendogli di collocare mio fratello e me in un’altra squadra; temevo la Follia di Will e lo vedevo come un pericolo… Fu allora che il Sommo Shinigami, nutrendo grande fiducia nei miei confronti, mi rivelò tutto riguardo le problematiche di William, chiedendomi ovviamente di non farne parola con alcuno-. Ecco il passaggio che mancava a Stein: non aveva idea che Kid in persona avesse rivelato a August di quella vicenda, probabilmente era stato spinto a fare ciò dalla fiscalità per cui era noto il ragazzo, per quel modo sempre ligio di guardare alle cose secondo le regole e le leggi insegnate alla DWMA -Mi ha però anche chiesto di non allontanarmi dalla squadra, anzi ha fatto leva sulla mia capacità di vedere la natura delle anime dicendomi di sorvegliare lo stato della Follia di Will; mi stupii poi che, dopo il nostro scontro, Will mi chiese la stessa cosa… Lui non si riteneva sbagliato nell’avere quella dose di Follia in sé, ma temeva che potesse degenerare e perciò mi chiese di tenerlo d’occhio-.
-Ora capisco meglio le cose ma voglio farti una domanda August- quasi volesse testare ulteriormente il ragazzo Stein lo guardò negli occhi domandando -Secondo te la Follia è qualcosa di tanto abominevole?-
-Sì- rispose con fermezza, malgrado sapesse esattamente davanti a chi si trovava, malgrado potesse vedere negli anfratti dell’anima dell’ex-professore quella dose di Follia ben più massiccia di quella di William -La Follia mette in pericolo non solo l’ordine del mondo ma anche gli umani che ne cadono vittima e coloro che stanno intorno a loro-.
-Quindi, qualora William cedesse alla sua Follia minacciando sé e voi, tu…- Stein non riuscì a finire la frase che subito August concluse per lui -Io sarei pronto a intervenire per fermarlo, anche qualora volesse dire eliminarlo- il tono del ragazzo si sforzava di essere freddo, ma una nota di riluttanza era chiaramente percepibile, indotta dal pensiero di dover eliminare un proprio amico -E questa mia linea di pensiero è condivisa da William stesso- concluse ricordando un’altra conversazione avuta con il compagno. Stein rimase qualche secondo zitto a guardare oltre le lenti degli occhiali propri e altrui andando a cercare gli occhi di August quasi cercasse di osservarne la fermezza -Comprendo, anche William ha timore di ciò che potrebbe fare qualora cedesse alla Follia e perciò ha chiesto a te di intervenire qualora le cose degenerassero- a quel punto l’ex-professore sospirò -D’altronde sei la persona più affidabile su questo versante- e cercò di spezzare i toni cupi della discussione in cui erano sfociati con una sonora risata.
-Già…- certamente parte dell’incertezza venne tradita dal ragazzo giunto a quel punto -Ogni tanto mi scoccia essere visto come quello più ligio… mi sembra di essere trattato sempre come l’incorruttibile, l’integerrimo, il più assennato a razionale del gruppo… Ma non so se mi va bene essere visto così-
-August noi tutti siamo fatti di sfumature- spiegò Stein continuando a fissarlo negli occhi -Nessuno di noi umani è solo Follia o solo razionalità, so che per te è difficile accettare, ma credo tu piano piano stia sentendo ciò sulla tua pelle e forse è proprio per questo che lo Shinigami ti ha messo in quella squadra, per farti accorgere che il bianco e il nero non bastano a catalogare il mondo ma servono tutte le possibili sfumature di grigio- Stein era quasi sicuro di aver dato una lettura irrealistica delle volontà di Kid ma in quel momento era la lettura che voleva offrire ad August.
-Magari ha ragione lei… ma resto dell’idea che la Follia sia qualcosa di abominevole e basta- concluse lui effettivamente in difficoltà nell’affrontare tali argomenti -Comunque sia se Elizabeth sta riposando e William non ha particolari problemi direi che posso andare… ah se mi può fare un favore gliene sarei grato- il ragazzo allora aprì la propria cartella ed estrasse da una tasca esterna di essa una piccola custodia di metallo con sopra raffigurata una sezione dell’opera Les Coquelicots di Monet -La può consegnare a Elizabeth appena si sveglia?- gli domandò porgendogli il contenitore affinché l’altro lo prendesse -Sono delle caramelle al caffè, visto che si è decisa a passare la degenza di Will in infermeria credo le potrebbero dare l’energia in più che le serve- e con l’abbozzo di un sorriso si congedò da Stein una volta che questi gli ebbe promesso che il suo dono sarebbe arrivato a destinazione.
August percorse in fretta i corridoi della scuola per poi trovarsi nelle strade illuminate da lampioni tremanti, c’era qualcosa nel suo discorso col professor Stein che lo aveva lasciato con molte domande in testa e non riuscì a comprendere dove si trovasse il bandolo della matassa dei suoi pensieri: era convinto degli insegnamenti dello Shinigami, era convinto delle regole, delle norme, che sin da bambino la DWMA gli aveva insegnato a rispettare e perciò era certo che qualora qualcuno avesse ceduto alla Follia lui si sarebbe armato per intervenire, fosse stato William o persino il professor Stein in persona, lui avrebbe difeso l’ordine; d’altronde non era questo l’obiettivo di Artigiani e Armi Magiche? Non era questo lo scopo delle sue due nature?

1-W. B. Yeats; Mad as the mist and snow;
"You ask what makes me sigh, old friend, / what makes me shudder so? / I shudder and I sigh to think / that even Cicero / and many-minded Homer were / mad as the mist and snow."; tale strofa è tuttavia problematica nella sua traduzione vista la formulazione degli ultimi tre versi, i quali offrono anche la possibilità a una resa di diverso significato quale "che persino Cicerone e tanti credettero Omero folle come la nebbia e la neve", entrambe le versioni sono accettabili sebbene ognuna mostri il fianco ad alcune critiche e simultaneamente poggi su punti di forza; per il testo si è scelta la traduzione all'apparenza più in linea con l'esegesi della poesia.

   
 
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