Anime & Manga > One Piece/All'arrembaggio!
Segui la storia  |       
Autore: Onda nel silenzio    12/08/2021    6 recensioni
Sono sempre più vicini.
"Hai solo voglia di urlare per il gusto di farlo!"
"Oh, no, quella è una tua specialità."
Zoro è più alto di lei di due spanne, ma Nami torreggia di fronte a lui come se fossero alla pari, mantenendo il mento sollevato in un gesto di superiorità volto ad annullare quel divario - l'ostinazione ad averla sempre vinta con lui è qualcosa che l'anima quanto l'urgenza di soddisfare un bisogno fisico.
Si fissano entrambi con astio, in una muta sfida atta a stabilire chi distoglierà per primo lo sguardo, i loro respiri che si scontrano. Poi, come se quel ricordo li colpisse con la stessa intensità nel medesimo istante, viaggiano con la mente in una stanza alimentata soltanto da una luce soffusa, dove lei è appoggiata al muro, dove lui ce la spinge contro tappandole la bocca, l'erezione premuta contro al suo corpo seminudo.
Il respiro muore in gola a entrambi. Zoro distoglie lo sguardo, Nami indietreggia.
Quella battaglia la perdono entrambi.
Genere: Avventura, Azione, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Monkey D. Rufy, Nami, Nico Robin, Roronoa Zoro, Sanji | Coppie: Nami/Zoro
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A




"Dunque avevo ragione." Nami, le ginocchia raccolte al petto e il mento posato sulla spalla, la scruta attentamente con un malcelato sorriso malizioso.
Robin insegue il volo di un gabbiano che plana sicuro verso la superficie del mare, sfiorando armoniosamente il pelo dell'acqua con la punta dell'ala, e si sente esattamente come lui, sospesa in quell'orizzonte limpido. "È successo all'improvviso" le rivela.
Nami ammicca in silenzio, il suono delle risa dei loro compagni nelle orecchie. I loro compagni sono a riva, distanti dal punto in cui entrambe si sono sedute a prendere il sole, ma abbastanza vicini da ricordare loro quanto a volte possano sembrare soltanto dei ragazzini troppo cresciuti.
"Dieci cosciotti di pollo che Usop perde di nuovo!"
"Vorrei ricordarti che siamo in squadra assieme, quindi se perdo io perdi anche tu, genio!"
"Ah, sì?"
"Mi prendi in giro? Non avevi capito neanche questo!?"
"Ehi, Rufy, guarda - un sacco pieno di carne che fluttua in aria!"
"Dove, dove!?"
"Ti ci metti pure tu!? Uffa, state barando, non valeee!"
Robin osserva Sanji ridere a crepapelle alla vista di Rufy che annusa l'aria speranzoso, mentre un disperato Usop gli urla contro di smetterla di distrarre il capitano, minacciando di dargli fuoco alle sopracciglia. La prima volta che aveva visto le suddette sopracciglia si era detta che erano insolitamente buffe e fuori posto, ora sa con certezza che non potrebbe più fare a meno di quel particolare che lo rende unico.
Sanji ride con le lacrime agli occhi, sordo ai commenti poco lusinghieri di Zoro, e Robin crede che dimostri più che mai i suoi primi vent'anni, in quelle bermuda da spiaggia rosse, spogliato del suo completo raffinato e dei suoi modi galanti - ma ha gli occhi che le brillano, mentre lo guarda. Lei ascolta il suono della sua contagiosa risata e si sente tornare un po' ragazzina a sua volta, mentre pensa a quanto sia maledettamente bravo a farla sentire più giovane e al tempo stesso la donna che è.
Robin lo insegue con la gioia nel cuore e la sabbia fra le dita, il sorriso che le fiorisce spontaneo sulle labbra. E Nami la osserva in curioso silenzio.
"Gli avevo chiesto di parlare, siamo usciti per fare due passi sulla spiaggia" si lascia sfuggire la prima, certa che la gatta ladra voglia saperne di più, "poi..."
"Poi?"




Sanji le cammina a fianco senza dire niente, le mani in tasca. È un gesto che compie spesso - quando soppesa una situazione, quando si prepara ad entrare in azione, quando è sicuro di sé e rilassato, quando abbraccia il mare con occhi sereni sul ponte della Sunny, ma anche quando è dubbioso e irrequieto. Robin sa che in quelle tasche ci sono le sue sigarette e un accendino ora consumato, perso o dimenticato, e capisce che Sanji cerca il loro contatto in automatico, schiavo del vizio - eppure non lo vede fumare.
Robin ripensa alla sera in cui l'ha lasciato solo in quella piscina, senza reagire al suo bacio a fior di labbra. E rammenta anche i sorrisi gentili e discreti che lui le ha rivolto nei giorni successivi - senza chiederle niente, un 'mi dispiace' fra i denti, quel velo di tristezza negli occhi che sembrava volerle nascondere più per premura nei suoi confronti che per orgoglio. Robin ricorda tutto questo e il senso di colpa si dibatte dentro di lei, mentre l'odore della salsedine le invade le vie respiratorie.
Sanji è visibilmente nervoso, ma continua a camminare e basta, senza cedere al richiamo del fumo. E lei, che non sa da dove partire per rimediare, che sta ancora lottando senza volere con le proprie paure, si ferma all'improvviso, animata dal desiderio di fermare il tremore delle sue dita rifugiate nelle tasche dei pantaloni. Non può vederle, ma sa che sta succedendo.
"Sanji" lo chiama.
Lui smette subito di camminare e sposta lentamente lo sguardo nella sua direzione - curioso, attento, teso.
