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Autore: flaaminia_    19/08/2021    0 recensioni
(bucky barnes)
di un incontro di notte
Genere: Fluff, Malinconico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
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È così presto che ancora non si sentono i gabbiani, perché è ancora buio. Il cielo si rischiarerà tra poco, preannunciando l'arrivo graduale del sole e della sua luce. Fa un po' freddo, si pente di non aver pensato di prendere una felpa, prima di uscire. Ma, d'altro canto, non è che avesse programmato di uscire di casa ed andare al molo prima che sorga il sole. Però adesso sconta questa noncuranza con le gambe tremanti ed ogni centimetro di pelle esposta ricoperta di pelle d'oca, che la fa rabbrividire ancora di più. 

Camminando, la sensazione di freddo si acquieta un po', e le braccia e le gambe tornano a fare movimenti fluidi, non più meccanici. Il tessuto dei vestiti leggeri è una carezza confortante, mentre il cielo rimane nero, tardando ad accogliere il sole.

Finalmente arriva al molo, dove il legno del pontile scricchiola sotto le sue scarpe leggere e le barche sembrano volerle fare compagnia con l'inesorabile sciabordare degli scafi galleggianti. L'acqua li colpisce regolarmente, con precisione, e si ferma ad osservarne le creste delle piccole onde ed il loro incessante movimento verso le barche, come se l'acqua tendesse verso ciò che vi è immerso.

Perché è uscita? Non se lo ricorda più. Non ricorda perché ha sentito il bisogno di prendere velocemente le chiavi, chiudersi la porta alle spalle e camminare fino a lì, dove la luna domina il cielo ed il sole ancora non si decide a fare capolino. 

"Già sveglia?" la voce di un uomo, dietro di lei, la fa trasalire, improvvisamente conscia di essere da sola, convinta fino a quel momento che l'acqua e le barche potessero esserle di compagnia. Si volta verso la fine del pontile, dove la sagoma è in piedi, con le mani nelle tasche, appoggiata ad uno scafo dondolante. 

Lo sa già chi è; lo straniero arrivato da qualche giorno insieme a Sam, l'Avenger di cui si sa di meno. Le storie personali dei supereroi non sono un mistero, dal momento in cui sono diventati delle celebrità. La loro vita privata è interessante come quella di un qualsiasi attore famoso di Hollywood, probabilmente anche di più, agli occhi delle masse, specie degli americani. Ma di lui, di James Barnes, si sa poco. Forse perché a sforzarsi di essere l'ombra di Captain America prima o poi agli occhi della folla lo si diventa davvero, o forse perché a nessuno piace parlare dell'HYDRA. Difficilmente si nota chi è ai margini, nella storica lotta contro le minacce terrestri e, da qualche anno lo sanno tutti, extraterrestri. 

Ma anche se sa chi è, non ci ha mai parlato. Lo ha visto aggirarsi al molo la sera tardi, qualche volta, o aiutare Sam e sua sorella con la barca, giocare con i figli di Sarah ed i loro amici. E sa anche che torna spesso così presto al molo, perché è spesso il primo ad essere lì, quando la città si sveglia ed i pescatori tornano alle loro reti. Mentre si avvicina, Dahlia lo guarda con interesse, come se fosse un complicato mistero da risolvere. 

"Solo un po'" risponde, portandosi le mani alle spalle per scaldarle. Bucky se ne accorge. 

"Hai freddo" constata. Non è una domanda, ma lei risponde comunque: "Non troppo", anche se la pelle d'oca che riveste le sue braccia e le sue gambe ed il leggero tremore, un po' per il nervosismo, un po' per il freddo davvero, che non riesce a controllare, dicono fortemente il contrario. Perché gli ha detto 'non troppo'? Dahlia ha freddo, dannazione. Ce l'ha eccome. Ma si trova davanti ad un uomo che ha salvato il mondo più volte. E che ha un braccio metallico. Deve pur darsi un tono. 

"Il tuo corpo non può mentire" le risponde infatti lui, constatando la dura verità: che lei non ha nessun potere speciale che le impedisce di avere freddo. Lei ha.. freddo e basta, come tutti gli esseri umani alle quattro di mattina.  

"Si beh, forse ho un po' freddo" ammette con qualche remora, fissando un punto sulla sua maglietta scura. 

