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Autore: JAPAN_LOVER    21/08/2021    1 recensioni
Gregor Startseva è il giovane allenatore di 34 anni della nazionale maschile di pallavolo, con una lunga serie di successi alle spalle.
Proprio mentre è intenzionato a godersi le meritate vacanze estive, all'indomani di un trionfo che è valso ai suoi ragazzi la medaglia d'argento, viene convocato dalla Federazione sportiva per un nuovo incarico: guidare ai mondiali 12 ragazze a una settimana dagli esordi.
Tra numerosi punti oscuri e mille difficoltà, deve imparare a gestire una squadra di ragazze che non conosce. A suo modo, ognuna gli darà del filo da torcere e, in particolare una, Lucia, la capitana, rivelerà nutrire un'inspiegabile avversione nei suoi riguardi.
La medaglia è fuori dalla portata di mano, ma riuscirà Gregor a domare le sue 12 leonesse e a tornare a casa, senza rovinare molto la sua luminosa carriera?
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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SEI TU IL MIO ORO

 

LUCIA

 
Fratelli d’Italia
l’Italia s’è desta
dell’elmo di Scipio
S’è cinta la testa.
 
Dov’è la vittoria?
Le porga la chioma
ché schiava di Roma
Iddio la creò.
 
Stringiamci a coorte,
siam pronti alla morte.
Siam pronti alla morte,
l’Italia chiamò!
 
Stringiamci a coorte,
Siam pronti alla morte.
Siam pronti alla morte,
L'Italia chiamò', sì!
 
L’Inno nazionale italiano risuona per l’ultima volta all’interno del Tokyo Metropolitan Gymnasium, scenario di tutte le nostre imprese in questa rassegna mondiale. Lo intono con la stessa emozione di quella prima volta in cui ci preparavamo ad affrontare il Cile, quando ancora la possibilità di arrivare sul podio era solo un sogno. Ma oggi in ballo contro l’Olanda c’è ben altro che una semplice qualificazione al primo girone, in gioco c’è un’importantissima medaglia, e anche se non si tratta di quella più ambita noi abbiamo tutta l’intenzione di conquistarla.
Nell’aria si avverte tutta la magia di quando stai per giocare la finale della vita, e in un certo senso per noi è così. Questa è la nostra finale, in gioco c’è esattamente quello a cui avevamo puntato fin dall’inizio: una medaglia da portare a casa.
Finita la celebrazione degli inni, Paolo ci chiama a raccolta e noi ci raduniamo in panchina attorno ai nostri allenatori, piene di grinta e pronte a combattere come non mai. Titolari e riserve ci sgranchiamo i muscoli già scaldati e ci sosteniamo a vicenda, dandoci la giusta carica attraverso decisi e sonori cinque!
Stamattina io e Cris abbiamo avuto pochissimo tempo per raccontarci della scorsa notte, ma le nostre espressioni suggerivano molto di più di quanto avremmo mai potuto spiegare a parole. La mia amica per adesso mi ha solo raccontato che lei e Paolo hanno deciso di fare sul serio e che la notte di passione non ha fatto che confermare i loro sentimenti. Sono felicissima per i miei amici e sono davvero di curiosa di vedere la faccia di Paolo quando Gregor gli dirà che sa già tutto.
La tensione è a fior di pelle all’interno di questa gigantesca struttura, gremita di appassionati e tifosi accorsi da ogni dove. La confusione regna già sovrana sugli spalti, le vibrazioni nell’aria sono assolutamente palpabili, e noi siamo emozionatissime per questa sfida. Paolo è in piena defibrillazione, mentre Gregor, come suo solito, non dà minimamente a vedere le sue emozioni.
“Ragazze, mettiamocela tutta – ci esorta Cris – questa volta ce la faremo!”
“La vittoria sarà nostra!” le risponde un’energica Camilla, battendole un poderosissimo cinque.
“Forza, ragazze – questo è Paolo, che ci chiama a raccolta – è il momento di mostrare al mondo chi siamo!”
Il momento del discorso pre-partita è arrivato, l’ultimo di questo mondiale che sta per concludersi e incoronare le tre finaliste. Cerchiamo di concentrarci, tutte pronte a prestare ascolto alle parole di Gregor, ormai pronto a comunicarci le ultime indicazioni e le ultime parole di rito. Il nostro allenatore non sembra molto teso, ma per la prima volta viene tradito da una qualche emozione. Esita un po', ma poi mostra uno di quei rari e preziosi sorrisi prima di prendere la parola.
«La verità è che non ho più nulla da dirvi, le strategie da adottare per poter affrontare questa squadra ve le ho ripetute fino allo sfinimento – sono le sue parole – voglio che oggi su questo campo vi scateniate, che ci mettiate il massimo dell’impegno ma che vi divertiate! Questo è il vostro giorno, questa è la vostra partita, andate a conquistarvi quello che vi spetta, per tutto l’impegno e tutti i sacrifici!”