Trattengono entrambi il fiato quando Robin gli tocca i polsi, richiudendovi le dita attorno con delicata fermezza. I battiti del loro cuore accelerano per la sorpresa, mentre il tremore delle mani di lui si spegne. Lei non molla la presa, senza stringere, e guida quelle mani fuori dalle tasche, accarezzandole,
liberandole. "Mi dispiace" gli sussurra sulle labbra, intrecciando le dita alle sue.
Sanji spezza il contatto della loro mano destra soltanto per portargliela sulla schiena e stringerla a sé, quando le ruba un bacio che è come una vertigine. Stavolta non c'è nessun sfioramento appena accennato, ma un cercarsi più profondo e diretto che le fa rintoccare il cuore nel petto con dolce violenza.
Sanji la bacia come se fosse la sua unica fonte di ossigeno, come se lei fosse il solo appiglio rimastogli per non cadere in un letto di tizzoni ardenti, e Robin si lascia trascinare estatica in quella danza. L'intreccio delle loro dita non si spezza, mentre gli afferra il volto con la mano libera per impedirgli di ritrarsi. L'intreccio delle loro dita sprigiona il calore di una promessa che germoglia silenziosa sulla pelle di entrambi.
Robin continua a baciare Sanji in balia delle vertigini.
Il suo sapore è proprio come lo ricordava.




"... non c'è stato più alcun bisogno di parlare."
"Ti sei lasciata andare." Nami si gira completamente verso di lei, dando le spalle ai ragazzi che battibeccano a riva, la mano destra che gioca pigra sulla sabbia tiepida, e coglie il suo sorriso pacifico.
"Diciamo di sì..."
"Scusa se io e Zoro vi abbiamo interrotti, non sapevamo che tu e Sanji foste lì, insomma..."
Robin le getta un'occhiata divertita, ben consapevole del momento a cui si sta riferendo, e scuote la testa con aria conciliante. "A proposito dello spadaccino... posso dirti che anch'io avevo ragione?"
Nami sa perfettamente che la sua è una domanda retorica, glielo si legge in faccia. "Suppongo di sì."
"Ne sono lieta."
"Robin?"
"Sì?"
Nami non sta più guardando nella sua direzione, gli occhi dirottati sul bagnasciuga di fronte a loro. "Sei sicura che il nostro cervello funzioni correttamente?" le domanda con un filo di voce, come se la sola vista di ciò che ha davanti la stesse facendo vergognare. Perché Sanji e Zoro, constata Robin, stanno litigando sul bagnasciuga per un pallone. Come due marmocchi.
"Non ne sono affatto sicura" replica, scoppiando a ridere "ma devo ammettere che non m'importa, e a te?"
Nami, una mano sulla fronte, fissa di sottecchi Zoro che grida insulti coloriti in direzione di Sanji, sospirando con rassegnazione. "M'importa. E tanto."
Robin afferra il tubetto di crema solare spremendolo sul palmo della mano libera, senza dare troppo credito a quella risposta, lo sguardo fisso sui due ragazzi in lite. "Chissà cosa si staranno dicendo..."
Il rumore del vento, alzatosi all'improvviso, le soffia infatti contro le orecchie, impedendole di sentire.
"Probabilmente staranno litigando su chi ha pescato il granchio più grosso" commenta Nami sarcastica.
"Mentre Chopper rischia di annegare."
"Oh, sicuro! Quando quei due idioti si mettono a bisticciare gli altri potrebbero morire divorati da un mostro marino e loro non se ne accorgerebbero nemmeno!"
"No" scuote la testa Robin, fissando placidamente alcune onde che si increspano sulla superficie del mare, "Chopper sta davvero annegando in questo momento."
"Eh?" sbotta Nami, alzandosi rapidamente in piedi e spiegazzando il suo asciugamano. "E tu te ne stai lì tutta tranquilla anche se sei l'unica che se n'è accorta!?"
"Beh" Robin non si scompone, massaggiandosi la crema sulle braccia, "a dire il vero non sono più l'unica che l'ha notato. Guarda."



Zoro trascina Chopper a riva, gocciolante dalla testa ai piedi. "Si può sapere perché ti sei tuffato?" gli chiede contrariato, sollevandolo per la collottola e premendogli di malagrazia una mano sul petto per fargli sputare l'acqua in eccesso. "Allora?" lo incalza con impazienza.
La renna, che versa ancora in uno stato comatoso mentre sputacchia fiotti di acqua salata, viene sconquassata da una scossa improvvisa, messa in soggezione dal suo severo tono di rimprovero.
"Voleva salvare questo ammasso di gomma senza cervello!" gli risponde Sanji stizzito che, non molto più distante da loro, sta trascinando Rufy fuori dall'acqua per una caviglia.
"Il capitano credeva... credeva..." cerca di dire Franky tra una risata e l'altra, picchiando i pugni sulla sabbia con le lacrime agli occhi, "che Brook stesse annegando!"
"Ma in realtà" si inserisce il diretto interessato, cercando di smettere di rotolarsi ai suoi piedi per il divertimento, "Usop aveva soltanto azionato un Dial con la mia voce che urlava 'aiuto', yo oh oh oh oh!"
"E dire che quel genio si era anche girato verso di noi e aveva visto che Brook era qui!" ulula Usop, battendosi le mani sulla pancia.
Due secondi dopo la testa di tutti e tre fuma riversa sulla sabbia, sfoggiando un tris di bernoccoli rossi grandi come cocomeri.
"Ehi, cavolo cappuccio, non pensare che la questione finisca qui" abbaia Sanji in direzione di Zoro, allontanandosi dai tre disgraziati che ha appena finito di pestare.
