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Autore: paige95    19/08/2021    4 recensioni
La guerra in Afghanistan è il filo rosso che lega il destino di due uomini e due famiglie, due mondi distanti che non sanno di essere molto vicini tra loro.
Nell'estate del 2018, in pieno conflitto, il tenente comandante dei Navy SEALs Christian Richardson e l'inviato speciale del Los Angeles Times Samuel Clark verranno chiamati al fronte, lasciandosi alle spalle vissuti, affetti e i vasti territori californiani.
[Questa storia partecipa al contest "Chi ben comincia è a metà del prologo" indetto da BessieB sul forum di EFP]
Genere: Angst, Guerra, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Destino'
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Venti di Tramontana



 

San Diego - Pacific Beach, 20 settembre 2018
 
Agli occhi di Katherine il tramonto sul Pacifico non era mai stato così privo di intensità, i suoi occhi non brillavano alla visione di uno degli spettacoli naturali che all'orizzonte e sulla superficie dell'oceano la affascinavano di più. La California non aveva mutato attrattiva per lei, ciò che aveva sostenuto davanti ai genitori era la pura verità: con o senza l'uomo che aveva sposato la sabbia dorata di San Diego avrebbe occupato un posto speciale nella sua anima. La lontana prospettiva in linea d'aria di quella sera però non rifletteva l'immagine sperata.
Di norma dalla battigia si aveva l'opportunità di assistere ad un gioco di luci e nastri di colori caldi che si intrecciavano inondando di meraviglia mente e cuore. Per la bagnina era diventato tutto un susseguirsi di tonalità grigie e tenebrose, come se una nuova notte di solitudine fosse rintoccata con qualche ora d'anticipo; una notte senza luna né stelle, non concedendole nemmeno il lusso di esprimere un misero desiderio. Si era illusa che le notti potessero essere più quiete per sé e per sua figlia dopo aver assistito al moto calante del sole sull'oceano, invece le fece compagnia la fedele povertà d'animo, ancora una volta, come sempre all'affacciarsi delle tenebre, per un tempo la cui fine non era stimabile dal suo ottimismo.
Katherine si strinse e si appartò nella sciarpa in voile di cotone distesa sulle spalle e su metà schiena. La falsa percezione che ciò bastasse per vivere il dolore lontano dallo sguardo innocente della sua bambina fece capolino nella mente. Il clima tiepido resisteva grazie all'influsso dell'oceano, ma non abbastanza per ripararsi con un filo di stoffa leggera durante le ore notturne.
Nel corso della silenziosa passeggiata, le orme lasciate sulla spiaggia erano affiancate da quelle meno discrete di William. Sul petto dell'uomo giaceva il battito di Alisia serenamente addormentata; la bambina circondava le spalle dell'amico accoccolata e protetta tra le sue braccia. Sarebbe stata una serata tormentata se il migliore amico di suo marito non l'avesse aiutata a riscoprire un po' di calma per sé e per sua figlia. Era inconcepibile per lei credere di non essere più in grado di assolvere a quei compiti che normalmente le venivano naturali. La CNN con notizie nefaste le aveva del tutto sottratto la cognizione di se stessa e del suo ruolo principale. Avrebbe dovuto evitare di ascoltare le notizie che risuonavano da lontano confuse e agglomerate; avrebbe dovuto invece affidarsi alla speranza e a Christian, ma era stato allarmante scoprire che diversi soldati avevano perso la vita in una base statunitense sperduta da qualche parte nei pressi di Kabul - era troppo sconvolta per comprendere le esatte coordinate. Avrebbe sofferto meno se le mura di casa le si fossero frantumate addosso. In quei momenti si era trovata sola e travolta da un dolore che avrebbe dovuto sopportare ad ogni costo; sapeva quanto non fosse trascurabile la presenza di una bambina di cui avrebbe dovuto occuparsi con coraggio, ma cedere alla prospettiva di rivivere l'esperienza di nove anni prima le sembrò l'unica scelta possibile.
Era grata all'uomo che negli ultimi anni era diventato più di un amico, era il fratello che nemmeno nei migliori sogni avrebbe potuto immaginare. William aveva accolto le suppliche di Alisia sulla soglia di casa, in lacrime la piccola gli aveva chiesto di aiutare la madre che attraverso i suoi occhi fanciulleschi si era sentita male. Lui non aveva indugiato, l'aveva trovata impietrita davanti al televisore, le gambe le stavano cedendo tanto che dovette sostenerla fisicamente, la mente era attraversata dai peggiori pensieri. L'amico aveva spento lo schermo riportando Katherine alla realtà lontana dalle terre afghane, lei si era limitata a scrutarlo spaventata. Nel conscio della donna era risuonata una singola parola dalle labbra dell'amico: basta. Era stato perentorio, l'aveva trascinata sul divano intimandole di stendersi e di recuperare la lucidità perduta davanti alle scene di guerra riproposte dai canali nazionali, del resto si sarebbe occupato lui stesso. Si era addormentata davvero a seguito del cortocircuito che aveva accusato la sua psiche. Si sentiva estranea a se stessa, incapace di pensare a qualunque incombenza. Si era occupato William della cena di Alisia, si sarebbe premurato anche di quella di Katherine se solo avesse accettato di rifocillarsi. Quella sera lei aveva insistito per sdebitarsi con lui, invece l'amico aveva dovuto provvedere a loro accumulando ogni genere di favore che lei non sarebbe più stata in grado di restituire. 
William era riuscito soltanto a convincerla ad intraprendere insieme a lui una passeggiata. Non affrontarono esplicitamente le conseguenze dell'attentato trasmesso dalla CNN; anche lui era spaventato dall'ipotesi che potesse essere stato coinvolto l'amico, ma fu più abile di lei a nascondere la preoccupazione. 