"Direi più di "un po'" dice ancora, restando impassibile. Sembra che lo faccia apposta per infastidirla, per farle ammettere che sta davvero morendo dal freddo. Ma a che scopo? 

Dahlia lo osserva mentre si leva la giacca e gliela porge. Per un attimo pensa di rifiutarla, ma poi si rende conto che probabilmente le spiegherebbe che è molto più intelligente coprirsi, piuttosto che morire di freddo. Così la prende e se la infila. 

Naturalmente le sta grande, sembra stringerla in un caldo abbraccio. Il tessuto, ormai caldo dopo aver passato diverso tempo a coprire il corpo di Bucky, è liscio e le scivola addosso, accogliendola.  "Grazie" borbotta, sistemandosi l'indumento addosso. Avvicina i lembi della giacca senza abbottonarli, solo per sentirsi completamente avvolta da un indumento così largo sul suo corpo. E poi profuma tantissimo, ma c'era da aspettarselo; è un cavolo di Avenger. 

Dahlia conosce Sam da tanto tempo, e conosce ancora meglio Sarah. Sono amiche da anni, spesso escono insieme, a volte Dahlia guarda i bambini, quando Sarah ha bisogno di staccare e ricordarsi di essere altro, oltre che una mamma. Sam ha un forte senso dell'umorismo e ama raccontare della sua vita da supereroe, ma Bucky è diverso. Lui è discreto, taciturno, come se non ritenesse di aver fatto granché per l'umanità, in questi anni. 

Ma entrambi profumano tantissimo. 

James le fa un cenno con la testa, come a dire che anche stavolta non ha fatto niente per cui debba ringraziarlo, e si infila le mani nelle tasche anteriori dei jeans. 

La manica della giacca ha lasciato il posto alle sue braccia, strette al petto. Il vibranio del braccio sinistro riflette la luce della luna, ma Dahlia non ci fa molto caso. Sta osservando il suo viso stanco, l'espressione consapevole. C'è tanta tristezza nel suo sguardo, anche quando ride con Sam. Dahlia si chiede se prima o poi riuscirà a liberarsi del suo passato, che sa vagamente essere stato pieno di orrori e torture indicibili. 

Saranno le quattro di mattina, internazionalmente riconosciute come l'orario in cui si parla di cose profonde. O ci si fa una canna. O entrambe le cose. 

"Fumi?" chiede improvvisamente Dahlia, allora. 

Bucky sembra davvero sorpreso. Di certo non si aspettava una domanda così. Si è avvicinato per interesse o per gentilezza? Nel primo caso, probabilmente è rimasto deluso. Si aspettava forse qualcosa di profondo. Dahlia comincia a pensare di aver sbagliato tradizione, ma non ha potuto ignorare la sua sensazione che le dice che Bucky è uno che preferirebbe chiudersi un dito della mano destra in una porta, piuttosto che parlare di sentimenti con una sconosciuta, come nei libri d'amore per adolescenti o i film romantici alternativi. E comunque la sorpresa sul suo viso è sicuramente un evento imperdibile, tanto da convincere Dahlia che qualsiasi sarà la sua risposta, ne sarà valsa la pena. 

"Nel 1940" risponde, lasciando ricadere le sopracciglia con un sorriso divertito. Vuole capire il motivo di quella domanda. 

"Vieni" gli dice lei, avviandosi lungo il molo. Osserva le barche una ad una, fin quando non si ferma davanti alla David Bowie, ormeggiata a un paio di metri dalla Paul&Darlene di Sam e Sarah. È un cabinato a vela semplice, non troppo grosso, ma che difende la sua reputazione in quel molo pieno di scafi di medie dimensioni. 

Prima che Bucky possa proferire parola o commentare in alcun modo, Dahlia alza un piede e salta sulla barca con grazia. Atterra poco lontano dal timone, traballando per qualche istante per riprendere l'equilibrio. 

"Mi auguro che sia la tua" riesce solo a dire Bucky, osservandola con attenzione mentre sistema un paio di cime. Senza fermarsi a guardarlo, Dahlia gli risponde: "E io che mi aspettavo la rubassi con me.." con una finta delusione nella voce. Bucky non può fare a meno di sorridere ancora. Il suo umorismo gli ricorda vagamente Clint Barton. "Dai, sali" aggiunge lei, tornando a guardarlo. 