"Sei sempre più penoso nel dare soprannomi" replica l'altro, calciando la palla in aria e bloccandola contro il proprio fianco. "Cos'è, la tua già scarsa fantasia inizia a scemare?"
"Vogliamo parlare della tua, di fantasia?"
"Cosa vorresti dire, posacenere ambulante?"
Subito dopo aver pronunciato quelle parole, però, Zoro sente i propri muscoli facciali rilassarsi, mentre fissa inebetito il cuoco a pochi metri di distanza da lui.
"Beh? Che ti prende adesso?" gli abbaia quello contro, digrignando i denti.
"Sbaglio o hai notevolmente ridotto le sigarette?" gli chiede sorpreso.
"E allora?"
"Caspita..." Zoro incurva le labbra in un ghigno strafottente, "quando farò le condoglianze a Robin mi ricorderò anche di congratularmi con lei per averci parzialmente liberato della tua puzza di ratto morto."
"Ficcati un riccio di mare in cu- un momento..." Sanji, la testa fumante per la rabbia grossa come un lampadario, si sgonfia di colpo, fissandolo con gli occhi ridotti a due fessure, "tu che ne sai di - di - di...
Zoro è semplicemente esilarato. "Attento a non strozzarti, gallinaccio."
"... non dirmi che ci hai visti l'altra sera, mentre eravamo nel bos - aspetta un attimo, non intendo dirti i cazzi miei!" Sanji si infiamma nuovamente, puntandogli contro un dito rovente.
"Guarda che stai facendo tutto tu, Giselle" replica Zoro in tono posato, gongolando internamente.
"Aspetta, aspetta..." ripete lui, sordo al nomignolo, "allora eri tu che hai parlato, è te che Robin ha sentito nel bosco! Ci stavi spiando, brutto maniaco?"
"Ma chi ti caga! Oltretutto hai un bel coraggio a dare a me del maniaco!"
"Cosa vorresti dire? Io sono un signore, le donne le tratto con i guanti, mica come te, che sei rozzo fin nel midollo!
"Pensa ai tuoi pietosi attacchi di epistassi, piuttosto!"
Adesso è il tono di entrambi a essere decisamente poco pacato.
"E comunque non mi hai risposto. Che ci facevi appostato nel bosco come un allupato?" insiste Sanji con espressione torva.
"Ero insieme a qualcuno. E non chiamarmi in quel modo, quello è il ruolo che spetta a te dalla nascita."
"Mmh, 'insieme a qualcuno'" si fa improvvisamente ammiccante il cuoco, allontanandosi da lui con ritrovata calma, "... tipo Nami?"
Zoro serra la mascella. Sanji lo fissa con un sorrisetto bastardo che si allarga sempre più sul suo volto. Quando lui libera involontariamente un baritonale, traditore verso infastidito, il cuoco scoppia a ridere senza ritegno.
"Chiamami, se hai bisogno di un consiglio!" E, sia chiaro, lo faccio per lei, non per te!"
Zoro gli scaraventa la palla contro la faccia. "Fatti gli affari tuoi!"
Sanji, che è riuscito a schivare l'attacco, è ormai letteralmente piegato in due sulla sabbia.
L'unica cosa a cui Zoro riesce a pensare mentre si allontana è che Robin - sebbene un po' gli dispiaccia per lei - terrà finalmente lontano quella piovra da Nami.
Risparmiandogli così il compito di mettere pacatamente 'le cose in chiaro' di persona.





~~~




Gli fa strano trovarsi di nuovo lì, in quell'ampio, cluastrofobico corridoio sotterraneo. I ricordi degli scontri combattuti in quell'arena risalgono soltanto a due settimane prima, eppure a Zoro sembra che sia passato un secolo.
Ne sono successe di cose in quei giorni...
"Fammi indovinare, sei ancora arrabbiato per quella storia?"
Il tono di Nami è allusivo e vagamente divertito.
"Quale storia?" replica sostenuto, la fronte leggermente corrugata.
Con la coda dell'occhio la vede arricciare le labbra per celare la voglia di ridere, consapevole che lui stia solo fingendo di non sapere a cosa si riferisce.
"Ammettil, dai, 'il temibile spadaccino' non era male come presentazione!"
Zoro non replica, fissando l'ampio portone ermeticamente chiuso davanti a loro.
"Ad ogni modo, figurati se Rio, che stravede per te, non si è premurato di far sì che ora ti annuncino nel modo giusto!"
Lo sente bene, che quella maledetta strega sta cercando di restare seria con scarso successo.
"Cosa farai se il presentatore non ti introdurrà al pubblico come 'il cacciatore di pirati' nemmeno stavolta? Una strage di massa?"
"Non ho detto questo" ribatte tagliente, incrociando le braccia al petto.
"Mmh..."
Con la coda dell'occhio la vede portarsi una mano sul viso, fintamente pensierosa, e a quel suo gesto libera un mugugno contrariato.
"Non ti facevo così perfettino, Roronoa. Cioè, so che sei permaloso, ma offendersi per una cosa del genere..."
"Sei fuori strada" ribatte freddamente, quasi annoiato. "Piuttosto, avrei voluto vedere te, se al posto di 'Nami la gatta ladra' ti avessero chiamata 'Nami l'arpia ricattatri-
Mentirebbe, se dicesse che non se le cerca.
