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Autore: hinata 92    15/08/2021    4 recensioni
Kaito Kuroba, alias Kaito Kid, è un abile prestigiatore, si sa... ma se fosse anche qualcosa di più?
Cinque anni di inspiegabile ritardo per una lettera che gli cambierà la vita, consegnatagli di persona da un misterioso Silente legato da un Voto Infrangibile di tanti anni prima... quale segreto nasconde il preside, che vuole a tutti i costi nascondere ai mangiamorte ancora in circolazione l'esistenza di Kaito?
Quale sarà il destino di Kaito, passato suo malgrado dai trucchi di prestigio alla magia vera? Riuscirà a vendicare suo padre distruggendo Pandora, la pietra della vita eterna, che nel mondo magico è chiamata più semplicemente... Pietra filosofale?
E se fosse arrivato troppo tardi?
Ripercorriamo insieme i libri del più famoso mago di Hogwarts da un punto di vista completamente nuovo!
Genere: Avventura, Comico, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Albus Silente, Fred Weasley, Harry Potter, Nuovo personaggio
Note: Cross-over, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4, II guerra magica/Libri 5-7
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Infezione in corso

 

 

Sheridan, a qualche passo di distanza, squadrò l’amico con una smorfia: «Quindi… l’altro ieri sei entrato in una cella frigorifera con quindici gradi sottozero per prendere l’ennesima pietra…»

«Dì.»

«… con una tuta riscaldante sotto il costume alimentata con una batteria…»

«Edatto.»

«Un agente ti ha sparato addosso, non ti ha colpito ma ha reciso il cavo che collegava la tuta alla batteria…»

«Goda g’è ghe non di guadra?»

Sheridan esclamò: «Il perché tu sia rimasto in quella cella frigorifera per più di tre ore in quello stato!»

Kaito, tirando su col naso dietro a una mascherina chirurgica, rispose: «Berg l’ispeddore Nagamori ha voludo gondrollare ovungue brima di arrenderdiDono dovudo rimanere ingollado al doffiddo ber non farmi drovare, per forduna nedduno ha bendato di alzare gli ogghi»

Momoka si sbatté una mano sulla fronte e il prestigiatore, dietro la mascherina, si lasciò sfuggire un mezzo sorriso.

«Ghe sgemi, eh?»

La ragazza sospirò: «Includo pure te nella categoria per esserti conciato così il primo giorno di scuola…»

Il fischio dell’Espresso per Hogwarts coprì il mezzo sospiro di Kaito. No, non era neanche lui troppo entusiasta di cominciare così un nuovo anno scolastico, mezzo febbricitante, e purtroppo le medicine che aveva preso stavano avendo effetto solo parzialmente. Aveva nella tasca una discreta scorta di antipiretici, ma continuava a sperare che la situazione andasse migliorando da sé.

«Ginny

«Sheridan!»

Una voce familiare lo fece lentamente voltare. La giovane Weasley stava correndo incontro alla sua compagna di classe, e dietro di lei c’era tutto il resto della famiglia, insieme a Harry, Hermione, il professor Lupin, un grosso cagnolone dall’aria molto familiare e un po’ di gente sconosciuta, tra cui però spiccava una allo stesso tempo vecchia e nuova conoscenza: il professor Moody, o meglio, Malocchio Moody, quello vero e non il sosia con cui aveva avuto a che fare l’anno precedente. Seppur incuriosito dall’inaspettato incontro, Kaito dovette ammettere di non essere nelle condizioni adatte per fare conoscenza.

La voce di Ginny lo risollevò dai suoi pensieri: «Kaito

Sheridan fermò la compagna: «Ti sconsiglio di abbracciarlo, al momento è un raffreddore ambulante.»

La giovane Weasley fece una smorfia a metà fra il dispiaciuto e lo schifato: «Ma perché non ti sei fatto una pozione Tiramisù? Ok, ti lascia le orecchie fumanti, ma ti sarebbe già passato!»

