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Autore: Illidan17    17/08/2021    1 recensioni
Sono le scelte che facciamo, a determinare chi siamo, non i nostri poteri. Usagi lo ha sempre saputo, e ora dovrà dimostrarlo... e non solo lei. Cosa sarebbe successo, nella seconda stagione, se i personaggi avessero preso decisioni diverse?
Genere: Avventura, Fluff, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Demando/Diamond, Serenity
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Seconda serie
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Capitolo 1

Usagi prigioniera 

 

Usagi si svegliò, con la testa pesante. All'inizio vide tutto nero, tanto che all’inizio pensò di essere diventata cieca. Poi cominciò a distinguere delle forme, e si rese conto di fissare un baldacchino in legno nero. Si alzò, seppure con molta fatica. Si guardò intorno. Le lenzuola erano di seta bianca, e sopra era stata messa la pelliccia di un animale mai visto, tanto nera da sembrare fatta di ombra. Le tende del baldacchino erano di velluto nero orlato d’oro. Era in una stanza lussuosa, con le pareti bianche profilate di nero, uno specchio enorme davanti al letto, con la cornice d’oro e unicorni scolpiti, una toilette in legno nero e a sinistra c’erauna finestra alta fino al soffitto, in legno nero con tende bianche leggere e tendoni neri come il baldacchino. Cercò di mettersi in piedi, e si accese una luce innaturalmente bianca. Veniva da un lampadario in cristallo nero, ma non si capiva la fonte. Alla sua destra c’era un caminetto, dove scoppiettava un fuoco violaceo. 

La vista del fuoco le fece ricordare cosa era successo. Era andata al tempio, insieme a Chibiusa, quella peste che le aveva appena stravolto la vita, per parlare con Rei e le altre. Si era spacciata per sua cugina, e aveva truccato le foto, ne era sicura, però la sacerdotessa miko non aveva rilevato alcun pericolo. Poi hanno bevuto del thè... tutte tranne lei, che stava mangiando un biscotto al cioccolato e leggeva il nuovo manga di Rei. Levò la testa perché aveva sentito un tonfo. Erano tutte addormentate. Che cosa era successo? Non ci voleva un genio per capire che il thè era stato drogato. Uscì fuori: in fondo avevano trovato il thè fuori dalla porta. Infatti trovò il vecchio Oji-san addormentato. Sentì dei rumori provenienti dalla stanza di Rei. Tornò sui suoi passi e trovò Chibiusa che stava frugando nelle tasche delle ragazze, come se il Cristallo d’Argento potesse essere lì. Se avesse saputo la verità... 

Usagi era in genere un tipo pacifico e gentile, forse un po' ingenuo, ma mai aveva alzato le mani su qualcuno, neppure su suo fratello Shingo. Quella bambina, però, aveva tirato fuori il suo lato oscuro e prosciugato la sua riserva di pazienza... in due giorni. Vide ancora la sua espressione fra il sorpreso e l’impaurito prima di prenderla, rimproverarla e darle una sonora sculacciata. Chibiusa ovviamente pianse e cacciò uno strillo, come tutti i bambini. Però successe qualcos’altro. Si era formata una mezzaluna d’oro sulla fronte e tirò fuori una scarica di energia. Poi svenne. La guardò, riflettendo sul fatto che forse erano veramente imparentate in qualche modo, e sentì una presenza... maligna. Mise la bambina al sicuro e si trasformò. 

Fuori c’era una ragazza, forse poco più grande di lei. Era piuttosto carina. Pallida, i lunghi capelli viola scuro ondulati sciolti a parte due odango a punta, gli occhi dello stesso colore, indossava una tuta rosa a strisce viola, un tutù di piume viola e scarpe a tacco alto sempre viola. Al collo aveva un collarino nero con una rosa in tessuto, e aveva degli orecchini con cristalli neri pendenti. Sulla fronte recava una mezzaluna... nera e rovesciata. Per qualche ragione, nella sua testa cominciarono a suonare diversi campanelli d’allarme. 