Zoro si massaggia il cranio traumatizzato dal suo gentile pugno, l'occhio lacrimante per il bruciore, uno sbadiglio tra i denti. Non dice altro, mentre pensa che forse quella notte avrebbero fatto meglio a dormire un po' di più, invece che rotolarsi tutto il tempo fra le lenzuola. Con un sorrisetto compiaciuto, volta completamente la testa nella sua direzione, sorprendendola a guardarlo con un'espressione stranamente serena, anziché incollerita.
Quando fa così lo spaventa ancora di più.
"Che ti prende?" le chiede.
Nami gli afferra il mento tra le dita - inaspettata, dispettosa, scaltra - e lo bacia sulle bocca mordicchiandogli le labbra dischiuse.
I battenti dell'ampio portone dell'arena iniziano a ruotare sui cardini proprio in quel momento, lasciando trapelare il vociare concitato della folla in tumulto per l'inizio del prossimo scontro, ma per Zoro quel suono non è che un lieve ronzio in sottofondo.
"Pronta?" soffia sulle labbra di lei, portando la mano destra sull'elsa della prima spada.
La luce si fa sempre più intensa, il chiasso che inonda l'arena li investe assieme alle urla dei tifosi.
Nami sorride sulla sua bocca, lo sguardo caldo e deciso intrecciato al suo, il Clima Takt in pugno.
"Pronta."




















Dieci anni dopo



"Come, prego?"
Nami picchietta pericolosamente le dita della mano destra sul lucido bancone in legno, stringendo il ricevitore della radio-snail con una presa tutt'altro che delicata, l'espressione torva. Le folte sopracciglia della lumaca s'incurvano verso l'alto, suggerendole che l'interlocutore all'altro capo della linea abbia ben inteso il suo livello di dissenso.
"Sì, è così, abbiamo aumentato i prezzi del dieci per cento per far fronte a-
"Non m'interessa il motivo, volevo solo essere sicura di aver sentito bene la percentuale."
Nami incrocia gli occhi di Sosuke con un cipiglio irritato. Il gestore del pub è in piedi dietro al bancone, intento ad asciugare alcuni piatti puliti con uno strofinaccio, e sta seguendo quella conversazione telefonica con una smorfia mezza esilarata e mezza inquietata.
"Mi sta dicendo che il rincaro dei prezzi interessa anche l'ordine che ho emesso la settimana scorsa?"
Sosuke spalanca la bocca per la sorpresa, presentendo il peggio. Accarezzandosi la generosa pancia con finta nonchalance, abbandona lo strofinaccio sul bancone e si china più in basso, colto dall'improvvisa voglia di riordinare le bottiglie di alcolici già perfettamente impilate negli scomparti ai suoi piedi. Benedice se stesso e la sua prontezza, quando Nami inizia a urlare con voce stridula contro al ricevitore, perché l'aver proteso la testa verso una cassa di rum sistemata sotto a uno scaffale gli sta permettendo di attutirne i toni soavi. Non è il massimo che può fare per impedire alle proprie orecchie di piangere, ma è sempre meglio di niente.
Nami è una delle sue clienti preferite, storica frequentatrice dell'Orange Sunset da anni, ormai - peccato che quando ha a che fare con alcuni rifornitori si trasformi in una specie di demonio spaccatimpani.
Fortuna che il pub è vuoto.
Fortuna che sono tutti in giro a fare compere per la festa imminente di quella sera, perché altrimenti quella donna gli avrebbe fatto scappare via tutti i clienti.
Di solito lei contratta con una calma innaturale, uscendone sempre vincitrice senza troppo sforzo, ma evidentemente oggi non deve essere la sua giornata migliore.
Cinque minuti di minacce inveite al telefono dopo, la conversazione termina con lei che sbotta "E anche oggi ci provano domani!"
Sosuke si rimette in piedi, fissandola interrogativo. Nami beve un sorso di rum dal boccale che le ha servito, schioccando le labbra, poi gli sorride furba. "Quel rifornitore non solo si dovrà scordare che io paghi il dieci per cento in più, ma mi deve pure uno sconto sui prossimi tre ordini!"
Sosuke la fissa sorridere angelica con un tic alle labbra, interdetto. Nami sa essere inquietante, a volte. Il suo negozio di strumenti di carteggio e navigazione è il migliore dell'intero arcipelago Konomi, se non di tutto il Mare Orientale, ma lui non farebbe affari con lei per nulla al mondo.
"Vecchia volpe che non sei altro!" l'apostrofa, versandosi da bere.
"Solo volpe, di grazia" arriccia le labbra lei, reggendosi la testa con una mano, il gomito posato sul bancone, "sai che non ho ancora superato la crisi dei trent'anni."
Sosuke è consapevole che stia scherzando, e alza le mani in alto in un teatrale gesto di scuse, stando al gioco. "A proposito di 'trenta'!" Nami per poco non salta sulla sedia. "Domani è il trenta del mese e arriverà la nuova merce del mio secondo negozio!" trilla con gli occhi a cuore. "Sai cosa significa questo, vero?"
Sosuke ridacchia divertito. Ha sviluppato una sorta di istinto paterno nei suoi confronti, conquistato dalla personalità frizzante che la contraddistingue, e ormai la conosce troppo bene per non capire cosa le passi per la testa. "Che invece di permettere ai tuoi dipendenti di rifornire il negozio ti porterai tutti i vestiti a casa?"
Nami scuote l'indice, incurvando le labbra in un ampio sorriso ammiccante. "Non proprio tutti, se no che guadagno ne ricavo? Ma è ovvio che i più belli li terrò per me!" sospira, unendo le mani in preghiera con aria estatica.
