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Autore: Severa Crouch    16/08/2021    4 recensioni
[Questa storia partecipa al contest “Ad ogni libro, una storia” indetto da Bella Black sul forum di Efp.] Walburga Black ha diciassette anni quando il giovane Prefetto di Serpeverde, Tom Riddle, le da un consiglio che le tornerà utile più volte nel corso della vita, perfetto per sopravvivere nell’ipocrita società Purosangue, piena di gente annoiata, affamata di pettegolezzi e piccoli scandali. Walburga scoprirà che dietro la facciata di ostentata perfezione si nasconde un mondo gretto, avido e invidioso. L’amicizia, anche nelle famiglie più Oscure, può essere ciò che salva dalla disperazione, o dallo scandalo.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Orion Black, Tom Riddle/Voldermort, Walburga Black
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dai Fondatori alla I guerra
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- Questa storia fa parte della serie 'Grimmauld Place n. 12'
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Capitolo 1 - Le regole del gioco
 
 

Hogwarts, 31 ottobre 1943
 
“Hai sentito?”

Walburga alza la testa dal compito di Pozioni in cui è immersa, Emily Parkinson l’ha distratta con le sue chiacchiere, alza un sopracciglio e si scambia uno sguardo sarcastico con Darlene Rowle, seduta come sempre di fronte a lei.

“Cosa?” domanda Cassandra Selwyn, le loro voci sono fin troppo eccitate per la tranquillità della biblioteca. Darlene si sistema la cravatta di Corvonero e i suoi occhi azzurri vanno oltre le spalle di Walburga, le mima con la bocca l’argomento di quei pettegolezzi: “matrimonio”.
Entrambe, in sincrono, alzano gli occhi al cielo e trattengono una risatina. Sono sempre state in sintonia, loro due.

“Pare che Avery abbia concluso un contratto matrimoniale,” cinguetta la Parkinson eccitata.

“Cosa? Ma è al quinto anno!”

La Selwyn ha ragione, è troppo presto per pensare ai contratti matrimoniali, non ha nemmeno i G.U.F.O. e se si mostrasse per l’idiota che è? Walburga vorrebbe tornare al suo tema di Pozioni, ma proprio non riesce a concentrarsi con quel chiacchiericcio alle sue spalle.

“Esatto!” trilla la Parkinson, troppo felice e ansiosa di condividere i dettagli del suo patetico scoop. “Pare che quest’estate si sia divertito un po’ troppo con Lizzie Goyle, e non è un caso che lei sia stata trasferita a Beauxbatons…”

Le due ridono tra loro e Walburga riesce a immaginare perfettamente gli sguardi che si scambiano, le gomitate e persino il gesto delle virgolette sull’accenno al trasferimento in un’altra scuola. Come se non si sapesse che è solo un gesto di decenza per non rovinare la reputazione di quella povera ragazza… Nessuno crede che Lizzie si sia trasferita in Francia, eppure durante le feste di Yule, con spietata crudeltà, non faranno altro che chiederle resoconti della scuola francese.

Sua madre, Irma, le ha spiegato perfettamente come funziona la società Purosangue, il piacere che gli altri provano nel coglierti in fallo e il gusto sadico con cui girano il coltello nella piaga. Benché sia diventata maggiorenne da pochi mesi, Walburga ha assistito a un discreto numero di scandali e ha già dovuto affrontare l’umiliazione del matrimonio di Cedrella, la cugina di suo padre che ha sposato un Weasley. Il solo ricordo di quelle sensazioni (i mormorii preoccupati dei suoi genitori, i sorrisi imbarazzati di suo padre, le battute rivoltanti delle altre famiglie) era bastato a farle desiderare di stare alla larga da ogni situazione potenzialmente compromettente.

“Eh, io so che bacchette ha visto la Goyle…” le insinuazioni della Parkinson erano rivoltanti, ma era questo a cui si andava incontro se si violavano le regole. Davanti a lei, Darlene le mimò il gesto di una pancia e Walburga sospirò nauseata. Salazar, quelle due pettegole erano insopportabili.