Katherine era grata a William per intuire con prontezza i momenti di sconforto e correre con tempismo in suo soccorso. Le gote della figlia erano ancora solcate dalla frustrazione accumulata e poi esplosa per l'assenza del padre, ma il volto non era più contratto dalla tristezza; non erano le braccia del papà a stringerla, ma l'affetto che l'abbraccio infondeva aveva disteso la tensione. William era a conoscenza dei giorni trascorsi dall'amica, la notizia dell'aereo l'aveva sconvolta proprio come se tra i passeggeri fossero stati presenti i suoi cari. Katherine aveva preso a cuore la fine tragica dei suoceri, così come mostrava sensibilità per il dolore del marito, a tal punto da non riuscire a trovare le parole giuste per informarlo.
«Immagino tu non abbia detto a Christian che non riesci più a sostenere questa situazione da sola»
Il lieve tono di rimprovero che Katherine scorse nella voce dell'amico la sorprese e la riscosse dai pensieri tormentati. William non era mai duramente critico nei confronti delle scelte di Christian, anzi trovava sempre il modo di giustificarlo davanti a lei; stavolta la più comprensiva sembrò essere proprio la moglie.
«Certo che no, non sarebbe comunque sufficiente per riportarlo da noi, ne soffrirebbe soltanto. Ce la caviamo»
Lo sguardo basso della donna la colse in fallo. A lui sembrò l'esatto contrario: una moglie aveva bisogno del marito e una bambina del padre. William non doveva rendere conto ad una famiglia delle scelte compiute, eppure aveva ben chiari i doveri che Christian stava mancando di onorare. Un sospiro più profondo e agonizzante di Alisia lo spinse ad accarezzare la guancia della piccola per trasmetterle serenità. A Katherine non sfuggì la dolcezza dell'approccio e si intenerì.
«Saresti un ottimo padre, Will, se solo lo volessi»
«Lascio volentieri questa incombenza a Christian. Io prendo le dovute precauzioni»
Il sorriso malizioso dell'uomo le offrì un istante di spensieratezza e la irritò nello stesso tempo. La vita da scapolo non gli si addiceva per niente, non sfruttava affatto le sue potenzialità. Katherine però non si aspettò la reazione successiva: William deglutì il vuoto e subito dopo abbassò lo sguardo sulla sabbia rosata della spiaggia. Lo osservò per qualche secondo convinta che avrebbe condiviso con lei i suoi pensieri e invece in modo riservato - come non lo era mai stato - non lo fece. Katherine cercò di dissipare il silenzio imbarazzante. 
«William. Tu sai qualcosa circa il periodo che Christian ha trascorso in accademia?»
Si stupì lo chiedesse a lui e non al diretto interessato. Una punta di diffidenza e di curiosità si dipinse nello sguardo di Katherine, ciò convinse William a misurare le parole nel caso la conversazione avesse assunto una piega compromettente. 
«Dipende cosa vuoi sapere. Ha frequentato la United States Naval Academy, un college di Annapolis nel Maryland. Da ciò che mi ha sempre raccontato, era determinato a raggiungere i suoi obiettivi. Si è diplomato brillantemente, il Coronado non ha mai dubitato sul suo arruolamento»
«Ed ha avuto qualche distrazione, che tu sappia?»
Si sarebbe aspettato domande più accessibili, magari sulla sua carriera, sugli anni che avevano condiviso. 
«Come? Mi viene solo in mente la sua poca propensione alle armi, il tiro al poligono non è mai stato il suo migliore passatempo, ma d'altronde un giovane che aspirava alla Berkeley[1] prima dell'incidente è comprensibile sia più logico che materiale»
Si mostrò stranamente ingenuo e evasivo, un atteggiamento insolito per l'amico tanto da insospettire Katherine. 
«Lo so, conosco mio marito, o almeno credevo. William, sto parlando di quel tipo di distrazione, tu più di tutti dovresti capire»
«Mi parlava di una recluta all'epoca»
La informò con un sospiro rassegnato convinto di alimentare un'inutile gelosia che non avrebbe giovato ad un rapporto a distanza. Il successivo gesto che Katherine compì prese William in contropiede, convincendolo sul fatto che l'amica avesse già più prove di quante ne avrebbe potute fornire lui a lei: estrasse dalla tasca dei pantaloni larghi di lino una foto piegata in malo modo e più volte da mostrare all'uomo. La luce riflessa sulla superficie oceanica consentì a William di distinguere nell'istantanea un giovanissimo Christian in tenuta militare accanto ad una ragazza vestita con abiti simili. Erano abbracciati, stretti in un gesto affettuoso che non scadeva nel romanticismo; alle loro spalle spiccava la caserma in tutta la sua imponenza e in essa non vi era nulla di poetico.
«Questa, per caso?»
«Non lo so, non l'ho mai vista, né in foto né di persona. Di certo non ha mai messo piede in casa sua, l'avrei saputo»
William afferrò la foto con la mano libera ed esaminò il retro. Era curioso quanto lei di conoscere l'identità della giovane. Poteva essere un'amica o qualcosa di più, far credere il contrario a Katherine non sarebbe servito; per quanto fosse rimasta stordita dagli eventi delle ultime settimane fino a quella sera, era ancora dotata di un fine raziocinio. Ciò che prese del tutto impreparato William però fu la reazione di Katherine all'idea di una possibile relazione sentimentale del marito in giovane età. 
«È datata 1996. Aveva diciotto anni, risale al periodo che ha trascorso in accademia, anche il luogo in cui si trovano somiglia ad una caserma»
«William, non parlarmi dell'ovvio. Perché conserva quella foto?»
«Forse per ricordarsi ciò che era e ciò che è oggi»
«Pensavo lo avessimo reso io e Alisia ciò che è oggi»
Il tono della donna era profondo, comprese quanto la sua non fosse mera gelosia, ma il timore che il loro legame si indebolisse a causa del tempo e della lontananza.
