Baker Street, dolce
casa
Capitolo 12
La signora Hudson ebbe ragione, almeno in parte. Le cose migliorarono.
Sherlock e John trascorsero del tempo insieme quasi ogni
giorno durante la settimana successiva, soprattutto grazie a un nuovo caso che
Lestrade portò loro la mattina dopo che li tenne occupati per quattro giorni
interi prima che prendessero l'assassino. Ci fu il buon vecchio lavoro di
gambe, interrogando i sospetti, parlando con potenziali testimoni, non meno di
tre autopsie, una delle quali eseguita su un pappagallino e, infine, un
inseguimento senza fiato attraverso i cantieri navali e un labirinto di
container e di attrezzature per caricare le navi fino a quando John infine atterrò
il sospetto con una mossa degna della TV che avrebbe indotto diverse squadre di
rugby a prendere in considerazione di ingaggiarlo, se solo lo avessero visto.
Erano entrambi di ottimo umore, quando tornarono a Baker
Street con cibo da asporto celebrativo e una bottiglia di vino che di sicuro
non era adatta al cibo cinese che avevano preso, ma che sarebbe stata bevuta lo
stesso.
Era stata una settimana perfetta come avrebbe potuto essere
in una realtà in cui John non viveva a Baker Street e Sherlock cercò di
scacciare dalla mente i pensieri su tutto ciò che mancava e di concentrarsi
su ciò che aveva.
John aveva saltato due turni in clinica per questo caso e
avevano fatto una tirata di una notte intera al 221b insieme, cercando di trovare le prove
di cui avevano bisogno nella corrispondenza digitale della vittima.
Pertanto, quando salirono le scale, Sherlock aveva tutte le
aspettative di trascorrere una meravigliosa serata con l'unica persona che desiderava vedere.
Non fu quindi affatto contento di entrare nel salotto e
trovare Mary Morstan in piedi al centro dell'appartamento.
Aveva l'aria di una governante severa e lui pensò che quell'aspetto non le donasse per nulla. I suoi occhi si restrinsero alla vista di lui, che rimase molto
confuso. Di sicuro lei avrebbe dovuto
aspettarsi che lui si presentasse a casa propria?
Poi lei guardò John dietro di lui e l’espressione accigliata
fu cancellata e sostituita da un sorriso quasi smagliante che era così falso da
far rabbrividire Sherlock. Come John potesse sopportare di essere nella stessa
stanza con lei, figuriamoci in una relazione, era un mistero per lui.
"John, eccoti! Stavo cominciando a pensare che non
saresti mai più tornato a casa," esordì lei e il sarcasmo era così denso,
che si sarebbe potuto usarlo come cappotto invernale.
"Mary! – John sembrava sorpreso quanto Sherlock – Ci
dovevamo incontrare qui?"
"Una donna non può semplicemente andare a trovare il proprio
fidanzato, se lui non si è fatto vedere per due giorni nonostante viva con lei?"
Lui ridacchiò e si fece avanti per baciarla. Sherlock si
voltò prontamente verso la cucina per depositare i contenitori da asporto sul
tavolo, in modo da non essere costretto a vederlo.
"Certo che puoi, – ribatté John, anche se Sherlock
pensava che suonasse un po' forzato – Siamo appena tornati da Scotland Yard."
"Beh, chiaramente avete avuto il tempo di prendere
qualcosa da mangiare lungo la strada, – disse Mary – Buono a sapersi che trovi
il tempo per mangiare, anche se non riesci a mandare dei messaggi."
"Questo è successo perché il suo telefono è attualmente una
prova, in realtà, – si intromise Sherlock, prendendo i contenitori rimanenti
dalle mani di John senza trovare resistenza – Succede piuttosto spesso."
"Questa volta non è stato distrutto, – aggiunse John, sorridendo
– Lestrade ha detto che potrò riaverlo indietro domani, una volta che avranno
terminato di esaminarlo."
Mary non sembrava molto addolcita, ma chiaramente non
riusciva a trovare una ragione per continuare a essere arrabbiata con lui per non
averla contattata: "Avete almeno catturato il vostro criminale del
giorno?"
"Mmh-hhm. Certo. E sarà uno splendido post sul blog, non
credi, Sherlock?"
"Se per una
volta riesci a scriverlo in modo corretto," disse Sherlock, sforzandosi di mantenere la voce leggera e un’espressione
amabile, anche se tutto in lui urlava per far uscire Mary dall'appartamento.
Questa era a dir poco un'intrusione nel suo territorio e lo faceva arrabbiare nel
profondo. La voleva fuori di lì.
"Quindi questo significa che tornerai a casa
stasera?" chiese Mary.
