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Autore: Jason Gaming    15/08/2021    0 recensioni
Le cose succedono semplicemente perché si. Non per fortuna o sfortuna, neanche per merito o conseguenza. Ma semplicemente perché succedono, fine. E se ti capitano cose brutte è semplicemente perché sei tu e non qualcun’altro.
Accettarlo? Ma col cazzo.
Questa è la storia di chi non accetta che le cose avvengano per nessuna ragione. La storia di chi lotta. E al contempo la semplice storia di Asta dopo alcuni mesi dalla sconfitta del regno di Spade.
Questa è la storia…
Della Lama Scarlatta
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ATTENZIONE:
Spoiler probabili per chi non è in pari col manga.
Genere: Avventura, Commedia, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Asta, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Che il toro nero non fosse propriamente la più gradita fra le compagnie di cavalieri magici era palese. Le voci giravano come un uragano, ed il popolo del regno di Clover non era particolarmente intelligente, o perlomeno la nobiltà. I piani alti, dal cuore corrotto dalla superbia, non si apprestavano a scendere a compromessi, ragion per cui il malcontento della plebe era all’ordine del giorno. Ma mai come quel giorno, quando il parlamento magico scelse di non concedere difese, quando la nobiltà si rifiutò di guardare aldilà della paura. Ma prima dell’arrivo di quel giorno, non erano comunque pochi ad essere sospettosi, ma fra di essi non v’era il diretto interessato, e ciò gli sarebbe costato caro.

“BUONGIORNO!”, la voce inconfondibile di Asta del Toro Nero si era manifestata di fronte all’entrata delle segrete. Con se il bassissimo cavaliere portava un sacco, dal qui fondo trapelava leggermente dell’olio, probabilmente contente del cibo. Grattandosi la testa incominciò a scendere, scalino dopo scalino, di tanto in tanto sbadigliando. Quando arrivò di fronte alle celle si rigirò un paio di volte cercando il soggetto di suo interesse. “Fammi il piacere... Vai a mangiarti un panino e spicciati nano. I giorni tranquilli dureranno ancora poco per te.” trovato, anche se non propio nel migliore dei modi. Il portatore del pentafoglio ruotò in direzione della voce e si ritrovò davanti all’uomo che cercava, o meglio, davanti alle sbarre della sua cella; si sedette a gambe conserte com’era lui ed appoggiò il sacco di fianco, prima di incominciare la conversazione ,neppure lui conscio del motivo. Forse per assicurarsi l’assenza di movimenti sospetti. O perché faceva più figo. Si perse un istante ad osservarlo: un prigioniero come un altro, o quasi. Quell’uomo era un ventunenne dai crespi capelli neri come il carbone, che incorniciavano un volto addobbato da due occhi di un cupo castano ed una bruciatura sullo zigomo a manca, che si estendevano fino a poco dopo la mascella, per poi dare inizio ad un fisico leggermente secco, vestito con il pigiama a righe nere.

Quasi per ripicca al suo scrutare, o anche al suo poggiarsi per raggiungere lo stesso piano, l’uomo si alzò facendo capolino al tappetto del Toro Nero, che anche da alzato poteva appena vedergli la pancia. “NON PRENDERMI PER IL CULO”

“Dammi uno stracazzo di motivo e la smetterò” rispose sarcasticamente il moro, squadrandolo con disprezzo. “Anzi, sai cosa? Perché non mi fai un favore e non mi spieghi cosa ci fai qui? Non mi pare di essere un grande esponente criminale da meritare la visita o un interrogatorio da parte dei cavalieri magici.” Parola dopo parola, l’espressione del moro si contorceva sempre di più in una smorfia, fino a trasformarsi in un pazzo sorriso. Per quale motivo, proprio colui che lo aveva catturato, lo andava a trovare? E fosse stata la prima volta, eran già due o tre giorni, difficile dirsi dalle segrete, che lo andava a visitare cercando il dialogo, e non se ne spiegava il motivo.

“Beeeh sai- disse incominciando a grattarsi la nuca con fare imbarazzato- non mi dispiace parlare con te... e poi non mi sei sembrato un cattivo ragazzo quando ci siamo incontrati... anche se hai provato veramente ad uccidermi.” 

“Ma che si è fumato il tuo capitano per farti entrare fra i cavalieri magici?”

“In effetti lo vedo sempre con la sigaretta...”