“Siii!”
“Coraggio!”
“Forza, andiamo!” Urliamo tutte di rimando, animando la nostra panchina con il nostro baccano.
Ci prepariamo per scendere in campo e sento il cuore battere a mille. L’emozione crescere sempre più dentro di me, so che daremo tutte il massimo per questa partita importantissima.  
Sono così elettrizzata che quasi mi accorgo di Giulia, che giunge al mio fianco adocchiandomi con uno strano sorriso.  
“Luci… - la sua suona voce dolce e sinuosa come sempre – come stai?”
“Giulia…”
“Stamattina ti ho visto particolarmente eufotica”
“Che cosa intendi?” un groppo alla gola, mi impedisce di scandire bene le mie parole.
Giulia deve per forza avermi vista uscire dalla camera di Gregor, non vedo altre possibilità. Solo Cris sa di noi e sono certa che non ne abbia fatto parola con nessuno.
“E così tu e Startseva ve la intendente!”
Per un attimo rimango completamente paralizzata davanti a quei due grandi occhi nocciola, che mi inchiodano, accusatori.
“Non so di cosa tu stia parlando…” cerco di tagliare corto.
“Adesso fai anche la finta tonta?”  Giulia mi inchioda così, afferrandomi in malo modo per il braccio.
Mi viene di riflesso spingerla via, ma questa mia inattesa reazione sortisce solo l’effetto di infiammarla ancora di più.
“Lasciami!”
“Sei solo una bugiarda!”
“Ragazze, che vi prende?” sussulta Camilla.
“Finitela, vi è dato di volta il cervello?”  è l’avvertimento preoccupato di Rossella, che mi afferra per le braccia da dietro, mentre Cris fa la stessa cosa con Giulia per allontanarci.
In men che non si dica abbiamo attirato l’attenzione su di noi. Mi sento avvampare nel ricordarmi che insieme alla platea siamo anche circondati anche dagli occhi delle telecamere. I nostri allenatori accorrono increduli, accorgendosi degli strani movimenti nella nostra panchina.
“Che sta succedendo qui?” è il moto di stizza di Paolo, completamente di stucco.
“Siete impazzite, per caso?” gli occhi acuminati di Gregor sono gelidi quanto il suono della sua voce, è davvero furibondo.
“Non è colpa mia!” la nostra risposta arriva all’unisono e ottiene solo di farlo infuriare ancora di più.
“Non ammetto questo comportamento nella mia squadra, voi due siete fuori! – taglia corto il nostro primo allenatore – Linda e Paola, andate a riscaldarvi!”
Io e Giulia rimaniamo impietrite.
“No, coach!!” urla lei, quasi piangendo.  
Dannazione, Gregor, perché lo stai facendo? Questa partita è troppo importante…per te, per me, per tutti noi!
Rimaniamo tutti attoniti davanti a questo provvedimento, persino Paolo aggrotta la fronte ma non osa controbattere la decisione del suo superiore. È impensabile affrontare una finale per il bronzo senza due titolari, ancor più se si tratta del libero e dell’opposto. Ma Gregor rimane ostinato, irremovibile sui suoi passi, e soprattutto arrabbiato come poche volte l’ho visto.
Io e Giulia finiamo dritte in panchina, senza degnarci di una parola, mentre le nostre compagne entrano in campo senza di noi, con un’espressione un po' titubante. Come biasimarle? Non hanno proprio idea di cosa sia intercorso tra me e Giulia e si sentiranno spiazzate nel dover riadattare all’ultimo il nostro gioco.
Quando l’arbitro annuncia l’inizio del match, mi assale un moto di rabbia e tristezza per l’epilogo del mio mondiale. È assurdo che sia finita così!
Vorrei tanto essere in campo a combattere insieme alle mie compagne e, invece, mi ritrovo qui accanto a Giulia ad assistere da perfetta spettatrice. Esultiamo a ogni assalto messo a segno dalle nostre, soffriamo a ogni punto subito, perfettamente impotenti. Sento la mia compagna dai bellissimi capelli color rame fremere esattamente come me, a ogni singola azione, ma tra noi permane il gelo.
Gregor e Paolo non smettono un attimo di incitare e fornire alle ragazze tutte indicazioni di cui hanno bisogno. Tengono testa alle agguerritissime olandesi, sconfitte dalla Russia nella semifinale, ma intanto il primo set va via premiando le nostre avversarie.
22-25.
La reazione delle nostre compagne non si fa attendere e durante il secondo parziale conducono il gioco, portandosi nettamente in avanti sul 15-11.
Il time-out chiamato dall’Olanda dà modo anche alle nostre di rifocillarsi. Sia io che Giulia ci uniamo alle nostre amiche, suggerendole e incitandole con tutte noi stesse.
Passo un asciugamano a Cris, mentre ci raduniamo tutte attorno a Starseva che ci richiama a sé.