Il bibliotecario, l’anziano signor Garamond, mise fine a quel tormento e invitò gli studenti ad affrettarsi verso l’uscita e consegnare o prendere in prestito i volumi: la biblioteca avrebbe chiuso prima per consentire le celebrazioni di Samahain.

Walburga uscì in compagnia di Darlene che le domandò: “Cosa ne pensi?”

“Penso che mi dispiace per la Goyle, che poteva stare attenta, che un Filtro Anticoncepimento è qualcosa di imprescindibile di questi tempi, e che ha dei pessimi gusti in fatto di ragazzi.”

Darlene scoppiò a ridere: “Non pensi che abbia voluto incastrare Avery?”

“E perché mai? Era carina Purosangue, non aveva bisogno di abbassarsi a usare simili mezzucci. Le loro famiglie erano compatibili. Credo sia stata solo un’incosciente.” Arrivarono all’ingresso della Sala Grande e Walburga si congedò dalla sua compagna di studi: “Verrai più tardi al dopocena organizzato dal professor Lumacorno?”

“Oh, sì, a dopo!”

Walburga osservò la sua amica allontanarsi verso il tavolo dei Corvonero, ancora ricordava quanto era stato difficile per loro due, cresciute insieme, separarsi al primo anno. I Rowle avevano fatto una tragedia per lo Smistamento di Darlene, ma poi sembrava tutto essere andato a posto e Darlene era solo una Purosangue dalla mente brillante con cui era piacevole studiare. Al contrario di sua cugina Annabeth Crabbe che si agitava dal tavolo come un cagnolino in festa, e Walburga detestava i cani e la loro esuberanza.

“Sempre in biblioteca, eh? Sempre con la Rowle?”

“Sei gelosa, Annabeth? Non ti farebbe male studiare un po’” Walburga rispose impettita, mentre prendeva posto al fianco della cugina. Si servì una porzione di carote saltate nel burro e sollevò lo sguardo verso il tavolo di Corvonero dove Darlene scuoteva la testa divertita. Sedevano sempre in modo da vedersi, così riuscivano a intessere una conversazione fatta di sguardi complici e comprensione reciproca. Dopo, prima del coprifuoco, avrebbero trascorso gli ultimi minuti della giornata a chiacchierare.

Annabeth scoppiò a ridere, le lunghe onde bionde dei suoi capelli oscillarono morbidamente seguendo i movimenti della sua testa. Walburga non capiva come facesse Annabeth ad avere i capelli sempre in ordine, lei non sopportava il modo in cui si sporcavano i capelli, l’umidità che li rendeva crespi e li trasformava in un cespuglio indomabile, così, fin da quando era bambina, aveva imparato a portarli legati in lunghe trecce o in eleganti chignon. Sua madre, poi, diceva che mettevano in risalto il bel viso e gli eleganti occhi grigi.

Persino Darlene, la sua migliore amica, condivideva l’idea di portare i capelli legati per una questione di ordine e per non sembrare una ragazzina leggera.

“Io studio, Walburga, dovresti saperlo, i miei voti parlano per me!” esclamò continuando a ridere, “Solo che preferisco anche divertirmi! Il prossimo anno potremmo essere sposate e con la responsabilità di una casa o di una famiglia, ci pensi?”

Walburga sentì il sangue gelare nelle vene. Annuì composta e sorrise nel modo che aveva imparato per nascondere il proprio disappunto. Non aveva nessuna intenzione di sposarsi, e con chi, poi? Il solo pensiero l’atterriva, nessuno dei suoi compagni di scuola era degno di lei e quelli degli anni passati… Beh, era meglio sorvolare.

