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Autore: DanieldervUniverse    12/08/2021    0 recensioni
Nolum Cassio Feri si è preso una vacanza dai mondi della Square Enix ed è arrivato su Runeterra, e nemmeno lui sa cosa provocherà il suo passaggio nel nuovo mondo.
Genere: Comico, Drammatico, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yuri
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'L'uomo dietro le scene'
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Capitolo 2
Un raggio di speranza – Parte I

-LEONA-SAMA!
Ad udire il fracasso e le grida Leona mise mano alla spada, voltandosi a fronteggiare le grida. Poco dopo la porta dei suoi quartieri privati venne divelta e una folla fuori controllo di adepte e adepti solari si fece strada nei suoi quartieri, travolgendo tutto quello che trovava sulla propria strada.
L’Aspetto del Sole indietreggiò, tenendo istintivamente la spada tra sé e la marea umana, ma quando sentì dietro di lei il freddo del marmo della sua vasca da bagno realizzò di non avere più spazio di manovra. Messa all’angolo, la donna fece un lungo sospiro, calmando i nervi, e poi richiamò tutta l’autorità e l’energia del Sole che la pervadeva e con voce tonante gridò: -ORA BASTA!
La stanza si riempì di una luce abbagliante, travolgendo gli adepti, e forse accecandone alcuni. I suoi poteri ebbero un effetto istantaneo, ammansendo la folla urlante e riportando la calma. Leona sfruttò quei momenti preziosi per schiarirsi le idee, scacciando la sorpresa e la paura che le avevano intorpidito i sensi, e assestare la situazione.
Vide davanti a sé una marea di giovani e adolescenti, per la maggior parte in veste da notte, che la fissavano rapiti e ammirati; c’erano alcuni che tenevano sollevate delle lanterne, e altri avevano dei lividi sul volto. La donna realizzò anche che non vi erano guardie nelle vicinanze per trattenere la massa, il che voleva dire che il minimo errore poteva scatenare passioni che non sarebbe stata in grado di controllare una seconda volta, non senza rischiare di uccidere quei giovani.
Cercando di simulare una certa naturalezza, la guerriera manovrò la spada e il braccio libero a coprire le proprie intimità perché, purtroppo, la folla l’aveva colta nell’attimo in cui stava per infilarsi nella vasca da bagno. E peggio ancora, i suoi vestiti erano stati travolti e sommersi dalla calca, rendendo il loro recupero praticamente impossibile.
-Qualcuno per favore mi spieghi la ragione di tutto questo trambusto- ordinò, usando il tono  autorevole per intimidire i giovani.
Una serie di voci basse e squittii si sollevarono a casaccio nella folla, ma alla fine dalla calca emerse un cartello di legno, rudimentale e poco elegante. Quando fu portato in prima fila, passando di mano in mano, la donna ebbe modo di leggere quello che vi era scritto sopra in brillanti lettere magiche: Chiunque bacerà Leona sotto la luce della Luna sarà legato a lei per la vita.
La donna sbuffò, incredula e oltraggiata.
-Sul serio? Fate tanto rumore per uno scherzo del genere?- li rimproverò.
-Non è uno scherzo lady Leona!
-Si illuminavano le parole!
-Era piantato dove festeggiamo la Festa della Veglia senza Notte!
Le voci cominciarono a confondersi facendo perdere alla donna il filo del discorso e della situazione. Alzò di nuovo la voce per quietare la folla ma le parole si persero nella confusione. Peggio ancora, una ragazza da poco passata alla maggiore età si fece largo tra i compagni e con forza si strappò la veste, rivelando una sottoveste con cucite sopra le parole “Leona ti amo!” con un cuoricino color del sole affianco.
-Lady Leona sono pronta!- gridò la giovane, sovrastando per un attimo le voci degli altri -Mi baci e saremo assieme per sempre!
-No, me!- esclamò un ragazzo corpulento, facendosi avanti a spintoni. Poi lo fece un altro. Poi un’altra, finché la folla non cominciò a protendersi con braccia e bocche fameliche verso di lei.
Terrorizzata, Leona saltò oltre la vasca e si mise con le spalle contro l’ampia finestra, tenendo la spada saldamente con entrambe le mani; iniziò a menare ampi fendenti nell’aria, cercando di respingere i giovani adepti senza ferirli. Ma erano troppi, e nei loro occhi si vedeva che la passione che li animava li aveva privati di ogni ragione e buonsenso. Leona capiva benissimo che presto non si sarebbero preoccupati nemmeno più della sua spada, ne delle ferite che avrebbe potuto infliggergli. Le sarebbero saltati addosso in cinquanta e l’avrebbero schiacciata a terra, lottando per dominarla e infliggerle altre offese che le facevano tremare le gambe.