La sconosciuta si guardava intorno, in cerca di qualcosa... o di qualcuno. Quando si accorse di lei, aveva fatto un passo indietro, come presa alla sprovvista. Ma si era ricomposta quasi subito. Disse di chiamarsi Koan, di essere una delle Sorelle Persecutrici, e che cercava il Coniglio. Usagi capì subito che si trattava di Chibiusa. Ovviamente le fece capire che non gliel’avrebbe consegnata. Così era iniziato il combattimento. Koan sembrava la versione oscura di Rei. Anche lei manipolava il fuoco, ma era un fuoco violaceo, il cui calore era peggio del fuoco a cui era abituata. Ad un certo punto si era trovata prigioniera di una colonna infuocata, e sarebbe morta, se il Cristallo non l’avesse protetta, scatenando la stessa reazione come con Chibiusa. Il diadema sparì, e comparve la mezzaluna dorata, e la sua energia dissipò la colonna. Koan la guardò come se fosse un fantasma. Poi fissò qualcosa dietro di lei e scosse la testa. Usagi si voltò. Fece appena in tempo a vedere dei capelli rossi, una mezzaluna nera, lo stesso paio di orecchini e una tuta mimetica prima di sentire un colpo allo stomaco che le fece perdere i sensi. 

Tornata alla realtà, si toccò l’addome, ma non sentì dolore. Fu allora che si rese conto che indossava una camicia da notte in seta blu, con le maniche corte e la parte superiore in pizzo dello stesso colore. Si guardò allo specchio. Il Cristallo era stato rimosso dalla custodia, e lo avevano infilato ad una catenina attorno al suo collo. Emanava una luce fioca. Andò alla finestra. Era buio, ma percepì l’assenza del sole. Era un posto desolato e buio. C'erano le stelle, ma non riusciva a riconoscere le costellazioni. Possibile che fosse su un altro pianeta? 

-Come state, Altezza? 

Si voltò di scatto. Koan era entrata, un’espressione preoccupata sul viso. A cosa era dovuto questo cambiamento d’umore? E poi, perché l’ha chiamata Altezza? Sapeva chi era veramente? Koan continuò. 

-Capisco che siate spaventata, ma qui siete al sicuro. Se avessi saputo prima che eravate la principessa Serenity, la futura madre del Coniglio, non vi avrei attaccato. E neppure Rubeus. Spero non vi abbia fatto troppo male. 

Rubeus... doveva essere il tipo in mimetica. Koan sembrava in imbarazzo. Era forse... innamorata? Usagi alzò un sopracciglio: a quanto pare queste persone erano capaci di provare sentimenti umani. Questo la tranquillizzò. Però c’era un dettaglio: la futura madre di Chibiusa? Quella peste era sua figlia? Era assurdo... ma questo spiegava la comparsa della mezzaluna. Pregò stesse bene. 

-Io... sto bene, grazie. Però vorrei sapere dove sono. 

-Siete su Nemesis, il nostro pianeta, nel trentesimo secolo. 

Nemesis... lo aveva già sentito nominare, nella sua vita precedente. Il decimo pianeta. Sua madre le aveva raccontato che erano la loro versione oscura e che traevano il loro potere da un cristallo, come nel Regno Argentato. Sapeva anche che avevano l’abitudine di conquistare i regni vicini, perché nel loro non cresceva niente. Guardò fuori. Come dar loro torto? Un momento: trentesimo secolo? Avrebbe avuto una figlia fra dieci secoli? Poi si ricordò che gli abitanti del Regno Argentato si potevano dire immortali, grazie al Cristallo d’Argento. Forse era quello che era successo. In fondo, sua madre era venerata come la dea Selene dai terrestri. Calma. Una cosa per volta. 

-Perché sono qui? 

-È il desiderio del nostro principe. Vorrà vedervi. Prima però, lasciate che vi prepari. Avete dormito tre giorni. 

TRE GIORNI? Che cosa era successo, nel frattempo, a casa sua? Poi, però, si ricordò un particolare, mentre studiava il sistema solare insieme a Ami. 

-Quanto equivale un giorno sul mio pianeta, rispetto a Nemesis? 

-Un giorno sulla Terra corrisponde a otto giorni qui. 

Tirò un sospiro di sollievo. In pratica, era passata qualche ora. Koan se ne accorse e ridacchiò. 

-Vi ho spaventata, vero? Comunque, per la cronaca, vi siete ripresa in fretta. Il principe si aspettava il vostro risveglio fra una settimana, e anche di più. È venuto anche a vedervi. 

Questo particolare preoccupò Usagi. Un uomo che non era Mamoru era venuto a guardarla mentre dormiva. Un uomo che non conosceva, ma che la conosceva. Non le piaceva per niente. 

Koan la condusse nella sala da bagno, una stanza enorme, dalle pareti di cristallo blu-nero, dominata da una vasca a terra.  L’acqua al suo interno era di colore perlaceo e luminescente. Nell'aria aleggiava un profumo a lei familiare. Era gelsomino. Koan la aiutò a spogliarsi e a lavarsi. L'acqua aveva la sua stessa temperatura corporea. 

