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Autore: _SbuffodiNuvola_    13/08/2021    0 recensioni
“Kōtarō si considerava un ragazzo abbastanza fortunato: giocava a pallavolo, cosa che lo rendeva famoso a livello nazionale; in qualche modo era riuscito a passare al terzo anno di liceo, nonostante i suoi voti disastrosi in matematica; era popolare fra le ragazze della scuola eccetera eccetera... ma non pensava di essere così fortunato da incontrare il suo idolo per strada. […] Proprio mentre la canzone raggiungeva la parte migliore, ecco che qualcuno finì addosso a Kōtarō. Il pallavolista cadde col sedere per terra e un auricolare gli scivolò fuori dall’orecchio.
-Ahio... -mormorò.
-Scusa! Non stavo guardando dove mettevo i piedi... -fece la persona che lo aveva praticamente investito.
-Non c’è problema. -alzò lo sguardo. -Non mi sono fatto nie...
Kōtarō spalancò gli occhi. No, non poteva essere vero.”
Mini-long Bokuaka ambientata in un mondo dove Akaashi è un idol e Bokuto il suo più grande fan.
{Bokuaka!centric; side!Kuroken, Iwaoi, Daisuga, Kagehina & Sakuatsu}
Genere: Comico, Fluff, Sportivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Altri, Keiji Akaashi, Koutaro Bokuto
Note: AU, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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*angolo autrice*
Ehi ehi ehiiii! Eccomi tornata nel fandom di Haikyū con l'ennesima Bokuaka.... stavolta sarà di quattro parti però!
Ho deciso di scriverla dopo aver visto un'immagine AU di Akaashi e Bokuto. Non so, mi piaceva come idea e poi Akaashi versione idol... beh, vorrei tanto vederlo 😍
Spero che la storia vi piaccia. Come detto prima, saranno quattro parti☺️.


 

 

Prima parte

Kōtarō si considerava un ragazzo abbastanza fortunato: giocava a pallavolo, cosa che lo rendeva famoso a livello nazionale; in qualche modo era riuscito a passare al terzo anno di liceo, nonostante i suoi voti disastrosi in matematica; era popolare fra le ragazze della scuola eccetera eccetera... ma non pensava di essere così fortunato da incontrare il suo idolo per strada. 

Quella mattina di dicembre, periodo delle vacanze natalizie, Kōtarō ne aveva approfittato per andare ad allenarsi un po’ da solo (già, perché i suoi compagni di squadra evitavano sempre di allenarsi da soli con lui) nella palestra della scuola. Aveva anche ricevuto il permesso dall’allenatore... a patto che non si facesse male e non si stancasse troppo. 

Ecco perché era uscito di casa abbastanza presto (se le nove e trenta del mattino possono considerarsi “presto”) con in spalla il borsone che usava per gli allenamenti, diretto a scuola. Si era messo le cuffie nelle orecchie, come ogni mattina, per ascoltare le sue canzoni preferite, quelle del gruppo dei Pretty Setters, ancora non molto conosciuto all’estero ma già famoso in Giappone. 

Il nome non era stato scelto a caso: i membri del gruppo, infatti, avevano giocato a pallavolo come alzatori. Erano in sei e tutti più o meno dell’età di Bokuto. 

A Kōtarō piacevano le loro canzoni, che ascoltava negli allenamenti individuali, quando andava a scuola o quando era a casa da solo e voleva un po’ di compagnia. 

Li seguiva sui social, rimaneva sveglio fino a tardi per guardare le live e a casa aveva gadget su gadget, tra cui un portachiavi a forma di K, l’iniziale del suo membro della band preferito, Keiji. 

Lo teneva attaccato al borsone come portafortuna... e forse fu proprio grazie a quello che successe.

Kōtarō camminava tranquillo sul marciapiede, tenendo le mani dietro la testa e canticchiando a bocca chiusa la canzone che stava ascoltando. Era la sua preferita, soprattutto perché era l’unica cantata interamente da Keiji, ma anche perché si rivedeva tanto nelle parole e nei sentimenti espressi. Keiji aveva una voce bellissima, però faceva praticamente sempre la seconda voce, lasciando ad Atsumu o Tōru la parte principale.

Proprio mentre la canzone raggiungeva la parte migliore, ecco che qualcuno finì addosso a Kōtarō. Il pallavolista cadde col sedere per terra e un auricolare gli scivolò fuori dall’orecchio.

-Ahio... -mormorò.