"Certo che è buffa la vita... è già tanto se il tuo compagno ha quattro camicie e due maglie" Sosuke appoggia le braccia al bancone, "mentre tu hai praticamente un negozio di abbigliamento dentro all'armadio."
"Non parlarmi di quello zoticone, ho perso il conto delle volte in cui ho dovuto trascinarlo a prendersi vestiti nuovi prima che rimanesse praticamente senza" sospira Nami, portandosi una mano alla fronte.
"Diciamo che è un asceta, dai" sghignazza Sosuke, "una mente più improntata alle questioni spirituali."
"Non quando gli metti dell'alcol davanti" contesta Nami, "andiamo, l'hai visto anche te, quando viene qui!"
"Ma tu sei peggio di lui!"
"Uhm... vero!"
La porta d'ingresso del pub si apre in quel momento, facendo voltare loro la testa nella sua direzione. Un ragazzo di pressapoco sedici anni vestito con un sobrio yukata nero sposta lo sguardo dall'uno all'altro, avvicinandosi al bancone con un'aria fra lo sconsolato e il distaccato.
"Ehi, Hiro! Com'è andato l'allenamento di oggi?" lo saluta Nami.
Il biondino, famoso per la sua scarsa loquacità, le si siede accanto sospirando, e fa un cenno a Sosuke.
"Scordatelo" replica l'uomo, "niente alcol per te a quest'ora."
"Perché!?"
"Per la festa di stasera!" gli risponde in tono perentorio. "Se vuoi intanto ti faccio una spremuta."
"Ma quale spremuta! Tanto non intendo prendere parte alla festa..."
Nami scambia un'occhiata d'intesa con Sosuke, poi si concentra su Hiro. "Niente festa?" ripete. "Fammi indovinare, quel genio di Zoro ti ha inculcato strane idee in testa?"
"Il sensei non c'entra niente" replica prontamente Hiro, la voce intrisa di rispetto.
"Mmh..." Nami lo scruta pensierosa, tamburellando le dita sul bancone, "so bene quant'è severo e quanto vi fa penare al dojo, sicuro che non sia minimamente responsabile di quel faccino abbattuto?"
Hiro le lancia un'occhiataccia, le guance un po' rosse. "Smettila!"
Nami sorride di quella timidezza, certa che, malgrado il suo carattere scostante, prima o poi Hiro capitolerà. Sosuke gli piazza un bicchiere di spremuta sotto al naso, poi si allontana fischiettando, facendole l'occhiolino. Nami lo vede aggirare il bancone e dirigersi verso i tavoli per fingere di spolverare, mentre sposta il bicchiere verso il ragazzo.
"Giuro che non voglio intromettermi nel sacro rapporto fra allievo e sensei" Nami si porta una mano sul cuore, sollevando l'altra davanti al viso col palmo aperto, "parola di pirata!"
"Ah-ah" commenta sarcastico Hiro, rigirandosi distrattamente il bicchiere di spremuta fra le dita.
"Voglio solo capire cosa ti passa per la testa."
"Perché?" Hiro inarca un sopracciglio, scettico.
Perché per certi aspetti mi ricordi quello scemo di Zoro, ecco perché.
Nami fa spallucce. "Non sono la strega che il vostro sensei vi fa credere."
"Ah, no?" Hiro indietreggia prontamente sulla sedia quando la vede serrare le dita a pugno. "Okay, okay, scherzavo!"
Nami ritrae gli artigli.
"Non è successo niente di che. Mi sono distratto durante l'allenamento e lui mi ha dato una bella strigliata" sputa improvvisamente il rospo Hiro. "Me la sono meritata. Fine della questione."
"Capisco..."
La donna lo osserva di sottecchi bere un po' di spremuta, lisciandosi pieghe inesistenti sul top. Non aggiunge altro, certa che ormai il ragazzo stia per vuotare il sacco.
"Come ti ha conquistata il sensei?"
D'accordo, era convinta che se lo avesse lasciato fare prima o poi Hiro avrebbe parlato, ma questa domanda proprio non se l'aspettava.
"So che mi pentirò di avertelo chiesto e che se non mi fulminerai prima tu ci penserà direttamente lui ad affettarmi, ma..." Hiro inspira, sbattendo nervosamente le palpebre, lo sguardo puntato sul bancone, "pensavo che - insomma, se pure un tipo tutto d'un pezzo come lui è riuscito a fare breccia nel cuore di una donna esuberante come te - beh..."
"Sì?"
Hiro chiude gli occhi per un attimo, stringendo il bicchiere con più forza.
"Allora forse anche uno come me ha una possibilità con - cioè, voglio dire..."
Nami incrocia le braccia sotto al seno con aria saputa quando lui si interrompe, chiudendosi in un silenzio imbarazzato. "Dunque è una ragazza che occupa continuamente i tuoi pensieri." Beve un altro sorso di rum dal proprio boccale, poi torna all'attacco. "E dimmi, ti sei distratto durante l'allenamento pensando a lei?"
Hiro deglutisce.
Lei libera una risata argentina, a tratti da bambina. "Non dovresti sentirti in colpa per questo."
Il ragazzo si rabbuia.
"Fidati, è qualcosa di perfettamente umano. Se ti può consolare, nemmeno il tuo caro sensei" Nami assume un tono malandrino, " riusciva a 'restare concentrato' in certi momenti, e non gli erano d'aiuto né la meditazione né le docce fredde, te lo assicuro!"
"Ma cos'hai capito...!" Hiro è diventato bordeaux e la fissa con gli occhi strabuzzati.
"Mi ha raccontato di certe fantasie che aveva su di me, dopo che ci siamo messi assieme" rincara Nami, "che-
"Vuoi forse che mi uccida!?" sbraita Hiro, tappandosi le orecchie.