-Koan, vorrei farti qualche domanda... riguardo al vostro sovrano, per sapere cosa mi aspetta. 

-Chiedete pure, Altezza. 

-Hai detto che era suo desiderio che io fossi qui, e mi è parso di capire che fosse... preoccupato per la mia salute. Immagino mi abbia già incontrato in questo secolo. Posso sapere cosa è successo? 

Koan si schiarì la voce. 

-Il principe Demando aveva deciso di attaccare il vostro pianeta. Lo avete affrontato... e si è... come dire? Infatuato della vostra persona. 

Ecco perché si è trovata Chibiusa tra i piedi! Scappava da un conflitto. Sperò si fosse decisa a parlare con le altre. E questo principe era attratto da lei... in un altro momento, si sarebbe sentita lusingata. Ma c’era qualcos’altro... 

-Koan, in quel confronto... ho perso? 

-Sì... e no. Stavate per soccombere, ma il potere del vostro cristallo vi ha salvata. In questo momento, siete immersa in un sonno profondo, dentro una teca di cristallo. Le vostre guerriere e il vostro consorte Endymion vegliano su di voi. 

Dunque avrebbe sposato Mamoru... principe Demando permettendo. Ebbe l’impressione che avrebbe usato ogni mezzo a sua disposizione, pur di averla per sé. Non sarebbe stato un soggiorno facile. O forse era una prigionia? 

Quando tornò nella sua stanza, c’erano altre tre ragazze, poco più grandi di Koan. 

-Vi presento le mie sorelle: Berthier, Calaveras e Petz. Saremo al vostro servizio. 

Servizio o sorveglianza? Lo avrebbe scoperto ben presto. Petz, la più grande, aveva portato un vestito... di quelli che Usagi arrossiva solo a guardarli. Di seta color avorio, lasciava le spalle scoperte, e le maniche a sbuffo erano in tulle semitrasparente. Davanti c’era un’elaborata decorazione dorata. Dietro un fiocco imitava le ali di una farfalla. Le sorelle la aiutarono a vestirsi, poi la truccarono e la ingioiellarono. Non esagerarono con il trucco. Probabilmente volevano solo farla sembrare più grande, almeno in pubblico. Inoltre, notò che tutti i cosmetici profumavano di gelsomino. Cominciò a pensare che fosse il profumo preferito dal sovrano. 

La scortarono fino alla sala del trono. Durante il tragitto, di guardò intorno. Era tutto in toni scuri, sul nero e il violaceo. A volte c’erano sprazzi blu e verdastri. E nell’aria c’era qualcosa, una forza che la opprimeva. Sospettò fosse il Cristallo Nero. Incrociò qualcuno, ma non tutti avevano la mezzaluna nera o gli orecchini. Dovevano essere appannaggio di pochi. 

Si fermarono ad una doppia porta enorme, nera con riflessi verdastri, con elaborate decorazioni. Petz entrò e uscì poco dopo. 

-Il principe vi riceve, in privato. 

Entrò da sola, e la porta si chiusa dietro di lei. La sala era enorme, non riusciva a vedere il soffitto. Il trono era di pietra grigio-verde, con uno schienale elaborato, dalla forma di giglio. Era vuoto. Dov'era? La sua attenzione fu attirata da qualcosa al centro della sala. Una colonna sopra la quale si stagliava un’immagine. Un ologramma. Raffigurava una donna dai tratti delicati egli occhi chiusi. Si rese conto che stava fissando sé stessa... come regina. Koan aveva parlato di un’infatuazione, ma questa era un’ossessione! In che guaio si era cacciata? 

Era dietro di lei. Lo sentì guardarla. Fece un bel respiro e si voltò. Le ci volle tutta la sua forza di volontà per non rimanere a bocca aperta. Demando aveva la stessa età di Mamoru, ma era completamente diverso da lui. Era alto, i capelli bianco argenteo arrivavano alle spalle, gli occhi viola ametista la fissavano intensamente, con una nota di tristezza. Indossava un completo bianco, la giacca ornata con un ricamo ad arabesco color indaco. Un mantello di velluto viola completava la figura. Mesi prima, quando era semplicemente Usagi, sarebbe quasi impazzita in sua presenza. Ora, però, era diverso. C'era Mamoru. Il quale però non aveva la stessa aria regale e non irradiava autorità. Non era un’esperta, ma era sicura che avesse cominciato a regnare quando era molto giovane. Educato a farsi obbedire e a non tollerare gli errori. A pretendere la perfezione e il meglio. 