-Scusa! Non stavo guardando dove mettevo i piedi... -fece la persona che lo aveva praticamente investito. 

-Non c’è problema. -alzò lo sguardo. -Non mi sono fatto nie...

Kōtarō spalancò gli occhi. No, non poteva essere vero.

Il ragazzo che aveva davanti lo fissava, inginocchiato a terra e talmente vicino a lui che poteva sentire il suo respiro. Il bel viso dai lineamenti delicati aveva un’espressione preoccupata, probabilmente per paura di avergli fatto male. Gli occhi, di quel colore tra il verde scuro e il blu, erano circondati dalla montatura degli occhiali da vista. Le labbra sottili lasciavano intravedere i denti bianchissimi. Il parka e i jeans che indossava mettevano in risalto il corpo magro. Sulle spalle aveva uno zaino.

Sembrava... no. Bokuto sapeva che quel ragazzo aveva un anno in meno di lui. 

Lo sapeva benissimo... perché quel ragazzo era Akaashi Keiji.

-T-Tu... tu sei... -balbettò il pallavolista, incredulo. Keiji si affrettò a tappargli la bocca con le mani. 

-No, ti prego! Non lo dire a voce alta! -poi, notando l’espressione interrogativa di Kōtarō, aggiunse: -Sto scappando dai giornalisti. Se sapessero che...

Proprio in quel momento, Bokuto scorse un gruppo di persone munite di microfono, telecamere e bloc-notes poco lontano da loro. Lo indicò con il dito, come per dire “Intendi quei giornalisti?”.

Keiji si voltò, con il panico negli occhi.

-Dannazione! -esclamò. Si guardò attorno, spaventato, poi tornò a guardare il (non così) povero pallavolista a cui teneva ancora la bocca chiusa. Unì le mani in segno di preghiera: -Ti prego, aiutami! Nascondimi da quei tizi! Io non so più che fare!

Bokuto lo fissò per qualche secondo, poi lo prese per mano, si rialzò in piedi e, trascinando il cantante con sé, si mise a correre in direzione della scuola.

 

 

I due ripresero fiato non appena Bokuto chiuse la porta della palestra alle loro spalle. Non ricordava quando fosse stata l’ultima volta in cui aveva corso così velocemente, neppure durante una partita o la mattina quando faceva tardi a scuola perché si riaddormentava dopo aver spento la sveglia.

-Ecco fatto. Qui non ci troverà nessuno. -annunciò il pallavolista osservando la porta con le mani sui fianchi, come un artista che contempla la propria opera. 

-Sicuro? -chiese Keiji con aria preoccupata.

-Assolutamente. Siamo nella mia scuola, che in questo periodo è chiusa per le vacanze. Non verranno mai a cercarti qui. -rispose Kōtarō voltandosi verso di lui, che stava guardando la porta a vetri che li separava dal mondo esterno. 

Cavoli, quel cantante era veramente un bel ragazzo. E visto così da vicino, non attraverso lo schermo de cellulare o raffigurato in un poster, lo era ancora di più. Per l’ennesima volta, Bokuto si chiese se il suo orientamento sessuale fosse quello che aveva sempre pensato.

Si ritrovò ad arrossire non appena Keiji si voltò verso di lui e sorrise, dolce.

-Grazie, mi hai salvato. -disse. 

“Oh cacchio, la sua voce è bellissima” pensò l’altro. Poi, ad alta voce, rispose: -Di niente. Figurati.

Poi tra di loro calò il silenzio. Kōtarō osservò Akaashi guardarsi attorno con aria curiosa, come se fosse stata la prima volta che entrava in una palestra. 

-Allora, ehm... so che tu giochi a pallavolo, quando ti capita... -cominciò a dire il pallavolista, sorprendendosi per il suo tono incredibilmente calmo. -Ti va di giocare un po’? Così aspettiamo che i giornalisti vadano via...

Keiji si voltò verso di lui di scatto e Kōtarō temette che si facesse male al collo. Il cantante aveva gli occhi che brillavano e lo guardava, stupito.

-Davvero? Vuoi giocare a pallavolo con me? -chiese, incredulo. Bokuto annuì e gli sorrise: -Se ti va... -rispose grattandosi la nuca, imbarazzato.

-E non vuoi nient’altro da me? Tipo... seguirti su Instagram o... presentarti ad altre persone famose?

-Seguirmi su Instagram?