Lui la raggiunge con passo felpato, abbandonando le assi di legno del molo per atterrare sullo scafo ruvido, ma pulitissimo, della David Bowie. Il cielo è ancora nero, non sono nemmeno le cinque, e le stelle sembrano essere più intense da quella barca. Bucky si chiede cosa abbia intenzione di fare questa ragazza, che gli tiene compagnia nelle prime ore del giorno, quando normalmente si sdraia sul tetto della Paul&Darlene e si perde nella tranquillità della notte, rilassandosi al suono dell'acqua che si infrange sullo scafo. Lo fa per non rimanere a letto, per non dormire più. Per avere un po' di pace, prima che sorga il sole. 

Dahlia sparisce nella cabina per cinque minuti, riemergendo poco dopo con le mani occupate. 

A Bucky viene di nuovo da ridere, perché non si sarebbe mai aspettato che una ragazza lo invitasse sulla sua barca a fumare uno spinello. Dahlia ne ha uno nella mano destra, e nella sinistra ha un pacchetto di sigarette, dentro il quale infila lo spinello. 

"Inaspettato" commenta lui. Dahlia sorride e gli fa cenno di seguirla sul tetto della cabina, da cui si accede facilmente arrampicandosi un po'.

"O questo, o le conversazioni profonde" risponde lei, rivolgendogli un'occhiata che dice che non crederebbe che Bucky opterebbe per le conversazioni profonde nemmeno se lo sentisse uscire dalle sue labbra. Come fa a saperlo? È così ovvio? 

A James non interessa così tanto, ma essere capito a un livello così profondo lo fa stare insperatamente bene. 

Seduta vicino a lui, con le gambe nude incrociate e ancora leggermente tremanti dal freddo, Dahlia si piazza lo spinello tra le labbra e tira fuori dalla tasca della giacca di Bucky un accendino nero per accenderlo. 

Lui la osserva fare tutte queste operazioni in modo scorrevole ed abitudinario. Dopo tre tiri, glielo passa. Le sue dita sono piccole e letteralmente ghiacciate, ma lei non sembra farci caso. Bucky prova l'istinto di prenderle fra le sue e di stringerle per il tempo necessario perché si scaldino. 

Dopo tutti quei decenni, fumare rimane sempre la stessa identica azione automatica. Niente accenni di tosse, nessun tiro troppo lungo. Il fumo entra ed esce dal suo corpo come se non avesse mai smesso di farlo per quegli ottant'anni trascorsi dall'ultima volta che Bucky ha fumato. 

Passano la notte così, fumando insieme, scambiandosi qualche battuta ogni tanto, ma senza il bisogno di riempire il silenzio. 

Quando sorge il sole, alle cinque e mezza, il molo comincia a ripopolarsi. 

Dahlia si toglie la giacca di Bucky e gliela porge. "Ti ringrazio" gli dice ancora. "Anche per avermi fatto compagnia" aggiunge poi. 

"Sono io che ringrazio te per questo" le risponde, sorridendo. È un sorriso che gli illumina il volto, nota Dahlia con attenzione. Alla luce del sole riesce a scorgere meglio i suoi lineamenti. Gli occhi tristi sono ancora lì, ma il corpo è rilassato. 

Quando si separano, Dahlia torna a casa sua, e Bucky si dirige verso casa di Sam, dove ha intenzione di riprovare a dormire, almeno per un paio d'ore. Non sa perché, ma si sente in pace ed è convinto che questa volta potrebbe fare eccezione. Potrebbe dimenticarsi chi era e chi è stato. 

Quando ormai è lontano dal molo, si infila le mani in tasca con noncuranza, e sente qualcosa con la mano destra. Un oggetto allungato dalla superficie liscia. Lo tira fuori dalla tasca: è l'accendino nero di Dahlia. Avere qualcosa che gli ricordi della notte appena trascorsa lo convince ancora di più di poter dormire tranquillo. Quando si rigira tra le mani l'accendino, si accorge che sul retro c'è una scritta bianca. È un numero di telefono, scritto a mano. Presumibilmente il numero di Dahlia. 

Ancora una volta, Bucky non può fare a meno di sorridere, fantasticando per qualche istante una seconda notte a fumare con lei sul tetto della David Bowie, piuttosto che da solo a guardare le stelle su quello della Paul&Darlene.

   
 
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