Doveva essere furiosa con lui, eppure non se la sentì. Provava molta pena per lui. Il principe avanzò verso di lei, accarezzandole il viso. Poi le prese la mano e le sussurrò all’orecchio: 

-Finalmente ci incontriamo, Serenity. Non temere, non ti farò alcun male, tutt’altro. 

 Le baciò la mano. Probabilmente non voleva fermarsi lì, ma lo fece. Usagi cominciò a sentirsi strana. Non che Demando le avesse fatto qualcosa, anzi. Era qualcosa a che vedere con... i suoi ormoni. La sua mente le diceva che tutto ciò era sbagliato, eppure non le dispiaceva che la toccasse. Era chiaro che il principe stesse combattendo contro i propri istinti, e lei decise di starsene tranquilla, per evitare il peggio. Demando lo prese come un incoraggiamento. 

-Vieni, parliamo un po'. 

Usagi cominciò a pentirsi della sua remissività. La stessa forza che la opprimeva ora aveva preso il controllo del suo corpo, trascinandola verso il trono, dove si ritrovò seduta e bloccata. Forse aveva paura di essere respinto. Le spiegò cosa era successo nel suo futuro. Di come aveva quasi distrutto il pianeta, anche se non ne aveva l’intenzione. Dell'ultima volta che si erano visti... C’era però qualcosa che stonava. Demando non era un monarca di primo pelo. Perché attaccare? 

-C’è qualcosa che mi sfugge. Mi stai dicendo la verità, ne sono sicura... Non capisco perché non hai preso in considerazione una soluzione pacifica, un negoziato... Mi conosco abbastanza da sapere che non te lo avrei negato. 

Demando la guardò. Era serio, ma non arrabbiato. Le accarezzò i capelli. 

-In effetti era quello che volevo fare, ma commisi l’errore di rivolgermi a tuo marito, mal consigliato dalla sua... amante. 

Dal tono capì che glielo voleva risparmiare. Mamoru aveva... No, non ci voleva credere. Eppure Demando era sincero, glielo leggeva negli occhi. Chi era? Forse... 

-Chi è? Una delle mie guerriere? 

-Potrebbe non piacerti. 

Sai che novità. Non che volesse blindare Mamoru. Solo, non le piaceva che la tradissero alle sue spalle. 

-Se tiene in considerazione la sua opinione, vuol dire che va avanti da anni, forse dalla mia epoca. E forse so anche chi è. Voglio solo una conferma dei miei sospetti. 

-Sailor Mars. 

Appunto. Rei Hino. La sacerdotessa con la quale Mamoru usciva, prima di rammentare la sua vita precedente. La guerriera più coraggiosa. E anche la più sfacciata. Strinse i pugni. La prossima volta che si vedevano faccia a faccia, le avrebbe fatto un discorsetto. E anche a Mamoru. Ma ora c’era una questione più urgente. 

-Non essere triste. 

-Non lo sono. Stavo... ponderando il da farsi. 

-Voglio che tu sappia una cosa. Meriti molto meglio di un uomo che dice di amarti solo per convenienza, e poi ti tradisce con una tua cara amica. Eppure, non mediti vendetta. 

-No, ho altro in mente, per loro. Loro sono miei. 

Meglio precisare che ci pensasse lei. Demando alzò un sopracciglio. 

-Bene, perché non ti meritano. Sei così bella... splendida come il tuo pianeta, Serenity. 

Così, dicendo, le sollevò il mento con una mano, mente l’altra affondò fra i suoi capelli. Chiuse gli occhi e si avvicinò alla sua bocca. Dopo una lieve esitazione, le sue labbra si schiusero su quelle di Usagi. 

Sapeva che forse era sbagliato. Ma forse, in quell’istante, Mamoru e Rei stavano facendo la stessa cosa. E non era mai stata baciata in quel modo così passionale, neppure nella sua vita precedente... 

Perciò restituì il bacio, e la sala del trono fu pervasa da gemiti di puro piacere. Le mani di Demando scivolarono sulla sua schiena, e quelle di Usagi affondarono fra i suoi capelli. Libera dall’incantesimo, si era alzata in piedi... 

