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Autore: All_I_Need    18/08/2021    2 recensioni
Vi ricordate di quel mercoledì che John ha dimenticato perché Sherlock gli ha messo qualcosa nel té? John non lo ricorda. Però torna a sconvolgere la sua vita.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: John Watson, Lestrade, Mary Morstan, Sherlock Holmes, Sig.ra Hudson
Note: AU, Missing Moments, Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 12

Baker Street, dolce casa

Capitolo 12

La signora Hudson ebbe ragione, almeno in parte. Le cose migliorarono.

Sherlock e John trascorsero del tempo insieme quasi ogni giorno durante la settimana successiva, soprattutto grazie a un nuovo caso che Lestrade portò loro la mattina dopo che li tenne occupati per quattro giorni interi prima che prendessero l'assassino. Ci fu il buon vecchio lavoro di gambe, interrogando i sospetti, parlando con potenziali testimoni, non meno di tre autopsie, una delle quali eseguita su un pappagallino e, infine, un inseguimento senza fiato attraverso i cantieri navali e un labirinto di container e di attrezzature per caricare le navi fino a quando John infine atterrò il sospetto con una mossa degna della TV che avrebbe indotto diverse squadre di rugby a prendere in considerazione di ingaggiarlo, se solo lo avessero visto.

Erano entrambi di ottimo umore, quando tornarono a Baker Street con cibo da asporto celebrativo e una bottiglia di vino che di sicuro non era adatta al cibo cinese che avevano preso, ma che sarebbe stata bevuta lo stesso.

Era stata una settimana perfetta come avrebbe potuto essere in una realtà in cui John non viveva a Baker Street e Sherlock cercò di scacciare dalla mente i pensieri su tutto ciò che mancava e di concentrarsi su ciò che aveva.

John aveva saltato due turni in clinica per questo caso e avevano fatto una tirata di una notte intera al 221b insieme, cercando di trovare le prove di cui avevano bisogno nella corrispondenza digitale della vittima.

Pertanto, quando salirono le scale, Sherlock aveva tutte le aspettative di trascorrere una meravigliosa serata con l'unica persona che desiderava vedere.

Non fu quindi affatto contento di entrare nel salotto e trovare Mary Morstan in piedi al centro dell'appartamento.

Aveva l'aria di una governante severa e lui pensò che quell'aspetto non le donasse per nulla. I suoi occhi si restrinsero alla vista di lui, che rimase molto confuso. Di sicuro lei avrebbe dovuto aspettarsi che lui si presentasse a casa propria?

Poi lei guardò John dietro di lui e l’espressione accigliata fu cancellata e sostituita da un sorriso quasi smagliante che era così falso da far rabbrividire Sherlock. Come John potesse sopportare di essere nella stessa stanza con lei, figuriamoci in una relazione, era un mistero per lui.

"John, eccoti! Stavo cominciando a pensare che non saresti mai più tornato a casa," esordì lei e il sarcasmo era così denso, che si sarebbe potuto usarlo come cappotto invernale.

"Mary! – John sembrava sorpreso quanto Sherlock – Ci dovevamo incontrare qui?"

"Una donna non può semplicemente andare a trovare il proprio fidanzato, se lui non si è fatto vedere per due giorni nonostante viva con lei?"

Lui ridacchiò e si fece avanti per baciarla. Sherlock si voltò prontamente verso la cucina per depositare i contenitori da asporto sul tavolo, in modo da non essere costretto a vederlo.

"Certo che puoi, – ribatté John, anche se Sherlock pensava che suonasse un po' forzato – Siamo appena tornati da Scotland Yard."

"Beh, chiaramente avete avuto il tempo di prendere qualcosa da mangiare lungo la strada, – disse Mary – Buono a sapersi che trovi il tempo per mangiare, anche se non riesci a mandare dei messaggi."

"Questo è successo perché il suo telefono è attualmente una prova, in realtà, – si intromise Sherlock, prendendo i contenitori rimanenti dalle mani di John senza trovare resistenza – Succede piuttosto spesso."

"Questa volta non è stato distrutto, – aggiunse John, sorridendo – Lestrade ha detto che potrò riaverlo indietro domani, una volta che avranno terminato di esaminarlo."

Mary non sembrava molto addolcita, ma chiaramente non riusciva a trovare una ragione per continuare a essere arrabbiata con lui per non averla contattata: "Avete almeno catturato il vostro criminale del giorno?"

"Mmh-hhm. Certo. E sarà uno splendido post sul blog, non credi, Sherlock?"

"Se per una volta riesci a scriverlo in modo corretto," disse Sherlock, sforzandosi di mantenere la voce leggera e un’espressione amabile, anche se tutto in lui urlava per far uscire Mary dall'appartamento. Questa era a dir poco un'intrusione nel suo territorio e lo faceva arrabbiare nel profondo. La voleva fuori di lì.