Kaito bofonchiò: «Non avevo gli ingrediendi né un gamino ber il baiolo

La verità, però, era che non ci aveva neanche pensato se non quando si era smaterializzato a King’s Cross. Quando tornava a casa, d’istinto, il suo cervello accantonava le soluzioni magiche e tornava a pensare in modo strettamente babbano; sì, era vero che non avrebbe avuto il necessario, ma avrebbe potuto rimediare facilmente facendo un salto da Akako, e una parte di lui si stava dando dell’idiota per non averlo fatto. D’altronde, però, avrebbe rischiato di bersi anche una pozione d’amore…

Risuonò un fischio d'avvertimento; gli studenti ancora sul marciapiede si affrettarono verso il treno. Kaito fece ancora in tempo a rivolgere un gesto di saluto da lontano verso Lupin, Sirius e i signori Weasley che si ritrovò seduto con Sheridan, Fred e George in una cabina, a dormicchiare, troppo fuso dal raffreddore per riuscire a godersi la rimpatriata con i Malandrini. Quasi non si accorse che i gemelli, presto, si allontanarono per i loro affari dei Tiri Vispi Weasley, e per la maggior parte del viaggio rimase con lui solo Sheridan, impegnata a leggere un libro.

Fu solo quando il cielo si fece già buio che Momoka gli diede una pacca sulla spalla per farlo svegliare.

«Ehi, Kaito

Il ragazzo mugugnò qualcosa, ma non aprì gli occhi. Sheridan insistette.

«Mangetsu…»

Nessuna risposta soddisfacente. La ragazza sospirò e decise di giocare più pesante.

«Mandato di cattura internazionale per Kaito Kid!»

Questa volta Kaito spalancò un occhio di scatto, per poi però richiuderlo in parte quando riuscì a identificare l’amica.

«Mamma mia, non ti ho mai visto così malridotto!»

«Dguda…»

Sheridan smise di fare scherzi e si chinò preoccupata su di lui tastandogli la fronte: «Mamma mia, ma tu scotti! Sei sicuro di farcela? Forse conviene portarti da Madama Chips non appena arriviamo!»

A fatica il prestigiatore prese la pastiglia di antipiretico e la inghiottì: «Non breoggubarti, ge la faggio. Immagino ghe dovrei meddermi la divisa, adesso…»

«Esattamente, siamo quasi arrivati.»

Kaito si sforzò di concentrarsi a osservare il panorama fuori dal finestrino per tenersi sveglio, ma l’impresa si rivelò più ardua del previsto: era una notte senza luna e il vetro rigato di pioggia era sudicio. Con fatica, sentendo dolori a ogni muscolo del corpo, si alzò, aprì il baule e prese la divisa. Sheridan non lo perse di vista neanche per un secondo, sempre più preoccupata. Non lo aveva mai visto cambiarsi normalmente, senza trucchi di prestigio, e quando fu il momento di scendere dal treno, si tenne pronta a sostenerlo al primo ondeggiamento di troppo.

I due amici uscirono a fatica dallo scompartimento e avvertirono il primo pizzicore dell'aria notturna già mentre si univano alla folla nel corridoio. Lentamente avanzarono verso gli sportelli. L'odore dei pini che fiancheggiavano il sentiero per il lago risvegliò un pochino Kaito, che ricominciò a prestare un po’ più di attenzione all’ambiente circostante. Scese sul marciapiede e si guardò intorno, in attesa del familiare richiamo di Hagrid: «Primo anno da questa parte... primo anno...»

Ma non venne. Invece una voce alquanto diversa, sbrigativa e di donna, gridava: «Quelli del primo anno in fila da questa parte, per favore! Tutti quelli del primo anno da me!»

Una lanterna avanzò dondolando, rivelandogli il mento prominente e il severo taglio di capelli della professoressa Caporal, la strega che l'anno prima aveva sostituito per qualche tempo Hagrid come insegnante di Cura delle Creature Magiche.

«Dov'è Hagrid

Sheridan alzò le spalle: «Non lo so. Avrà avuto altro da fare. O magari ha il raffreddore anche lui, ma lui è stato così coscienzioso da starsene a letto.»

Dietro la mascherina, Kaito si lasciò sfuggire un sorriso alla vista della linguaccia di Sheridan: «Sbiridosa

Seguì la ragazza sulla carrozza, e Momoka, non appena furono seduti gli chiese: «Giusto per sapere, per quanto ti terrai ancora quella roba in faccia?»

Kaito sospirò, togliendosi la mascherina: «Giusdo, in Europa non si usa. Voi oggidendali sbargete migrobi ovungue guando state male.»

Sheridan gli diede un piccolo calcio nelle caviglie a ogni frase: «Ehi! Ci stai dando dei maleducati? Degli untori?»