-Molti fan me lo hanno chiesto... -spiegò Akaashi abbassando gli occhi sulle mani, che si era messo a tormentare. -Però nessuno mi ha mai chiesto di fare qualcosa che mi piacesse per davvero. Voglio bene ai miei fan, senza di loro non sarei mai arrivato a questo punto... ma non voglio seguirli sui social, ecco... Loro conoscono me, ma io non conosco loro.

-Oh, capisco... -Bokuto appoggiò il borsone per terra, lasciò la giacca su una panchina e si levò le scarpe per togliere i pantaloni della tuta (sotto aveva i pantaloncini sportivi) e mettere le ginocchiere. -Beh, io non ti chiederò di seguirmi su Instagram. Però, ti chiedo se vorresti farmi qualche alzata... io sono uno schiacciatore. 

-E sei molto conosciuto? -domandò il cantante con interesse.

Kōtarō arrossì e si concentrò sulle ginocchiere, distogliendo lo sguardo: -Insomma... diciamo di sì. Mi hanno detto che sono tra i migliori cinque del Paese.

-Wow, allora sei molto conosciuto, ehm... -Akaashi sembrò ricordarsi solo in quel momento di non sapere il nome del suo salvatore.

-Bokuto. Bokuto Kōtarō.

-Bokuto-san. 

Il suddetto si rese conto che sentire il suo cognome detto dal suo idolo era particolarmente piacevole.

Cercando di nascondere l’imbarazzo, si chinò ad allacciarsi le stringhe delle scarpe da palestra, poi tolse la felpa e la lasciò sopra la borsa.

-Devo montare la rete e poi possiamo iniziare. -disse. -Ci metterò poco.

-Ti aiuto. -si offrì il cantante. Bokuto gli sorrise, più felice che mai. Gli sembrava quasi un sogno, essere lì con il suo idolo e parlare di pallavolo come se niente fosse. 

Il pallavolista lo portò al magazzino dove venivano riposti i vari attrezzi usati dai club sportivi e nelle lezioni di educazione fisica. Lì c’era anche la rete da pallavolo, arrotolata con cura.

Keiji non era un ragazzo che amava starsene con le mani in mano. Kōtarō lo capì praticamente all’istante, dandosi dello stupido per aver pensato il contrario. Attraverso i video che vedeva su YouTube e in diretta streaming, Akaashi gli era sempre sembrato un ragazzo delicato, che se ne stava in disparte e che preferiva lasciare fare agli altri. Al contrario, quella mattina il cantante dimostrò di essere un ragazzo desideroso di aiutare, montando la rete con lui. 

Presero la cesta dei palloni e si misero a fare riscaldamento.

-Da quanto fai pallavolo? -chiese Keiji mentre scaldava i muscoli delle braccia.

-Dalle elementari. -rispose Kōtarō imbarazzato. Anche se sotto sotto gli piaceva che il suo idolo si stesse interessando a lui.

-Deve piacerti davvero questo sport, se lo pratichi anche ora.

-Beh, sì... diciamo che ha iniziato a piacermi per davvero da poco. -Bokuto finì l’esercizio che stava facendo e prese una palla. -Direi che ci siamo scaldati abbastanza. Pronto?

Keiji annuì e si mise sotto rete. Il più grande gli lanciò la palla, poi prese la rincorsa per schiacciare quella meravigliosa alzata che il minore gli fece. La palla atterrò nell’altro campo facendo un rumore molto forte, che fece esultare Bokuto con il suo solito “Ehi ehi ehiiiiii!”.

-Hai visto? Ho fatto una diagonale fantastica! E la tua alzata? Semplicemente perfetta! Come... -il pallavolista si accorse solo in quel momento dello sguardo di Keiji su di sé. Lo guardava con occhi spalancati, come se avesse appena fatto un miracolo. Bokuto si sentì un po’ in imbarazzo.

-È stata una bella schiacciata, Bokuto-san. -si complimentò il cantante facendo un piccolo sorriso. -Sei molto bravo.

L’altro, nonostante fosse abituato a sentirsi lodare così, arrossì talmente in fretta che poté quasi sentire il fumo uscirgli dalle orecchie, insieme al rumore di un treno con locomotiva a vapore.

Era bello ricevere complimenti, ma quando era il tuo idolo a farteli... beh, era magnifico.

-Pfff! Non era niente di che! -fece cercando di sembrare modesto. -Solo una diagonale.

Keiji fece uno sbuffo che somigliava a una risata, cosa che Bokuto trovò dannatamente adorabile. Dai numerosi video che aveva visto online, il pallavolista aveva capito che il più piccolo era un ragazzo tranquillo e riservato, che quando rideva era un evento più unico che raro e che preferiva starsene ai lati del palco con la sua tastiera piuttosto che essere al centro dell’attenzione. Forse era per quello che Kōtarō si era affezionato in particolar modo a lui.

