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Autore: gigiomero    12/08/2021    0 recensioni
Questa è la storia di un uomo, di una famiglia, di una foto. Una storia toccante e profonda, in un ambiente di guerra e di morte, dove, coloro che perdono non sono i soldati, né le nazioni e nemmeno i capi di stato, ma le famiglie dei combattenti caduti in guerra.
Genere: Drammatico, Guerra, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Tutto ciò che leggerete in questo racconto è frutto della mia fantasia. La guerra citata è puramente inventata di sana pianta e ogni riferimento a persone, luoghi o cose è puramente casuale. 

 

Era un giorno di marzo del 1995. Qualche anno prima scoppiò una nuova guerra che impegnava gli americani e i russi. Era scoppiata per questioni economiche, anche se, in realtà, le questioni economiche erano solo delle scusanti: l'America e la Russia sono nazioni sempre state come cane e gatto tra di loro, e i normali cittadini di entrambi gli Stati soffrivano quella situazione di instabilità. Un soldato americano di nome Leonard Johnson, insieme alla sua divisione, combatteva contro i russi alle frontiere. Dopo una nuova battaglia contro i nemici che durò giorni, i soldati si ritirarono in un campo di approvvigionamento. Il nemico era temporaneamente "sconfitto", e per i soldati, dopo giorni di sparatorie, scoppi di granate, terrore, morte, era necessaria una sorta di pausa, seppur quanto corta: una nuova battaglia sarebbe comunque iniziata da lì a poche ore. Leonard, nell'accampamento, incontrò un suo amico di vecchia data, di nome Robert Braune.

"Ciao Robert."
"Ah, ciao Leonard."
"Qualche ferita?"
"Eh, ovviamente si. Però è solo superficiale. Ad un mio compagno hanno sparato sul ginocchio, l'hanno preso in pieno sull'articolazione. Ora non può più camminare."
"Immagino il dolore..." Disse Leonard, con lo sguardo fisso per terra, cercando di immaginare un ginocchio tutto insanguinato con un buco nel suo centro, con la difficoltà nel provare a muoverlo e cercando di immaginare il dolore che si proverebbe in una situazione del genere.
"Eh già." Rispose il compagno, sospirando e annuendo.

Ci fu un attimo di silenzio.

"Hai fame? Se vuoi ti porto qualcosa." disse Leonard.
"Mh.. va bene. Portami qualcosa."
"Cosa vuoi?"
"Portami quello che trovi, non desidero niente in particolare. È solo per riempire lo stomaco."
"Come vuoi."

Leonard andò così a cercare qualcosa da mettere sotto i denti, mentre Robert provava a medicarsi le ferite sulle braccia. I soldati in quell'accampamento erano tanti, e il cibo e l'acqua erano limitati. Tutti cercavano di mangiare qualcosa per riempire lo stomaco, ma non era facile: i militari erano tenuti a mangiare e a bere relativamente poco, per non togliere le risorse agli altri compagni, e come si può intuire quello che si mangiava non bastava a riempire lo stomaco. 

Leonard portò al suo compagno un pezzo di pane duro, ma non troppo duro da non riuscire ad essere masticato.

"So che è duro, ma è l'unica cosa che c'era nelle casse. Qui le cose da mangiare finiscono in fretta."
"Va bene, meglio di niente comunque. C'è chi lo vorrebbe ma non può averlo."

Robert addentò il pezzo di pane, fissando bene il pezzo di pane tra i denti e tirare, e cercando di strappare il pezzo in questione. Riuscì a tirare un pezzo e a masticarlo, per poi ingurgitarlo.