«Katherine, non puoi pensare di avere accanto l'uomo che è stato a diciotto anni e nemmeno di aver potuto conoscere il ragazzo della foto quando lo hai incontrato. Ti sei innamorata di ciò che è e che era anche grazie ai suoi incontri passati, compresa questa ragazza. Pensi forse che io per primo non lo abbia influenzato in qualche modo? Anzi, per fortuna hai evitato danni irreparabili e lo hai trasformato in un padre di famiglia»
Non riuscì a strapparle il sorriso sperato.
«Lei lo ha conosciuto, vero? Ha conosciuto il giovane della foto»
«Probabilmente si è goduta il peggio di Christian. I suoi genitori erano appena morti e non era sereno. Quando lo hai conosciuto questa donna non era più nella sua vita. Cosa ti importa di chi si portasse a letto tuo marito ai tempi della leva? Sbaglio o all'epoca eri poco più che una bambina?»
William era diventato molto serio e si rese conto tardi di aver impiegato le argomentazioni sbagliate. Il tramonto fu per lei l'unica via d'uscita da una conversazione scomoda, ma non la rese meno irrequieta. 
«Avanti, non puoi essere gelosa di una storia che risale a più di vent'anni fa. Posso garantirti che nel vostro letto non sia entrata alcuna donna, né prima né dopo averti conosciuta»
La veemenza di William la imbarazzò e si trovò costretta a ricordare all'amico con uno sguardo allusivo la presenza della bambina serena tra le sue braccia. L'uomo acquietò i toni, ma non perse di vista il suo scopo di sempre: l'arduo compito di difendere Christian dal passato.
«Katherine, mi stai spaventando. Cos'è questa mancanza di fiducia nei suoi confronti? Lui non potrebbe mai dimenticarvi. Non importa per quanto tempo sarete lontani, restate la sua migliore fonte di benessere»
William indicò lo sconfinato orizzonte oltre il quale si trovava Christian, ma lei si soffermò sul riflesso cristallino distorto ai suoi piedi. Un leggero vento lo mutava, come la guerra minacciava di fare con suo marito.
«Temo possa tornare cambiato dall'Afghanistan»
«La guerra può cambiare tutto di lui, ma non ciò che prova per voi»
La donna si voltò con un'espressione quasi illuminata e un mezzo sorriso in direzione dell'uomo. Lo prese alla sprovvista tornando di nuovo su un argomento che apparteneva ad un passato remoto, convinta che lui sapesse risponderle, dal momento che era consapevole del legame confidenziale che univa da sempre i due amici. William cercò di essere più onesto possibile, certo che a Christian non sarebbe dispiaciuto che lo fosse davanti alla moglie.
«La amava?»
Un velo di tristezza e sospetto la attraversò. Si sentì estranea al mondo militare del marito, non era mai accaduto in modo così netto, Christian aveva sempre cercato di evitarlo. Ad un tratto non ricordava più cosa avessero in comune, la lontananza gettò un vuoto sul loro rapporto; il confronto con donne appartenute al suo passato la fece sentire estranea alle aspirazioni di suo marito. Era una civile che avrebbe solo potuto attenderlo insieme alla figlia. La donna della foto aveva condiviso molto di più con lui, seppure in un tempo più breve.
«Aveva paura di innamorarsi, temeva il confronto con sua madre. In accademia è stata solo la compagnia di qualche notte»
«Ho il terrore che questo viaggio possa dividerci, William. E se cercasse la compagnia di una notte anche in Afghanistan?»
Voleva bene a Katherine, non potevano lasciarlo indifferente la sua insicurezza e la sua stanchezza, a tal punto da mettere in discussione l'esclusività del suo matrimonio, senza peraltro avere la forza di ribellarsi all'eventualità, non riusciva sfinita a biasimare suo marito. Era giunta dritta alla questione con rassegnazione. William era certo che la frustrazione la stesse travolgendo, tanto da non ricordare quanta fiducia meritasse Christian e che la gelosia dovesse continuare ad essere estranea al loro rapporto. La donna piegò le ginocchia verso la sabbia ma non la sfiorò, come se volesse fuggire da una situazione scomoda; i suoi pensieri erano tutti dedicati all'orizzonte davanti a loro, l'unico elemento che quella sera rendeva mutevole un paesaggio ormai deserto al termine delle vacanze. William predilisse un registro pacato e accomodante per dissipare ogni dubbio in lei.
«Katherine, so che è difficile da credere, ma dall'esperienza in accademia non ha più cercato donne prima di conoscerti. Non puoi nemmeno immaginare quante ragazze gli abbia presentato affinché uscisse dal blocco del suo passato, ho iniziato a temere che la morte dei genitori gli avesse precluso un futuro. Alla fine, però, sei arrivata tu. Non dirmi che prima di Christian non hai avuto modo di conoscere ragazzi! Farei fatica a crederlo»
«Io e Sebastian non eravamo compatibili, mentre loro sembrano piuttosto affini»
L'ultimo incontro con l'ex le aveva offerto più di una conferma sul destino che aveva pesato sulla loro relazione e sulla sua vita newyorkese. Katherine riportò la foto datata all'attenzione dell'amico posandovi sopra un fugace sguardo. 
«Cos'ho in comune con Chris, l'oceano? Insomma, perché si è innamorato proprio di me? Gli ricordo sua madre?»
«Avete una figlia ed è l'unica donna che ama più di te. Non so chi ti abbia mandata sul suo cammino, ma al tuo fianco è rinato. Con te ha ritrovato il calore di una figura femminile e ha creato la famiglia che non aveva più. Christian è l'uomo più leale che io conosca, non penserebbe mai di condividere l'intimità con una donna che non sia tu e lo farebbe per entrambi. Si è innamorato di te dal primo momento in cui ti ha vista. Dopo il vostro primo incontro la sua euforia era incontenibile e da testimone che dovrebbe vegliare sul vostro matrimonio posso dire che non è ancora sbiadita»
Era stato convincente, conosceva ogni singola emozione che ipotizzava potesse provare Christian, ma il pensiero di quanto si fossero sempre amati non debellava il pericolo che minacciava la stabilità della loro famiglia.