-Continuiamo? -gli chiese il cantante. Bokuto si affrettò a prendere un altro pallone dalla cesta, con gli occhi che brillavano come quelli di un bambino che scarta i regali di compleanno.

 

 

-Vieni spesso ad allenarti da solo? -domandò Keiji quando decisero di prendersi una pausa. Kōtarō gli aveva preso una bottiglietta d’acqua alle macchinette della palestra e ora se ne stava seduto sul pavimento, davanti alla panchina dove stava il più giovane.

-Sì. I miei compagni di squadra non vogliono mai allenarsi con me. -rispose Bokuto storcendo il naso. -Konoha dice che è perché i miei allenamenti sono estenuanti. 

-E ha ragione?

-Boh. Io non sono mai troppo stanco per giocare a pallavolo. 

Akaashi fece un’altra piccola risata. 

-Sì, mi dicono che sono bravo, però, se voglio puntare alla pallavolo di livello mondiale, ho ancora tanta strada da fare. -spiegò Kōtarō. -Certo, siamo riusciti ad arrivare ai nazionali, però questo sarà il mio ultimo torneo del liceo. Mi dispiacerà non poter più giocare con i miei compagni di squadra. 

Keiji aggrottò le sopracciglia: -Bokuto-san, non morirai mica.

-Eh? -fece l’altro, sorpreso. -No! Io ho intenzione di vivere fino a 130 anni!

Il più giovane sorrise.

-Posso farti una domanda? -chiese il pallavolista dopo qualche secondo di silenzio. Dopo aver ricevuto il consenso, continuò: -Perché scappavi dai giornalisti? 

Il cantante giocherellò per qualche secondo con l’etichetta della bottiglia. 

-Nei giorni liberi, di solito, io me ne sto a casa a leggere qualcosa o a scrivere nuove canzoni insieme a Kōshi, mentre Atsumu e Tōru escono di nascosto dal nostro agente e incontrano i loro amici. Tobio e Kenma di solito spariscono, non ho idea di dove vadano. -iniziò a spiegare. -Però oggi Atsumu ci ha convinto a uscire un po’, non necessariamente tutti insieme. Penso che lo abbia fatto perché ultimamente facciamo fatica a trovare l’ispirazione per le nuove canzoni...

-Ma non avete fatto uscire il nuovo singolo una settimana fa? -appena si accorse di aver parlato, Bokuto si morse la lingua. Non voleva far uscire quel suo lato... o almeno, non davanti al ragazzo oggetto dei suoi scleri.

-Sì, è vero, però... -Keiji si guardò attorno, come per paura che qualcuno li potesse sentire, poi si avvicinò a lui e sussurrò: -Prometti di non dirlo a nessuno?

-Cosa?

-Quello che ti dirò ora.

-Ehm, ok. 

Il giovane guardò ancora una volta l’enorme palestra, poi disse: -Vogliamo far uscire un nuovo album al più presto... e poi vorremmo fare anche un tour. Il primo tour dei Pretty Setters.

A quel punto, nonostante si fosse imposto di mantenere la calma, Bokuto esplose: -DAVVERO?!

Akaashi gli fece segno di abbassare la voce: -Sì, ma non abbiamo ancora deciso niente. Shh!

-Oh sì, scusa. -il pallavolista si schiarì la voce. -Continua.

-In qualche modo siamo riusciti a uscire dall’appartamento dove stiamo in questi giorni, vicino agli studi dove registriamo le canzoni, e ci siamo divisi. Tobio e Kōshi sono andati al liceo che frequentavano prima di unirsi alla band per fare una sorpresa ai loro amici, Kenma... credo avesse un appuntamento, Tōru e Atsumu pure. Ma non ho capito se con amici o con qualcuno di speciale. -continuò a raccontare Keiji. -Io volevo andare in una libreria qui vicino per comprare un libro uscito l’altro giorno e poi fare un salto nel negozio di musica per prendere qualche nuovo spartito per la tastiera, ma guardacaso in centro città c’era appena stato un incontro fra potenze mondiali e Shibuya pullulava di giornalisti. Puoi immaginare il seguito.

-Oh, ho capito. È dura essere famosi?