«Ehi vaggi piano! Non eri tu guella breoccubata ber il mio sdado di salude

Sheridan gli rifilò ancora un calcio: «Lo sono! Ora che ti sei tolto la mascherina sei pallido come Nick Quasi-Senza-Testa!»

«E mi brendi a galgi lo sdesso

La ragazza si sforzò di sorridere, ma si leggeva l’ansia nei suoi occhi: «Devo assicurarmi che tu sia vivo. Se mi muori qua passo casini legali con la scuola, con Aoko e con tutta la polizia che ti sta cercando.»

Nonostante tutto, Kaito sorrise. Le era mancata.

 

La Sala d'Ingresso era splendente di torce ed echeggiava dei passi degli studenti che attraversavano il pavimento di pietra diretti alla doppia porta sulla destra, che portava nella Sala Grande, al banchetto d'inizio anno.

Nella Sala Grande, i quattro lunghi tavoli delle Case si stavano riempiendo sotto il cielo nero privo di stelle, identico a quello che si scorgeva dalle alte finestre. Candele galleggiavano a mezz'aria sopra i tavoli, illuminando i fantasmi argentei sparpagliati nella Sala e i volti degli studenti immersi in fitte conversazioni, intenti a scambiarsi notizie dell'estate, a gridare saluti agli amici delle altre Case, a osservare i loro nuovi abiti e tagli di capelli.

Kaito rivolse qualche saluto ai suoi compagni, ma lasciò per buona parte del tempo che fosse Sheridan a rispondere per lui. Si accorse a malapena del silenzio improvviso che calò sulla Sala: qualche istante dopo si aprirono le porte e dalla Sala d'Ingresso entrò una lunga fila di bambini dall'aria spaventata. In testa c'era la professoressa McGranitt, che reggeva uno sgabello sul quale era posato un antico cappello da mago, pieno di toppe e rammendi, con un ampio strappo vicino al bordo sfilacciato.

I bambini del primo anno si allinearono davanti al tavolo degli insegnanti, col viso rivolto verso il resto degli studenti: la professoressa McGranitt posò con cautela lo sgabello davanti a loro, poi si trasse in disparte.

I volti degli studenti del primo anno rilucevano pallidi alla luce delle candele. Un bambinetto al centro della fila sembrava tremare, e Kaito provò per lui una forte empatia. Probabilmente la traversata in mezzo al lago non era stata affatto agevole.

Tutta la scuola aspettava col fiato sospeso. Poi lo strappo vicino al bordo del cappello si spalancò come una bocca e il Cappello Parlante prese a cantare:

 

Un tempo, quand'ero assai nuovo berretto

e Hogwarts neonata acquistava rispetto,

i gran fondatori del nobil maniero

sortivan tra loro un patto sincero:

divisi giammai, uniti in eterno

per crescere in spirito sano e fraterno

la scuola di maghi migliore del mondo,

per dare ad ognuno un sapere profondo.

'Insieme insegnare, vicini restare!'

Il motto riuscì i quattro amici a legare:

perché mai vi fu sodalizio più vero

che tra Tassorosso e il fier Corvonero,

e tra Serpeverde e messer Grifondoro

l'unione era salda, l'affetto un ristoro.

Ma poi cosa accadde, che cosa andò storto

per rendere a tale amicizia gran torto?

Io c'ero e ahimè qui vi posso narrare

com'è che il legame finì per errare.

Fu che Serpeverde così proclamò:

«Di antico lignaggio studenti vorrò».

E il fier Corvonero si disse sicuro:

«Io stimerò sol l'intelletto più puro».

E poi Grifondoro: «Darò gran vantaggio

a chi compie imprese di vero coraggio».

E ancor Tassorosso: «Sarà l'uguaglianza

del mio insegnamento la sana sostanza».

Fu scarso il conflitto all'inizio, perché

ciascuno dei quattro aveva per sé

un luogo in cui solo i pupilli ospitare,

e a loro soltanto la scienza insegnare.

Così Serpeverde prescelse diletti

di nobile sangue, in astuzia provetti,

e chi mente acuta e sensibile aveva

dal fier Corvonero ricetto otteneva,

e i più coraggiosi, i più audaci, i più fieri

con ser Grifondoro marciavano alteri,

e poi Tassorosso i restanti accettava,

sì, Tosca la buona a sé li chiamava.

Allora le Case vivevano in pace,

il patto era saldo, il ricordo a noi piace.