Ecco che il “discorso”, se così si poteva definire , aveva iniziato a fare capolinea. Aldilà del confronto più che bizzarro, la sinistra ustionata non poteva definirsi propriamente il cittadino modello, dei buoni giri di estorsioni li aveva, il contrabbando già un po’ meno ma quel che serviva per racimolare qualche yul in più. Con la delinquenza faceva capatine occasionali ma nulla di troppo serio, non aveva nessun morto sulla coscienza... Probabilmente. Cinquanta e cinquanta...Forse. Certe domande non vanno fatte. Fatto sta che il signorino aveva la fedina penale ridotta non proprio nel migliore dei modi, e non si pentiva neppur lontanamente di ciò che faceva. Quando il cavaliere del Toro Nero lo aveva arrestato era appena tornato da un saccheggio, più nello specifico di un villaggio, in quel momento, indifeso, nel regno di Spade. Un bel bottino fluttuante, più che tutto monete vista la povertà dei terreni del suddetto regno. Avrebbe potuto tirare avanti per un po’ d’anni solo con quello, peccato aver incontrato un cavaliere magico propio sulla strada di ritorno. Massacrato. “Sono stato massacrato”. Ecco cosa si ripeteva il moro tutte le volte che ci ripensava. Sapeva di essere più debole di lui appena lo aveva visto, nonostante l’assenza di potere magico. Aveva già sentito parlare di lui: Asta del Toro Nero. Un cavaliere magico che portava con se un grimorio con un trifoglio, che però di foglie ne aveva cinque. Un cavaliere magico posseduto da un demone. Un cavaliere magico che non sapeva usare la magia. Quello che lo aveva preso a calci in culo. L’uomo lo riconosceva con quel nome. Nonostante il divario di abilità lo scontro, o meglio il massacro, durò diverso tempo, e i due avevano avuto una piacevole conversazione. E fra lo scoprire il nome del saccheggiatore, ovvero Vergil Mephist. La sua bizzarra magia, e la ancor più strana anti-magia di Asta. Il sogno del ragazzo di sposare una suora, o meglio la sorella della chiesa in cui era cresciuto. Il lessico forbito del moro che veniva fuori quando si arrabbiava; ed in fine le serie intenzioni omicide di Vergil. Tuttavia Asta aveva potuto constatare una cosa: non era davvero una cattiva persona, non sembrava avere un qualche senso di giustizia, o neppure qualcuno che lo spingesse a compiere quelle azioni. Né tantomeno delle buone motivazioni. Allora perché il ragazzo dai capelli di cenere sentiva questa empatia verso di lui? Per quale motivo gli sembrava una brava persona? Perché... Già perché? Onestamente non se lo spiegava neppure lui, l’unica spiegazione che poteva darsi ,all’apice delle sue scarse capacità mentali, fosse che il suo buon senso avesse perso qualche colpo o che avesse visto del buono in lui. Decisamente non c’era anche se Asta ci sperava.

Mephist si aggrottava la fronte mugugnando qualche “e che cazzo” ogni tanto, passando poi a massaggiarsi la pancia. Rendendosi contro della fame che aveva, sposto nuovamente lo sguardo verso la sacca portata da Asta, iniziando a mangiarla con gli occhi ed un rivolo di bava che gli scendeva dalla bocca.

Fra qualche imprecazione tirata assieme a tronfi sordi Mephist si decise ad accettare il cibo portatogli dal cavaliere magico, e il suo orgoglio ne risentì un bel po’ quando si rese conto di quanto era buono, ed ancor di più vedenti l’espressione soddisfatta di quel nano da giardino. “Eheh…” starnazzava a basso tono  “Vedi quello è cibo che fa recuperare il mana fatto con la magia di Charmy-paisen! È naturale sia squisito!”

“Ma allora mi prendi proprio per il culo eh?” rispose tempestivo il Mephist, ricevendo poi un occhiata fra lo stupito e il confuso da parte di Asta. “Ma perché?”

“Il fatto che tu mi dia cibo per recuperare mana! Sappiamo entrambi quanto sia debole la mia magia!”

“Dici? Io la trovo davvero fighissima.”

“È già tanto che tu abbia capito come funziona, cretino! La cosa bella è che nello scontro con te ero anche avvantaggiato viste le proprietà della mia magia! Eppure eccomi qua dietro queste merdosissime e arrugginite sbarre di gattabuia!” Sbraitò aggressivamente. Ma comunque quello che diceva era vero, in quanto cittadino comune il suo mana era poco e per di più debole. Come se non bastassero la sua magia era talmente ridicola e debole che non si erano neppure presi il disturbo di mettergli delle manette magiche o qualunque altro tipo di blocco, si erano limitati a mettere il suo grimorio sotto chiave e sbatterlo in una cella.