"Quindi questo significa che tornerai a casa stasera?" chiese Mary.

"Sì, certo, – rispose John, sembrando sorpreso – Stavo solo per mangiare qualcosa prima. Ci vuole un po' di tempo per tornare a casa in metropolitana e non abbiamo mangiato dalla colazione."

"Oh, avete fatto colazione insieme, allora?" domandò lei in tono malizioso.

Sherlock sentì ogni muscolo irrigidirsi a causa del tono di lei: "Se vuoi chiamarla così. Lestrade ha mandato uno stagista da Tesco per prendere il loro pasto e abbiamo mangiato un mucchio di panini mediocri che abbiamo dovuto contenderci con mezza Scotland Yard. Non esattamente quello che chiameresti nutriente."

Era la verità, ma lo disse soprattutto perché sapeva che era imperativo che il tempo, che loro trascorrevano insieme suonasse il meno romantico possibile. Mary chiaramente sospettava già che lui fosse una minaccia per lei, non doveva versare olio sulle fiamme.

"Penso che la sergente Donovan mi abbia dato una gomitata allo stomaco, – affermò John, trasalendo al ricordo – Ma credo di averle pestato un piede per rappresaglia, quindi siamo pari."

"No, quello che hai calpestato era il piede di Dimmock, – lo corresse Sherlock in modo distratto – Ma hai strappato l'ultimo panino al prosciutto e formaggio proprio da sotto la mano di Donovan, quindi siete decisamente in pari."

John scrollò le spalle: "Beh, tu devi mangiare tutte le calorie che puoi ottenere, – dichiarò – So che è meglio non provare a darti niente che contenga anche solo una traccia di insalata, quando sei su un caso."

Sherlock riuscì a nascondere un sussulto a quelle parole. Erano troppo familiari, troppo simili a qualcosa che facesse parte di una relazione. Per quanto volesse sentirle, non era il genere di cose di cui Mary avrebbe dovuto essere testimone.

"Apprezzo il tuo spirito combattivo, – enunciò – Indipendentemente dal ragionamento. Ora siediti e prendi delle bacchette prima che si raffreddi tutto. – fece un respiro e riprese – Mary?"

Lei sembrò sorpresa che le fosse stato offerto un paio di bacchette: "Oh. Sto bene, grazie. Mangiate voi ragazzi."

Sherlock scosse la testa: "Compriamo sempre troppo e c'è un limite a quanti avanzi io possa mangiare. Per favore, prendine un po'."

Ciò che voleva davvero era che lei si scusasse di nuovo e se ne andasse, ma naturalmente lei non lo fece. Con un piccolo sorriso e un "Vabbè, se sei sicuro", Mary accettò le bacchette e si sedette a tavola con loro.

La sua presenza smorzò notevolmente l'umore e Sherlock sapeva di non essere il solo a provare quel tipo di sentimenti. Che lei lo sapesse o no, Mary non si stava solo intromettendo nel suo territorio, ma anche in una parte della vita di John in cui non avrebbe dovuto avventurarsi. Dalla conversazione tesa e dal lungo silenzio che seguirono, Sherlock capì che John non era felice, il che fece sentire molto meglio lui riguardo all'intera situazione.

Mary, percependo chiaramente l'imbarazzo, iniziò a chiacchierare di questo e quello, raccontando a John ciò che aveva combinato mentre lui era stato coinvolto nel caso. A Sherlock non sfuggì che lei lo aveva escluso dalla conversazione in modo deliberato, e nemmeno l’espressione accigliata sul viso di John, quando lui stesso notò la cosa.

E poi Sherlock prese un altro involtino primavera e Mary si interruppe a metà parola: "Che cos'è?"

Sherlock sbatté le palpebre: "È un involtino primavera, Mary. Ne hai già mangiati due. Ti assicuro che sono perfettamente commestibili."

Lo fissò: "Non il cibo. Sulla tua mano."

Oh. Si era onestamente dimenticato dell'anello in quel momento. Era solo un'altra parte di lui.

"È un anello, – ribatté in modo lento – Un esempio della grande varietà di gioielli a disposizione degli esseri umani."

"Be', toglitelo," affermò lei.

Sherlock vide la porzione di riso fritto di John cadere dalle bacchette a causa della sua mano divenuta all’improvviso fiacca.

Tornò a fissare Mary, chiedendosi se avesse perso la testa: "No."

"Voglio che tu te lo tolga, – ribadì lei, la voce tremante di rabbia – Non hai il diritto di indossarlo."