Poi, senza preavviso, tutte le luci della stanza si spensero all’unisono. Leona ebbe un momento di smarrimento, ma l’attimo successivo i suoi istinti da guerriera la fecero accucciare a terra, appena in tempo: sopra di sé udì il rumore di vesti sfondati e imposte scardinate.
Aprì gli occhi e vide la silhouette di una figura imponente ergersi in mezzo alla massa di persone, poggiata in perfetto equilibrio sui bordi della vasca. La pallida luce della luna, non più soppressa dalle luci della stanza, faceva poco per illuminare l’individuo che era sopraggiunto.
Diverse grida di sgomento si alzarono tra gli sconvolti giovani, che cercavano ora di indietreggiare, spintonandosi a vicenda per sfuggire alla creatura misteriosa.
-Chi sei tu!?- Leona udì alcuni dei più temerari gridare, e lo sconosciuto rispose quasi subito con voce profonda.
-Io sono la Vendetta. Io sono la Notte. Io sono…
-BATMAN!
-È Batman!
-Si salvi chi può!
Grida di dolore e paura si mescolarono ai suoni di vetri e legni rotti mentre la calca spariva attraverso la porta da cui era entrata. Presto le loro grida e i loro rombanti passi si allontanarono.
-Fuggite, sciocchi, e non osate mai più importunare questa donna, o dovrete affrontare la furia di...
-Diana!- esclamò Leona, alzandosi -Che diavolo combini!?
Per tutta risposta la figura misteriosa si volse, apparendo ancora più grande e maestosa.
-Ti sbagli, fiera figlia del sole. Io non sono…
Leona emise uno sbuffo e immediatamente tutte le luci della stanza ripresero intensità, illuminando l’armatura argentea e il volto diafano dell’Aspetto della Luna. Diana s’irrigidì, immobilizzandosi: senza più il gioco d’ombra a coprirla la donna appariva ora in una posa ridicola e grossolana, e il mantello che la copriva era poco più di una coperta. Leona la fissò intensamente e incrociò le braccia sul seno, spostando poi la spada per coprire anche le parti basse. L’altra arrossì leggermente ma si ricompose quasi subito.
-Sono… ehm… venuta a salvarti- spiegò, mentre scendeva elegantemente dalla vasca
-Wow, un bel coraggio- commentò fredda Leona.
Diana e incrociò a sua volta le braccia sul petto, fissando la solare negli occhi.
-Un semplice grazie sarebbe gradito- replicò, altrettanto fredda.
-Grazie- rispose Leona, facendole un sorriso smagliante, grondante di sarcasmo, prima di cambiare atteggiamento e afferrare duramente le spalle di Diana.
-Ora spiegami: cosa ti passa per la testa!? Pensi che sia uno scherzo divertente!? Mettere quel cartello al raduno della Veglia senza Notte!? Eh, ti sei divertita con questa tua uscita da clown!?
-Non sono stata io!- la interruppe duramente la lunare, liberandosi con una scrollata di spalle -Ho visto quella folla assatanata correre a cercarti agitando quel cartello in aria e mi sono precipitata darti soccorso! Non c’entro niente con quel cartello!
-Ma cosa ti dice il cervello!?- ringhiò in risposta Leona, passandosi una mano tra i capelli rossi -Lo sai quanto è grave tutto questo!? E perché dovrei crederti dopo tutto quello che hai fatto!?
La gola le doleva ma non c’era più niente ad arginare la sua rabbia. Le parole uscivano rauche dalla sua bocca ma continuavano incessanti. Sentiva il suo corpo dolere per le fatiche del giorno e la testa scoppiarle dalla paura, ma tutto diveniva secondario di fronte alla sua furia.
-Siete stati voi a cacciarmi, io non ho scelto questa via! E comunque, non avevo alcuna intenzione di tornare!- replicò Diana, rossa in volto, avvicinandosi tanto che le loro fronti si sfiorarono -Ma se non l’avessi fatto, quelli ti avrebbero massacrata! L’ho fatto per te, e nient’altro!
Gli emblemi della Luna e del Sole risplendevano sulle rispettive fronti, pulsando di energia. Si fissarono intensamente per diversi secondi, ansimanti e furiose, gli occhi sgranati e iniettati di sangue, finché Diana non distolse lo sguardo, oltraggiata.
-Ingrata!
