Videogiochi > Altro
Ricorda la storia  |      
Autore: MadLucy    20/08/2021    0 recensioni
[Your Turn To Die ]
[Sara/Ranmaru | Hallucination!Joe/Sara | angst | hurt no comfort | what if | Sara è perseguitata dalle allucinazioni anche nel capitolo 3 | evil!Sara rising| Gaslight Gatekeep Girlboss!Sara/Manipulate Mansplain Malewife!Ranmaru | mindfuck ]
Le allucinazioni conducono Sara a un punto di non ritorno, e Ranmaru ci si trova in mezzo.
«Tu… non sei… Joe.»
«Certo che no!…» Diventa così tanto lui, così tanto Joe, come per ferirla, come per deriderla. «Certo che no, Sara! Se fossi Joe, sarei vivo.»
***
«Facciamo un gioco. Si chiama: Sara dice.»
Genere: Angst | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

 

«… ti voglio bene, Sara!» Sara sbarra gli occhi nel buio.

«Cosa?! Cosa?! No…» C’era quasi riuscita. Un istante più tardi, e si sarebbe illusa di dolcezza.

E Joe si mette a ridere. 

A ridere, ridere, come se urlasse, come se dovesse coprire tutto il resto. «Non posso credere tu ci sia cascata di nuovo! Ci caschi sempre. Stupida Sara. Pensi davvero possa finire? La mia morte non finirà di certo. O sbaglio?»

Sara non smette di stringerlo, perché dopo tutto, ancora, resta lo scoglio. Perché se lo molla, va giù a fondo. 

Joe le accarezza la testa, ed è proprio la sua mano, nulla l’ha cambiata. «Che scherzo crudele, povera Sara.» Canticchia. «Sara frignona. Che c’è, hai paura di morire, adesso? Quell’espressione sul tuo viso è meravigliosa.» Le carezza una guancia con il pollice. «Verrò di persona a coglierla al tuo ultimo respiro. Perché sarò lì, Sara, puoi giurarci, che diamine. Il tuo Joe sarà lì per te. Basterà aprire gli occhi… Mi cercherai, vero?»

Sara fissa il soffitto, si morde il labbro e poi sente il sapore delle lacrime che raggiungono la bocca. «Prenderò a pugni chiunque ti faccia piangere. L’ho promesso, te lo ricordi?» Joe usa il pollice per sfiorare una lacrima sul suo collo, e poi schiaccia e continua a premere, premere, finché fa male, finché il fiato cambia ritmo. «Perché piangi, Sara? Dimmi chi è stato. Dimmi chi è stato. Se me lo dici… te lo dico, anch’io, chi è stato! Vuoi che te lo dica? Vuoi che te lo dica?»

 

Qualcuno le sta parlando, ma Sara ha gli occhi chiusi, forse dorme. 

«… non è che tu abbia fatto qualcosa di male.» Un’esitazione. «Avevamo tutti lo stesso potere, cioè… nessun potere. Non devi… tu… non potevi fare niente. Mi senti? Sara, per piacere, svegliati.»

«Si è svegliata?»

«No, non ancora.»

«Può sentirci?»

 

«Non hai fatto niente di male» sospira Joe, giocherellando con i suoi capelli. Una volta, quando lo faceva, Sara lo sgridava sempre; non lo fa più. Sta zitta. Se non parla, non lo provoca, è meglio così. «Buona vecchia Sara, ecco il suo modus operandi, uccide e poi se ne lava le mani, perché non ha fatto niente di male! Ma nemmeno nulla di utile, uh?» Le sue dita dolci nei capelli. «… sei davvero la peggiore. Fottuta, patetica parassita.»

Le parole sfuggono. «Questo non è giusto, Joe… Nemmeno gli altri hanno fatto niente!»

Joe sorride il suo sorriso, come non ce n’è due. «Non prendermi in giro! So che mi credi stupido, ma così è eccessivo!… tu sei la più forte, Madame Sara! Dovresti proteggere gli altri, non arrampicarti sulla pila dei loro cadaveri, no…! E poi… nessuno di loro era la mia migliore amica.»

La voce stride nelle orecchie, come un fischio. 