Annabeth, invece, sembrava decisa a trovare marito e si era lanciata in quell’attività che era diventato il passatempo preferito di molte compagne di Casa. Walburga aveva scelto un approccio diplomatico, anche perché non voleva creare alcun problema in famiglia, non voleva che arrivassero strane voci – sicuramente esagerate – a sua madre che già l’assillava abbastanza. Così, sorrideva e fingeva interesse perché sommergere di domande gli altri, nel suo mondo, era il modo migliore per sfuggire alle domande nei propri confronti.

“E sentiamo, Annabeth, in che modo ti staresti divertendo? Hai sentito di Lizzie Goyle?” lasciò scivolare l’ultima domanda con una punta di perfidia, scrutando la reazione della cugina, pronta a cogliere ogni tentativo di dissimulare la verità.

“Non sono affari tuoi, dopo tutto,” commentò Annabeth, “Sì, ho sentito di Lizzie, poveretta, mi è dispiaciuto molto, certo che, pure lei, poteva fare attenzione…”

“Chissà perché lo stesso livello di attenzione non è mai chiesto agli uomini,” si domandò Walburga.

“Oh, Walburga, non essere ingenua, siamo noi che dobbiamo gestire le conseguenze, sono le regole del gioco, no?”

“Sì, e Avery si è trovato incastrato in un matrimonio con la Goyle. Bastava un po’ più di attenzione da parte sua e sarebbe stato ancora libero, ma, come dici tu, sono le regole del gioco.” Lasciò cadere il discorso e si concentrò su chiacchiere e convenevoli vari come l’imminente partita di Serpeverde contro Corvonero, i progetti per Yule, i compiti e i piani di ripasso fino a quando non arrivarono alla festa del professor Lumacorno. Intorno a lei, il professore chiacchierava con il suo stuolo di studenti prediletti e da quando era arrivato Alphard, lei era stata declassata. Nessuna Black valeva quanto un Black qualsiasi. Sospirò seduta sul divano guardandosi intorno. Darlene era stata fermata da alcuni compagni di Corvonero e sembrava non riuscisse a liberarsi.

Sui divanetti di fronte a lei, invece, Judith Nott rideva con quell’oca della Bulstrode e anche loro parlavano di accordi matrimoniali in un modo che diede la nausea a Walburga. Non era mai stata una sentimentale e le era perfettamente chiaro il senso dei matrimoni combinati: era grazie a quel sistema che la sua famiglia poteva fregiarsi di essere la più antica e più pura famiglia del mondo magico. Eppure, quel mercato non era accettabile, e neppure decoroso. Frasi del tipo “tutti i migliori presto andranno via e dovrò accontentarmi degli scarti” le davano i brividi. Cosa avrebbe dovuto dire ai suoi figli? Che aveva scelto il padre come una carta pescata dal mazzo?

Il mago che avrebbe sposato, che le avrebbe tolto il nome dei Black per condurla nella nuova famiglia, sarebbe stato un uomo per cui sarebbe valsa la pena fare un simile passo. Altrimenti, tanto valeva rimanere zitella e tenersi il proprio nome di famiglia, come zia Lycoris che tra zio Arcturus e zio Regulus aveva trovato la sua libertà.

Era immersa in quei pensieri, quando la sua attenzione venne catturata da un ragazzo del quinto anno che stava tenendo un discorso. Era il nuovo Prefetto di Serpeverde, e un paio di volte lo aveva visto rimproverare alcuni Grifondoro del primo anno, le sembrava che si chiamasse Riddle. Aveva un portamento elegante e un’eloquenza forbita che raramente si rinveniva negli studenti. Tra l’altro, era tra gli studenti modello e il suo nome era circolato diverse volte tra le studentesse nel dormitorio. Walburga non lo aveva mai considerato, ma adesso, mentre si guardava intorno annoiata, la sua figura risaltava sulla mediocrità che li circondava.

“Vedete, il problema dei Nati Babbani è che loro non si rendono conto della decadenza che seminano nel mondo magico. Non avete idea della grettezza che gira tra i Babbani. Sono esseri corrotti, abietti! I maghi devono preservare la purezza del loro sangue!”