Lui sentì la propria rabbia salire subito in superficie e scelse in modo deliberato di mantenere la voce calma. Lasciare che lei apparisse fuori di testa, non le sa3rebbe giovato. Lui si sarebbe comportato in modo corretto.

"Ne ho tutto il diritto, – sostenne – In primo luogo, posso indossare tutti i gioielli che mi piacciano, su qualsiasi parte del corpo mi piaccia. Se domani volessi farmi forare un capezzolo, non c'è nessuno su questa terra che potrebbe fermami, e di certo nessuno mi impedirà di indossare qualcosa di semplice come un anello. In secondo luogo, sei l'ultima persona da cui verrò per un consiglio sui gioielli."

Era così impegnato a guardare le parole colpire nel segno che gli ci volle un momento per rendersi conto che John si era soffocato con il boccone successivo e stava tossendo, con le lacrime agli occhi.

Mary aprì la bocca per protestare di nuovo, ma Sherlock si limitò a fissarla, calmo e più perfettamente composto che riuscì a mantenersi.

Lei ricambiò lo sguardo: "Non iniziare con me uno scontro che non puoi vincere," sibilò.

Lui sbatté le palpebre: "Beh, di sicuro non ho intenzione di togliermi questo anello solo perché l'hai detto tu," puntualizzò.

"È mio, – sputò fuori lei tra i denti stretti – E tu non puoi averlo."

"Mary!" esclamò John, scandalizzato, anche se Sherlock si costrinse a non battere ciglio. Le parole lo avevano colpito a fondo: lei sapeva esattamente dove mirare. Spinse da parte il dolore e arricciò le labbra in un’espressione di assoluta commiserazione.

"Penso che sia ora che ve ne andiate, – dichiarò, notando che John chiaramente non avrebbe mangiato più niente – È stato un piacere vederti, John. Grazie per il tuo aiuto in questo caso. Mi metterò in contatto."

"Sì, – affermò John, alzandosi dalla sedia – Mary, perché non vai di sotto e trovi un taxi, devo parlare di qualcosa con Sherlock. Ti raggiungerò tra un minuto."

Lei se ne andò con un'ultima occhiata velenosa in direzione di Sherlock e lui la osservò fino a quando la porta non si fu chiusa con uno scatto dietro di lei.

Prima che avesse il tempo di godersi questa piccola vittoria, John lo aggredì: "Che cos'era quello?"

Sherlock indietreggiò: "Per cosa mi stai attaccando? È evidente che ha iniziato lei."

"Non mi interessa chi abbia iniziato cosa, – scattò John – Non voglio che tu ti metta contro alla mia fidanzata in quel modo."

"Si sta inimicando da sola, – ribatté Sherlock – Tutto ciò che stavo tentando di fare era cenare in pace. Non l'ho invitata io qui. Di certo non ho chiesto la sua opinione."

John sospirò e si sgonfiò: "Hai ragione. Mi dispiace. So che non avrebbe dovuto entrare qui e fare richieste. Ma avresti potuto gestirla meglio."

Sherlock incrociò le braccia davanti al petto: "Avrei potuto informarla che ho tutto il diritto di indossare questo e persino che ho un certificato di matrimonio che lo dice. Avrai notato che non l'ho fatto."

Per un momento, sembrò che John volesse discutere il punto, ma poi si arrese: "Bene. Comunque, parlerò anche con lei di questo."

Sospirò e si strofinò gli occhi: "Ascolta, voglio che voi due andiate d'accordo. Tu sei importante per me e sto per sposarmi con lei. Non voglio che il resto delle nostre vite sia riempito da queste discussioni e che voi due vi azzanniate l'un l'altro per tutto il tempo."

Ci volle tutto l'autocontrollo di Sherlock per non sussultare a quelle parole. O, peggio, per non rannicchiarsi sul pavimento e urlare.

"Non preoccuparti, – affermò, quando fu abbastanza sicuro che la voce non gli si sarebbe spezzata – Posso di certo prometterti che dopo il tuo matrimonio non discuterò affatto con lei."

Non aveva intenzione di mettere piede a meno di mezzo miglio da John se Mary fosse stata nelle sue vicinanze, ma non era qualcosa che avrebbe mai detto ad alta voce.

John sospirò di nuovo e si rilassò un po': "Grazie. E grazie per aver chiamato per il caso, è stato uno di quelli buoni."

Sherlock sorrise, sollevato per essere tornato su un terreno più sicuro. "Lo è stato davvero. Ti chiamerò se dovesse arrivare qualcosa di buono. Ora vai, prima che lei decida di tornare su."

Fece un cenno verso il corridoio e John sorrise: "Giusto."

E poi si fece avanti e lo abbracciò, rapidamente ma con fermezza: "Buonanotte, Sherlock."