“Organizzate bene il piano di rimbalzo, quando siete a muro! La Von der Horst sta giocando bene con il mani fuori – constata Gregor, richiamando la nostra attenzione sugli attacchi dell’opposto olandese – rallentate con il salto e orientate bene le mani nel seguire la traiettoria, così abbiamo più possibilità di neutralizzare i suoi attacchi!”
“Forza, forza, forza!” urlano le mie compagne nel tornare in campo.
Cerco disperatamente gli occhi di Gregor, ma lui rimane freddo e distaccato nei miei confronti. So di averlo profondamente deluso, ma per quanto mi sforzi non c’è modo di rimediare in questo momento.  
“Coach..” lo apostrofo con cautela, ma anche con un po' di timore.
“No!” la sua riposta secca mi raggela.
“Coach, la prego…” è la supplica mortificata di Giulia.
“Cosa vi è passato per la testa, eh? – ci inchioda amareggiato, compiendo con stizza un passo avanti verso di noi – il gioco di squadra è tutto, quante volte l’ho ripetuto? E voi cosa fate per tutta risposta? Date spettacolo addirittura davanti alle telecamere!”
“Coach è colpa mia, la prego – piagnucola la mia compagna – non è giusto, così stanno pagando tutto…”
“Non mi importa! Ogni azione porta con sé una conseguenza – conclude risoluto, prima di tornare sul ciglio del campo accanto a Paolo – consideratela la mia ultima lezione!”
Torniamo in panchina abbattute e scoraggiate. Lancio un’occhiata verso il profilo desolato della mia compagna, apprezzando la lancia appena spezzata in mio favore. Prendo un profondo respiro e una buona dose di coraggio, prima di riuscire a scusarmi con lei.
“Ti chiedo scusa…”
“Perché, Lucia? – sospira fissando il campo, senza incrociare il mio sguardo – perché non mi hai detto niente? Per quanto tempo ancora avresti voluto lasciarmi fare la figura della stupida?”
“Non hai fatto la figura della stupida!”
“E invece sì! – controbatte, puntando su di me i suoi occhi feriti – tu ti vedevi di nascosto con lui, mentre io continuavo a sbavargli dietro, davanti a tutte le altre!”
“Non è andata così! – le assicuro, profondamente dispiaciuta – tra noi è successo tutto molto in fretta e onestamente non so ancora di cosa si tratti…”
“Non fraintendermi, sono felice per te…dopo quello che hai passato con Mirko meriti di essere felice, ma vedi, avrei apprezzato che me lo dicessi tu e non che lo scoprissi vedendoti sgattaiolare fuori dalla sua stanza!”
Deglutisco visibilmente, nel trovare conferma ai miei sospetti.
“Te ne avrei parlato subito, Giulia, credimi – le dico con il cuore in mano – ma è stato lui a chiedermi di non farne parola con nessuno, fino al termine dei giochi”
Giulia non replica e rimane assorta, mentre continuiamo a seguire il match ciascuna chiusa nel proprio silenzio. Capisco solo adesso cosa avrà provato nello scoprire dalla nostra relazione e mi vergogno profondamente, perché meritava di sapere la verità dalla mia bocca. Giulia è stata crudele, perché io per prima sono stata crudele a fargliela alle spalle. Ma l’amore è imprevedibile quanto il mare in tempesta, esattamente come il colore degli occhi che mi hanno fatto innamorare. Per me l’amore ha il colore degli occhi di Gregor!
Intanto la partita non si ferma, l’incontro continua a disputarsi davanti ai nostri occhi. Dalla panchina continuiamo a sostenere in coro le nostre compagne, cerchiamo di infondere loro tutta l’energia di cui hanno bisogno.
Sotto gli occhi sempre vigili dei nostri allenatori, riusciamo a portare a casa il secondo set ma perdiamo clamorosamente il terzo.
Dobbiamo lottare per attivare al tie-break e mantenere a galla la possibilità di una medaglia. Gregor e Paolo non si risparmiano, esattamente come le nostre compagne ormai stanche, ma intenzionate a non mollare neanche di un centimetro. Rispondiamo colpo su colpo, replichiamo ad ogni attacco senza tregua in una partita di altissimo livello.
Ci troviamo sotto di un punto in questo combattutissimo quarto set: 22-23. Gregor corre ai ripari chiamando il time-out, principalmente per concedere alle nostre compagne di riprendere fiato che non per un consulto finale.
“State andando bene! Ce la potete fare, potete riagganciarle! Dovete solo continuare a credere nelle vostre possibilità!” le esorta, mentre si rifocillano con acqua e bibite energizzanti.
“Qui non si molla!” sentenzia Camilla, che è quella che più fra tutti ci ha messo il cuore.
“Siamo ancora in gara!! Mostriamo a tutti cosa può fare l’Italia!” è il monito di Paolo, prima di congedarle un’ultima volta.
