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Autore: oscuro_errante    16/08/2021    2 recensioni
[AUTORE: martini_agitato] / [Dax/Kahn: A Trill Story] Di ritorno da una missione di guerra, il Capitano Sisko apprende che il cardassiano Dukat si è introdotto sulla stazione ed ha causato il collasso del Tunnel Bajoriano, uccidendo anche la Dottoressa Lenara Kahn. Affranta dal dolore, Jadzia cerca in tuti i modi di salvare almeno il simbionte della sua compagna ma si scontra con le leggi Trill. Sisko cerca disperatamente di riaprire il Tempio Celeste bajoriano, ma si rende conto che l'unica persona che avrebbe potuto aiutarlo era proprio Lenara.
Genere: Malinconico, Romantico, Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash, FemSlash | Personaggi: Benjamin Sisko, Jadzia Dax, Julian Bashir
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Dax/Kahn: A Trill Story'
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«Papà, tutto quel materiale, dovevi metterlo proprio nella mia stanza?» Jake si era fermato sulla porta della sua camera, prima di entrare nell’ampia sala centrale dell’alloggio che condivideva con suo padre.
Piante, divano, ogni tipo di mobilio era stato spostato sotto i finestroni per lasciare spazio a un unico grande tavolo, su cui erano ammucchiati, senza un apparente ordine, decine e decine di PADD e di dispositivi di archiviazione bajoriani, alcune copie di testi sacri dei Vedek e pagine e pagine di appunti scritti su quaderni di diverse forme e colori.
Benjamin Sisko era seduto dietro a tutto questo, visibilmente stanco, provato da giorni di insonnia e interminabili ore passate a cercare di interpretare il materiale che Bejal gli aveva lasciato prima di imbarcarsi su un trasporto grazerita in rotta verso uno di quei pianeti indicatigli dalla sorella, cercando di correlarlo con secoli di storia bajoriana e gli studi di Lenara, la cui parte più saliente era scritta a mano su tutti quei quaderni.
Benjamin alzò appena gli occhi verso il figlio. «Puoi andare a dormire da Nog.»
Jake diede uno sguardo all’interno della sua camera. «Neanche Jadzia riesce a venirne a capo.» Qualcosa franò a terra dentro la stanza: una pila di dispositivi di archiviazione bajoriani, per niente adatti ad essere impilati.
Benjamin spostò uno dei PADD che aveva davanti e si alzò dalla sedia, gli occhi erano bassi, su tutto il lavoro che ancora lo aspettava per riuscire a capire cosa fare per riaprire il Tunnel Bajoriano, per dare un senso alla morte di Lenara, ma le sue parole erano per Jake e per se stesso.
«Avrei dovuto dare ascolto ai Profeti, e non partire per l’attacco a Chin’toka, così magari Lenara sarebbe ancora viva.»
Jake si avvicinò al tavolo, voleva parlare, ma prima guardò ancora una volta nella sua stanza, preoccupato che potesse accadere qualcosa di irreparabile. Allontanandosi dalla porta questa si chiuse e, avvicinandosi al padre, sollevò le mani, cercando di calmarlo.
«Papà, non è colpa tua, avevi degli ordini. Non sei solo l’Emissario, sei un ufficiale della Flotta, e c’è una guerra in corso.»
Sisko guardò i suoi abiti, erano civili e indossava un gilet di maglia di fattura bajoriana, aperto; ne prese i bordi tra le mani, rendendosi conto che non si trattava della sua uniforme. «Deve essere successo qualcosa ai Profeti, non capisco perché abbiano voltato le spalle a Bajor e mi sento responsabile. Non so da che parte cominciare, come rimettere a posto le cose.»
Jake si avvicinò ancora muovendosi attorno al tavolo, attento a non far cadere nulla. Voleva abbracciare il padre, ma temeva che fosse troppo affranto per lasciarsi andare a un gesto caloroso.
Il padre continuò: «Ho fallito in veste di Emissario e, per la prima volta nella mia vita, ho fallito nella mia veste di ufficiale della Flotta Stellare».
Jake soffriva nel vedere il padre in preda a quei sensi di colpa e voleva condividere il suo dolore, alleggerirlo del fardello che stava portando. Lo abbracciò fortemente, stringendolo a sé, ma Benjamin non lo ricambiò subito. Ben si ritagliò ancora un attimo per constatare quanto da lui fatto fino a quel momento fosse stato inconcludente: «La risposta è qui, davanti ai miei occhi. Ma non riesco a vederla. Non riesco a interpretare i dati». Poi strinse il figlio, arrendendosi a trovare conforto tra le sue braccia.

La U.S.S. Destiny era nuovamente attraccata a Deep Space 9. Il Capitano Shelby si era trovata a dover gestire una situazione imprevista: il Dottor Benayoun e il Dottor Bashir avevano infranto ordini e protocolli, coinvolgendo nelle loro azioni parte del personale medico della nave, e anche lei si era dovuta piegare alle conseguenze, tutt'altro che negative, del loro operato. Avevano salvato una vita, e il loro gesto poteva addirittura essere determinante nel prosieguo della guerra contro il Dominio. La sua decisione era quindi dettata da interessi superiori: il simbionte Khan doveva tornare su Deep Space 9, e non per andare incontro a morte certa.