«Lo sai come funziona tra migliori amici. Chi tradisce…»

Le mani sulle orecchie. «Non ti ho tradito Joe! Non ti ho tradito! Basta… basta…»

Joe inclina la testa da un lato, curioso. «Mi vuoi ancora bene? Cosa provi quando mi guardi? Guardami negli occhi. Non puoi mentirmi. Ti conosco meglio di chiunque, Sara!» Suona esultante. «Migliori amici per sempre. Migliori amici è per sempre. Non finisce. Non c’è basta.»

Sara si aggrappa a quella verità residua, come un gradino nel buio. «Joe. Joe, per favore.» Per sempre.

Joe ha tutta la pazienza del mondo. La bacia sulla fronte. «Ti conosco, Sara. So dove fa male.»

 

 

Keiji è seduto accanto al suo letto. «Non so come fermarlo, ma posso darti dei consigli. Non lo cancellerà, ma lo… rallenterà.»

Sara non ricorda l’argomento della conversazione. Le fa male la testa. «Cosa?… Rallentare cosa?»

Keiji fa una smorfia. Compassione. «Lo vedi anche in questo momento?»

 

«Come te la passi, assassina?» 

Prima di vederlo, sente l’odore del sangue. «… Joe…?»

Lui sembra divertito dalla sua esitazione. «Perché no? Sembro forse qualcun altro? Non ti piace quello che vedi? Cos’ho che non va? Mi manca qualcosa?» Il suo corpo si smembra mentre parla. «Non ti piaccio così come mi hai reso tu? Mi vorresti un po’ più vivo, Sara?»

Poi è intero di nuovo, e le parla con una mano sul suo avambraccio, come faceva in classe –come dovesse trattenerla per dare informazioni preziosissime. «Un giorno mia madre mi ha detto, sei un ragazzo così carino, Joe. Quelli così carini la pagano cara. Prima o poi qualcuno cercherà di fregarti. Mi hai fregato per bene, Sara! Ero proprio il tuo cane, uh?»

«Joe, devi andare via» dice Sara. «Devi andare, perché non posso farcela altrimenti. Gli altri hanno bisogno di me, o ci saranno altre morti. Vuoi questo?»

Parlargli è sempre una cattiva idea. «Vuoi dimenticarmi per pulirti la coscienza? La cosa che vedono gli altri quando ti guardano… è così bella che vuoi vederla anche tu. Ma sai cosa vedo io? Sai… cosa… vedo?» Sara lo vede anche lei, dentro le orbite nere. Il vuoto. Il buco nero. 

«Lasciami, ti prego.»

«Perché mai dovrei lasciare la mia migliore amica?» chiede Joe, serio, concentrato. «Rispondimi.»

 

Keiji la trova carponi davanti alla vasca piena d’acqua, gelida, con i vestiti addosso, la testa e le braccia immerse. La scuote finché non sputa l’acqua, tossendo. «Cosa pensavi di fare, Sara?»

Sara lo guarda negli occhi, confusa, poi guarda gli altri dietro di lui, allarmati, angosciati. «Non lo so… Non ricordo.»

 

«Ti ricordi, Sara?» Clickclickclick.

Sara è inginocchiata. «Ti prego… ti prego…»

Joe ride. «Mi preghi? Che divertente. Non mi sembra di averti pregato, quando toccava a me. Non riesci a sopportare? Nemmeno quello che ti meriti? Io invece non me lo meritavo, Sara. Lo sai.» Le tira un calcio in testa, con rabbia. «Debole, troppo debole. Tu non hai mai salvato nessuno. Tu non salverai nessuno, Sara. Nemmeno te stessa. Te lo garantisco. Mi assicurerò che non la passi liscia.»

 

Safalin le mette qualcosa in mano. «Sono solo pillole per dormire meglio. Hai bisogno di riposo, miss Sara.»

«Di riposo» ripete Keiji, aiutandola a mettersi a letto. «Sdraiati. Dormi, Sara. Fai bei sogni.»

 

«Non puoi ancora dormire» mormora Joe al suo orecchio. «Adesso ti dico cosa ti farei, Sara.»

Non è mai stanco, non manca mai, non dorme mai. Joe c’è sempre.