Le nostre compagne scendono in campo per gli assalti finali di questo quarto estenuante parziale di un match, che vede le olandesi in vantaggio di un set. L’adrenalina cresce a mille anche qui in panchina, dove assistiamo con trepidazione alle ultime azioni di questo set decisivo. Le mie mani si stringono forte a quelle di Giulia, per cercare di stemperare la tensione ormai palpabile.
La rossissima Van Dijk batte con potenza, ma Linda, il nostro libero, riesce ad allungarsi per recuperarla. Da sottorete, Camilla riesce a spiazzare le nostre avversarie scegliendo di alzare una pipe per Rossella, dalla seconda linea.
23-24. Appena l’arbitro conferma la regolarità del nostro punto, io e Giulia ci alziamo e ci abbracciamo nell’esultanza generale. Gregor ci osserva di sottecchi ancora con un lieve cipiglio, standosene a bordo campo insieme al suo collega.
“Un solo punto…” preghiamo insieme in un sussurro.
Paola si sposta sulla linea dei nove metri, in area di battuta.  Gregor si avvicina quanto appena per le ultime direttive, probabilmente per invitarla a forzare un po' di più con il servizio. La nostra compagna annuisce con decisione prima di sollevare la palla e aggredirla con forza.
Le nostre avversarie recuperano la palla e ricostruiscono velocemente il contrattacco che viene fermato da un maestoso muro coeso di Cristina e Camilla. Il cuore mi scoppia nel petto dalla gioia, mentre la mia squadra annulla il vantaggio dell’Olanda andando al tie-break. 2-2!
Anche i nostri coach si lasciano prendere da un cauto entusiasmo, scambiandosi un rapido abbraccio. Arrivati a questo punto del match tutto è possibile: chi si aggiudica questo ultimo breve set porta a casa la medaglia di bronzo, chi perde deve accontentarsi del quarto posto, della cosiddetta medaglia di legno.
Durante il cambio campo, incoraggiamo con forza e con affetto le nostre compagne nuovamente cariche. La vittoria dell’ultimo parziale le fa decisamente rincuorate, riportando tanto entusiasmo e tanti sorrisi all’interno della nostra squadra.
L’arbitro fischia ancora una volta, annunciando gli ultimi cambi stabiliti dai nostri coach. Quando ormai ci eravamo rassegnate a rimanere in panchina, sentiamo Gregor richiamarci a bordo campo.
Io e Giulia ci scambiamo un tacito sguardo pieno di speranza, possibile sia tornato sui suoi passi?
“Su, avanti!” fa un cenno con il capo.
Gregor…!
“Grazie, coach!” sussulta felice Giulia, piena di gratitudine.
Con il cuore gonfio nel petto ringrazio tacitamente Gregor per averci concesso la possibilità di giocarci questo importantissimo tie-break. Lui ricambia la mia occhiata con quello che mi sembra lo spiraglio di un sorriso, ma percepisco chiaramente che ancora la collera non gli deve essere del tutto passata.
Io e Giulia diamo il cambio alle nostre compagne, battendo loro energicamente il cinque, e finalmente entriamo in campo.
Il cuore batte forte nel petto, l’adrenalina pulsa nelle vene mentre batto il cinque felice a ciascuno delle mie compagne.
“Poi voglio proprio sapere che cosa avete combinato!” esclama con finta stizza Camilla.
“Cose nostre!” faccio spallucce, strizzando l’occhio a Giulia che mi sorride di rimando con complicità.
Giuro che darò tutta me stessa in questo ultimo decisivo parziale! Ce la metterò tutta per le mie compagne e per i sacrifici che hanno fatto per arrivare fin qui; ce la metterò tutta per me stessa e per tutti i sacrifici che ho dato per meritare la fascia di capitato, ma che oggi non ho particolarmente onorato. Ce la metterò tutta per Gregor, per il cuore che mette in tutto ciò che fa!
L’inizio del set parte in nostro favore, la pressione accusata dalle a avversarie per il rientro nel nostro campo delle due titolari è assolutamente palpabile. Ma le Olandesi non hanno alcuna intenzione di cedere, rispondono con cattiveria agonistica alle nostre offensive, cercando di recuperare tutto ciò che possono!
Camilla mi cerca nei momenti di massima tensione, cercando di utilizzarmi in attacco sia da prima linea che da seconda linea spiazzando le nostre avversarie con potentissime pipe!
Al 12-11 in nostro favore ci concediamo di esultare abbracciandoci forte per stemperare la pressione che le olandesi cercano in tutti i modi di imprimerci. Ci confrontiamo fra noi ma sempre con uno sguardo rivolto alla panchina, dalla quale giungono preziosissimi il tifo delle nostre compagne e i suggerimenti dei nostri coach.
Adesso tocca a me battere, proprio nel momento più infuocato del set mi dirigo sulla linea dei nove metri per andare a servire.