Fu allora che lo percepì. Qualcuno li stava guardando. Non era lì fisicamente, ma vedeva tutta la scena... Si irrigidì e aprì gli occhi. Vide per un attimo gli occhi viola di Rei. Ebbe un moto di rabbia e un pensiero: 

Traditrice! Vattene! 

Come se reagisse al suo pensiero, il Cristallo d’Argento si illuminò, creando una barriera e sbattendo fuori ogni influenza esterna. Demando era interdetto. Anche lui aveva percepito qualcosa. 

-Come... 

-Io... non sapevo di esserne capace. 

All'improvviso, Usagi si sentì molto debole. Le gambe non la reggevano più, la testa le girava. Se Demando non l’avesse tenuta fra le sue braccia, sarebbe caduta per terra. Non riusciva neppure a sollevare le braccia. Anche parlare era una gran fatica. 

-Cosa... 

Demando l’aveva sollevata da terra e la teneva in braccio. 

-Il potere del Cristallo Nero annulla tutti gli altri. Ogni volta che usi il Cristallo d’Argento, l’energia viene assorbita dal Cristallo Nero. Sembra però che il tuo cristallo abbia fatto tutto di sua iniziativa. 

Usagi ebbe appena il tempo di assimilare l’informazione che le sue palpebre di chiusero, contro la sua volontà, facendola scivolare in un sonno senza sogni... 

*** 

Rei Hino pensava che non poteva andare peggio di così. Quanto si sbagliava! Comprese l’entità del suo errore solo dopo essere stata sbattuta fuori da Usagi. 

La giornata era iniziata in modo normale. Usagi aveva chiesto di riunirsi e, dopo aver presentato sua cugina, l’aveva spedita a giocare fuori per parlare. Così raccontò di come fosse letteralmente caduta dal cielo e di come le avesse stravolto la vita, oltre all'ossessione di cercare il Cristallo d’Argento. L'avrebbe anche aiutata, ma voleva sapere cosa stesse succedendo. Rei aveva guardato la foto truccata. Era stata usata una magia, ma non di quella malvagia. Poi il nonno aveva servito il thè. Lo avevano bevuto e poi... più niente. 

Si era svegliata con la testa pesante. Vide Ami, Makoto e Minako prive di sensi. Usagi era sparita. Sentì Yuichiri urlare: 

-TOGLIETELE LE MANI DI DOSSO! AHHH! 

Si precipitò fuori. Vide il nonno che si alzava a fatica e Yuichiri gambe all’aria, armato di scopa. Percepì tracce di energia oscura. L'apprendista farfugliò di due persone che aveva rapito Usagi, un uomo in mimetica e una ragazza pallida come una morta. Rientrò in camera e cercò di svegliare le altre, quando sentì un rumore proveniente dal bagno. Qualunque cosa fosse successa, Usagi aveva messo la bambina al sicuro. Tuttavia la piccola Chibiusa fece scena muta. Non voleva dire cosa fosse successo.  

Le altre si ripresero, e Rei si decise a chiamare Mamoru, il quale arrivò subito. Dopo qualche discussione su dove avrebbero potuto portarla, la sacerdotessa decise di chiedere al fuoco sacro. E il fuoco mostrò una visione. 

Usagi era seduta su un trono di pietra riccamente scolpito, vestita in modo regale. C'era qualcuno, vicino a lei. Un uomo dell’età di Mamoru, vestito in modo regale, con una mezzaluna nera sulla fronte. Stavano parlando, ma non si sentivano le voci. Era un argomento serio, lo vedeva dal viso della sua amica. C'era anche... rabbia? L'uomo, invece, la guardava come se fosse il tesoro più prezioso. Le accarezzava i capelli, le spalle nude... Non le piaceva per niente. E poi l’ha baciata. Usagi, invece di ribellarsi, restituì il bacio. Rimasero a guardare finché la loro amica non guardò proprio in direzione di Rei. Era furiosa. La sua furia attraversò il corpo di Rei come una scarica elettrica, mandandola a sbattere contro la parete. Infine si sentì la voce di Usagi, irriconoscibile tanto era deformata dalla rabbia: 

-TRADITRICE! VATTENE! 

Mamoru la soccorse subito. 

-Rei! Stai bene? 

La ragazza guardò il vuoto per un po'. Minako guardò verso il fuoco, ormai muto, e poi guardò Rei, con aria grave. La guerriera del fuoco annuì. 

-Non so cosa le abbia detto quell’uomo, ma l’ha fatta arrabbiare. Con me. 

E poi guardò Mamoru. E capì ogni cosa. 

Sa di noi due.
   
 
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