«Ti sarebbe piaciuto se ti avessi scritto un ultimo messaggio? Eh eh, mi spiace!» Così se stesso. «Non era così facile, con quei tubi nelle mani! Che messaggio volevi? Uno d’amore? L’amore e la morte non vanno molto d’accordo, sai! Non ero in vena

«Hai ragione, Joe» si sente rispondere Sara. «Il mio amore non ti ha salvato.»

Joe diventa sempre dolce quando lei confessa. «No, Sara. Il tuo amore… mi ha rovinato la vita.»

 

«Ci sono io qui» dice Keiji, stringendola tra le braccia. «Devi solo svuotare la mente. Non pensare a niente. Non pensare a lui.»

«Lui chi?…»

Keiji la fissa.

 

«Non puoi essere sua. Tu appartieni a me» rivela Joe da dietro le sue spalle. «Da quando mi hai ucciso… ci siamo fatti una promessa. Ti mangerò quel fottuto cervello, e mi godrò ogni singolo momento. Sarò io a distruggere a te alla fine. Sorpresa sorpresa! Il buon vecchio Joe ama prenderti un po’ in giro.»

Sara non si volta. «Tu… non sei… Joe.»

«Certo che no!…» Diventa così tanto lui come per ferirla, come per deriderla. «Certo che no, Sara! Se fossi Joe, sarei vivo.» Un dolore così forte che è impossibile respirare. Non serve nemmeno strangolarla. L’aria non passa. «E se fossi Joe… credi che vorrei mai più vedere la tua faccia, lurida assassina?»

Buio. 

 

«Sara! Sara! Svegliati!»

 

 

Sara guarda nello specchio. «Non ho deciso io di partecipare. Non ho mai avuto scelta.» Dall’altra parte, c’è il mondo come lo vedono tutti gli altri, ancora intatto. Fissa la propria spalla, dove non c’è niente, così non può vedere, ma solo sentire, la pressione della mano di Joe. «È stato tutto per colpa tua, Sara. Ogni cosa.» Non è arrabbiato, è calmo e paziente, è il momento peggiore. «La vera domanda è… come può una persona come me essere stata un’amica per una persona come te? Joe non ce l’avrebbe mai fatta ad ammettere che l’hai deluso, non era il suo stile. Ma come potresti non averlo fatto? Perché non almeno lui, lui tra tutti, perché non soltanto lui? Perché, Sara?»

Sara reclina la testa, e dove non c’è niente, nel vuoto dello specchio, sente un punto di calore sulla guancia. «Me lo sono sempre chiesta.»

 

 

Sara respinge il bicchiere, ma Keiji glie lo mette in mano con fermezza. «Possiamo parlare?»

Alza le spalle, come se pesassero molto. Gli occhi spariscono nelle ombre livide. Non può, o non vuole, dormire. Sembra il ricordo di un dipinto, un riflesso di riflesso lontano di molti livelli dalla realtà. Sembra in amnesia da se stessa. 

«Sarebbe meglio… se tu non pensassi a lui» le dice Keiji, misurando ogni parola. Sara sposta lo sguardo, assorta, alla finestra, dove c’è un finto cielo notturno. La finta notte della loro eterna veglia. «Io non penso a lui. Ma lui pensa sempre a me.» Nella voce ha un riserbo sottile, intimo, come se andasse gelosa di quelle informazioni e non volesse svelarle. I suoi occhi sono neri, anche le iridi. Non è mai stata così perduta. 

«Devi tenerlo fuori. Abbiamo bisogno di te, altrimenti sbagliamo e e moriamo. Moriremo uno alla volta.»

Sara fa dondolare la testa, quasi per inerzia. «Così sembra.»

«Nessun effetto, eh? Impossibile.»

«Non è rimasto nulla di impossibile per me.» Tiene sempre un orecchio un po’ esposto, come se fosse in ascolto. 

Keiji guarda il bicchiere intatto nella sua mano. «Lui ha deciso di morire. Devi scendere a patti con questa decisione, Sara.»

Lei sorride vagamente, come se intuisse un’intenzione andata a vuoto. «No, lui ha deciso di salvare me.» Non è mai stata così interdetta. «Ma se lui è potuto morire, mi chiedo, perché per voi dovrebbe essere diverso? Perché qualcuno dovrebbe salvarvi? Magari è il vostro turno di morire, Keiji.»