Sherlock riuscì a malapena ad alzare le braccia in tempo per ricambiare l’abbraccio, troppo preoccupato dalla vicinanza improvvisa di John: "Buonanotte, John."

John fece un passo indietro, gli rivolse un altro sorriso e se ne andò. Sherlock lo fissò, incerto su come sentirsi.

*****

"Era davvero necessario?" chiese John a Mary mentre la raggiungeva nel taxi.

Lei incrociò le braccia e guardò fuori dal finestrino, ma non rispose.

Lui sospiro: "Litigare con lui non lo convincerà a fare in modo più rapido quello che vogliamo che faccia. L'opposto, è probabile. Lui è il peggior bastian contrario che una persona possa essere."

Mary girò la testa per fissarlo: "Comincio a chiedermi se anche tu vuoi che lui firmi quei dannati documenti. È passato più di un mese, John, e non è cambiato nulla."

"Sì, – la rassicurò – Ma voglio anche salvare la nostra amicizia e se gli faccio firmare quei documenti con la forza, andrà tutto in fumo. Questo è importante per me, Mary."

Lei si ammorbidì un po': "È solo difficile non chiederselo, capisci? Eccomi qui, con un fidanzato che è sposato con il suo migliore amico, che non vuole firmare i documenti del divorzio. E non sono stupida, John. lo so quello che tutti pensano di voi due. O pensavano."

John gemette: "Beh, possono pensare quello che vogliono, ma io non sono gay. E Sherlock non è... lui semplicemente non sente le cose in quel modo. È un'ipotesi ridicola da fare. Sherlock e io non abbiamo mai avuto una relazione o addirittura discusso la possibilità di averne una."

"Siete ancora sposati! – gli ricordò – Deve significare qualcosa, giusto?"

"È stata una decisione sensata e strategica. Con il tipo di guai che eravamo soliti avere con i casi, l'essere coniugi ci avrebbe impedito di dover rilasciare dichiarazioni in tribunale che avrebbero potuto metterci nei guai in modo reciproco e noi avremmo avuto accesso l’uno all’altro in ospedale, se mai ne avessimo avuto bisogno. Non che l'abbiamo mai fatto."

"Non ti ricordavi nemmeno di essere sposato, – ribadì Mary – Come puoi sapere che queste erano le ragioni?"

"Perché lui le ha elencate, – ribatté John – E poiché sono l'unica spiegazione sensata. È stato per ragioni di convenienza e ora lui lo sta usando per sottolineare quanto ci eravamo allontanati. È giusto e lui ha ragione. Sono più felice da quando siamo riusciti a riallacciare la nostra amicizia. Sono più felice quando riesco a lavorare sui casi con lui e parlare di tv spazzatura e mangiare terribili piatti da asporto. – le afferrò una mano – Ma questo è ciò cui servono gli amici e dovrai accettare che lui è mio amico e che questo è ciò che noi facciamo. Non significa che voglio costruire tutta la mia vita con lui.”

Ma perfino mentre lo diceva, non poté fare a meno di provare una leggera fitta di desiderio. In passato la sua intera vita era stata costruita intorno a Sherlock ed era stata scintillante. Ma era tutto nel passato e non aveva senso soffermarsi su cose che erano scomparse da tempo.

Mary sorrise alle sue parole e girò la mano per intrecciare le loro dita: "Bene, finché noi tutti ne siamo consapevoli... "

"Non preoccuparti, – ribadì John – Lasciami fare a modo mio e ti prometto che Sherlock firmerà i documenti e che noi due ci sposeremo abbastanza presto."

 

 

 

NdT

Non so perché, ma mi aspetto una valanga di apprezzamenti nei confronti di Mary. Sono sicurissima che tutt/ abbiate gradito la gentile e cortese richiesta che ha fatto a Sherlock di togliersi l’anello. Che poi, vorrei sapere, perché ha collegato subito l’anello con il matrimonio con John? Un anello è un gioiello e potrebbe pure non avere nulla a che fare con John. Ok. Lo so che Mary è una donna intelligente e che ha capito tutto. Molto meglio e di più di John. Sic. Sigh. Però, un po’ di diplomazia non sarebbe guastata. Oppure sa che John ha il prosciutto sugli occhi? Già. Siate gentili con lui (John). Prima o poi mangerà quel prosciutto.

Grazie a chi stia leggendo. Grazie per le recensioni ad arcobaleno2014, garfield73 e T’Jill.

Un enorme grazie alla mia fantastica Beta, che, tra una sua traduzione e un’altra, riesce a ripassare e ripulire pure i miei capitoli.

A mercoledì prossimo.

Ciao ciao.

 

   
 
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