“Te la senti di provare a battere sul nastro? – chiede Gregor da bordo campo – altrimenti puoi forzare con una battuta lunga sulla Von der Horst che adesso si trova in seconda linea, la ricezione non è uno dei fondamentali in cui brilla”
Annuisco pensosa, stringendo la palla fra le mani e concedendomi pochi attimi per rifletterci prima che l’arbitro suoni il fischio di inizio. Decido così di assumermi il rischio di una battuta a nastro radente, imprimendo nel pallone tutta la forza che possiedo per beffare la rete e le nostre avversarie. La palla sfiora la rete e sembra ballare per qualche attimo sulla sul nastro, ma poi scivola nel campo delle avversarie premiando il mio coraggio.
“Sii!” mi lascio andare all’entusiasmo, insieme a tutte le mie compagne.
13-11.
Gregor ammicca da bordo campo, mentre Paolo esulta come se avessimo la vittoria già in tasca.
Rimango pienamente concentrata sulla partita e stavolta decido di servire con una palla più lunga, ma altrettanto potente. Il libero olandese si getta sul pallone, permettendo alle nostre avversarie di organizzarsi in un contrattacco che stavolta fa breccia nella zona di conflitto tra me e Giulia.
Io e la mia compagna dai capelli color rame ci stringiamo e ci incitiamo, prima di ritornare alle nostre postazioni.
Siamo 13-12, siamo in vantaggio ma l’Olanda rimane sempre dietro l’angolo pronta a riagganciarci e ad approfittare di ogni nostro errore.
La Van der Dijk va alla battuta, questa volta cedo il passo a Giulia che in ricezione è davvero un portento: recupera con abilità la palla e la reindirizza alla nostra regista sottorete, che stavolta per contrattaccare sceglie la nostra centrale.  Cris si lascia andare a un grido di gioia mettendo a punto una strepitosa fast!
14-12.
“Vai così, Cris!” questo è l’urlo di Paolo, visibilmente sempre più emozionato.
La mia amica si lascia andare e gli ammicca gioiosa, regalandogli uno dei suoi più bei sorrisi.
Adesso torniamo noi alla battuta, grazie al cambio campo avanzo in prima linea a posto 2. Cris batte di potenza, ma le olandesi riescono a recuperare facendo tornare il pallone nel nostro campo.
Stavolta Camilla sceglie me per attaccare, mi slancio con un balzo verso la rete innescando una parallela stretta che però sembra uscire fuori dalla linea, senza toccare il muro avversario. Mi mordo le labbra per lo sgomento, trovando nei segnali degli arbitri conferma ai miei timori.
Ora siamo 14-1.3, le Olandesi festeggiano il recupero: adesso sono sotto soltanto di un punto.
Camilla e Rossella mi danno una pacca sulla spalla, invitandomi a non pensare più al mio errore e a non lasciarmi abbattere.
“Siamo ancora in partita!” mi ricorda la mia amica dal caschetto castano, strizzandomi l’occhio.
Lo stesso fa Gregor dalla panchina, i suoi intensi occhi grigi non smettono un solo attimo di infondermi coraggio.  
Siamo alle battute finali. L’Olanda torna al servizio nel momento decisivo, con la Van der Beek che aggredisce a tutto braccio. Giulia compie l’ennesimo miracolo recuperando anche questa potentissima cannonata. Con un bel balzo, Camilla alza per me da sotto la rete una palla alta e morbida.
“Vai, Luci! È per te!”
Libero la mente da ogni pensiero e lascio il mio corpo libero di agire, mentre salto verso la rete e frusto la palla cercando una parallela perfetta. Punto!
Attendo il segnale dell’arbitro prima di lasciarmi andare a un urlo liberatorio, che non tarda ad arrivare insieme a quello di esultanza delle mie compagne. È medaglia!
Chiudiamo qui la finale per il terzo posto. Mi rendo conto di aver fatto ciò che ho fatto nell’esatto momento in cui vengo sommersa dalle braccia, dallae lacrime e dai cori di esultanza delle mie compagne di squadra. Titolari, riserve e tutti i medici e tecnici dello staff si riversano sul campo per festeggiare la vittoria sull’Olanda.
Protendo le mani verso l’alto, per meglio cogliere le stelle filanti color del bronzo che piovono dal soffitto, e non mi sono mai sentita più felice e soddisfatta di me stessa.
Intorno, a bolgia regna sovrana all’interno del Palasport. Il campo viene letteralmente preso d’assalto dalle compagne della riserva, dallo staff e anche da qualche fotografo.
In mezzo a tutto il frastuono, i coriandoli e i volti pieni di gioia, vedo spuntare finalmente il sorriso più bello.
Gregor..!
In un attimo, i suoi occhi color del mare in tempesta sono nei miei nocciola.  Le sue mani sono placidamente affondate nelle tasche, le mie colme di filamenti bronzei.
Con cautela, decido di fermarmi a qualche passo da lui e mi sento riavere nello scorgere finalmente nel suo volto un’espressione distesa, direi felice. Gregor mi si avvicina e toglie via una stella bronzea impigliatosi nei miei capelli legati in una lunga coda bionda.