"Oh, se solo sapesse che cosa ti sto dicendo adesso" Nami getta la testa all'indietro, scoppiando a ridere, "affetterebbe in due prima me!"
"E allora non dire altro, anche perché non è questo che ti avevo chiesto!"
Persino Sosuke, ormai, sta ridendo di gusto, incapace di fingersi sordo alla conversazione.
La radio-snail di Nami riprende a squillare. "Giuro che se è di nuovo quell'imbecille di prima... pronto?"
Hiro e Sosuke la vedono assumere un'espressione sospettosa.
"Ti sei perso un'altra volta?"
La voce all'altro capo del ricevitore protesta in tono alto e talmente infastidito che riescono a sentirla anche loro due.
Quando si dice 'parli del diavolo'... spunta il demone, in questo caso, pensa Hiro, irrigidendosi sulla sedia.
Due minuti dopo Nami termina la conversazione, sospirando stancamente. "Mi dispiace, ma devo correre a casa. A quanto pare è successo qualcosa di strano."
"Strano tipo quanto?" domanda Sosuke, avvicinandosi al bancone.
"Del tipo che Zoro aveva l'entusiasmo di un samurai in procinto di fare harakiri, ecco. Ad ogni modo, Hiro, tornando al discorso 'come conquistare una ragazza'" Nami si alza dalla sedia, afferrando la sua borsetta, "basta che tu sia te stesso. So che è un discorso vecchio come il mondo che suona tremendamente banale, ma è la pura verità."
Lui, un po' rosso in viso, la segue con lo sguardo incamminarsi verso l'uscita del pub.
"Se non funziona" Nami gli punta l'indice contro, facendogli l'occhiolino, "significa che quella persona non è adatta a te."
Quando lascia il locale, Sosuke e Hiro rimangono a fissarsi in silenzio a lungo, finché il ragazzo non mormora scettico "Tutto qui?"
"Se questa ragazza somiglia a Nami e non fa per te" gli dà una pacca sulla spalla l'altro "ritieniti fortunato. Te lo dico col cuore."
"... Sei perfido, a volte. Lo sai, vero?"





~~~




Quando Nami varca il cancello di casa sua e mette piede in giardino non si stupisce di trovare ben più di una persona davanti a lei. Robin l'accoglie con un sorriso serafico, mentre Zoro e Sanji battibeccano pericolosamente vicini ai suoi alberi di mandarino, sordi e ciechi al suo arrivo.
Nami è felice di rivedere i due compagni dopo mesi, ma alla prospettiva che quanto gli ha riferito Zoro tramite radio-snail sia vero avverte l'immediato desiderio di teletrasportarsi altrove, su un'isola molto, molto lontana.
"Allora, stanno davvero venendo qui tutte queste persone?"
Robin fatica a trattenere le risate, limitandosi a farle un cenno d'assenso.
Notizia ufficiale - Barbanera non è riuscito a uccidere Rufy, ma il suo capitano morirà quella sera stessa per mano sua.
Nemmeno la sua fidanzata Hancock riuscirà a fermarla.





~~~




È notte fonda e il villaggio di Calm Land dorme ormai sereno. Sulla spiaggia trafitta dalla luna aleggia un silenzio riposante, interrotto soltanto dal rombo del vento. Nami e Zoro camminano sul bagnasciuga con gli occhi rivolti verso il mare, beandosi di quella tranquillità sino a poche ore prima insperata.
Rufy, reo di aver invitato una combriccola di gente assurda sull'isola senza avvisare nessuno, aveva mandato a monte la rimpatriata della loro ciurma, trasformandola in un ritrovo di più di cinquanta persone. Persone che, complice la festa organizzata nel villaggio per celebrare l'inizio dell'estate, avevano portato scompiglio su mezza isola con scommesse, scazzottate e teatrini che avrebbero fatto sembrare adulti anche dei dodicenni, a confronto.
"Gli anni passano, eppure non smetto di chiedermi cosa mi abbia detto il cervello il giorno in cui ho deciso di unirmi a Rufy."
Nami, un po' barcollante per la stanchezza, ma rigenerata da quella quiete che rende ora così lontano l'eco del chiasso in cui è stata immersa sino a poco tempo prima, non può che annuire alle parole del compagno. "Però" aggiunge, fissando serena la superficie dormiente del mare "gli dobbiamo molto."
"Parla per te."
"Non sei credibile, mi spiace."
Hanno quasi raggiunto la cala più nascosta e riparata della costa ovest, la loro preferita.
Nami si porta una mano davanti alla bocca, coprendo uno sbadiglio. "Suppongo di stare iniziando a invecchiare, non mi sento energica come un tempo dopo una serata del genere."
"È normale che tu sia stanca. Sono le tre del mattino" le fa notare Zoro, "e oggi hai lavorato."
"Però anni fa avrei avuto ancora le forze per picchiare quel somaro di Rufy."
"Pessima scusa per evitare di dire che non volevi infastidire Hancock."
Nami gli lancia un'occhiataccia contrariata che lo induce soltanto ad accentuare il suo ghigno. "Guardati come sei bello riposato, faccia da schiaffi."
"Per forza, io ho dormito un po' prima."
Il perché Zoro riesca a crollare addormentato in una piazza piena di gente che urla, canta e balla senza mai scomparsi è un mistero che Nami si porterà dietro sin nella tomba.
"E adesso che ti prende?" le chiede lui confuso.