"Si potrebbe avere dell'acqua calda? È mangiabile così, ma sono veramente stanco.. Poi cercando di tirare sento anche dolore alle ferite che ho sulle braccia.." chiese così Robert.
"Vedo quel che posso fare" rispose Leonard.
Andò così nella tenda dove c'erano cibo, acqua, medicine e kit medici istantanei: una tenda per "l'essenziale", insomma. Prese una bottiglia d'acqua, la tenne con entrambe le braccia, obliqua, con la parte del tappo rivolta verso l'alto, poi andò in una tenda dove c'erano dei fornelli minuti attaccati a delle altrettante piccole bombole di gas. C'era una persona in quella tenda, e Leonard non aveva ben capito chi egli fosse, o meglio, non se lo ricordava. Gli chiese se si poteva riscaldare l'acqua, e ottenne una risposta affermativa: prese così un pentolino e riscaldò l'acqua, facendola bollire, e portò il suddetto nella tenda dov'era Robert. Leonard non trovò il compagno inizialmente, ma trovò sulla sedia dove egli era seduto un portafogli aperto, da cui sporgeva una foto giallastra. Incuriosito, si avvicinò al portafogli abbassandosi, e posando il pentolino con l'acqua bollente per terra. Estrasse la foto, e rimase leggermente colpito quando vide i soggetti di questa ultima: era una foto di famiglia che ritraeva tre persone, un uomo, una donna e un bambino. Il primo e
ra Robert, ed era evidente, e da questo Leonard intuì che il portafogli era suo. Questo era vestito in modo molto elegante, scarpe eleganti, una giacca ed una cravatta, la quale colore era indistinguibile per via del colore giallo che aveva assunto la foto col tempo; alla sua sinistra vi era un ragazzino che gli assomigliava molto, doveva essere il figlio. Anche questo vestito in modo elegante, con un basco francese tra le mani, ed una giacca la cui fantasia era con figure geometriche. Alla sinistra del ragazzino c'era una bella donna, vestita in bianco e con un rossetto molto marcato sulle labbra dal colore indistinguibile, doveva essere la moglie. Proprio in quel momento, Robert rientrò nella tenda, Leonard lo vide e ripose la foto sul tavolino.

"Ehm, ti ho portato l'acqua calda.."
"Grazie." rispose Robert. Così, indicò il pentolino che stava per terra - come per dire "passamelo" -, Leonard glie lo porse, lo appoggiò sul tavolo, e immerse il pezzo di pane duro nell'acqua calda, per farlo ammorbidire. Nel mentre che aspettava che il pane si fosse ammorbidito, Robert approfittò per prendere la foto che aveva nel portafogli.

"Questa.. è la mia famiglia. Mi manca tanto." Tirò su col naso.
"Immagino.." Rispose Leonard, empatizzando con il suo compagno.
"Tu non hai famiglia?" chiese Robert.
"Beh, i miei genitori sono morti.. quindi no." rispose Leonard.
"Non hai moglie e figli?"
"No."
"Nemmeno un fratello o una sorella?"
"Nemmeno." rispose Leonard, un po' a disagio.
Robert, per mostrare la sua comprensione, annuì con la testa. Fece un lungo respiro, ed espirò con la bocca.
"Fidati, è meglio così." disse dopo alcuni secondi, con voce straziata. Leonard, dalle quelle parole di Robert, ebbe da pensare.

I due si separarono. Robert andò a riposare, Leonard invece andò a fare una passeggiata, pensando alle parole del compagno. "Fidati, è meglio così.".

Stanco, andò anch'egli a riposare in un'altra tenda. I due dormirono per un po', fino a quando non ci fu un attacco a sorpresa da parte del nemico. Entrambi vennero svegliati dal suono degli spari, alche presero i loro fucili, li puntarono davanti a loro e fecero per uscire dalla tenda con molta cautela, e quando lo fecero lo spettacolo era terribile. Uno spettacolo che ogni soldato in guerra è obbligato a vedere, sempre e comunque. Corpi a terra senza vita immersi in pozze di sangue, persone che uccidono senza indulgenza altre persone che muoiono davanti ai propri occhi. "A quale essere umano farebbe piacere vedere una cosa del genere?" Si chiese Leonard. 

Ma il dovere di ogni soldato è combattere per la patria, e combattere per la patria significa uccidere. Non c'era altra scelta: uccidere o essere uccisi. 

Leonard, così come il suo compagno non troppo distante da lui, iniziarono quindi a sparare. Correvano, sparavano, si nascondevano e tornavano a sparare. 

Ad un certo punto i due compagni si incontrarono. Ma non si dissero niente. Non c'era niente da dire, c'era solo da sparare.

I due si coprivano a vicenda e facevano di tutto per non morire. Non era facile: dovevano mantenere alta la concentrazione, cosa di non poco conto, quando sei in guerra e sei un potenziale centro del mirino di qualcuno dall'altra parte.

Leonard, improvvisamente, avvistò un nemico puntare il fucile verso sé e verso il suo amico. Istintivamente, urlò "GIÙ!!" e si buttò a terra, dietro un sacco di sabbia. Ma Robert, che fino a qualche millisecondo prima aveva il mirino in tutt'altra direzione, non capiva perché il suo compagno si fosse buttato a terra e avesse urlato. Vide lo stesso nemico che vide Leonard, e capì tutto. Ma non ebbe il tempo di buttarsi anche lui a terra: il nemico aveva premuto il grilletto dopo aver perfettamente mirato la sua testa. Leonard vide la scena in un modo particolare: le sue orecchie si spensero per tutti i suoni presenti in quel luogo tranne che per il colpo sparato dal soldato nemico che aveva puntato alla testa di Robert. Per lui fu come sentire un boato a rallentatore. Anche gli occhi videro il colpo che trapassava il cranio dell'amico allo stesso modo. Non poteva credere ai suoi occhi: il suo compagno era morto, e lo fu in un modo tanto semplice quanto triste. 