«Non lo sento da giorni. Ho provato a chiamarlo, ma è scattata la segreteria. Non so cosa dirgli in quei pochi minuti dopo il segnale acustico e a quanto pare nemmeno lui se non mi richiama.  Non era così tra noi prima che lui partisse, non perdevo le parole davanti a lui. William, so che non sarebbe corretto da parte mia chiedergli di tornare, cerco di sopportare lontananza e incertezza come posso, so che tiene a ciò che sta facendo in quel posto dimenticato da Dio. Ma, cielo, mi manca! È come se all'improvviso fosse uscito dalla mia vita lasciando una voragine. I cronisti mi fanno mancare il respiro, ci sono continui attentati ed io non so più a quale dio affidarmi affinché lo protegga. Non so nemmeno se sia vivo»
La mano di Katherine contro le labbra raccolse la sofferenza che non riuscì più a contenere, mantenendo però un'attenzione particolare alla serenità di Alisia che non avrebbe dovuto sentirla. La foto che William stringeva ancora tra le mani diventò un ostacolo, la stropicciò in tasca incurante del valore simbolico che potesse ancora rappresentare per l'amico e recuperò il telefono lasciando la donna perplessa.
«Kathe, chiamalo. Ora. Se non lo fai tu, ci penso io»
Non le concesse il tempo di riflettere, l'uomo compose il numero e si portò l'apparecchio all'orecchio. Lei gli era grata, ma non diede al marito la possibilità di ricevere la chiamata, fece pressione con il palmo sul cellulare, lo abbassò lentamente e lo allontanò da William; lo fissò dritto negli occhi supplicandolo di non farlo.
«Lascia stare. Penso che Christian sarebbe così onesto da parlarmene se qualcosa tra noi fosse cambiato»
Dedicò un leggero sorriso all'amico, dispiaciuta per aver espresso timori meno fondati di quanto avrebbe dovuto credere, in fondo la prospettiva di un tradimento in una guerra che metteva così duramente a repentaglio l'incolumità era la situazione più rosea e risolvibile tra loro.
La bambina nel sonno richiamò le attenzioni della madre, Katherine la fece scivolare con delicatezza dalle braccia di William. Avrebbe voluto fargli notare quanto non fosse normale che fossero le braccia dell'amico a far addormentare Alisia, quanto non fosse logica l'assenza del padre, ma William aveva dimostrato di esserne già al corrente, anzi avrebbe voluto che il suo intervento non si ritenesse necessario, che Christian e Katherine fossero entrambi presenti ed emotivamente stabili per occuparsi della figlia. La sconsolazione sul volto dell'amico impedì alla bagnina di dirigersi verso casa e troncare la loro conversazione. 
«Sei agitato e nervoso»
«Come?»
«Qualcosa ti turba e Chris c'entra solo in parte»
William si sentì sottoposto ad un interrogatorio che riguardava la sua sfera personale.
«Tu mi turbi, Kathe. Se vacilla il vostro legame, ci restano poche certezze»
In una serata così tormentata fu l'unico frangente in cui lo sguardo di Katherine si illuminò davvero per la sorpresa e l'orgoglio.
«C'è una donna»
«Una? Per chi mi hai preso, per quel bigotto di Christian?»
«No, William, stavolta nel tuo cuore c'è spazio solo per una»
La fissò malinconico per poi rivolgere la sua attenzione all'oceano incantato ormai da un cielo stracolmo di stelle. Ironia della sorte: nessuna stella lo avrebbe ascoltato.
«E ti sta provocando sofferenza»
L'empatia di Katherine lo riscosse quasi spaventato sul fatto che l'amica potesse avere un'opinione fuorviante su quella donna.
«No, lei non c'entra. Sono io a non voler iniziare alcuna relazione con lei»
«Cosa mi tocca sentire, ci tieni davvero»
«Tengo all'idea che lei possa stare male per causa mia»
«Per come sei?»
«Per come sono, penso»
 
San Clemente - a poco meno di sessanta miglia da Los Angeles, 21 settembre 2018
 
Margaret aveva appena raggiunto una casa modesta e al contempo graziosa. Faceva parte di un agglomerato di abitazioni, ognuna provvista di un giardinetto autonomo e privato. Un cancello e una lieve salita la separavano dalla porta d'ingresso.
Era stato Samuel ad insistere, ripeteva quanto fosse perfetta per loro e comoda per la compagna, la distanza dalla scuola in cui lavorava era percorribile in breve tempo; la giovane mostrava però chiari segni di temere che la distanza dalla redazione del Los Angeles Times avrebbe potuto privarli di tempo ed energie. Era ironico pensare che tre ore fossero nulla in confronto alle tredici di fuso orario che si divertivano a ledere il loro rapporto.
I timori della ragazza sfumarono il malumore, il ricordo di progetti condivisi e i contrasti per l'acquisto di una casa vantaggiosa solo in parte erano la migliore sensazione a cui potesse ambire in sua assenza. Era l'unico modo per sentirlo ancora vivo al suo fianco. Margaret non riceveva notizie del fidanzato da giorni che le parvero mesi. Una scintilla di preoccupazione nel petto la stava pregando di sfogare la frustrazione in un pianto liberatorio, il rischio era tangibile, avrebbe presto perso il senno della ragione trattenendo un dolore eccezionale per la consuetudine. Non riusciva a cedere alle lacrime, il suo subconscio l'avrebbe dichiarata sconfitta sotto il peso di una debolezza che non poteva permettersi, a cui non voleva dedicare più attenzioni di quante realmente ne meritasse uno sciocco crollo emotivo.