"Sì, certo, – rispose John, sembrando sorpreso – Stavo
solo per mangiare qualcosa prima. Ci vuole un po' di tempo per tornare a casa
in metropolitana e non abbiamo mangiato dalla colazione."
"Oh, avete fatto colazione insieme, allora?" domandò lei
in tono malizioso.
Sherlock sentì ogni muscolo irrigidirsi a causa del tono di
lei: "Se vuoi chiamarla così. Lestrade ha mandato uno stagista da Tesco
per prendere il loro pasto e abbiamo mangiato un mucchio di panini mediocri che
abbiamo dovuto contenderci con mezza Scotland Yard. Non esattamente quello che
chiameresti nutriente."
Era la verità, ma lo disse soprattutto perché sapeva che era
imperativo che il tempo, che loro trascorrevano insieme suonasse il meno
romantico possibile. Mary chiaramente sospettava già che lui fosse una minaccia
per lei, non doveva versare olio sulle fiamme.
"Penso che la sergente Donovan mi abbia dato una
gomitata allo stomaco, – affermò John, trasalendo al ricordo – Ma credo di
averle pestato un piede per rappresaglia, quindi siamo pari."
"No, quello che hai calpestato era il piede di Dimmock,
– lo corresse Sherlock in modo distratto – Ma hai strappato l'ultimo panino al
prosciutto e formaggio proprio da sotto la mano di Donovan, quindi siete
decisamente in pari."
John scrollò le spalle: "Beh, tu devi mangiare tutte le
calorie che puoi ottenere, – dichiarò – So che è meglio non provare a darti niente che
contenga anche solo una traccia di insalata, quando sei su un caso."
Sherlock riuscì a nascondere un sussulto a quelle parole.
Erano troppo familiari, troppo simili a qualcosa che facesse parte di una relazione. Per quanto volesse
sentirle, non era il genere di cose di cui Mary avrebbe dovuto essere
testimone.
"Apprezzo il tuo spirito combattivo, – enunciò – Indipendentemente
dal ragionamento. Ora siediti e prendi delle bacchette prima che si raffreddi tutto.
– fece un respiro e riprese – Mary?"
Lei sembrò sorpresa che le fosse stato offerto un paio di
bacchette: "Oh. Sto bene, grazie. Mangiate voi ragazzi."
Sherlock scosse la testa: "Compriamo sempre troppo e c'è
un limite a quanti avanzi io possa mangiare. Per favore, prendine un po'."
Ciò che voleva davvero era che lei si scusasse di nuovo e se
ne andasse, ma naturalmente lei non lo fece. Con un piccolo sorriso e un
"Vabbè, se sei sicuro", Mary accettò le bacchette e si sedette a
tavola con loro.
La sua presenza smorzò notevolmente l'umore e Sherlock
sapeva di non essere il solo a provare quel tipo di sentimenti. Che lei lo
sapesse o no, Mary non si stava solo intromettendo nel suo territorio, ma anche
in una parte della vita di John in cui non avrebbe dovuto avventurarsi. Dalla conversazione
tesa e dal lungo silenzio che seguirono, Sherlock capì che John non era felice,
il che fece sentire molto meglio lui riguardo all'intera situazione.
Mary, percependo chiaramente l'imbarazzo, iniziò a
chiacchierare di questo e quello, raccontando a John ciò che aveva combinato
mentre lui era stato coinvolto nel caso. A Sherlock non sfuggì che lei lo aveva
escluso dalla conversazione in modo deliberato, e nemmeno l’espressione
accigliata sul viso di John, quando lui stesso notò la cosa.
E poi Sherlock prese un altro involtino primavera e Mary si
interruppe a metà parola: "Che cos'è?"
Sherlock sbatté le palpebre: "È un involtino primavera,
Mary. Ne hai già mangiati due. Ti assicuro che sono perfettamente commestibili."
Lo fissò: "Non il cibo. Sulla tua mano."
Oh. Si era onestamente dimenticato dell'anello in quel
momento. Era solo un'altra parte di lui.
"È un anello, – ribatté in modo lento – Un esempio della
grande varietà di gioielli a disposizione degli esseri umani."
"Be', toglitelo," affermò lei.
Sherlock vide la porzione di riso fritto di John cadere dalle
bacchette a causa della sua mano divenuta all’improvviso fiacca.
Tornò a fissare Mary, chiedendosi se avesse perso la testa:
"No."
"Voglio che tu te lo tolga, – ribadì lei, la voce tremante
di rabbia – Non hai il diritto di indossarlo."
Lui sentì la propria rabbia salire subito in superficie e scelse
in modo deliberato di mantenere la voce calma. Lasciare che lei apparisse fuori
di testa, non le sa3rebbe giovato. Lui si sarebbe comportato in modo corretto.
