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Autore: funny1723    14/08/2021    2 recensioni
Dal testo:
"Beth è ancora una bambina quando si rende conto di capire meglio gli scacchi delle persone. Dopotutto gli scacchi sono memoria, esercizio e pezzi ben levigati, niente di meno, ma di certo neanche niente di più. Le persone invece sono mutevoli, complesse, ricche di emozioni diverse che però tendono a manifestarsi spesso in modi simili se non addirittura uguali. Le persone sono difficili."
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna, Het | Personaggi: Altri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Gambetto di cuori

 

Beth è ancora una bambina quando si rende conto di capire meglio gli scacchi delle persone. Dopotutto gli scacchi sono memoria, esercizio e pezzi ben levigati, niente di meno, ma di certo neanche niente di più. Le persone invece sono mutevoli, complesse, ricche di emozioni diverse che però tendono a manifestarsi spesso in modi simili se non addirittura uguali. Le persone sono difficili.
Beth all'inizio – quando ancora non sa cosa sono arrocchi o aperture – cerca di capirle le persone. Sua madre ad esempio. Beth cerca di capire sua madre per molto, moltissimo tempo. Il suo sorriso distante, le sue mani leggermente tremolanti, la sua voce che a volte è così roca che sembra abbia pianto ininterrottamente per un mese intero. Sua madre sembra una sorta di creatura soprannaturale, una silfide o un'erinni o addirittura una banshee; incapace di sopravvivere nel mondo dei mortali, sofferente e nostalgica.
Ovviamente Beth queste cose su sua madre comunque le ha notate solo dopo, quando ormai non poteva fare per lei nient'altro che portarle i fiori sulla tomba. Non che ce li abbia mai davvero portati i fiori sulla sua tomba. Non è neanche sicura abbia una tomba vera e propria. Sa solo che se mai dovesse esserci il suo nome inciso su una qualche pietra tombale di certo sotto non potrà esserci il corpo di sua madre. Gli esseri soprannaturali non si seppelliscono come le persone normali, Beth lo sa, sarebbe assurdo altrimenti.
Crescendo comunque Beth a sua madre ci pensa sempre meno. Ha cose più importanti da fare che piangere per una donna di cui a malapena ricorda il profumo.
Ci sono gli scacchi adesso e le pillole.
Ironico che i due grandi amori della sua vita li abbia incontrati entrambi tra le mura dell'orfanotrofio Methuen.
Con le pillole è stato un caso; la prima volta che se ne è ritrovata una in mano non ha provato niente, non un fremito né una sensazione di farfalle alla bocca dello stomaco. Beth le pillole ha imparato ad amarle col tempo, più per necessità che per desiderio.
Gli scacchi invece sono sempre stati una cosa diversa. Beth si innamora degli scacchi a prima vista. Le basta toccare il pedone consunto della scacchiera di Mr. Shaibel una sola volta per ritrovarsi con la gola secca e le palpitazioni. Le pillole sono quasi inerzia, ma gli scacchi sono una lotta. Beth per gli scacchi – per il suo amore per gli scacchi – combatte con le unghie e con i denti. Vuole imparare come si usano. Deve imparare. Ogni mossa, ogni strategia che apprende per Beth è come una manna dal cielo. In quello che sembra un battito di ciglia gli scacchi le regalano tutto ciò che non ha mai potuto avere prima: ordine, limiti, logica. Beth così si ritrova presto a dover sapere tutto quello che può sugli scacchi.
A Mr. Shaibel sa di dovere tanto, ma presto quello che lui ha da offrirle non le basta più. Niente le basta più.
Gli anni passano e Beth con loro. Alma entra nella sua vita e Beth si ritrova di nuovo a cercare di capire le persone. Alma in un certo senso le ricorda sua madre. Anche lei è triste. Beth cerca di capirla, in parte, forse anche per questo, per fare ammenda. Per sua madre è arrivata troppo tardi, si è interessata troppo tardi e ha dimenticato troppo in fretta. Non vuole che anche con Alma vada così.
Presto comunque Beth si rende conto che in realtà forse Alma ha molte più cose in comune con lei che con sua madre. In cima alla lista delle diverse cose che le legano c'è sicuramente lo Xanzolam.
Quando Beth scopre che Alma può assicurarle una scorta a vita di pillole verdi quasi urla per la gioia. Niente più crisi d'astinenza, niente più nascondigli e sotterfugi. Ora tutto quello che le serve è solo un mal di testa di Alma e tutto è risolto, ecco che le pillole si palesano. Deve solo star attenta a non rubarne troppe tutte in una volta e il gioco è fatto.
Comunque Beth vorrebbe bene ad Alma anche se non avesse una fornitura infinita di pillole. Dopotutto Alma è per lei più madre di quanto non sia mai stata Alice Harmon; e poi con lei ha la possibilità di coronare il suo sogno: giocare a scacchi.
Per i tornei Alma le fa saltare la scuola, la aiuta a cercare i voli e a scegliere i vestiti e soprattutto le lascia il tempo di allenarsi. Non la costringe ad uscire o a partecipare a stupidi corsi extrascolastici o a fare amicizia. Alma la lascia libera di gestire il suo tempo come meglio crede e per questo Beth le sarà sempre grata.