Continuando a masticare il cupcake preso dalla sacca ,Vergil squadrò un istante Asta, giusto per il tempo di calmarsi “Tanto dietro queste sbarre fra non molto ci finirai pure te gnomo!”

“Chi hai chiamato gnomo?! E comunque perché dovrei finire in prigione!”

“BASTA FARE DUE PIÙ DUE DEFICENTE!” Sbraitò Mephist “Ricordi quel bello spettacolino che hai dato tranciando quel gigante alcuni mesi fa durante la guerra? Beh io c’ero e credimi era difficile capire chi fosse il cattivo, e la folla in cui ero la domanda non se lo poneva neppure! Si sentiva solo dire “DEMONI! DEMONI!”. E quindi se già prima c’erano dei dubbi sulla tua natura sta certo che adesso non ce ne siano più!” Asta si perse qualche istante per metabolizzare quello che aveva appena detto con uno espressione vuota.

“EHHHHHH?!” Fu la prima ed unica cosa che gli venne in mente, prendendosi un occhiataccia esasperata dal prigioniero, che si stupiva di come non si rendesse conto di una simile ovvietà. “Inoltre…” proseguì Mephist rigirando il coltello nella piaga, “Sei una macchina da guerra.” Disse con fare serioso, ricevendo uno sguardo confuso da Asta, che sembrava star scoprendo per la prima volta l’acqua calda. “Sei l’unico in questo mondo con un potere che non può essere rivaleggiato in alcun modo: annulli la magia. Non credere che ti lascino a giocherellare di qua e di la come se niente fosse, ora i quattro regni sono in pace.

Con il regno di Heart è stata stretta un alleanza, le ostilità con il regno di Diamond sono state bloccate grazie al suo nuovo re, per quanto riguarda Spade…- qui il detenuto distolse leggermente lo sguardo con fare colpevole, dato che proprio lui passava le giornate a saccheggiare i villaggi mentre il regno tentava di riprendersi dalla dittatura della Triade Oscura- beh si stanno riprendendo e da quel che ho capito i “demoni” hanno fatto retrofront e se ne son tornati a casetta.

Per cui adesso i problemi di Clover sono solo interni, e inizieranno facendo piazza pulita di ciò che non gli piace. E quelli come me che causano problemi e quelli come te che non sono controllabili sono in cima alla lista.” Al termine del discorso Vergil guardò serio Asta, che si era perso a metà strada, e chiese con fare imbarazzato se potesse ripetersi. Inutile dire che il “Vaffanculo.” Di Vergil si sentì per tutta la capitale reale.

Dopo essersi, controvoglia, rispiegato riguardò in faccia il cretino “Ti è chiaro adesso testa di cazzo?!” Con termini un po’ scurrili. Dopo aver realizzato cosa Vergil gli avesse detto ed averci ragionato un po’ con il suo poco cervello, rispose con un sorriso “Beh non penso che i miei amici se ne staranno con le mani in mano se io dovessi venir arrestato! È già successa una cosa così e noi abbiamo dimostrato che i demoni esistono quindi il tizio del parlamento non può dirmi nulla!” il moro lo guardò straziato, non stava dicendo stronzate ma aveva una prospettiva fin troppo ottimistica. “E poi…” si concluse “Chi ti porterà il cibo se sarò qui in cella a farti compagnia, eh Vergil?!” termino ridendo il cavaliere magico e li il moro perse un battito, una sensazione piacevole gli avvolse la testa e incominciò a ridere anch’egli, sentendo in Asta una complicità che non sentiva da quando era un lattante. “Vern…” si sentì sussurrare, ed il cavaliere nano lo guardò confuso “Vergil è un nome di merda, e anche se non è proprio il diminutivo corretto… le persone che mi erano vicine mi chiamavano Vern.” disse prendendo un biscotto dalla sacca, “La prossima volta porta un paio di salsicce nanetto.”

Da quel giorno in poi Vern accetto sempre di buon gusto le visite del cavaliere del Toro Nero e passarono le giornate a raccontarsi le loro avventure in simpatia, ignoranti del pericolo che incombeva.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Angolo dell’autore

 

Si, sono io che ritorno dopo sei mesi di inattività in un fandom praticamente vuoto e con una storia che non credo neppure verrà apprezzata, ma comunque eccomi qua, un cretino di prima scelta che spera di tornare a scrivere su EFP. Avevo in mente questo progetto da troppo e per quanto i miei ritmi siano una autentica merda non potevo non portarlo, spero davvero in un feedback in quanto è un progetto che ho già in testa per quanto debba realizzarlo appieno.

Beh non so che altro dire.

Al prossimo capitolo

Un saluto da parte di me stesso Jason

   
 
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