“Congratulazioni, coach! – gli sorrido felice – Ce l’hai fatta!”
Perché è così, perché in quest’ultima partita ha combattuto accanto a noi, senza risparmiarsi mai un solo attimo.
“Ce l’abbiamo fatta!” puntualizza.
Rimango senza fiato quando Gregor colpa la distanza fra noi e compie quello che mai mi sarei aspettata. Senza curarsi degli obiettivi puntati addosso mi bacia.
“Le telecamere...” trovo la forza di mormorare perché davvero mi mancano le parole.
Uno sportivo non smette mai di emozionarsi per ogni vittorio, ma non mi sono mai sentita scoppiare il cuore in petto come adesso di gioia, di soddisfazione, di felicità, di gratitudine. Devo tutte queste cose a Gregor, perché ha portato la felicità che tanto mi mancava. Con lui mi sento amata e protetta, e sapere di aver contribuito alla sua vittoria mi riempie di orgoglio.
“Mi dispiace non per quello che è successo con Giulia, mi dispiace per non essere riuscita a fare lo stesso con la Cina – gli sussurro, mortificata – meritavi molto di più, meritavi l’oro!”
“Sei tu il mio oro!” a quelle parole perdo un battito, e mi stringo forte al suo petto mentre lui mi circonda con le sue braccia.
Rimaniamo così per un tempo che mi sembra indefinito, finché la nostra pace nel caos non viene dissolta dall’irruenza di Paolo venuto a chiamarci per la foto di rito.
“Coach Startseva! – esordisce con tono beffardo – mi dispiace distogliere i due piccioncini, ma la stampa ci reclama tutti per la foto di squadra!”
Gregor si scosta e io lo lascio andare con una un po' riluttanza e un certo imbarazzo.
“Tu dove hai lasciato Cristina, invece?” replica infastidito Gregor, dirigendosi verso lo staff.
“Uhm..perché? – bofonchia lui,  piccato e seguendolo a ruota – cosa c’entra Cristina adesso?”
In un attimo vengo circondata dalle mie compagne curiosissime, il nostro bacio non è passato inosservato. Visti i nostri trascorsi, nessuna di loro si aspettava che tra noi potesse nascere qualcosa. Prometto loro di raccontare tutto appena possibile e corriamo tutte a posizionarci per la fotografia che uscirà domani su tutti i giornali sportivi.
Festeggiamo tutti insieme per poi prendere posto in tribuna per assistere all’attesissima finale per la medaglia d’oro, contesa da Cina e Russia. Seguiamo il match con l’animo sicuramene più rilassato, scherzando tra noi e tifando tutte per la Russia un po' perché non abbiamo ancora mandato giù la sconfitta contro le cinesi e un po' in onore di Startseva.
“Coach, tifiamo la Russia con lei!” continua a ridacchiare Camilla.
“Ma io sono italiano, il russo non lo capisco nemmeno!” continua a risponderle Gregor, suscitando le nostre risate.
Rido ma allo stesso tempo mi assale un po' di tristezza, mi mancherà tutto questo. Gregor Startseva ha portato una ventata d’aria fresca nella nostra squadra, è assurdo che debba pagare per qualcosa di cui non ha colpa.


 
GREGOR
Osservo con divertimento alla finale Cina-Russia, con il cuore ancora mille. Oggi le ragazze si sono superate nella partita decisiva contro l’Olanda, anche se qualche emozione forte me l’hanno fatta provare eccome. Come la lite fra Lucia e Giulia poco prima dell’inizio del match. Non so cosa abbiano avuto, ma il loro dare spettacolo davanti alle telecamere mi ha davvero fatto infuriare. È normale in una squadra avere dei problemi, ma si risolvono nello spogliatoio. Non in campo, né tanto meno davanti alle telecamere in diretta mondiale.
Le ragazze continuano a fare un baccano tremendo, distogliendomi spesso e volentieri dalla partita. Mi mancherà moltissimo lavorare con loro, ma so che comunque vada questo è un addio. Non solo perché attualmente il mio futuro lavorativo è un grosso punto interrogativo in assenza di qualsiasi tipo di contratto, ma anche se la federazione decidesse per un rinnovo sicuramente tornerei ad allenare la formazione maschile. Mi mancano i miei ragazzi, ma non posso negare di essermi affezionato molto a queste splendide atlete e poi lavorare con Paolo è uno spasso!
Cerco di non rabbuiarmi troppo con questi pensieri negativi e di godermi la vittoria appena conquistata. Quando finalmente la Russia batte la Cina con 3 set a 2, ci prepariamo tutti per le premiazioni.
Sul terzo gradino del podio salgono tutte le ragazze, i loro sorrisi pieni di gioia sono la soddisfazione più bella che potessi ricevere in questo mandato. A una ad una vengono consegnate le medaglie di bronzo, che sfoggiano con orgoglio.