E Hogwarts cresceva in intatta armonia,

e a lungo, per anni, regnò l'allegria.

Ma poi la discordia tra noi s'insinuò

e i nostri difetti maligna sfruttò.

Le Case che con profondissimo ardore

reggevano alto di Hogwarts l'onore

mutarono in fiere nemiche giurate,

e si fronteggiaron, d'orgoglio malate.

Sembrò che la scuola dovesse crollare,

amico ed amico volevan lottare.

E infine quel tetro mattino si alzò

che Sal Serpeverde di qui se ne andò.

La disputa ardente tra gli altri cessava

ma le Case divise purtroppo lasciava,

furon mai più solidali da che

i lor fondatori rimasero in tre.

E adesso il Cappello Parlante vi appella

e certo sapete qual è la novella

che a voi tutti quanti annunciare dovrò:

ma sì, nelle Case io vi smisterò.

Però questa volta è un anno speciale,

vi dico qualcosa ch'è senza l'uguale:

e dunque, vi prego, attenti ascoltate

e del mio messaggio tesoro ora fate.

Mi spiace dividervi, ma è mio dovere:

eppure una cosa pavento sapere.

Non so se sia utile voi separare:

la fine che temo potrà avvicinare.

Scrutate i pericoli, i segni leggete,

la storia v'insegna, su, non ripetete

l'errore commesso nel nostro passato.

Adesso su Hogwarts sinistro è calato

un grande pericolo, un cupo nemico

l'assedia da fuori, pericolo antico.

Uniti, e compatti resister dobbiamo

se il crollo di Hogwarts veder non vogliamo.

Io qui ve l'ho detto, avvertiti vi ho...

e lo Smistamento or comincerò.

 

Il Cappello tornò immobile; scoppiò un applauso, anche se inframmezzato, per la prima volta a quanto ricordava Kaito, da borbottii e sussurri. Per tutta la Sala Grande gli studenti si scambiavano commenti.

Ron, non così distante da lui, commentò: «Ha un po' esagerato quest'anno, eh?»

Harry al suo fianco rispose: «Altroché!»

Il Cappello Parlante di solito si limitava a descrivere le qualità diverse che ciascuna delle quattro Case di Hogwarts ricercava e il proprio ruolo nel riconoscerle. Nessuno ricordava che avesse mai cercato di dare consigli alla scuola.

Hermione si chiese, un po' preoccupata: «Chissà se ha mai dato avvertimenti prima d'ora.»

Le rispose Nick-Quasi-Senza-Testa, che, con tono saputo, si curvò su di lei attraverso Neville: «Sì, sicuro. Il Cappello si sente tenuto a dare alla scuola i necessari consigli tutte le volte che avverte...»

Ma la professoressa McGranitt, che aspettava di leggere la lista dei ragazzi del primo anno, fulminò gli studenti con lo sguardo. Nick-Quasi-Senza-Testa si posò un dito trasparente sulle labbra e tornò a sedersi sussiegoso mentre il borbottio s'interrompeva. Dopo un ultimo sguardo accigliato che percorse i quattro tavoli delle Case, la professoressa McGranitt abbassò gli occhi sulla lunga pergamena e pronunciò a voce alta e chiara il primo nome.

«Abercrombie, Euan

Il bambino tremolante che Kaito aveva notato avanzò barcollando e si mise in testa il Cappello, che non gli cadde fino alle spalle solo perché aveva le orecchie molto sporgenti. Il Cappello meditò un istante, poi lo strappo vicino al bordo si aprì di nuovo e urlò: «Grifondoro!»

Kaito non ebbe la forza di applaudire, ma gli altri Grifondoro lo fecero anche per lui. Euan Abercrombie si avvicinò malsicuro al tavolo e si sedette, con l'aria di chi avrebbe molto gradito sprofondare nel pavimento e non farsi mai più vedere.

Lentamente, la lunga fila di bambini del primo anno si ridusse. Finalmente, 'Zeller, Rose' fu assegnata a Tassorosso, la professoressa McGranitt portò via Cappello e sgabello e il professor Silente, si alzò per dare il via alla cena.

Kaito spiluccò qualcosa del grande banchetto, ma lo stomaco gli si era chiuso in un nodo di nausea e malessere e la testa rimbombava delle voci dei tanti presenti. Ogni tanto Sheridan gli rifilava un calcio o una gomitata per tenerlo sveglio, almeno fino a che Silente non si alzò nuovamente.