Era certa di non doversi spingere fin laggiù, fino allo spazio che avrebbero dovuto condividere già da un mese abbondante per avere finalmente quella notte tutta loro a cui lei ambiva tanto e che tanto avevano atteso. Quando fece girare la copia della chiave nella toppa della serratura una sensazione di solitudine la pervase. Fu una ferita accarezzare la maniglia senza Samuel e respirare tutti i profumi che avrebbero contraddistinto ogni giorno trascorso l'uno affianco all'altra. Gli unici rumori erano causati dal tintinnio delle chiavi. Non vi era il rimbombo dei passi della ragazza lungo il pavimento delle stanze, tutti gli spazi erano riempiti, i mobili era stracolmi dei loro effetti personali e scoperti dal nailon, già tolto da poco prima del matrimonio previsto e annullato. Mancavano solo loro e la vita che si erano ripromessi di iniziare tra quelle mura dalle tonalità leggere e sfumate, tanto quanto il futuro dinanzi alla giovane coppia. C'era solo un velo di polvere sui davanzali e l'erba del giardino era leggermente incolta, puntinata dalle placide foglie autunnali. 
Si trovava tutto racchiuso in un quieto fermo immagine, esattamente come la loro relazione, proprio come la fragile vita del suocero. Lasciò che una parete discretamente dipinta trattenesse il suo peso raddoppiato dall'inerzia. Scrutò il soffitto, ma il vero obiettivo era il cielo cinereo, lacrimevole al suo posto. Si era nascosta a lato di un'ampia tenda candida, lontana dagli sguardi indiscreti dei suoi futuri vicini che avevano già iniziato a porre domande sul loro mancato trasferimento. 
«Piangere non ti rende meno degna di lui»
La voce familiare inattesa le mozzò il fiato, fissò la sagoma di suo padre con una certa nota di incredulità. Non si era accorta della sua presenza, non si era resa conto che qualcuno l'avesse seguita per un lungo tragitto in auto, forse preoccupato per il silenzio di cui la figlia si era circondata nell'ultimo periodo. Margaret non seppe replicare alla sua dolce provocazione, era certa che nel caso le avrebbe offerto anche una spalla su cui sfogarsi; era sicura avesse colto le sue più intime esigente, ne era sempre stato in grado, fin da bambina.
«Sapevi che Padre Ralph è un reduce della guerra in Vietnam?»
«Hai parlato con il Padre?»
«Lui dice che Samuel è partito per un disegno divino»
La ragazza pronunciò l'ipotesi del padre spirituale come fosse un'ovvietà, eppure era certa che nel corso del loro breve colloquio fosse stato l'uomo che era e che era stato a confortarla. Non si addentrò nelle confidenze di Padre Ralph, mantenne il riserbo sul suo passato, lui avrebbe gradito. Per quanta fiducia potesse ancora conservare nel cielo, il motivo per il quale le fosse stata strappata la felicità a pochi metri dal traguardo non le fu chiaro, ma per mettersi l'animo in pace aveva deciso di continuare a credere che qualcuno lassù avesse per loro un piano prestabilito, un provvidenziale e sereno epilogo. 
Il giornalista non aveva mai nascosto il proprio scetticismo in materia religiosa, non si esponeva quanto avrebbe voluto, ma la sostanza della sua opinione non mutava. Sbuffò in risposta alle notizie della figlia. 
«Non posso esprimermi, tua madre non vuole»
«Allora pensi sia influenzato dalle aspettative di suo padre?»
L'uomo continuò a mostrare prudenza nel proferire parole. Diventò pensieroso, un indugio che irritò Margaret.
«Ah già, non puoi criticarlo, il direttore Clark è il tuo capo»
Non riuscì ad interpretare se fosse la rabbia verso Daniel a rendere la figlia così insofferente, ma era certo fosse emotivamente stanca e ciò era comprensibile; nessuno meglio dei suoi genitori avrebbe potuto entrare in empatia con lei, vivevano sotto lo stesso tetto, la sua sofferenza era la stessa loro. Il padre non provò a difendersi, ma era intenzionato a chiarire ciò che la mente offuscata di Margaret si rifiutava di cogliere.
«Certo che posso criticarlo liberamente quando è necessario! Io e il direttore non abbiamo alcun tipo di problema a mostrarci schietti l'uno con l'altro. Margaret, sei mia figlia e mi fa male sapere che soffri. Io non credo sia colpa di Daniel. Ad essere onesto ho perso fiducia in Samuel, ti sta ferendo e non riesco a giustificarlo come vorrei. Sono anche io un giornalista, ma non avrei mai pensato di fare qualcosa di simile alla mia famiglia e ai miei cari. È stato incosciente a non considerare le conseguenze delle sue decisioni»
Fu un fiotto di acqua gelida in volto la considerazione del padre. Era la verità più difficile da ammettere, quella contro cui stava lottando da un mese. Anche lei stava combattendo la sua battaglia, una guerra di cui non riusciva a scorgere la fine dentro di sé.
«Io lo amo, papà»
«Non lo metto in dubbio»
«Anche lui mi ama, ne sono sicura»
«Non ho detto il contrario, ma l'amore non basta, bambina mia»
Era profondamente dispiaciuto, la fissava con dolcezza come se un semplice amorevole sguardo potesse spazzare via settimane di tormenti. Le mostrò un palmo invitandola ad accogliere un gesto di conforto. Lo abbracciò consentendogli di stringerla, affondò il volto nell'incavo della spalla e circondò il collo del padre. Non aveva permesso ad alcun famigliare una simile prodezza prima di quel momento, aveva chiesto solitudine, almeno fino a quando suo padre non prese il coraggio di violarla con prepotenza.
Margaret trovò che quello fosse un buon posto per continuare a soffrire, un luogo discreto in cui cedere senza versare lacrime.
«Maggy, ti accompagnerò all'altare presto o tardi»
Suonò come una promessa su cui lui non aveva alcun potere; lo fissò grata per l'apprezzabile pensiero. L'uomo le scostò i capelli liberi dall'acconciatura morbida che nascondevano le guance. Avrebbe voluto ridonarle il sorriso a qualunque costo, ma non possedeva alcuna autorità sul destino o sulla provvidenza in cui padre Ralph credeva.