Successivamente vengono premiate le cinesi un po' meno sorridenti, con delle importantissime medaglie d’argento ed infine vengono premiate le giocatrici russe, con delle splendide medaglie d’oro. Lacrime di commozione e altre di rammarico scivolano su qualche viso, ma questo è il bello dello sport: si cade e ci si rialza, con ancora più determinazione di prima!
Subito dopo l’inno nazionale russo intonato con emozione dalle ragazze sovietiche, vengono annunciati i premi individuali. Lo speaker li annuncia uno per volta: la prima ad essere premiata è Katarina Petrova, l’opposto della Russi che riceve la targhetta con il viso pieno di lacrime di felicità; la migliore centrale del campionato mondiale è la cinese Li Hong, che riceve il premio con un inchino ossequioso; la migliore schiacciatrice è sempre russa, Irina Semenov che accoglie la targhetta sollevandola con gioia; la palleggiatrice di questo mondiale è la russa è Natalia Fetisova; il libero più forte al mondo invece ce l’abbiamo noi. Quando viene annunciato il nome di Giulia Mandelli mi si riempie il cuore di felicità, avevo scommesso che Giulia avrebbe avuto serie possibilità di ricevere questo riconoscimento. Il libero italiano invece quasi non ci crede, riceve la targhetta con gli occhi pieni di stupore e felicità.
Le amiche la stringono in un abbraccio ed il mio cuore si riempie di orgoglio per tutte quante loro. Lo speaker annuncia che quest’anno c’è un nuovo riconoscimento, che vuole premiare il miglior allenatore, e quando pronuncia il mio nome non riesco a credere alle mie orecchie.
“Greg! Congratulazioni, amico!” Paolo mi stringe forte in un abbraccio.
Con un po' di esitazione mi avvicino al podio, dove le ragazze mi accolgono con i loro meravigliosi sorrisi.
“Grande, coach!”
“Se lo merita!”
“Lei è il migliore!”
Il loro affetto mi scalda il cuore e mi gratifica più di quanto riesca a fare quella targhetta che il rappresentante della Federazione Mondiale Pallavolo mi sta consegnando.
“Congratulation, the World Volleyball Federation wants to reward you with this award for rebuilding the Italian Team in such a short time!”
(“Congratulazioni, la Federazione Mondiale Pallavolo vuole premiarla con questo riconoscimento per aver ricostruito in così poco tempo il team italiano!”)
“Thank you, thank you very much!” rispondo, stringendogli vigorosamente la mano, dopo aver ricevuto la targhetta.
Mi sembra di vivere un sogno, le ragazze che vengono insignite di una medaglia mentre io vengo nominato migliore allenatore di questo mondiale.
Affronto la conferenza stampa conclusiva con il cuore incredibilmente leggero, con la consapevolezza che tutti abbiamo dato il massimo in questa rassegna mondiale. Trovo incredibile che quando tutto va per il meglio vieni elogiato mentre quando le cose non vanno bisogna per forza trovare un capro espiatorio a cui dare la colpa.
Coach Startseva, cos’è riuscito nella finalina con l’Olanda e cosa è mancato nella semifinale contro la Cina?
Sono stati due match molto combattute, stiamo parlando di squadre di altissimo livello. Contro la Cina è mancato quel cinismo che siamo riusciti a trovare contro le olandesi, ma sono contento dei risultati raggiunti dalle ragazze. Siamo una squadra giovane con un grandissimo margine di miglioramento, questa esperienza le ha fatte maturare molto e costituirà un grosso bagaglio per il loro futuro.
A proposito del futuro, dove allenerà nella prossima stagione?
Ancora non ho un contratto in mano, quindi non so nulla con certezza.
È vero quando si vocifera negli ultimi giorni? Lei ha davvero denunciato il coach Pandolfi per violenza sessuale nei confronti di una sua atleta?
Si tratta di una questione delicata – faccio notare con ferma pacatezza – mi avvalgo della facoltà di non rispondere a questa domanda.
Certamente, allora immagino che finalmente possa parlare della sua storia con Lucia Capparelli! Pare che siate usciti ufficialmente allo scoperto, con quel bacio.
Non riesco a trattenere un sorriso.
Sì, oggi le emozioni hanno preso il sopravvento – ammetto – come saprete già io e Lucia non abbiamo avuto un inizio facile, ma durante questo percorso ci siamo avvicinati molto prima di tutto a livello professionale. Tra noi sta nascendo qualcosa che mi rende felice, dico solo questo!
Grazie per questa dichiarazione personale coach, sappiamo benissimo quanto lei sia riservato. Com’è stato ricevere il premio di migliore allenatore di questo mondiale?
È stato incredibile, infatti ancora non ci credo – ridacchio, dando un’occhiata alla targhetta per sincerarmi ancora una volta che non si tratti di un sogno – non me lo sarei mai aspettato, per come era iniziata e per le mille difficoltà a cui abbiamo dovuto far fronte in questo percorso iniziato tutt’altro che in discesa. Dedico questo premio a tutto lo staff e a tutte le ragazze, perché buona parte del merito per la riuscita di questo mondiale va a loro!
