Fanfic su artisti musicali > Beatles
Segui la storia  |       
Autore: workingclassheroine    17/08/2021    1 recensioni
Quando Paul McCartney arriva all'Università di Cambridge il suo obiettivo è quello di far scorrere tutto liscio fino alla laurea.
Il suo insopportabile compagno di stanza, John "Churchill" Lennon, è ben deciso a rendergli le cose più difficili.
E più divertenti.
Genere: Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: George Harrison, John Lennon, Paul McCartney, Quasi tutti, Ringo Starr
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Capitolo 2

THE BREAKFAST CLUB



"Alzati, Frances"

Sbuffo, ancora mezzo addormentato, e mi tiro le coperte fin sopra la testa.

In un attimo mi sono strappate di dosso.

"Fa freddo" piagnucolo, rannicchiandomi.

Mi rifiuto caparbiamente di aprire gli occhi.

"Hai dieci secondi, Aurora" mi intima la voce di Churchill, "Poi ti prendo di peso e ti butto nella doccia"

Inizia il suo conto alla rovescia, e valuto brevemente se sia o meno capace di essere tanto ignobile.

Mi tiro a sedere prima ancora che abbia finito di pronunciare la parola nove.

"Cosa vuoi?" chiedo, secco.

Non sono un amante della mattina, e sono un ancor più cieco odiatore di chi la mattina presto osa parlare.

"Hai mezz'ora per prepararti"

Se non altro, mi dico, usa frasi brevi.

Poi l'occhio mi cade sullo schermo del mio telefono.

"Le sette e mezza di mattina" sibilo, riportando lo sguardo su di lui "Sei morto".

Sorride, perfettamente sereno, "Oh, Dorothy. Non vedo l'ora"

"Le mie lezioni non iniziano prima delle nove" borbotto, ma mi allungo a disattivare la sveglia che avevo impostato per le otto e mezza.

Churchill è già perfettamente pronto, con il maglione nero che lo avvolge sino alla gola e i pantaloni, dello stesso colore, stirati in modo impeccabile.

Si aggiusta allo specchio i ricci umidi che gli cadono sulla fronte, e non mi guarda neppure.

"Senti un po', Britney" si limita a dire, "Hai due scelte: o vieni a fare colazione con noi e ti guadagni un primo giorno dignitoso o attraversi quelle porte tutto solo, con una mappa in mano, sperando che qualcuno ti indichi la classe giusta".

Prima di entrare in bagno, mi premuro di sbattergli in faccia la t-shirt che ho appena sfilato.

Con tutta la violenza che posso.

L'acqua esce a scatti dal doccino, e neanche qualche pugno frustrato riesce a risolvere la cosa.

Le mie camicie sono tutte stropicciate a causa del viaggio, e sono costretto a indossarvi sopra il primo maglione che riesco a recuperare.

I jeans sono ancora un po' umidi, e nel complesso mi sento un disastro.

Liscio con cura il colletto della camicia bianca, avendo cura che le ali svettino sul verde bosco della lana, e sospiro.

Il mio umore peggiora ulteriormente quando ricordo che le mie scarpe devono essere ancora all'ingresso, incrostate di fango.

"Non dire niente" avviso Churchill, uscendo dal bagno.

Il suo sguardo cade immediatamente sulle mie pantofole, e si lascia sfuggire un sorriso "Non preoccuparti, Cenerentola. Recupereremo le tue scarpe"

Borbotto qualcosa che è incomprensibile anche a me, e mi infilo nel corridoio prima che possa aggiungere altro.

Mi è accanto in un attimo.

"Se può consolarti questo verde ti risalta gli occhi, Giselle" commenta, sarcastico.

Mi consola, in effetti, ma non mi frena dal tirargli una spallata.

"Chiudi il becco, sembri la caricatura di Steve Jobs" sibilo.

*

Mi basta arrivare alla cucina del nostro piano perché il mio umore migliori notevolmente.

Non devo essere l'unico ad aver avuto uno scontro difficile con l'armadio, stamattina.

Shiva porta un maglione talmente colorato che potrei ritrovarlo di notte in mezzo a un bosco, e sono quasi certo che Phineas abbia indossato il suo al contrario.

E dico quasi perché è difficile dirlo con certezza, dato che sta dormendo con la testa riversa sul legno del tavolino.

"Ehi" mi saluta Shiva, mentre prendo posto accanto a lui.

Poi punta gli occhi su Churchill, seduto accanto a Phineas.