 
Periferia Ovest di Kabul, 21 settembre 2018
 
Lo sguardo di Samuel vagava oltre le grezze pareti dell'abitazione del mullà. Era immerso in un ricordo recentissimo; percepiva ancora nitidi i singhiozzi della madre oltre la linea telefonica, lo aveva informato delle condizioni stabili ma serie del padre, facendogli crollare una parte delle sue certezze, in primis quelle sulla salute di un uomo dal temperamento forte e robusto. Si era impegnato a consolare lei mentre rabbia e preoccupazione si insinuavano nel suo cuore; non ricordava di aver mai provato così tanto disappunto nei confronti della fidanzata, la quale si era premurata di non coinvolgerlo e di non avvertirlo subito. Era infuriato con la famiglia per averlo tenuto all'oscuro, sentiva di aver perso tempo prezioso. Ogni cellula del suo corpo gli aveva suggerito di raggiungere la base di Bagram e salire sul primo volo di ritorno negli Stati Uniti; la coscienza gli ricordò la nuova ragione della sua permanenza a Kabul che aveva maturato nell'ultimo mese di esperienza. Gli era bastato poco meno di un mese per rendersi conto che un giornalista non restava mai tale su quelle terre, un reporter era innanzitutto un uomo che cercava di capire per aiutare prima ancora che per la mera informazione fine a se stessa.
Il giovane era seduto a gambe incrociate su un morbido tappeto sbiadito con il cuore ricolmo di tormento e di impazienza. Era ogni giorno più grato al mullà per averlo ospitato, il rischio corso dal capo del villaggio a stringere amicizia con un americano era alto, non tutti avrebbero gradito. Era stato ruvido nell'accettare un confronto in cui Karim avrebbe mediato, ma alla resa aveva accettato la richiesta dell'ospite al fine di onorarlo, all'infuori della sua nazionalità. 
Il mullà aveva offerto a Samuel il raa, una bevanda tipica del popolo afghano che aveva già avuto occasione di provare dalle mani di Maryam, anzi era quasi certo ormai di poterla preparare in autonomia grazie a lei. Il pensiero fu dedicato alla ragazza mentre sorseggiava e gustava il delicato sapore. La giovane afghana si trovava reclusa in un angolo della stanza nascosta dal suo inseparabile niqāb; teneva gli occhi celesti rivolti al pavimento polveroso sotto i suoi sandali. Samuel era dispiaciuto, era stata la sua presenza a costringerla distante dal tavolo dei commensali, era categorico che lei non potesse presenziare al loro fianco davanti al padre, ogni rapporto all'infuori della supervisione del mullà era considerato un sacrilegio.
La bevanda che i tre uomini stavano sorseggiando era stata servita loro dal piccolo Hassan. Il giornalista regalò al bambino una carezza affettuosa tra i capelli e un sorriso complice; Hassan apprezzò e ricambiò il sorriso, benché nemmeno a lui fosse consentito condividere il banchetto con gli adulti. Accanto ad un muro portante era conservato un aquilone dai colori sbiaditi, unica nota infantile in una abitazione dall'atmosfera dura e severa, rara presenza di vita nel grigio del conflitto.
Il reporter aveva richiesto un esplicito colloquio con il mullà e il supporto di Karim per poter raccogliere quante più informazioni possibili sul Medio Oriente. Era ostinato e la sua determinazione si era scontrata con la volontà del medico che non riteneva opportuna alcuna intervista ufficiale. I due avevano avuto una discussione dal quale un uomo ancora debilitato nel corpo e nella mente non sarebbe mai potuto uscire vincitore; così Karim era stato costretto a ricoprire il ruolo di interprete tra Samuel e il mullà premurandosi di tradurre le domande del giornalista a beneficio della pacifica convivenza di tutti. Il dottore sapeva bene quanto il mullà non vedesse di buon occhio il giovane americano ed inoltre lo stesso Karim si sentiva in soggezione al suo cospetto al pensiero di quando avrebbe preso il coraggio di chiedere a lui la mano della figlia, senza nemmeno possedere le risorse sufficienti per il mahr[2]
Le domande di Samuel erano poco consone e sfioravano la polemica, più di una volta Karim fu costretto a filtrare la richiesta secondo la sensibilità del mullà. Perché non consentite alle vostre figlie di sposare uomini che amano e all'età in cui si sentono pronte? era diventata in lingua afghana Secondo la Legge, a quale età le donne possono essere offerte in matrimonio? Karim lo aveva redarguito con lo sguardo per aver pensato che lui traducesse davvero una domanda simile al mullà; era costernato che Maryam udisse simile discorsi, ma erano costretti ad assecondare il capo del villaggio, non avevano scelte migliori, anche per il bene della ragazza nello stato in cui si trovava, suo padre non doveva avere alcun sospetto. 
Bastò lo spostamento della giovane afghana per distrarre Samuel dalla conversazione; la vide abbandonare il suo posto rilegato ed ebbe l'istinto di compiere il medesimo gesto, solo la prontezza di Karim riuscì a scongiurare un'offesa al mullà e alle loro tradizioni. Ormai però la ragazza aveva catturato la totale attenzione del giornalista, tant'è che il medico di Herat fu costretto a richiamare l'amico per nome.
«Samuel»
La voce di Karim lo fece uscire dallo stato ipnotico in cui era immerso, sbatté le palpebre un paio di volte, ma ciò non bastò ad ignorare lo sguardo malinconico di Maryam e ad evitare che seguisse da lontano i suoi passi mentre si congedava attraverso un'uscita secondaria. 
«Sì. Scusate, ho un'urgenza»
Seguì la ragazza alzandosi con uno scatto sotto l'espressione sconcertata dei due uomini che fino a poco prima stavano banchettando in sua compagnia. Samuel si diresse verso la porta dietro cui era scomparsa Maryam elargendo una carezza distratta sulla nuca di Hassan che si trovava in traiettoria. 