-Ingrata io!? Tu…!-  Leona avrebbe voluto dire mille parole ma aveva una bocca sola, e non riuscì a dirne nessuna. Strinse gli occhi e i pugni, cercando di riprendere il controllo. Le ci vollero diversi sospiri e altrettanti secondi per riprendere il controllo, e a quel punto la spossatezza la schiacciò, facendola tremare.
-Non sono… un’ingrata- disse, con voce rotta dallo sforzo di trattenere le lacrime -Non sono... arrabbiata… perché tu mi hai salvato. Sono… frustrata… perché tu, ancora, dopo tutto quello che…
-Dopo tutto quello che?- disse quasi sibilando Diana, quando l’altra si interruppe -Dillo Leona, dopo tutto quello che…?
Lei gemette esasperata.
-Vattene- le intimò, troppo stanca per dire altro. Le diede le spalle, appoggiandosi al bordo della vasca con entrambe le mani, annaspando per non accasciarsi a terra.
-Ho detto vattene!- ripeté, quando non udì l’altra muoversi, ma per tutta risposta Diana disse -No!
-No? No!? Per la Sorella Dorata! Diana, è un miracolo che le guardie non siano ancora arrivate! Potrebbero essere qui da un momento all’altro!? Cosa altro vuoi!?
-Cosa voglio? Adesso ti interessa!?
-Sì! Dimmi cosa vuoi e vattene!- Leona si volse a fronteggiarla, i pugni stretti e la sua mente che vorticava furente.
-Bene allora!
Con un gesto della sua lama a forma di falce Diana spense nuovamente tutte le luci. Leona fece per gridare ma la sua bocca venne rapita dalle labbra dell’altra: erano morbide, fresche, animate da un sentimento forte e delicato allo stesso tempo.
Leona perse la forza di opporsi, restando immobile e inerte di fronte a quell’assalto. Una voce nella sua testa la istigò a respingerla, a colpirla, a scacciarla e ferirla. Un’altra invece, proveniente dai recessi della memoria, la spinse ad accettare, a ricambiare. Ricordi del loro primo bacio, di un amore sopito ma mai dimenticato, di un tempo felice e rimpianto che ancora reclamava il suo posto alla luce degli astri, riemersero. Fu a quel punto che le lacrime eruppero incontrollate, annacquando il suo sguardo e la sua mente.
Leona posò le braccia sulle spalle dell’amata, incapace di decidersi ad allontanarla, e rifiutare il passato, o se trarla a se e immaginare un futuro diverso. Ma prima che potesse fare l’una o l’altra cosa Diana si ritrasse, ansante. Rimasero a fissarsi immobili, recuperando il fiato, mentre la luna illuminava i loro volti.
A quel punto Leona vide le lacrime rigare anche il volto dell’amata, ma gli occhi gonfi e disperati di Diana rifuggirono suoi nonostante il bacio appena vissuto.
-Io voglio solo speranza- disse Diana, la voce tremante dal pianto -Voglio solo… un raggio di speranza…
I singhiozzi la interruppero parole, e prima di aggiungere altro la lunare si gettò fuori dalla finestra sparendo nella notte. Leona esitò un attimo prima di tentare di inseguirla, ma quando raggiunse la finestra Diana non si scorgeva da nessuna parte. Provò a chiamarla, più volte, ma presto la sua voce annegò nel pianto e le forze l’abbandonarono. Esausta, si accasciò a terra, stringendosi le gambe al petto nel vano tentativo di nascondere la sua sofferenza.

Il grande drago Aurelion distolse il proprio sguardo, non più interessato. La sua mente millenaria rifletté su ciò che gli era stato mostrato, ma non espresse alcuna conclusione. Il cartello di Nolum aveva portato amore e speranza come caos e discordia, senza altro scopo apparente se non mettere delle persone di fronte a realtà nascoste.
Il dragone si stiracchiò, e proprio in quel momento notò un altro cartello su uno dei picchi di roccia poco lontano. Incuriosito si avvicinò a grandi passi. Quando fu abbastanza vicino la tegola orizzontale di legno si illuminò e delle parole vi apparvero sopra:
La vendetta è solo un’altra prigione che ci impedisce di raggiungere la libertà.
Il dragone sbuffò, scuotendo il capo. Sollevò la zampa per distruggere l’oggetto, ma esitò. Gli tornò in mente quello che aveva detto Diana, sul voler trovare la speranza per un futuro, e questo lo lasciò riflettere. Infine Aurelion si ritrasse, scuotendo il capo, e volse il suo sguardo altrove, oltre il Monte Targon, per scoprire dove erano diretti Nolum e Zoe, e quali altre sorprese gli avrebbero riservato le loro avventure.
  
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