"Vacci piano" gli intima, a bassa voce "Oggi lo portano a tagliuzzare cadaveri per la prima volta, non ha chiuso occhio"

Churchill gli sorride candidamente.

"Torna ad accendere bastoncini d'incenso, tu" consiglia, da bravo diplomatico, e tira una gomitata al ragazzo addormentato.

Phineas mugola appena, "Cosa diavolo vuoi?"

"Svegliati, ho bisogno di una consulenza"

Il ragazzo sbuffa, ma solleva la testa e se la poggia sul palmo della mano, squadrandolo di sbieco.

"Caroline, qui davanti" mi indica Churchill, senza badare al suo tono "Si è lamentata tutta la notte per una stupida febbre. Cosa consigli di fare per farla tacere una volta per tutte?"

"Ucciderlo" borbotta Phineas, lugubre.

Sto per intervenire quando un improvviso calcio alla tibia tramuta le mie parole in una smorfia di dolore.

"Pensavo a qualcosa senza conseguenze in ambito penale, in realtà" continua Churchill, intrecciando le dita con fare innocente.

"D'accordo" si arrende Phineas, rivolgendosi a me, "Hai preso freddo, ultimamente?"

Un secondo calcio mi fa strabuzzare gli occhi.

"Sì" rispondo, con una voce acuta che non è la mia, "Ieri ho preso un po' di pioggia"

Phineas sembra più sveglio, più vigile mentre sfrutta le proprie capacità, e inizio a capire dove tutta questa messinscena va a parare.

"Allora escluderei l'origine virale. Non preoccuparti, Cassius" e mi sorride, rassicurante e sicuro di sé come ogni medico dovrebbe essere "Cerca di riposare, questo pomeriggio, e se stasera stai ancora male passa da me. Ho del paracetamolo"

Churchill gli circonda le spalle con il braccio, "Te lo avevo detto, Gladys. Inutile allertare l'infermeria, questo grande naso ha fiuto per le diagnosi"

Phineas ridacchia, rilassato.

Sembra aver improvvisamente dimenticato tutto il nervosismo.

"Insomma, qualcuno dovrà preparare questa maledetta colazione" esclama Shiva, afferrandomi il braccio, "Andiamo"

Lo seguo docilmente ai fornelli, e mentre aspettiamo che i ragazzi prima di noi terminino di cucinare le loro uova, abbiamo tempo di chiacchierare un po'.

"Non credevo fosse così bravo" accenno, passando a Shiva il bollitore che mi ha chiesto di prendere.

"Churchill, intendi?" mi risponde, distratto "Lo è. C'è un motivo se qui tutti pendono dalle sue labbra. Sa sempre cosa è giusto dire"

"Un'ottima dote per uno che vuole fare politica"

Lui ride, empiendo la caraffa d'acqua, "Dio, sì. Non ho dubbi diventerà davvero Primo Ministro. Che Dio salvi la Regina"

Ridiamo insieme.

"Tu, invece?" mi chiede Shiva, indicandomi lo scaffale dietro di me.

Recupero quattro bustine di té dalla scatola che vi è poggiata, e me le picchietto distrattamente sul palmo in attesa che l'acqua inizi a bollire.

"Io cosa?"

"È il tuo primo giorno. Ansioso?" apre uno degli sportelli della dispensa, chiuso con un piccolo lucchetto, e sospira, "Dio, dobbiamo fare la spesa"

Mi sembra di essere tornato ai tempi della scuola, quando cercavo di raccontare a mia madre dei miei progressi con le addizioni mentre lei volteggiava da una parte all'altra della cucina.

La cosa non mi infastidisce.

Se Shiva mi trattasse da ragazzino spaventato, forse lo diventerei davvero.

Mi piace che le sue attenzioni non siano invadenti, e mi ritrovo a pensare che Churchill non sia l'unico con uno spiccato talento nel gestire le emozioni altrui.

"Forse" ammetto, "E a proposito di spesa, dov'è il supermercato più vicino?"

Shiva mi rivolge un sorriso, "Ti guardo le spalle, almeno per le prime due ore e mezza. Il professor Davies ti piacerà. Churchill lo chiama la Tartaruga, perchè sembra avere trecento anni, ma traduce Tacito solo leggendolo e quando è di buon umore ci insegna a imprecare in latino".

"Non male" commento, "C'è qualcuno qui che non ha un soprannome?"