"Niente, ho pensato a una parola a cui non avrei dovuto" risponde sconsolata e imbronciata.
"Hai di nuovo quella stupida crisi dei trent'anni?"
"Niente affatto" mente.
Zoro le accarezza un braccio, scendendo a toccarle il fianco. "Se ti può consolare" le dita di lui si dirigono sempre più in basso, fermandosi sul suo fondoschiena, "non devi preoccuparti del tempo che passa, tanto non dimostrerai mai più di vent'anni con questo comportamento da marmocchia frignante."
Nami gli pizzica il braccio, sferrandogli un pugno in testa con la mano libera. "Mi sembrava strano che stessi per dire qualcosa di carino."
Zoro, per nulla turbato dal bernoccolo comparso sulla sua testa, le riporta le dita sul fondoschiena con disinvolta tranquillità. "A dire il vero lo sto facendo."
Gli piace stuzzicarla, si diverte a farle perdere le staffe, e Nami evita di tornare a pizzicarlo o picchiarlo soltanto per non dargli soddisfazione.
"Ah, sì? E come?"
"Così" le sussurra all'orecchio, la mano che dal fondoschiena risale a circondarle il fianco, spingendola a fermarsi. "Qualcuno qui ti sta dicendo quanto gradisce la tua compagnia, a prescindere dal tempo che passa."
Nami sa bene chi sia 'qualcuno', perché lo sente svegliarsi partecipe contro al suo fianco mentre Zoro le soffia quelle parole all'orecchio.
"Wow, tu sì che sei romantico!" replica in tono sarcastico.
"È 'sincero' il termine giusto. Dovresti esserne contenta."
Internamente le viene da ridere, mentre ripensa all'imbarazzante e surreale modo in cui entrambi hanno sperimentato quella situazione per la prima volta.
"Voglio vedere se mister qualcuno la penserà allo stesso modo fra altri trent'anni, però."
"Mmh..."
Nami lo lascia fare, permettendogli di circondarle la vita con le braccia, di baciarle il collo, di mordicchiarle il lobo dell'orecchio. Zoro non è un asso con le parole, specie quando si tratta di consolare, ma sopperisce a quella mancanza con i gesti, rendendo il resto superfluo. E con gli anni ha imparato a capire sempre meglio i richiami del suo corpo, ad ascoltarne i brividi, a compiacerli. Qualcosa che mette Nami sempre più in crisi.
"Un attimo, non vorrai..."
Sordo alle sue parole, le solleva i lembi della camicetta verso l'alto con studiata lentezza, accarezzandole il collo con la lingua, espirandole contro la pelle ormai umida, spingendola ad abbandonarsi a lui. Il contrasto fra il suo respiro caldo e il vento fresco della notte la fa tremare di piacere. Nami sente il cuore batterle forte come allora, quando aveva capito di amarlo, mentre entrambi camminavano nei loro vent'anni scarsi, inseguendo quel sogno non ancora realizzato che li aveva condotti per mare. Nami sente il cuore batterle forte come sa che le accadrà ancora, mentre si lascia amare.
Il tempo non può niente contro quelle sensazioni, il tempo non cancella. È soltanto testimone di un sentimento che invece di sbiadire si fortifica. L'amore cambia forma, ma non muore.
Non il loro.
"Sul serio..." sospira a occhi chiusi, cercando il suo volto con dita tremanti di piacere, "vuoi farlo qui?"
"Perché no?" le sussurra all'orecchio lui con quella voce bassa, roca, calda, indecente.
Nami spezza il loro abbraccio soltanto per voltarsi e Zoro le cattura immediatamente le labbra con un bacio scomposto, un bacio che la travolge e la trascina giù con sé nella sua trappola. Non sa dire se sia davvero caduta o se lo stia soltanto immaginando, perché quando lo sente farsi strada nella sua bocca si preoccupa unicamente di rincorrerlo, di accarezzarlo, di dargli a sua volta la caccia.
"Non ci vede nessuno" le mormora Zoro fra un bacio e l'altro, "non verrà nessuno..."
Nami gli mordicchia il labbro inferiore, senza smettere di guardarlo. A parte noi, gli dice senza parlare.
Lui sorride compiaciuto sulla sua bocca, slacciandole il reggiseno al di sotto della camicetta. Quando lo sente farsi strada lungo la sua schiena scontrandosi unicamente con l'aria, Nami capisce che entrambi sono ancora in piedi - ma dura tutto un attimo, perché Zoro la fa sdraiare subito dopo sotto di sé, continuando a baciarla.
Il mite fruscio delle onde è l'unico suono che si intreccia ai loro sospiri, mentre l'ostacolo creato dai vestiti viene eliminato. Zoro le scivola dentro con fervido sollievo, facendole dimenticare il resto del mondo. Nessuno dei due si preoccupa di fare piano, di controllarsi, di contenere la voce di quel piacere libero e selvaggio che si libera inascoltato e inosservato nella cala deserta.
Nami gli imprime scie di graffi sulla schiena, scie che inseguono tracce familiari, mai cancellate, portanti su di sé l'eco dei fremiti che gli ha rubato tante altre volte. Zoro la bacia con foga, le sue dita che le accendono scintille sui fianchi tremanti mentre la possiede.
Sono l'una la corrente dell'altro.
Instancabili, assetati, meravigliosamente animati dal bisogno di fondersi in un unico corso.
La loro storia è iniziata in una città raggiunta quasi per caso, in un mondo a parte che si è inserito nell'avventura verso il One Piece di prepotenza, strappandoli via per alcune settimane dall'odore del conflitto, dalla minaccia incombente di un nemico allora troppo grande.