“Stai zitto, Riddle!” Bartemius Crouch interruppe Tom. Walburga strizzò gli occhi cercando di capire come mai quel viscido di Bartemius si fosse esposto, quando intravide le onde vaporose di Annabeth oltre le spalle del ragazzo. Quell’oca rideva alle battute di quel bellimbusto e improvvisamente le fu chiaro con chi si divertisse Annabeth. Walburga si sentì indignata per tutto il discorso di sua cugina su matrimoni, divertimento e senso di responsabilità. Le faceva la morale e poi si accompagnava a quel viscido leccapiedi, tutto salamelecchi e ossequi.

L’indignazione le diede il coraggio di prendere parola.

“Crouch, hai qualcosa contro la purezza?”

“Black, ti vanti di essere pura ma hai l’animo così nero…” Walburga si lasciò andare a una risatina sarcastica. Tutto qua?

“Ci vuole forza, abilità e talento per stare nell’oscurità più pura, Crouch, ma cosa ne sai,” intervenne Tom Riddle, subito interrotto dal professor Lumacorno. Walburga si ritrovò vicino il Prefetto di Serpeverde. “Grazie, Riddle.”

“Di niente, Black. Allora, è vero quello che si dice?”

“A proposito di cosa?”

“Lizzie Goyle non è finita a Beauxbatons e Avery diventerà papà prima di quanto immaginasse…” Tom Riddle le rivolse uno sguardo complice, per nulla a disagio o imbarazzato dal trovarsi a parlare con lei. Era piuttosto raro riuscire a fare conversazione con una mente brillante, con qualcuno che fosse in grado di fare ragionamenti acuti, e che si lasciasse andare a commenti sarcastici ma mai fuori luogo o inappropriati. Tom Riddle era il giovane impeccabile che Walburga cercava da una vita, peccato che fosse un Mezzosangue.

“Lo so cosa pensi, Walburga, la cosa mi lusinga parecchio, ma non è ancora nata la Black che possa seguire i miei passi.”

Walburga sospirò e bevve un sorso di Acquaviola. Gli occhi neri di Tom la fissavano e lei non riusciva a togliere lo sguardo da quella bocca perfetta. “È così difficile trovare una mente acuta come la tua, Tom,” convenne, “sei più impeccabile di gran parte dei figli Purosangue. In questi momenti inizio a domandarmi cosa sia la Purezza, se basti il cognome o serva l’integrità d’animo e l’intelligenza viva che ti caratterizza.”

Tom Riddle le sorrise: “Detto da te, Walburga, vuol dire molto… Ti va di fare due passi?”

Walburga annuì e seguì Tom fuori dalla festa, camminarono lungo il corridoio del sotterraneo e arrivarono fin quasi l’atrio principale per poi tornare indietro.

“Come vedi sto cercando di mettere un po’ di sale in zucca a quei debosciati dei nostri compagni di Casa,” le disse, “Capisco benissimo il tuo disagio a pensare di dover rinunciare al tuo nome per uno di loro.” Riddle sorrideva sarcastico. Walburga lo studiava in silenzio, intimamente divertita dal fatto che lui le stava dando ragione.

“Immagino che non si possa avere tutto dalla vita e che ad un certo punto occorra fare delle scelte,” disse Walburga. Non sapeva spiegarlo, ma sentiva una certa affinità con quel ragazzo educato e impeccabile, sentiva che poteva aprirsi e raccontare ogni cosa di sé, certa che lui avrebbe custodito le sue confidenze e non le avrebbe rivelate a nessuno. Era come se lui fosse in grado di leggere dentro di lei.