«Bene, ora che stiamo tutti digerendo un altro splendido banchetto, chiedo alcuni istanti della vostra attenzione per i soliti avvisi. Quelli del primo anno devono sapere che la foresta nel territorio della scuola è proibita agli studenti... e ormai dovrebbero saperlo anche alcuni dei nostri studenti più anziani.»

Kaito si lasciò sfuggire un sorrisetto, e fu certo di non essere il solo.

«Il signor Gazza, il custode, mi ha chiesto, per quella che mi riferisce essere la quattrocentosessantaduesima volta, di ricordarvi che la magia non è permessa nei corridoi tra le classi, così come un certo numero di altre cose, che si possono controllare sulla lista completa ora appesa alla porta del suo ufficio. Abbiamo avuto due avvicendamenti nel corpo insegnanti, quest'anno. Siamo molto felici di salutare di nuovo la professoressa Caporal, che terrà le lezioni di Cura delle Creature Magiche; siamo anche lieti di presentare la professoressa Umbridge, nostra nuova insegnante di Difesa contro le Arti Oscure.»

Kaito si scambiò uno sguardo con Sheridan. Se prima ci avevano scherzato, ora era decisamente più preoccupato. Che fine aveva fatto Hagrid? Di sicuro non avrebbe rinunciato alla sua adorata cattedra così facilmente, e dal tono di Silente non sembrava che si trattasse di una supplenza temporanea.

Silente riprese: «I provini per le squadre di Quidditch delle Case si terranno il...»

S'interruppe, guardando interrogativo la signora seduta accanto a lui, a cui fino a quel momento Kaito aveva prestato poca attenzione: tarchiata, con corti capelli ricci color topo in cui aveva infilato un orrendo cerchietto, rosa come il vaporoso cardigan che indossava sopra la veste, una faccia pallida da rospo e un paio di gonfi occhi sporgenti. Andando per esclusione, doveva trattarsi dell’appena nominata professoressa Umbridge. Siccome non era molto più alta in piedi che da seduta, per un attimo nessuno capì perché Silente avesse smesso di parlare, ma poi lei si schiarì la voce, «Hem hem», e fu chiaro che si era alzata e intendeva tenere un discorso.

Silente parve stupito solo per un attimo, poi si sedette prontamente e guardò con molta attenzione la professoressa Umbridge, come se non desiderasse altro che ascoltarla. Altri membri del corpo insegnanti non furono così abili nel nascondere la loro sorpresa. Le sopracciglia della professoressa Sprite scomparvero sotto i capelli svolazzanti e la bocca della professoressa McGranitt era sottile come Harry non l'aveva mai vista. Nessun nuovo insegnante aveva mai interrotto Silente prima d'allora. Molti studenti ammiccarono; era chiaro che quella donna non sapeva come andavano le cose a Hogwarts.

La professoressa Umbridge disse in tono lezioso: «Grazie, Preside, per le gentili parole di benvenuto.»

La sua voce era acutissima, tutta di gola, da bambinetta. Lei fece un altro colpetto di tosse per schiarirsi la voce («Hem hem») e continuò.

«Be', devo dire che è delizioso essere di nuovo a Hogwarts! E vedere queste faccette felici che mi guardano!»

Sorrise, rivelando denti molto aguzzi. Kaito guardò Sheridan. Sicuramente lei non aveva un'aria felice, come probabilmente nessun altro all’interno della Sala Grande. Al contrario, erano tutti sconcertati dal fatto che si rivolgesse loro come se avessero cinque anni.

«Non vedo l'ora di conoscervi tutti e sono certa che saremo ottimi amici!»

Gli studenti si scambiarono occhiate e alcuni nascosero a stento delle smorfie.

La professoressa Umbridge si schiarì la voce di nuovo, ma quando riprese, un po' del timbro di gola era sparito. Suonava molto più pratica e le sue parole avevano il tono piatto di un discorso imparato a memoria.

«Il Ministero della Magia ha sempre considerato l'istruzione dei giovani maghi e streghe di vitale importanza. I rari doni con i quali siete nati possono non dare frutto se non vengono alimentati e perfezionati da un'educazione attenta. Le antiche abilità della comunità dei maghi devono essere trasmesse di generazione in generazione o le perderemo per sempre. Il tesoro della sapienza magica accumulato dai nostri antenati dev'essere sorvegliato, arricchito e rifinito da coloro che sono stati chiamati alla nobile professione dell'insegnamento.»

