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Autore: Tale Vivo    14/08/2021    2 recensioni
Circa duecento anni prima che Bilbo Baggins inizi la sua avventura, Thorin Scudodiquercia è costretto a lasciare Erbor, la sua casa, a causa dell'attacco del drago Smaug. Nello stesso momento, all'ombra degli alberi di quello che fu Boscoverde, il Re degli Elfi Silvani si gode il tramonto di un caldo sole estivo.
«Vedi, Araton, quel luccichio dorato sulla superficie del fiume?», chiese il Re senza voltarsi, mantenendo lo sguardo fisso sulle acque davanti a lui.
«È l’ultimo bagliore di luce solare, mio Signore», rispose il generale, non ben comprendendo il motivo della domanda. In risposta, il sovrano sospirò e bevve l’ultimo sorso di liquore elfico.

[Questa storia partecipa a due challenge: "Solo i fiori sanno" di Pampa313 e "Challenge delle Parole Quasi Intraducibili" di Soly Dea]
Genere: Generale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Thranduil
Note: Missing Moments, Movieverse | Avvertimenti: nessuno
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Vasi d’acqua e di disprezzo

 

Araton era ancora in piedi, vigile. Aveva trascorso l’intera giornata vegliando sul suo Signore, senza lasciare il suo fianco, nemmeno quando il Re stesso gli disse che avrebbe potuto congedarsi, mentre lui continuava a sorseggiare dell’ottimo miruvor da un calice riccamente decorato di gemme. Il caldo sole estivo era quasi totalmente scomparso dietro le fronde degli alti alberi di Bosco Atro, lasciando spazio a una leggera frescura e a un venticello che smuoveva le fronde verdi. 
«Vedi, Araton, quel luccichio dorato sulla superficie del fiume?», chiese il Re senza voltarsi, mantenendo lo sguardo fisso sulle acque davanti a lui.
«È l’ultimo bagliore di luce solare, mio Signore», rispose il generale, non ben comprendendo il motivo della domanda. In risposta, il sovrano sospirò e bevve l’ultimo sorso di liquore elfico. Si alzò lentamente, come era solito fare, e con delicatezza si sistemò la corona di fiori di bosco che indossava in primavera ed estate. Quando si trovò a pochi passi da Araton, sorrise. «Con quel bagliore si conclude la storia dei nani di Erebor», sussurrò allora, con tanta morbidezza quanta malizia.
Araton seguì il suo Signore all’interno del palazzo, verso la sala dei banchetti, dove la cena li attendeva. Nei corridoi che portavano alla sala erano stati messi grandi vasi colmi di ortensie, che il Re aveva appositamente scelto per l’occasione, sostenendo che rappresentassero la temperanza. Se ciò era da un lato vero, il generale sapeva bene che quel fiore aveva un doppio significato ed era convinto che quello ignorato dal suo Re fosse quello che, in realtà, più si addicesse alla sua personalità. Fedele fino all’osso e devoto al suo Signore, Araton non era però un sciocco e ben sapeva quanto freddo e distaccato il suo Sire poteva essere, soprattutto nei confronti di un popolo che a lui aveva fatto un torto.
«Ognuna di queste ortensie ho scelto personalmente, perché solo le più tonde e bianche avrebbero potuto essere all’altezza delle gemme di Lasgalen che quegli sporchi nani mi rubarono. Pensavano davvero avrei rischiato la vita di anche solo uno dei miei sudditi per loro? Per nessun motivo il mio popolo merita di essere dato in pasto a Smaug il Dorato, tantomeno per aiutare quegli sciocchi abitati delle montagne. Quei ladri così stolti da pensare di poter vincere contro quel mostro!».
Araton non aveva smesso di osservare il suo Re, assorto nell’accarezzare quei candidi fiori mentre le sue parole si sporcavano di rabbia e rancore. Quando egli finì di parlare, il generale alzò lo sguardo per incontrare gli occhi grigi di Thranduil Oropherion e vi vide disprezzo per i nani e distacco verso la sorte che quel popolo aveva subito in quel giorno per mano del drago. Poi, quasi impercettibile, un bagliore come quello della luce del sole sulla superficie del fiume al tramonto; un luccichio che non piacque ad Araton, il quale non avrebbe mai accettato che il suo Re, per quanto freddo e distaccato, potesse davvero gioire della quasi totale distruzione di un popolo della Terra di Mezzo.







 












 


Questa storia partecipa a due challenge:

  • Challenge delle Parole Quasi Intraducibili di Soly Dea con la parola giapponese Kawaakari: l’ultimo bagliore di luce sulla superficie di un fiume al tramonto. 
  • Challenge Solo i fiori sanno di Pampa313 con il fiore ortensia, il cui significato dato da Pampa313 è distacco e freddezza, ma per alcuni significa anche temperanza.
 

NdR

Tecnicamente, la battaglia di Erebor in cui Smaug si impossessa del tesoro dei Nani avviene nell’anno 2770 della Terza Era e le vicende de “Lo Hobbit” iniziano nell’anno 2941 della Terza Era. Se non erro, però, nel prologo dell'adattamento cinematografico si vede Thranduil che rifiuta di andare in soccorso dei nani proprio durante la battaglia ed è per questo motivo che ho deciso di pubblicarla nella categoria del film e non del libro.

Il personaggio di Araton è completamente inventato da me e il suo nome l’ho preso da questo sito, anche per il suo significato.

Riguardo al titolo, l’ortensia è anche detta hydrangea, la cui etimologia viene dalle parole greche ὕδωρ (hydor) « acqua » e ἄγγος (angos) « vaso » e quindi significa « vaso d'acqua », per la forma dei frutti simili a coppe per l'acqua.

   
 
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