La conferenza stampa va avanti per ore fino a notte fonda. Per far fronte a questi impegni, mi sono perso i festeggiamenti delle ragazze che sono uscite insieme a Paolo per i locali a Tokyo, e anche l’ultima sera in compagnia della mia squadra.
Entrando in Hotel, sento il cellulare suonare nella mia tasca. Mi rimprovero di non averlo spento prima, domani avrò tutto il tempo di rispondere alle chiamate e ai messaggi di felicitazioni.
Rispondo al numero sconosciuto della telefonata proveniente dall’Italia, trattenendo con fatico un grosso sbadiglio.
“Pronto..?”
“Buongiorno Startseva, o dovrei dire buonasera vista l’ora in Giappone!”
“Presidente – sussulto dalla sorpresa, si tratta del presidente della Federazione – buonasera a Lei!”
“Volevo congratularmi personalmente per la vittoria di oggi e per la splendida medaglia insperata che l’Italia è riuscita a conquistare sotto la sua sapiente guida!”
“Grazie, grazie mille, signore!”
“Sono contento di come ha gestito la squadra e la situazione pressoché disperata e le annuncio con soddisfazione che domani riceverà per email il contratto del rinnovo per la nazionale maschile!”
“D…davvero?” rimango incredulo. Possibile che non gli sia giunto all’orecchio la denuncia che ho avvito ai danni di un suo vecchio dirigente?
“Sì – ridacchia l’uomo dall’altro capo – abbiamo bisogno di uomini come lei, capaci e soprattutto leali. La lealtà ripaga sempre, Gregor…posso chiamarla per nome? Voglio che sappia che ho apprezzato ogni singola mossa, anche quella che agli occhi di molto può sembrare impopolare!”
“Non so come ringraziarla – sono senza parole, davvero – continuerò a fare del mio meglio signore!”
“Ne sono sicuro, adesso si goda il successo meritato e faccia le congratulazione a tutto lo staff e a tutta la squadra da parte mia!”
Il mio cuore scoppia di gioia e felicità, non riesco a credere ancora di aver ottenuto il rinnovo del contratto! Arrivo in stanza stanco ma felice per tutto quello che è successo oggi e per la consapevolezza di trovare lei ad aspettarmi.
Sorrido nel vederla distesa sul mio letto a sonnecchiare con un’espressione serena sul viso. Stamattina la peste mi aveva promesso di aspettarmi sveglia per festeggiare insieme, ma è stata vinta dalle fatiche dell’impresa di oggi e dai festeggiamenti di stasera. Decido di non svegliarla e di lasciarle un tenero bacio a fior di labbra prima di andare nella doccia per scrollarmi di dosso la stanchezza, prima di raggiungerla nel mio letto.
Sotto i getti di acqua calda ripercorro con la mente tutta questa avventura, dal mio turbolento arrivo in squadra alla consacrazione di oggi. Non posso che essere grato per i riconoscimenti ottenuti e per l’amore ritrovato. Mi infilo con cautela sotto le lenzuola per non rischiare di svegliarla, la Lucia con un sussulto spalanca gli occhi e si volta verso di me.
“Scusami – le sussurro – non volevo svegliarti!”
Ma lei mi sorride felice e si stringe forte a me in un potente abbraccio.
“Ho avuto il rinnovo!” le confido, voglio condividere questa mia gioia con Lucia. D’ora in poi voglio condividere tutto con lei…
Un urletto di felicità le sfugge dalle labbra, mentre io mi affretto a socchiuderle con le mie, per coinvolgerla in un bacio senza fine.
“Te lo meriti, amore mio – mi sussurra senza riuscire a trattenere le lacrime – meriti tutto questo!”
Lascio che le mie mani la accarezzino per tutto il corpo, mentre lei non smette un solo attimo di stringermi e baciarmi sulle labbra, sul collo, sul petto ovunque.
Le sfilo in un attimo tutto ciò che porta addosso e poi libero me stesso di ogni indumento. Trovo conferma nei suoi occhi pieni di amore e desiderio, prima di procedere ad amarla come la carne esige. In un attimo sono finalmente dentro di lei, mentre ogni fibra del nostro copro vibra di puro piacere.
“Ti ho aspettato tanto…” sussurra lei, intrecciando le sue dita nelle mie.
“Anche io – me ne rendo conto solo adesso – ma adesso non ti lascio più  andare!”


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Ciao, scusate l'attesa ma questo capitolo aveva bisogno di un tempo di elaborazione più lungo. Spero vi sia piaciuto il finale, credo che sia l'esito naturale di questa storia
Grazie ancora del sostegno, è stata una spinta importantissima per questi ultimi capitoli. Ci vediamo per l'epilogo!
Un abbraccio grande,
Japan Lover
   
 
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