“Attenta alle scelte che fai, Walburga Black,” le disse con un fondo di tristezza nella voce. “Non commettere l’errore di mia madre. L’amore rende deboli. Forse basta solo un bel faccino, non lo so, ma mia madre ha insozzato il sangue di Salazar Serpeverde mescolandolo con quello di uno sporco Babbano.” La voce di Tom cambiò improvvisamente, divenne dura, fredda, Walburga sentì un brivido scivolarle lungo la schiena. Erano seduti su un muretto lungo quel corridoio deserto, intenti a scambiarsi confidenze. Walburga allungò la mano su quella di Riddle. Il sorriso triste che lui le rivolse le spezzò il cuore. Tom portò la mano alle labbra e poi la strinse vicino il cuore: “Ho toccato con mano la natura abietta dei Babbani, Walburga, non ho intenzione di farti una cosa simile. Il sangue è la cosa più preziosa che hai, preservala, a qualsiasi costo.”

“Anche se ciò dovesse significare sposare un idiota?”

“Se ha il sangue giusto, sposare un idiota potrebbe essere il miglior affare della tua vita. Non cercare l’amore nel matrimonio, Walburga, trova un partner in affari, qualcuno che condivida la tua visione o che possa essere influenzato da te. Lascia perdere i principi azzurri, le principesse finiscono sempre ammazzate.”

“Credo che tu abbia proprio ragione, Tom,” sorrise, “Rifletterò sulle tue parole, non ho fretta di sposarmi.”

“No, ma te ne metteranno, ho visto abbastanza del tuo mondo per capire come va. Le tue compagne hanno aperto la stagione della caccia al marito.”

“Sì, ma io sono una Black e non ho bisogno di cacciare proprio niente, devono venire con il cappello in mano a chiedermi la mano, sottostare al giudizio di mio padre e superare un tè con mia madre e poi, forse, li prenderò in considerazione.”

Tom si lasciò andare a una risatina divertita. Walburga alzò un sopracciglio e lui le disse: “Perdonami, non intendo ridere di te, provavo solo a immaginare quale dei nostri compagni di Casa avrebbe le carte in regola per sopravvivere a un tale percorso a ostacoli.”

“Temo nessuno,” disse Walburga.

“Lo temo anch’io e mi sembra di capire che questo sia il tuo obiettivo. Sei tanto perfida quanto bella, Black.”

“Detta così, suona così… inappropriata,” sospirò Walburga.

Tom le stringeva ancora la mano e la portò nuovamente alle labbra. La osservava con i suoi occhi neri, così profondi che Walburga sentì lo stomaco stringersi. Il sorriso che lui le rivolgeva le faceva sentire le ginocchia deboli e la gola secca.

“Perdonami, Walburga, non intendevo apparire inappropriato. Mi sentirei privilegiato a poter godere della tua compagnia.” Le labbra di Tom erano così invitanti e il suo sguardo era in grado di farle sentire la terra tremare sotto i piedi. Si disse fortunata ad essere seduta su quel muretto. Si sporse verso Tom e le loro labbra si sfiorarono. Il bacio che ne seguì fu perfetto, come nemmeno quello con Mulciber l’anno precedente. Sentì il braccio di Tom cingerle il fianco mentre i loro corpi si avvicinarono.

“Oh, Salazar…” sospirò Tom, “sei perfetta.”

Il tossicchiare nervoso di alcuni loro compagni di Casa li interruppe. Tom si congedò da lei con un galante baciamano e le diede la buonanotte promettendole che ci sarebbero state altre occasioni per loro due, in futuro.

“Dove eri finita?” La voce di Darlene la riportò con i piedi per terra. Walburga però non era in grado di rispondere a quella domanda.

“Non ti sarai imboscata con Riddle?” le domandò. “Ti prego, tua cugina è stata sufficientemente imbarazzante… con un Crouch, ma come si fa? Adesso, non mi dire che tu con Riddle… Siete due Black, siete in Serpeverde, cosa vi dice il cervello? Non avete idea di quanto sia difficile trovare marito fuori dalla vostra sala comune…”

Walburga sorrise all’amica e non disse niente, punta sul vivo. Riddle era perfetto, ma non era alla sua altezza e questo poteva renderlo, al massimo, un piacevole passatempo. Sospirarono entrambe, sedute sul divano della festa. Darlene le passò un calice di Acquaviola.