Quando il corpo di Robert cadde a terra senza vita, Leonard non pensò ad altro che alle sue ultime parole. "Fidati, è meglio così."

La battaglia durò ancora mezz'ora (ma naturalmente per i soldati in campo sembrò che fosse durata qualche ora) e finì, dopo che abbastanza soldati ne uscirono morti o gravemente feriti tanto da spingere i nemici a ritirarsi. Leonard tornò nella tenda dove incontrò il suo amico ormai morto. Rientrò nella tenda, e si mise sul sacco a pelo di Robert. Dopo averci pensato un attimo, alzò il cuscino, e sotto a quest'ultimo vi era il suo portafogli. Lo aprì e trovò la foto della sua famiglia che aveva visto qualche ora prima. 

Alla visione di quella foto, Leonard si mise a piangere. Pianse per la moglie di Robert rimasta vedova, e per il figlio rimasto orfano di padre.


Qualche mese dopo, la guerra ebbe finalmente fine, grazie ad un patto di pace stipulato tra le due nazioni in conflitto. Tutti i soldati, o almeno, quelli ancora vivi, tornarono finalmente dalle loro famiglie. Leonard, senza nessuno ad attenderlo, decise di restituire la foto dell'amico morto qualche mese prima alla sua famiglia. Leonard, infatti, custodì la foto per tutto il tempo con gran cura. 

Qualche settimana dopo dal ritorno riuscì a venire a sapere dove abitava prima Robert, e si recò lì. Il viaggio durò un po' ma riuscì ad arrivare a destinazione senza problemi. Il paese dove abitava l'amico defunto era abbastanza piccolo e le persone si conoscevano bene o male tutte. Chiese in giro e venne a sapere dell'indirizzo della casa che cercava. Andò lì e arrivò ad un vicolo molto lungo e pieno di case, però non sapeva precisamente quale fosse la casa perché non gli era stato riferito. Cercò quindi un cancello con un eventuale cartello con su scritto "Braune", ma non trovò niente. Bussò quindi alla porta di una casa a caso. Dalla porta uscì una signora con un'espressione infelice. 

"Salve. Desidera?" chiese la donna. Leonard inizialmente fu sorpreso, gli sembrava di aver già visto quel volto.
"Salve, mi chiamo Leonard Johnson. Cerco la casa del signor Robert Braune." rispose.
"Questa è la casa di Robert Braune, signor Johnson." disse la donna, che si rivelò quindi essere la moglie di Robert. Leonard diede uno sguardo a terra, poi rialzò gli occhi. "Suo marito era una brava persona, signora Braune. Non meritava di morire. Mi dispiace davvero moltissimo. Le mie più calde e sincere condoglianze." disse quindi, con un nodo alla gola.
"Grazie." cercò di dire la donna, ma non ci riuscì perfettamente, per via delle emozioni che facevano leva sui suoi polmoni. Resistette e riuscì a non piangere.
"Lei è un soldato?" Chiese la donna.
"Si... Io ero un suo compagno di divisione. L'ho visto morire e cadere proprio di fianco a me." Disse Leonard, in tono triste.
"Capisco.." disse la donna, tirando su col naso.
"Io... io sono venuto a portarvi una cosa." disse Leonard. Estrasse la foto dal taschino anteriore della sua camicia.
"Ho pensato che avreste voluto un ricordo... quindi sono venuto a portarvela."
"In realtà ne abbiamo altre, in salone, ma questo suo gesto mi scalda il cuore. La ringrazio moltissimo, Leonard. La ringrazio davvero." rispose lei.
"Si figuri, davvero. Io non la voglio disturbare più di tanto, state passando un periodo difficile e non voglio essere di intralcio."
"Lei è davvero comprensivo, Leonard."
"Si figuri, signora. Io vi lascio. Buona vita, a lei e a suo figlio." disse, porgendo la foto davanti alla donna, che la prese con delicatezza.
"Grazie Leonard, altrettanto. Faccia buon ritorno dalla sua famiglia."
"Beh...in realtà io non ho famiglia."
"Ah, no?" disse lei, sorpresa.
"No." rispose Leonard. "Ed è meglio così.".

   
 
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