La loro storia, forse, sarebbe nata comunque nel tempo, ma nessuno dei due può negare la magia di quel posto che li ha aiutati nell'impresa. La magia di Wonder, la città delle luci, della vita, della libertà, dell'assenza di limiti e confini.
Le onde del mare accarezzano morbidamente il bagnasciuga, uniche testimoni di quel momento che appartiene soltanto a loro, mentre l'eco del piacere che si sono donati continua a cullarli nel suo abbraccio.
"A cosa pensi?"
Nami, stesa accanto a Zoro sulla sabbia, gli sfiora le labbra umide di baci inargentate dalla luna, scrutandolo con occhi lucidi di promesse. Sorride per quella sua domanda appena sussurrata, posandogli il mento sulla spalla. "A come tutto ha avuto inizio."
Zoro ne incrocia lo sguardo immergendosi nei ricordi, nostalgico e felice al tempo stesso. Viaggiare con Rufy gli ha fatto vivere un'avventura unica, trovare una famiglia, realizzare il suo sogno.
E gli ha donato anche quanto di più prezioso esista al mondo.
"Nami?"
"Mmh?"
Zoro le sorride. Le sorride di quel sorriso vero, limpido, che conosce solo lei.
"Ti amo."















Note
Eccoci!
Quando ho iniziato a scrivere questa storia non sapevo cosa ne sarebbe stato di lei, non ero sicura di riuscire a ultimarla. Sono arrivata per la prima volta sul fandom tre mesi fa, e allora non avrei mai pensato di pubblicarne una a più capitoli (rido se penso che all'inizio la chiamavo mini-long!), perciò sono davvero contenta di questo traguardo. Okay, fine dell'angolino auto-motivazionale (mi servirà in futuro, perché mi conosco purtroppo!).
Per quanto sgangherata e piena di difetti, è una storia che mi sono divertita a condividere con voi. Vi ringrazio da morire per avermi tenuto compagnia durante l'intera stesura, uno a uno: chi ha commentato, chi ha letto silenziosamente, chi ha messo la storia nelle preferite, nelle ricordate e nelle seguite - in questi ultimi casi non so se siete rimasti fino alla fine, ma grazie lo stesso per aver dato una possibilità alla mia storia. Grazie di cuore.
Nel primo capitolo avevo scritto che tutto avviene dopo la saga di Zou. Volevo creare qualcosa che non si collocasse troppo indietro rispetto al punto in cui si trova Oda adesso, ma al tempo stesso non sono voluta andare troppo oltre perché volevo cambiare le carte in tavola. Se preferite però pensare a qualcosa che stravolge meno l'ordine canonico degli eventi, immaginate che la storia si collochi in un altro momento del post time-skip, magari direttamente prima di Zou. Mi rendo conto solo ora che avrei fatto meglio a indicare "what if?" negli avvertimenti, sono proprio un genio -.-'
Ad ogni modo, l'avrete sicuramente notato, questa storia è impregnata della mia nostalgia per il pre time-skip. È stato più forte di me, inevitabile non ricorerre a quelle atmosfere a cui sono tanto affezionata, e sono davvero felice che l'abbiate apprezzata. Stesso discorso per la coppia Sanji/Robin, che qui mi sono solo attentata a inserire sullo sfondo, ma a cui mi piacerebbe dare più luce se ne fossi capace.
Per quanto riguarda quel 'dieci anni dopo' spero di essere riuscita nel mio intento di comunicare quel senso di rapporto di coppia ormai consolidato fra Nami e Zoro, un rapporto di assoluta complicità, in cui entrambi si esprimono senza preoccuparsi di essere giudicati, fraintesi o respinti per i loro gesti e le loro parole. Ho immaginato che, finito il loro viaggio fossero tornati a vivere assieme nel Mare Orientale da cui provengono, in un'isola dell'arcipelago Konomi (quello in cui si trova anche Coconut Village): Calm Land è l'isola in questione - nome inventato con l'intento di suggerire che si tratti di un posto tranquillo in cui vivere, mi sembra l''ideale dopo tutte le avventure che hanno vissuto per mare. Ho pensato che fosse il compromesso migliore per permettere a entrambi di trovarsi a metà strada fra l'isola in cui si trova il villaggio di Coco, dov'è cresciuta Nami, e quello di Shimotsuki, dov'è invece cresciuto Zoro.
Il titolo è cacofonico, ma tengo più al messaggio che comunica, e poi l'ho scelto anche per porlo in contrasto con quello iniziale, 'La città del piacere', per suggerire ulteriormente l'evoluzione della coppia protagonista.
Probabilmente queste note vi sembreranno senza senso, ma vi giuro che al momento mi sento davvero strana, finire una long mi ha trasmesso una sensazione nuova, stranissima, scombussolante. Per prima cosa mi sta spronando a migliorare, perché so che in tal senso devo fare ancora tanta, tanta strada, e ce la metterò tutta per riuscirci.
Da qualche parte ho accennato di avere un sacco di OS in cantiere, storie che pian piano scriverò e posterò. Per ora sono in fissa con un'altra long malinconica e introspettiva; con una OS angst e con un'altra OS all'apposto totalmente demenziale (in questa qui la coppia però rimane solo sullo sfondo). Voi cosa preferireste leggere?
Vi ringrazio ancora, mi avete tenuto compagnia, fatta sorridere e divertire con la vostra partecipazione. Un abbraccio.
E se avete letto questo papiro avete tutta la mia stima!
  
Leggi le 6 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > One Piece/All'arrembaggio! / Vai alla pagina dell'autore: Onda nel silenzio