La professoressa Umbridge qui fece una pausa e rivolse un breve inchino ai colleghi, nessuno dei quali rispose. Le scure sopracciglia della professoressa McGranitt si erano contratte tanto da darle il cipiglio di un falco, e la si vide chiaramente scambiare uno sguardo eloquente con la professoressa Sprite, mentre la Umbridge faceva un altro piccolo 'hem, hem' e continuava il suo discorso.

«Ogni Preside mago o strega di Hogwarts ha portato il proprio contributo all'oneroso compito di governare questa scuola storica, ed è così che dev'essere, perché senza progresso vi sarebbero torpore e decadenza. E tuttavia, il progresso per il progresso dev'essere scoraggiato, perché le nostre consolidate tradizioni spesso non richiedono correzioni. Un equilibrio, dunque, fra il vecchio e il nuovo, fra la stabilità e il cambiamento, fra la tradizione e l'innovazione...»

Kaito sentì l'attenzione calare, come se il suo cervello ogni tanto fosse fuori sintonia, e non sapeva se attribuire la cosa all’influenza, al respiro fattosi improvvisamente affannoso o al noiosissimo e contorto discorso della Umbridge. La calma che riempiva sempre la Sala quando parlava Silente si stava infrangendo, e gli studenti avvicinavano le teste per bisbigliare e ridacchiare, in un chiacchiericcio che rimbambì ancora di più il prestigiatore. La professoressa Umbridge non parve notare l'irrequietezza della platea. Probabilmente avrebbe potuto scoppiarle sotto il naso una rissa in piena regola e lei avrebbe tirato dritto col suo discorso. Gli insegnanti, tuttavia, ascoltavano ancora con molta attenzione.

«...perché alcuni cambiamenti saranno per il meglio, mentre altri, a tempo debito, verranno riconosciuti come errori di giudizio. Nel frattempo, alcune vecchie abitudini verranno mantenute, e a ragione, mentre altre, obsolete e consunte, devono essere abbandonate. Andiamo avanti, dunque, in una nuova era di apertura, concretezza e responsabilità, decisi a conservare ciò che deve essere conservato, perfezionare ciò che ha bisogno di essere perfezionato e tagliare là dove troviamo abitudini che devono essere abolite».

Sedette. Silente applaudì. Gli insegnanti seguirono il suo esempio, anche se alcuni unirono le mani solo una o due volte prima di smettere. Alcuni studenti fecero lo stesso, ma quasi tutti erano stati colti di sorpresa dalla fine del discorso, avendone ascoltato solo qualche parola e, prima che potessero mettersi ad applaudire sul serio, Silente si alzò di nuovo.

«Grazie infinite, professoressa Umbridge, è stato profondamente illuminante.»

Ma se altro fu detto, Kaito non lo seppe mai. Quasi contemporaneamente un tonfo e le grida spaventate prima di Sheridan, e poi di tutti gli altri, attirarono l’attenzione di tutti i presenti verso il tavolo di Grifondoro.

Con un volto pallidissimo, sbattendo violentemente la testa a terra, Kaito era caduto all’indietro dalla panca ed era svenuto.

 

 

E con questo finale col botto (del cranio di Kaito), per questo capitolo ci salutiamo. Nota necessaria: la mascherina non è un riferimento al periodo attuale, era prevista da prima… purtroppo diventata nel frattempo molto più attuale.
approfitto come sempre per ringraziare fenris e Serena Leroy dei commenti, con un ringraziamento speciale (che non vedrà per un bel pezzo, ma pazienza) a Mari Lace, che sta cominciando a leggere questa storia dall’inizio, ora è al capitolo 6 ma prima o poi arriverà qua e leggerà questo pensiero.
Un ringraziamento extra alla mia amica Elisa, che mi ha prestato il pc al mare, per permettermi di scrivere un pezzo (nulla che abbiate letto in questo capitolo, ma fidatevi, lavori in corso per voi per i prossimi capitoli).
Nel prossimo capitolo ci sarà da divertirsi, lo scontro Kaito/Umbridge è solo rimandato di un capitolo… ma non mancherà!
Auguro a tutti un buon ferragosto, al prossimo capitolo!

Hinata 92

  
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