Quando il portellone d’attracco si aprì, Ezri mosse i suoi primi passi sulla stazione. Anche durante la franchigia non era scesa sulla base, aveva preferito dedicarsi ad archiviare del lavoro arretrato nell’ufficio del suo superiore, il Consigliere di bordo della nave. Dietro di lei si fece spazio il Dottor Bashir, carico dei bagagli di Ezri. Poche cose, in realtà, raccolte in una grossa borsa tubolare a tracolla.
Bashir indicò alla giovane Guardiamarina la via per gli alloggi e non ci volle molto ai due per raggiungere la porta delle stanze del Capitano Sisko.
Ezri guardò Julian cercando approvazione e coraggio. Il Dottore le sorrise e le indicò il pulsante accanto alla porta. La Trill inspirò profondamente e in un attimo le tornò alla mente quanto le fosse accaduto solo ventiquattro ore prima quando, aprendo gli occhi come risvegliandosi da un sogno, non si era trovata nel suo alloggio sulla Destiny e nemmeno nell’Infermeria della nave. Attorno a lei vi era solo un alone grigio, freddo, lattiginoso e stranamente accogliente. Un abbraccio intimo fatto di tanti abbracci. Da un’ombra scura dietro all’alone che le si stagliava davanti era emersa una figura trill, un uomo giovane, poi una donna anziana. Ai due si erano affiancati altri tre Trill e per ultima una donna, sorridente, pacata, con dei brillanti occhi tra l’azzurro e il verde e una treccia di capelli raccolta sul capo. Era Lenara, e anche se non l’aveva mai incontrata di persona, già sentiva di iniziare a conoscerla.  Ezri le aveva offerto le mani e queste erano state subito accolte. Lenara annuì dolcemente: «Kahn ti ha accettato. Benvenuta nel cerchio». E fu solo in quel momento che Ezri aveva aperto davvero gli occhi e riempito i suoi polmoni d’aria come se quello fosse stato il suo primo respiro. Aveva cercato di sollevarsi dal letto su cui era sdraiata, ma aveva trovato le mani gentili del Dottor Bashir a fermarla. Era nell’Infermeria della Destiny.
«Va tutto bene», le aveva detto il Dottore, «hai solo bisogno di un po’ di tempo per abituarti.»
Ezri si era portata istintivamente le mani sul ventre, poi aveva guardato Bashir preoccupata.
«Starai bene. E anche il simbionte starà bene.» Il Dottore la voleva rassicurare.
Ezri tornò al presente e premette il pulsante alla porta dell’alloggio del Capitano Sisko.
La voce di Sisko accompagnò l’apertura della porta. «Avanti.»
Ezri fece un passo avanti, trovandosi di fronte Benjamin e suo figlio, in parte nascosti dalla montagna di materiale sul grande tavolo.
Sisko scosse leggermente il capo, non capendo chi fosse la giovane Guardiamarina dai capelli corti e scuri e dal sorriso disarmante che si trovava davanti. Intravide Bashir dietro di lei e la cosa lo lasciò ancora più perplesso.
Ezri prese subito la parola, gesticolando impacciata. «Sono Kahn. Voglio dire, non Lenara Kahn, sono Ezri Kahn.»
Benjamin aggirò il tavolo, arrivando davanti alla ragazza. «Non è possibile.»
«E invece è lei.» commento Bashir.
«Sono Kahn. Non posso crederci neanche io, ma ho tutti i ricordi nella memoria, di Lenara, di Nilani e di tutti gli altri.»
«Papà, ha i ricordi di Lenara.» Jake riconosceva l’enorme potenzialità della cosa. L’unica persona in grado di interpretare tutti quei dati e di dare senso alla ricerca di suo padre era in qualche modo tornata.
«Tu ti starai chiedendo chi sia questa persona», Ezri era irrefrenabile, «come ha avuto il simbionte, perché ha voluto Lenara nella sua vita, se parla sempre tanto e sono tutte domande giuste, e vorrei essere tanto in grado di rispondere.»
«Per quelle ci sarà tempo», disse Sisko sorridendole, «ora sono soltanto felice di rivederti.»
La porta della stanza di Jake si aprì senza che nessuno ci badasse.
Ezri guardò Bashir con intento quasi colpevolizzante, anche se in realtà ne uscì uno sguardo bonario. «E’ stato un incidente. Kahn era sulla Destiny, scortato da Julian, e mentre viaggiavamo il simbionte è peggiorato. Qualcuno doveva ospitarlo se no sarebbe morto e...»
«E tu eri l’unica Trill a bordo.» Sisko concluse la frase.
Ezri annuì. «Sono entrata in sala operatoria che ero una persona e sono uscita che ero tante altre persone. E quella che doveva essere una soluzione temporanea è diventata una soluzione definitiva.»
«Cosa intendi?» Jake si era affiancato al padre.
«Si dovrebbero fare anni di preparazione per essere uniti. Io invece ho avuto un discorsetto di quindici minuti da parte di Julian,» guardò ancora Bashir, «scusami Julian!»
Bashir si limitò a confermare, quasi divertito. «E’ vero!»
«Ma io dovevo fare solo da ospite temporaneo», continuò Ezri, «ci vogliono più di novanta ore prima che un simbionte si impianti definitivamente e ti accetti come suo ospite.»
«Invece sembra che Kahn avesse fretta di avere un nuove ospite, e si è integrato subito.» Bashir si affiancò a Ezri.
Ezri sorrise a tutti i presenti, passando in rassegna i volti di Jake, di Benjamin e di Julian. «Come se avesse fretta...»
Dax fece un passo avanti oltre la soglia della stanza di Jake. «… di tornare da me.»
Ezri si voltò lentamente, vedendo per la prima volta il volto della donna che Lenara amava. «Jadzia...» sussurrò.
   
 
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