Cautamente, Keiji risponde al sorriso. «È questo che ti ha detto Joe?»

La luce si spegne, la lampada si è rotta con un rumore di vetri infranti. Sara si mette le mani sulle orecchie, chinando il capo, come una bambina che ha ricevuto un ceffone senza preavviso, troppo forte. «Scusa! Scusa!»

 

«Ti ho presa, Sara! Non ti lascio andare!» Sara accende la luce ma non lo vede, dev’essere dietro di lei, dev’essere a ridosso della nuca. Sa che a breve verranno a chiederle cosa c’è, cos’ha, perché, perché Sara, perché.

«Ti prego, Joe, stai spaventando tutti quanti.»

Joe le circonda la vita con le braccia, presa, i polmoni si svuotano d’aria. «Io? No, Sara. Non hanno paura di me. Hanno paura di te.»

 

Sara esce dal gabinetto reggendosi al muro a fatica, vede ogni cosa sfocata, sfogliata, disturbata, tranne–

«Ti senti bene, Sara?» La voce di Keiji risuona distorta di una nota beffarda. 

Midori sbadiglia. «Non hai mai sentito il detto “nuovo piano, nuova me”? Basta con quella storia dell’amico morto… come si chiamava?»

Keiji scuote la testa. «Non lo sai? La regola è non parlare mai di–»

«Joe non è morto. Joe non è morto!» Sara non si è accorta di stare gridando finché qualcuno non le tocca i polsi.  

«Guarda cos’hai fatto» sbotta Ranmaru. 

«Come osi dire che dovrei dimenticarlo!» Sara si agita nella sua presa. «Io non posso permettermi… Io non merito di dimenticarlo! Se lo dimentico, lui…»

 

«Hanno bisogno di me.»

Joe la deride. «Principessa Sara. Tutti le obbediscono. Tutti la trattano in modo speciale. Dolce Sara. Di cui tutti si fidano. A cui tutti si affidano.» 

Joe ride, e Sara vuole ridere con lui, così che sembri proprio come allora. Poi Joe agita un dito e dice: «Facciamo un gioco. Si chiama: Sara dice.»

 

«Sara dice: prendimi le mani.»

Senza distogliere lo sguardo, gli occhi aperti imprigionati tra le ciglia, Ranmaru appoggia i palmi aperti in corrispondenza dei suoi e chiude le dita, incerto, come se scottasse e facesse male. 

Sara rimane seria, non sorride, non cede a liberarlo e mostrargli che è uno scherzo, che lasciarla andare non significa cadere. «Sara dice: prendimi il viso.»

Ranmaru allunga la punta delle dita a sfiorare il suo mento, e adesso che sa che è una trappola potrebbe quasi diventare facile. Sara non parla finché lui non adegua la mano alle sue guance, e il terrore raggiunge l’acme e sparisce, come una magia.

Allora Sara sorride. «Sara dice–»

 

«Perché non hai preso le medicine? Mi vuoi, forse? Tutto questo tuo dolore è solo l’ennesima recita? Ti si addice.»

Sara continua a vestirsi con gesti sicuri davanti allo specchio. Ha deciso che tornerà tra gli altri. Non si può lasciare un gioco a metà. 

«Mi definisce. Mi ricorda chi sono.» Si volta a guardare ciò che c’è davanti allo specchio, che lo specchio non conosce e lei sì. «Mi ricorda ciò che non devo dimenticare.»

Joe le concede un pezzetto –quel sorriso esatto che lui faceva quando, quando –allora. «Se fossi in te, Sara… vorrei davvero dimenticare.»

Sara stringe di più il fiocco della divisa, finché le nocche sbiancano. «Io me lo merito.» Se continua a compiacerlo avrà un altro pezzetto.

«Brava ragazza.»

 

 

«Se non lo cacci dal tuo cervello, ti attaccherò a quella dannata macchina.» Solo Keiji sa che Sara non è davvero tornata.

Lei ora è tranquilla, in controllo, abitata da una resa molto più salda e pericolosa. «Non puoi capire. Devi starne fuori. È una cosa tra me e lui.»

«Lui è…»

Sara sorride della sua disperazione. «Non posso lasciarlo solo, Keiji. È tutto ciò che mi rimane.»