"Ne ho tutto il diritto, – sostenne – In primo luogo,
posso indossare tutti i gioielli che mi piacciano, su qualsiasi parte del corpo
mi piaccia. Se domani volessi farmi forare un capezzolo, non c'è nessuno su
questa terra che potrebbe fermami, e di certo nessuno mi impedirà di indossare
qualcosa di semplice come un anello. In secondo luogo, sei l'ultima persona da
cui verrò per un consiglio sui gioielli."
Era così impegnato a guardare le parole colpire nel segno che
gli ci volle un momento per rendersi conto che John si era soffocato con il
boccone successivo e stava tossendo, con le lacrime agli occhi.
Mary aprì la bocca per protestare di nuovo, ma Sherlock si
limitò a fissarla, calmo e più perfettamente composto che riuscì a
mantenersi.
Lei ricambiò lo sguardo: "Non iniziare con me uno
scontro che non puoi vincere," sibilò.
Lui sbatté le palpebre: "Beh, di sicuro non ho
intenzione di togliermi questo anello solo perché l'hai detto tu," puntualizzò.
"È mio, – sputò fuori lei tra i denti stretti – E tu non
puoi averlo."
"Mary!" esclamò John, scandalizzato, anche se
Sherlock si costrinse a non battere ciglio. Le parole lo avevano colpito a fondo:
lei sapeva esattamente dove mirare. Spinse da parte il dolore e arricciò le
labbra in un’espressione di assoluta commiserazione.
"Penso che sia ora che ve ne andiate, – dichiarò,
notando che John chiaramente non avrebbe mangiato più niente – È stato un
piacere vederti, John. Grazie per il tuo aiuto in questo caso. Mi metterò in
contatto."
"Sì, – affermò John, alzandosi dalla sedia – Mary,
perché non vai di sotto e trovi un taxi, devo parlare di qualcosa con Sherlock.
Ti raggiungerò tra un minuto."
Lei se ne andò con un'ultima occhiata velenosa in direzione
di Sherlock e lui la osservò fino a quando la porta non si fu chiusa con
uno scatto dietro di lei.
Prima che avesse il tempo di godersi questa piccola vittoria,
John lo aggredì: "Che cos'era quello?"
Sherlock indietreggiò: "Per cosa mi stai attaccando?
È evidente che ha iniziato lei."
"Non mi interessa chi abbia iniziato cosa, – scattò John
– Non voglio che tu ti metta contro alla mia fidanzata in quel modo."
"Si sta inimicando da sola, – ribatté Sherlock – Tutto ciò
che stavo tentando di fare era cenare in pace. Non l'ho invitata io qui. Di certo
non ho chiesto la sua opinione."
John sospirò e si sgonfiò: "Hai ragione. Mi dispiace. So
che non avrebbe dovuto entrare qui e fare richieste. Ma avresti potuto gestirla
meglio."
Sherlock incrociò le braccia davanti al petto: "Avrei
potuto informarla che ho tutto il diritto di indossare questo e persino che ho
un certificato di matrimonio che lo dice. Avrai notato che non l'ho fatto."
Per un momento, sembrò che John volesse discutere il punto, ma poi si arrese: "Bene. Comunque, parlerò anche con lei di
questo."
Sospirò e si strofinò gli occhi: "Ascolta, voglio che
voi due andiate d'accordo. Tu sei importante per me e sto per sposarmi con lei.
Non voglio che il resto delle nostre vite sia riempito da queste discussioni e
che voi due vi azzanniate l'un l'altro per tutto il tempo."
Ci volle tutto l'autocontrollo di Sherlock per non sussultare
a quelle parole. O, peggio, per non rannicchiarsi sul pavimento e urlare.
"Non preoccuparti, – affermò, quando fu abbastanza
sicuro che la voce non gli si sarebbe spezzata – Posso di certo prometterti che
dopo il tuo matrimonio non discuterò affatto con lei."
Non aveva intenzione di mettere piede a meno di mezzo miglio
da John se Mary fosse stata nelle sue vicinanze, ma non era qualcosa che
avrebbe mai detto ad alta voce.
John sospirò di nuovo e si rilassò un po': "Grazie. E
grazie per aver chiamato per il caso, è stato uno di quelli buoni."
Sherlock sorrise, sollevato per essere tornato su un terreno
più sicuro. "Lo è stato davvero. Ti chiamerò se dovesse arrivare qualcosa
di buono. Ora vai, prima che lei decida di tornare su."
Fece un cenno verso il corridoio e John sorrise:
"Giusto."
E poi si fece avanti e lo abbracciò, rapidamente ma con fermezza:
"Buonanotte, Sherlock."