Eppure, nonostante tra loro ci sia un equilibrio pacifico e ben bilanciato, Beth fatica a capirla. Certo, non ha avuto sicuramente il tempo per conoscere Mr. Whitley abbastanza da poter dare un giudizio sicuro su di lui, eppure è quasi certa che un uomo del genere sia meglio perderlo che trovarlo. Alma però piange per lui, non toglie le sue foto dalle pareti e non gli impreca mai contro. Beth vorrebbe essere in grado di capire il perchè, vorrebbe comprendere cosa la spinge ad annullarsi per un uomo che di fatto non le ha mai dato niente se non emicranie perenni e una dipendenza massiccia dall'alcool. Beth vorrebbe capire ma non si sforza troppo per riuscirci; dopotutto deve scegliere – ormai l'ha capito – o le persone o gli scacchi, non può concepire entrambi simultaneamente.
Ad Alma vuole bene di cuore.
Ovviamente però sceglie gli scacchi.
La tragedia arriva quando nella sua vita fa capolino Benny Watts. Bello, elegante, veloce. Benny è esattamente come lei, la capisce come lei capisce gli scacchi e capisce gli scacchi meglio di quanto lei capisca le persone. È un connubio perfetto di umanità e tecnica scacchistica, come se fosse fatto sì di carne come tutto il resto del mondo, ma anche di legno e piombo.
Benny la rende strana, diversa. Quando è con lui non vuole dover avere bisogno delle pillole. Si sente come si sentiva prima di entrare in orfanotrofio, si sente come una bambina a cui il mondo non ha ancora riservato niente di terribilmente tragico. Benny diventa nella sua vita la variabile imprevista. Con lui gioca a scacchi, parla, ride e gioca di nuovo, ancora e ancora, sempre avanti così. Le piace.
Beth vorrebbe capirlo, vorrebbe capire abbastanza se stessa da riuscire a decifrare quelle assurde farfalle alla bocca dello stomaco che sente ogni volta che Benny si trova nelle vicinanze. Beth vorrebbe essere in grado di ammettere che forse Benny per lei è più di un semplice avversario o di un compagno di scacchi. Benny è come lei, è parte di lei, è anima e verità.
Eppure, quando ancora una volta Beth si ritrova a dover scegliere se capire le persone o gli scacchi – nonostante le si spezzi il cuore questa volta – alla fine sceglie di nuovo gli scacchi.
Le ci vogliono molti anni e diverse sconfitte per capire che la vita non sempre è fatta di scelte. Se avesse potuto sempre scegliere, Beth avrebbe cambiato molte cose nella sua vita. La morte di Alma, ad esempio, Beth non l'avrebbe mai voluta vivere così spoglia e fredda e impersonale. Alma era stata sempre buona con lei e sapeva di doverle tanto, forse più che a chiunque altro. Per questo se avesse potuto scegliere Beth non avrebbe mai lasciato che Alma se ne andasse così: senza addii e senza di lei. La vita però come gli scacchi spesso è difficile da prevedere e Beth si ritrova per la seconda volta orfana senza riuscire a capirne la ragione. Piange per Alma per abbastanza tempo da ritrovarsi a piangere per se stessa senza neanche accorgersi del cambiamento. Dopo di lei abbandona gli scacchi, li riprende, li riabbandona e avanti così. Le uniche costanti restano l'alcool e il dolore.
Beth non si capacita della piega che la sua vita prende e nel vederla andare a fondo resta sorpresa. Come poteva sapere che sarebbe potuta andare così?
Poi ecco che Benny ricompare. Beth non lo sa, ma nella scacchiera della sua vita, Benny è sia cavallo che pedone. Sacrificato eppure mai davvero sacrificabile. La rimette in sesto senza fretta, riallacciandola al mondo un bottone alla volta. Ovviamente insieme a lui tornano anche gli scacchi e la nuova presa di coscienza diventa molto più facile per lei.
Beth si innamora di Benny con la stessa facilità con cui si è innamorata di quel consunto pezzo di legno tanti anni prima. Se potesse lo metterebbe in valigia e lo porterebbe con sé ovunque, perchè quando c'è lui si sente tranquilla, sicura e soprattutto vigile. Però Benny non ci sta in una valigia e così quando Beth si ritrova a dover scegliere per l'ennesima volta se capire le persone o giocare a scacchi, sceglie gli scacchi. Benny non dice niente e Beth non si rende conto che in realtà il suo risentimento in parte è dovuto al fatto che la capisce, che avrebbe fatto la stessa identica cosa anche lui.
La Russia è esattamente come l'ha sempre immaginata. Fredda, silenziosa e imponente. Beth si sente a casa per la prima volta nella sua vita. Qui le cose sono radicalmente diverse da prima. Beth in Russia non deve sforzarsi più di capire le persone, perchè per la prima volta le persone sono esattamente come lei: concentrare più sulle trentadue pedine della scacchiera che sulla mano di chi quelle pedine le muove.
La sfida contro Borgov la agita e la completa come niente ha mai fatto prima. Contro di lui non ha bisogno né di pillole né di alcool, le basta respirare a fondo. Non ha paura, perchè dovrebbe averne? Finalmente è se stessa.
Borgov muove con la bravura di un dio alla finale, eppure Beth è tranquilla, perchè sa che se Borgov è il re, lei è la scacchiera.
Quando le chiedono di restare in Russia come Gran Maestra Beth non deve pensarci su. Per la prima volta non ha bisogno di capire le persone – non ha bisogno di capire se stessa – per decidere. Sa esattamente cosa vuole, con la stessa nitidezza con cui lo sa da tutta la sua vita.
Sygrayem.

   
 
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