La scorse abbandonata alle lacrime con la schiena poggiata contro le mura esterne dell'abitazione. Le si avvicinò, si inginocchiò sulla terra arida per arrivare alla sua altezza e non sovrastarla. Non accennarono al modo in cui il padre l'aveva costretta all'angolo e le aveva vietato di prendere parte alla conversazione, era un'abitudine a cui lei non dava più peso ormai ed inoltre i loro sguardi si erano già scambiati un parere a riguardo poco prima.
«Ehi. Va tutto bene?»
A Maryam sfuggì un amaro sorriso per rispondere a quella frase di circostanza. 
«Karim mi ha chiesto la mano»
«Lo so. Vuole solo che tu sia al sicuro»
«Non saremo mai al sicuro. Lo so io, lo sa Karim, lo sai persino tu»
Scie salmastre si infiltrarono oltre la stoffa chiara del niqāb e scomparvero alla vista dell'americano. La rassegnazione più profonda la investì, poi si voltò verso Samuel come se si stesse rivolgendo a se stessa.
«Mi ha strappato l'anima»
Samuel comprese a chi si stesse riferendo senza che lei lo specificasse. Le unghie del giornalista si conficcano nella terra e si chiusero a pugno. Conosceva Maryam da un mese, ma il pensiero che qualcuno l'avesse toccata con violenza gli fece ribollire il sangue.
«Non voglio coinvolgere qualche innocente, tantomeno Karim. Devo dire la verità a mio padre e prendermi le mie responsabilità»
«No, Maryam!»
Non era esperto, ma era consapevole di ciò che implicasse rivelare il terribile segreto al mullà. Non aveva alcuna responsabilità per la violenza subita, era una vittima, ma Maryam non riusciva a definirsi tale, non le avevano insegnato che anche lei talvolta poteva esserlo e il male che le veniva inferto poteva essere un errore di altri, uno sbaglio che lei non poteva subire inerme. La fece sorridere e stavolta di cuore la preoccupazione nei suoi confronti, era un evento che raramente aveva sperimentato sulla pelle e solo grazie a Karim. Si stupì che un occidentale avesse così a cuore la sua vita; allo stesso tempo un occidentale le aveva strappato brutalmente l'innocenza, sapeva essere vario il cuore umano e la nazionalità non era un metro di paragone.
«Grazie, Samuel, per un po' mi hai fatta sentire una donna degna di rispetto»
Aveva smesso di piangere, l'aveva attirato a sé e abbracciato, posando il mento sulla sua spalla e dimostrandogli di conoscere da tempo la sottile linea tra dignità e disprezzo, lei si rifiutava solo di riconoscerla per paura di affrontare un percorso tortuoso e accidentato in un mondo in cui gli uomini dominavano su ogni fronte. Samuel ricambiò l'abbraccio con delicatezza, ma solo per accertarsi che lei non si allontanasse; in quella posizione fu più semplice sussurrare a lei per avvalorare le sue suppliche.
«Maryam, ci sono tante soluzioni alla morte, per te e il tuo bambino»
«Non lo voglio, Samuel»
Si allontanò da lui scattante accentuando tutto il livore che provava.
«Non lo voglio ricordare. Non voglio essere sua madre e se per evitarlo non mi resta che morire con lui, così sia»
La disperata furia balenò attraverso gli occhi azzurri di Maryam, ma fu solo una frazione di secondo, tornò a guardare il cielo confondendo le iridi buone nella volta sopra Kabul. A modo suo si stava ribellando alla vita che le era stata predestinata da tutti gli uomini che avevano incrociato il suo cammino.
«Credo di non averlo mai confessato a qualcuno e tantomeno voglio che lo sappia lui, ne soffrirebbe solo. Ho sempre visto in Karim molto più di un amico. Da bambina credevo di poterlo paragonare ad un fratello, poi ad un padre ed infine»
Prese fiato fissando con intensità il reporter, conscia di ciò che stava per affermare.
«Sono certa di essermi innamorata di lui»
Samuel rimase sconvolto per la notizia appena ricevuta.
«Maryam, non capisco, ti vuole sposare e tu sei decisa a rifiutare la sua proposta»
Gli sorrise, per una volta sentì di essere lei una fonte di informazioni per lui.
«È inutile che fai finta di credere che sarebbe tutto normale. Nel tuo Paese credo sarebbe vietato dalla Legge. Confermi, americano?»
Nominò il termine legge quasi come una beffa assurda per tutte le donne afghane che avevano la fortuna di intrattenere qualche contatto con il mondo occidentale.
«Non usare i miei sentimenti contro di me, Samuel, non mi convincerai a non parlare con il mullà solo per la prospettiva di essergli accanto. Vuoi che sia una donna libera, o no?»
Si alzò lasciandolo in pensiero, gli voltò le spalle, ma Samuel le consentì pochi passi lontano da lui. Il giovane si alzò a sua volta per fermarla con la forza se fosse stato necessario. 
«È sterile. Karim è sterile»
Rimase sbalordita. 
«Non potreste avere figli, anche volendo»
«So cosa vuol dire. Non mi ha mai accennato nulla di simile»
«È una confidenza molto intima e tu sei molto giovane. Credo sia questo il motivo per cui non te ne abbia mai parlato»
Scorse maturità in Samuel nonostante la sua giovane età, ma non poté evitare di sentirsi tradita come amica da Karim; era convinta non ci fossero segreti tra loro e fossero aperti ad ogni tipo di confidenza. 
«Il vostro matrimonio sarebbe una via per salvarti»
Avrebbe voluto dirgli che avrebbe desiderato averlo accanto per sempre in qualunque modo, che forse quello che provava non era amore ma forte ammirazione maturata nel corso degli anni, in fondo lei non conosceva cosa volesse dire essere innamorati. D'altronde tra loro non vi era attrazione fisica, ma solo di mente e di cuore. Maryam non fece in tempo a rivelare altro a Samuel, alcuni spari spezzarono la loro conversazione. L'obiettivo era proprio la ragazza e Samuel se ne accorse subito frapponendosi tra lei e i talebani che la stavano attaccando con ferocia. Il reporter scorse lo sguardo di uno dei due uomini mentre si allontanavano a bordo di un'autovettura militare. 