-Quando succedono queste cose, rimpiango di aver accettato di entrare nella band. Anche se mi diverto con gli altri. Siamo molto uniti e non è una cosa scontata. -il cantante prese il cellulare dallo zaino. -A proposito, vediamo se le loro missioni hanno avuto successo.

Dopo qualche secondo, ridacchiò: -Sembra di sì. -e mostrò la chat di Line a Bokuto.

 

Tōru 👽💅🏻

Yahoo~

Io sono arrivato! 

*una foto che mostrava Oikawa e un altro ragazzo che si copriva la faccia per non farsi fotografare*

Iwa-chan non vuole farsi vedere. Fa il timido 🙈  [inviato alle 10:01]

 

Tsumu 🏐

*una foto di Atsumu e un ragazzo dai capelli neri e con una mascherina sul viso che guardava altrove*

Omi-kun è più collaborativo ✌🏻😎 

Ora andiamo da Samu! Vi porto gli onigiri? [inviato alle 10:10]

 

Suga🧑🏻‍🦳

*una foto di lui e Tobio in metropolitana, entrambi con gli occhiali da sole e un frullato in mano*

Una fermata e ci siamo!

@Tsumu🏐 saranno domande da fare? 😒 È ovvio! [inviato alle 10:12]

 

Tsumu🏐

Agli ordini! ✌🏻😂 [inviato alle 10:13]

 

Kenma 🐱

Io sono a casa di un amico.

*una foto un po’ scura di Kenma (di cui si vedeva metà viso) e un ragazzo dai capelli neri che sembrava particolarmente impegnato con il controller della PlayStation* [inviato alle 10:15]

 

 

-Aspetta un attimo. Ma quello è Kuroo! -esclamò Bokuto riconoscendo l’amico. -Com’è possibile? Non mi ha mai detto di conoscere Kenma! Quel gattaccio dei miei stivali! 

Keiji, sorpreso per la reazione dell’altro, ridacchiò: -È una cosa così grave?

-Sì! -rispose Kōtarō, offeso. -Sa bene quanto io sia un vostro fan! 

E si pentì di averlo detto.

Akaashi arrossì e lo fissò a bocca aperta, poi sembrò riprendersi e cercò di balbettare: -S-Sei un nostro... f-fan?

Il pallavolista si grattò la nuca e si alzò in piedi, imbarazzato più che mai. Bel guaio.

-Io... ecco... sì. Non volevo dirtelo per non farti pensare che io mi stessi approfittando della situazione... -ammise abbassando gli occhi per non guardarlo in faccia. -Scusa.

Dopo qualche secondo di silenzio, Bokuto vide le scarpe di Akaashi proprio davanti alle sue e così alzò lo sguardo, ritrovandosi il cantante davanti. Gli sorrideva.

-Non sono arrabbiato. Anzi. Mi fa piacere. -gli disse, dolce.

L’altro spalancò gli occhi: -Davvero?

Keiji annuì: -Posso aiutarti con il tuo amico, se vuoi. -alzò il cellulare, che teneva ancora in mano. -Mandiamo una foto. Se ti va.

-Al gruppo? -Kōtarō sentì il suo cuore iniziare a battere forte.

-Se non vuoi la mando a Kenma, in privato. 

-Ehm... no, va bene. Però siamo tutti sudati...

-Non fa niente, i ragazzi non fanno caso a queste cose. -guardò lo schermo scuro del cellulare, poi, timidamente, spostò di nuovo gli occhi sull’altro. -Quindi... ti va?

Il più grande assunse una posa vanesia: -Prendi il mio profilo migliore! Mi raccomando!

Keiji rise e gli fece segno di avvicinarsi alla rete: -Facciamo vedere quanto siamo sportivi. Pronto?

Alzò il braccio con cui teneva il cellulare, inquadrando sé stesso e Bokuto, dietro di lui, che mostrava la rete, indicandola con le braccia.

Una volta scattata la foto, Kōtarō guardò cosa scrisse Keiji:

 

Ho trovato un nuovo amico. È nostro fan e gioca a pallavolo.

Ha detto che conosce l’amico di @Kenma🐱 e di fargli vedere la foto

E anche di fargli sapere che si vendicherà. Lui sa per cosa. [inviato alle 11:30]

 

-Va bene? -chiese Akaashi.

-Perfetto! -rispose Bokuto. 

Il brontolio dei loro stomaci attirò la loro attenzione.

-Ti va di... insomma... -balbettò Kōtarō. -Di... mangiare da me? Casa mia non è molto distante e possiamo ordinare qualcosa d’asporto...

   
 
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