Keiji non si permette di mostrarle cosa prova a quelle parole. «Sai anche che non può essere il Joe che hai conosciuto.»

«No. Lui è il Joe che ho ucciso» risponde Sara, monocorde. «Lui… appartiene solo a me.»

 

 

«Ti voglio bene, Sara!» Quella è sempre l’ultima nota dello spartito, ma forse può essercene un’altra, andando a scrivere fuori dal margine. «E… forse ti amo, Sara» sussurra Joe. Sara si aggrappa a quella variazione sul tema, che sa quasi di cambiamento, che sa quasi del male che se ne va per un po’. Risponde precipitosamente al bacio, timorosa che finisca questo avere altro, altri pezzetti. Cambiare qualcosa di allora lo fa quasi sembrare adesso. Lo fa quasi sembrare vero, che fosse stato tutto così diverso. Cerca di prendersi ogni cosa, memorizzare ogni cosa, schiacciarla percettivamente nel proprio cuore. 

«Ti piace, puttana?» Un sibilo crea la frattura, e Sara avverte una fitta allo stomaco. Geme di dolore e si scosta, terrorizzata dallo spettro di quell’implicazione. Joe ride sguaiato, dileggiando la sua credulità, che le cose rotte si riaggiustino, che i morti vivano. «Ecco che riconosco la mia Sara. Approfitti senza vergogna del mio ricordo per proiettarci le tue fantasie perverse. Invece di avere rispetto per la mia morte pensi a te stessa, come quando hai messo al primo posto la tua reputazione da leader integerrima e mi hai lasciato morire. Mi hai lasciato morire perché così avresti vissuto, Sara.»

Il veleno si spande. «Non voglio sentire…! Io volevo solo…!»

Joe sorride contento. «Sei disgustosa, Sara. Sei fortunata io non sia il vero Joe, perché il vero Joe sarebbe così ferito… così schifato. Il modo in cui la sua perfetta Sara faceva pensieri sporchi sul suo amore puro… sarebbe stato un colpo troppo basso. È un bene che tu mi abbia ucciso prima che potessi scoprire quanto sei malata, no?»

Sara affonda il viso tra le mani, rimane solo il male, il male, il male. La mano di Joe è tra i suoi capelli. «Ma… Joe era così buono. Non avrebbe detto di no a niente. Ti avrebbe amata anche se fai schifo, sì? Ti avrebbe persino dato quello volevi e scopata con dolcezza, se glie lo avessi chiesto… Gli sarebbe andato bene essere usato come un riempitivo per tutte le tue carenze emotive! Avrebbe fatto di tutto per Sara!» Piange, per loro, per se stessa, per tutto quanto che è finito per davvero. «E tu quel tutto come l’hai ripagato? Come l’hai ripagato, Sara?»

 

Sara si sveglia nel pieno della notte. Sente il sapore di sangue in bocca. Inghiotte. 

Ranmaru si sveglia con le sue mani intorno al collo. «… cosa…?»

«Sara dice, dammi quello che voglio.»

 

Sara in ginocchio davanti ai corpi senza vita, al suo riscatto, alla sua libagione. «Come osi insinuare che non mi importi… dopo tutto questo.»

Joe scuote la testa, implacabile. «Non ti importava abbastanza.»

«L’avrei fatto. Li avrei lasciati morire tutti dall’inizio.» Non sa se è vero, ma non sa più nulla. «Per te.» 

Joe scrolla le spalle. «È solo la tua parola, e tu, Sara, sei una fottuta bugiarda.»

 

 

«Sara dice, uccidili per me» dice Ranmaru, poi solleva la pistola. 

 

 

«Hai sempre avuto ragione tu.» Sara sente il peso di tutta quella fatica abbandonarla. «Dovevo solo ricordarmelo.»

«E questo ti fa soffrire?» Joe non può lasciarla. Con la mano che non sta stringendo quella di Ranmaru, stringe la sua. 

«Non più.»

 

 

«Sara…» 

Affonda il coltello nel petto di Keiji.

«Joe… Joe… dice…» Lo scandisce tra le labbra aride. «… uccidili per me.»

 

«Brava ragazza.»

 

 

 

 

 

 

 

  
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Videogiochi > Altro / Vai alla pagina dell'autore: MadLucy