"Non credo. Ma è una buona cosa" mi spiega, afferrando due delle quattro tazze fumanti e invitandomi con lo sguardo a fare lo stesso, "È un modo di possedere le cose, di esorcizzarle. Diventa più facile sopravvivere qui quando ti costruisci un mondo in cui ognuno è la caricatura di se stesso"

Mi sembra di iniziare a capire davvero, ma non ho il tempo di porre altre domande che Shiva scoppia a ridere.

"Sto diventendo deprimente, vero? Studio troppa filosofia. Per quanto riguarda la spesa, noi mangiamo sempre insieme. Se mi lasci una lista, questo pomeriggio io e Phineas prendiamo la sua auto e andiamo a farla per tutti"

Mi limito a ringraziarlo, e afferro le due tazze rimanenti.

"Alla buon'ora" ci prende in giro Churchill, quando arriviamo al tavolo.

Gli allungo la tazza con più foga del dovuto, facendo schizzare sul tavolo un po' di liquido.

"Jenny" mi rimprovera, divertito "Stai facendo l'offesa con me?"

Phineas rotea gli occhi alle sue spalle, rivolgendomi un sorriso complice.

"Dagli tregua. È il suo primo giorno"

"Ecco, infatti" concordo, "Dovresti stare con due piedi in una scarpa. Che è quello che probabilmente sarò costretto a fare io oggi, se non recupero le mie"

Churchill ride sommessamente, portandosi la tazza alle labbra per soffiarci dentro.

"Ti ho detto di stare tranquilla, Genevieve. Finiamo questa maledetta colazione e ti accompagniamo dalla vecchia Cerbero"

"La signora Hyde" chiarisce Phineas, gentilmente.

Ci alziamo dal tavolo che sono le otto e mezza, e siamo costretti a lavare le tazze a una velocità imbarazzante per non rischiare di arrivare in ritardo a lezione.

Churchill, che ha recuperato per noi zaini e cappotti, ce li lancia addosso e ci costringe a indossarli strada facendo.

Corriamo per le scale, schivando gli altri studenti.

L'eco delle nostre risate e delle imprecazioni che ci lasciamo sfuggire rimbalza contro le pareti, e non può che farmi sorridere ulteriormente.

Arrivati all'ingresso, sento il Cerbero borbottare qualcosa in merito a una mandria di bufali.

"Signora Hyde" la chiamo, con l'espressione più innocente che riesco a mettere su "Le mie scarpe..."

Lei mi fulmina con lo sguardo, ma si china dietro il bancone dell'accettazione.

Quando mi porge le mie Converse bianche, pulite come non lo sono mai state, devo trattenermi per non abbracciarla.

"Lei è un angelo del paradiso, signora Hyde"

Incrocia le braccia, e trattiene un sorriso.

"Non farci l'abitudine, non sono la vostra governante" dice, ma la sua voce si ammorbidisce "Ora vai, sei in ritardo. Buon primo giorno, Paul".

"Le dispiace se..."

"Lasciale qui! Ma se entro stasera non sono sparite le brucio!"

Le sorrido, allungandole le mie pantofole, e raggiungo di corsa il primo scalino per infilare le scarpe.

"Andiamo" dico poi agli altri, rialzandomi in piedi.

Salutiamo in coro la vecchia Cerbero, che risponde con un'occhiataccia.

Accelero il passo per affiancarmi a Churchill, "Non è poi così cattiva, non è così?"

Lui ride mentre percorriamo velocemente il breve tratto di strada che ci separa dall'università.

"La verità è che ci adora. Tutti quanti" mi rivela, infilando le mani nel cappotto, "Ma se lo rendesse palese sarebbe il caos".

Poi si fa più serio.

"È la prima regola, in amore. Mai far capire all'altro che ha potere su di te, o puoi star certo che se ne approfitterà"

Alzo le spalle, e rifugio il viso nel bavero per ripararmi dal vento.

"Devi essere un piacere, a San Valentino"

Mi dà una spinta gentile.

"Stai già facendo grandi progetti, Amy" mi schernisce, "Attenta, o potrei spezzarti il cuore".

Rido.

"O potrei spezzartelo io" ribatto, divertito "Non capisco perché sottovalutare questa opzione"

Churchill sorride, "Perché conosco ragazze con ciglia più lunghe delle tue, Daisy".

"Stai mentendo" lo accuso, sbattendole giocosamente.

Lui alza gli occhi al cielo.

"Certo che sto mentendo, Lily. Scrivilo sul tuo diario, stasera. E assicurati di disegnare un bel cuoricino sulla i di Churchill".
 









 

  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > Beatles / Vai alla pagina dell'autore: workingclassheroine