“Annabeth aveva detto che ci sarebbe stato dell’alcol,” sospirò Walburga che sentiva di aver bisogno di qualcosa di forte. Darlene sembrò studiarla, forse alla ricerca di qualche turbamento, così Walburga tornò ad assumere la sua espressione imperscrutabile, quella che teneva sempre in casa: non voleva allertare Darlene, chissà che fantasie si sarebbe fatta, sarebbe stata capace di scrivere a casa e creare un polverone per difendere la sua migliore amica dai tentativi di seduzione di un Mezzosangue, ne era certa. Walburga voleva solo bere e smettere di pensare a tutte quelle regole che la stavano asfissiando. Darlene, invece, in quel mondo sembrava trovarsi fin troppo bene, le negò l’alcol dicendo: “Fa male alla salute e domani abbiamo una giornata impegnativa, senza contare che sono calorie inutili. Non mi arriverà nessuna proposta di matrimonio, vero?”

“Desideri così tanto sposarti?”

“Beh, hai visto che fine ha fatto mia cugina Euphemia Rowle? Smistata in Tassorosso, piuttosto che darla in sposa a un Potter l’hanno avviata a una carriera da istitutrice.”

“Potter? Quello che poi ha sposato zia Dorea?”

“Proprio lui. Io sono finita a Corvonero, ma la storia non cambia, i Rowle sono spietati con chi non finisce in Serpeverde, quasi che non fossimo sufficientemente Purosangue.”

“Tu sei più pura di tanti Serpeverde, Darlene. Secondo me, il Cappello Parlante era rimasto stordito dalla puzza di Robertson quando poi ha Smistato te, altrimenti non si spiega, ma se non volessero trovarti un marito cosa farai?”

“Voglio studiare Medimagia e diventare Guaritrice. Un giorno diventerò la Direttrice del San Mungo e sarò così famosa che le famiglie Purosangue si pentiranno di non avermi nel loro albero genealogico. Fanno a gara per quelle oche della Parkinson e della Selwyn e rifiutano me, una Rowle!”

“Sai che non mi dispiacerebbe studiare Medimagia con te? Almeno finché non verrò incastrata in un matrimonio!”

“Allora è deciso, dopo i M.A.G.O. ci iscriveremo all’Accademia di Medimagia del San Mungo! Felice Samhain!”

“Felice Samhain!” Brindarono con l’Acquaviola e Walburga sperò che non fosse di cattivo auspicio.



 
Note dell’Autore:
Di Walburga sappiamo poco, solo l’immagine che un Sirius rancoroso e braccato dal Ministero e dai Mangiamorte e costretto a nascondersi, ci riferisce. La conosciamo attraverso il suo ritratto da anziana, che non è altro che colore, memoria e magia, secondo quanto pubblicato dalla Rowling in Wizardingworld.com. Com’è diventata quella donna così severa al punto da cancellare un figlio dall’arazzo di famiglia? È sempre stata così o c’è stato un tempo in cui era diversa? Esiste una Walburga che Sirius non ha mai voluto o potuto conoscere, visto che è fuggito di casa a quindici anni?
Ecco, ho provato ad andare oltre quello che sappiamo, a ricamare con una serie di miei headcanon personali (il rapporto con Edward e Darlene) per provare a vedere come si sia arrivati alla Walburga che conosciamo. L’idea non è tanto quella di raccontare la vita di Walburga, quanto di mostrare la società Purosangue e i suoi meccanismi attraverso gli occhi di qualcuno è cresciuto al suo interno.

Il prossimo capitolo arriva il 18 agosto, mentre il 20 arriverà il capitolo conclusivo! 
A presto,
Sev



 
   
 
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