Il giovane americano percepì il grido di Maryam attraversare ovattato i suoi timpani. Il respiro era un insieme di coltellate nello stomaco. Non trovò più ossigeno, incespicò nei suoi piedi e collassò sulle ginocchia. Toccò il punto in cui il dolore era più intenso e trovò solo copioso sangue. Molte cose attraversarono la sua mente, molte persone che era certo di non rivedere più. Era dispiaciuto per le promesse che non era riuscito a mantenere, per le lacrime che avrebbe causato, per l'amore che non avrebbe più potuto vivere. Avvertì passi concitati, scorse attraverso la vista offuscata umili sandali che attribuì a Karim.
«Maryam, ho bisogno di acqua fredda»
All'udire il nome pronunciato dall'amico Samuel si preoccupò e tentò di comunicare con tono incrinato.
«È ferita anche lei»
«Ha solo una ferita di striscio sul braccio, sta bene»
Il sorriso rassicurante e preoccupato del medico era sovrastato dalle imprecazioni in lingua afghana del mullà. Karim comprendeva ogni singolo insulto rivolto a Samuel per aver messo a repentaglio la vita della figlia con la sua presenza, ma non aveva tempo di ricordare a lui che senza l'americano lei sarebbe rimasta uccisa sotto i colpi dei talebani, era più urgente salvare la vita all'amico piuttosto che risvegliare la coscienza di un vecchio afghano inaridito. 
Il dottore prese tra le braccia il reporter, gli sollevò la nuca dal terreno e cercò di valutare la gravità delle ferite riportate; era essenziale per lui superare il coinvolgimento emotivo per riscoprire sangue freddo. Un rivolo vermiglio scivolò lunga il viso di Samuel dalle labbra; il sangue e le convulsioni gli impedirono di articolare una frase limpida.
«Karim. Margaret. Ti prego»
L'afghano provò ad arginare le ferite a mani nude. Abbondanti lacrime scesero lungo le guance del dottore per il rischio di perdere la vita dell'amico davanti ai suoi occhi, per il sacrificio che per loro stava compiendo. Si asciugò le guance umide con la stoffa che gli copriva le braccia. Non gli avrebbe mai chiesto di mettere a repentaglio la sua incolumità, non lo avrebbe permesso se solo avesse immaginato che potesse accadere una simile tragedia. 
«La mia fidanzata. Devo sentirla»
Afferrò debolmente il polso di Karim per essere più convincente.
«Non puoi parlarle in questo stato. Te la caverai»
Gli rispose distrattamente, era impegnato a scrutare le ferite per scorgere i danni. Vide una pallottola insanguinata per terra, riconobbe munizioni da mitragliatrice, ne aveva viste ed estratte tante da corpi esanimi, una singola pallottola era fuoriuscita dalla ferita, ma più di una era andata a segno e si era sfogata su Samuel. Maryam fece ritorno con acqua e bende, pose subito una garza imbevuta sulla fronte madida del giovane. Era sconvolta, la sua ferita bruciava all'altezza del gomito, ma il dolore che provava nell'anima per le sorti del reporter americano era più intenso.
Karim frugò nelle tasche di Samuel sotto la kurta candida e macchiata in cerca dell'accendino e lo trovò con soddisfazione e speranza; ebbe l'idea di cauterizzare i labbri frastagliati delle ferite per ritardare l'emorragia che stava sbollendo abbondante in più punti. Si premurò prima di allontanare la giovane per non lasciare che assistesse alle sofferenze del ferito. 
«Maryam, cerca aiuto»
Intervenne prontamente Samuel al limite della lucidità. 
«Trova il tenente Richardson, è all'ospedale di Charikar, hanno ferito il suo comandante»
La ragazza non indugiò a dirigersi sul posto per cercare il militare che avrebbe potuto scortare Samuel in una sala operatoria, era certa che il dottore si sarebbe impegnato per superare la fase più critica fino al suo ritorno. Rimasti soli, Karim accese l'accendino rivolgendo uno sguardo dispiaciuto all'amico per la sofferenza che avrebbe patito dalle sue mani a breve, ma non aveva altri mezzi per mantenerlo in vita in attesa dei soccorsi. Samuel fece cenno a Karim di avere avuto un'ottima idea, nonostante tutto.
«Fa' ciò che devi»
«Penso che il tabacco possa salvarti la vita. L'avresti mai detto?»
«Non posso dire lo stesso per mio padre»
Karim cercò di sdrammatizzare, ma Samuel al contrario provò un senso di profonda amarezza prima che i suoi sensi venissero intorpiditi dall'emorragia e dal dolore provocato dai nobili tentativi di Karim.
 

Ciao, carissimi lettori e carissime lettrici!
Fa profondamente male oggi per me pubblicare questo capitolo. Avevo scritto i dettagli prima di Ferragosto ed ora rileggerli con il senno di poi mi mette i brividi. Come avrete già intuito, questa storia si concluderà molto prima di giungere al 2021, ciò che descrivo io è ormai Storia. Mai e poi mai fino a pochi giorni fa avrei creduto che in futuro si sarebbe verificata una situazione ancor meno rosea di quella che sto raccontando. Ho perso ogni genere di commento, ormai mi rifugio nella scrittura di queste pagine, unico luogo in cui trovo ancora una speranza per il popolo afghano. 
È solo un dolore immenso e penso lo sia per molti di voi. Vi abbraccio forte e vi ringrazio per continuare ad accompagnarmi in questo viaggio, nonostante tutto ♡
Spero a presto!
-Vale
 
Ps vi chiedo scusa per la lunghezza del capitolo, non avevo idea di come spezzarlo per renderlo meno pesante, grazie per la pazienza ♡
 

[1] Università della California
[2] Donativo nuziale, cifra che il marito dovrà elargire alla moglie a seguito della stipula del contratto nuziale.
   
 
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