Quello che stanno facendo, è giocare con il fuoco. E non è solo una piccola fiamma, alla fine della partita è più come una palla di fuoco gigante.

Per quanto il sesso sia buono, ed è davvero molto buono, non funzionerebbero mai al di fuori delle quattro pareti della cella di Zulema, protette delle sbarre chiuse e dai rumori della notte.

Questo è tutto ciò di cui hanno davvero bisogno.

Nessuno ha mai fatto gemere Macarena come fa Zulema, come riesce a farle arricciare le dita e intorpidire la mente. E Macarena riesce a fare lo stesso con Zulema, in tanti altri modi.

A volte è ruvida, con mani che si aggrappano alle braccia, unghie che scavano nella pelle, urla rumorose, denti che mordono e lasciano il segno. Altre volte, invece, è morbida, delicata, attenta. Labbra che sfiorano dolcemente la pelle nuda, corpi avvolti così strettamente insieme che possono quasi sentire gli impulsi l'uno dell'altro. I lamenti che gridano sono attutiti nel collo dell’altra, spenti dalle labbra allacciate, mentre oscillano lentamente insieme, con le dita che fanno tutto il lavoro non perdendo mai il ritmo.

Le lenzuola si aggrovigliano mentre i loro corpi sudati si muovono insieme appassionatamente, come se fossero sempre stati insieme, come se sapessero da sempre come l’altro corpo reagisse e rispondesse a ogni stimolo. Ogni donna sa come appagare l'altra, come darle piacere, come farla esplodere e affondare in onde di estasi.

Durante il giorno fingono di non conoscersi. Si comportano come se niente fosse, ignorandosi il più delle volte. Poi, quando cala la notte, e le porte delle celle si chiudono con un forte rumore metallico, smettono di essere due semplici colleghe e si trasformano in due amanti. 

I nomi non vengono mai pronunciati. Dirli ad alta voce significherebbe dare un nome alla loro relazione. Un’etichetta. E nessuna delle due è pronta a riconoscere ciò che hanno.
Lamenti e gemiti sono concessi, quelli sì. Mentre il resto deve rimanere nell’ombra, nascosto a occhi e orecchie indiscrete. Nessuno deve sapere che l’angelo è caduto nella trappola del diavolo. 

La menzogna e l’inganno sono i loro più fedeli compagni. 

Avevano sancito un patto che non era possibile rompere, perché il farlo avrebbe significato che quello che cercavano l’una nell’altra era molto di più di un semplice orgasmo liberatorio. 

Per questo godevano in silenzio, inghiottendo i loro gemiti nella federa del cuscino, mentre le dita si arricciavano l'una dentro l'altra e i denti mordevano la pelle creando un fascio di dolore e piacere in grado di scuoterle fin dentro le ossa. Non avrebbe significato nulla, niente. Ma al tempo stesso tutto. 

I gemiti sommessi sarebbero rimasti incastrati nell’aria della loro cella e nessuno avrebbe parlato e svelato il segreto che si celava dietro quelle sbarre. Avevano tutti troppa paura di affrontare le conseguenze di quella tremenda realtà.

Non era un segreto per nessuno, ma tutti fingevano che lo fosse. 

Un gioco perfetto. 

Nessuna complicazione. Nessuna relazione. Nessun cuore spezzato.

O almeno così credevano. 

Forse, per Macarena, sarebbe stato facile sfuggire alle grinfie del diavolo, ma come poteva Zulema sciogliersi dall’abbraccio di un angelo?

E quando i brividi attraversavano la loro pelle, passando direttamente dal cuore, non potevano far altro che abbassare le maschere e abbandonarsi a quel parossismo d’amore. 

Non importa quello che provano, quello che fanno, una sola parola a chiunque potrebbe porre fine a ciò che hanno, e nessuna delle due è pronta a smetterla, a rinunciare al sesso e all'amore che semplicemente non avrebbero mai ammesso.

E così continuavano a giocare con il fuoco ogni giorno, sperando che nessuna delle due si bruci.