Sherlock riuscì a malapena ad alzare le braccia in tempo per ricambiare
l’abbraccio, troppo preoccupato dalla vicinanza improvvisa di John:
"Buonanotte, John."
John fece un passo indietro, gli rivolse un altro sorriso e
se ne andò. Sherlock lo fissò, incerto su come sentirsi.
*****
"Era davvero necessario?" chiese John a Mary mentre la raggiungeva nel taxi.
Lei incrociò le braccia e guardò fuori dal finestrino, ma non
rispose.
Lui sospiro: "Litigare con lui non lo convincerà a fare in modo più rapido
quello che vogliamo che faccia. L'opposto, è probabile. Lui
è il peggior bastian contrario che una persona possa essere."
Mary girò la testa per fissarlo: "Comincio a chiedermi
se anche tu vuoi che lui firmi quei dannati documenti. È passato più di un
mese, John, e non è cambiato nulla."
"Sì, – la rassicurò – Ma voglio anche salvare la nostra
amicizia e se gli faccio firmare quei documenti con la forza, andrà tutto in fumo.
Questo è importante per me, Mary."
Lei si ammorbidì un po': "È solo difficile non
chiederselo, capisci? Eccomi qui, con un fidanzato che è sposato con il suo
migliore amico, che non vuole firmare i documenti del divorzio. E non sono
stupida, John. lo so quello che tutti pensano di voi due. O pensavano."
John gemette: "Beh, possono pensare quello che vogliono,
ma io non sono gay. E Sherlock non è... lui semplicemente non sente le cose in
quel modo. È un'ipotesi ridicola da fare. Sherlock e io non abbiamo mai avuto
una relazione o addirittura discusso la possibilità di averne una."
"Siete ancora sposati! – gli ricordò – Deve significare
qualcosa, giusto?"
"È stata una decisione sensata e strategica. Con il tipo
di guai che eravamo soliti avere con i casi, l'essere coniugi ci avrebbe
impedito di dover rilasciare dichiarazioni in tribunale che avrebbero potuto
metterci nei guai in modo reciproco e noi avremmo avuto accesso l’uno all’altro
in ospedale, se mai ne avessimo avuto bisogno. Non che l'abbiamo mai fatto."
"Non ti ricordavi nemmeno di essere sposato, – ribadì
Mary – Come puoi sapere che queste erano le ragioni?"
"Perché lui le ha elencate, – ribatté John – E poiché
sono l'unica spiegazione sensata. È stato per ragioni di convenienza e ora lui lo sta usando
per sottolineare quanto ci eravamo allontanati. È giusto e lui ha ragione. Sono
più felice da quando siamo riusciti a riallacciare la nostra amicizia. Sono più
felice quando riesco a lavorare sui casi con lui e parlare di tv spazzatura e mangiare
terribili piatti da asporto. – le afferrò una mano – Ma questo è ciò cui
servono gli amici e dovrai accettare che lui è mio amico e che questo è ciò che
noi facciamo. Non significa che voglio costruire tutta la mia vita con lui.”
Ma perfino mentre lo diceva, non poté fare a meno di provare
una leggera fitta di desiderio. In passato la sua intera vita era stata costruita
intorno a Sherlock ed era stata scintillante. Ma era tutto nel passato e non
aveva senso soffermarsi su cose che erano scomparse da tempo.
Mary sorrise alle sue parole e girò la mano per intrecciare
le loro dita: "Bene, finché noi tutti ne siamo consapevoli... "
"Non preoccuparti, – ribadì John – Lasciami fare a modo
mio e ti prometto che Sherlock firmerà i documenti e che noi due ci sposeremo
abbastanza presto."
NdT
Non so perché, ma mi aspetto una valanga di apprezzamenti nei confronti di Mary. Sono sicurissima che tutt/ abbiate gradito la gentile e cortese richiesta che ha fatto a Sherlock di togliersi l’anello. Che poi, vorrei sapere, perché ha collegato subito l’anello con il matrimonio con John? Un anello è un gioiello e potrebbe pure non avere nulla a che fare con John. Ok. Lo so che Mary è una donna intelligente e che ha capito tutto. Molto meglio e di più di John. Sic. Sigh. Però, un po’ di diplomazia non sarebbe guastata. Oppure sa che John ha il prosciutto sugli occhi? Già. Siate gentili con lui (John). Prima o poi mangerà quel prosciutto.
Grazie a chi stia leggendo. Grazie per le recensioni ad arcobaleno2014, garfield73 e T’Jill.
Un enorme grazie alla mia fantastica Beta, che, tra una sua traduzione e un’altra, riesce a ripassare e ripulire pure i miei capitoli.
A mercoledì prossimo.
Ciao ciao.