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Autore: Manto    22/08/2021    1 recensioni
♦ Raccolta ideata per il BSD Writober 2020 (ci ho provato, la porto avanti comunque!)
♦ Possibili riferimenti a Dead Apple e alle light novel
Trentuno prompt per trentuno o più personaggi, relazioni e sogni diversi. Alte dosi di angst, fluff e hurt/comfort, a seconda dell'umore dell'autrice.
Essendo questa in pari con le uscite online del manga, alcune vicende/personaggi citati saranno spoiler per gli anime only.
Genere: Fluff, Hurt/Comfort, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Akiko Yosano, Altri, Osamu Dazai, Ranpo Edogawa
Note: AU, Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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26# — Nuovo Cappotto; 27# — Torta; 28# — Benda; 29# — Oscurità; 30# — Perdono; 31# — Hallowen

 

Personaggi: Karma, Sakunosuke Oda, André Gide, Arthur Rimbaud, Le Flags
Canzoni: Alive ~ Sia + King Again ~ Lauren Aquilina
Numero parole: 1666
Particolari avvertimenti:

1 – Questa shot si ricollega a quella con i prompt “14. Solo – 15. Freddo” (Capitolo 12) e ne rappresenta il proseguimento.

2 – I prompt dal 18 al 25 non sono presenti in questa raccolta perché trattati separatamente in una storia a parte, “E Torneranno Le Stelle”, incentrata su Gogol’ e Sigma.

 

 

 

Sono nato in una tempesta
Sono cresciuto di notte
Giocavo da solo
Sono sopravvissuto
Volevo tutto ciò che non avevo mai avuto,
Come l’amore che arriva con la luce.
C’è qualcosa di nuovo nel vento che spira dall’oceano; c’è qualcosa di più, semplicemente intenso e disperato, nell’oscurità che scende come un velluto sul calore del giorno e accende la città, risveglia il cuore e la festa.
Dando le spalle alla spiaggia dove si stanno riunendo sempre più voci e persone, dove anche lui dovrebbe stare, Oda osserva le onde che gli abbracciano i piedi nudi e poi scivolano via, per ritornare di nuovo e continuare il gioco; ma queste sono inquiete, quasi in attesa di un evento che, in una notte normale, non avrebbe luogo lì dove si trova ― dove si trovano tutti loro.
Sembra che ci sia un elemento estraneo che voglia penetrare nella loro realtà, una nota in disaccordo e fuori posto nello spartito immutabile; e quella nota, quella macchia che più la si immagina più si allarga e minaccia, cerca qualcuno di specifico.
La nuca gli prude di una lieve sensazione di pericolo, come se potesse essere messo in scacco anche nelle terre dove si è solo anima e niente può far più male; ma non è lui il bersaglio, se ne rende conto appena le onde gli sfiorano le caviglie per l’ennesima volta e gli svelano ciò che sanno.
Qualcuno da salvare, da proteggere. Il Paradiso non è tale per tutti.
«Ci sono forse fantasmi, in questo oceano?»
Oda volta appena il capo, ma senza staccare gli occhi dall’acqua. Anche così, lo sguardo penetrante di André Gide lo raggiunge e chiede cortesemente una risposta, e solamente nell’espressione dell’altro Sakunosuke si accorge di quanto sia impallidito. «Forse», risponde il giovane mentre si avvicina maggiormente al nuovo arrivato, «non lo senti anche tu? È come quando eravamo in vita e ogni cambiamento aveva dentro sé il potere di toccarci. Sta per accadere qualcosa, ed è sbagliato.»
Il balenare di un sorriso lo spinge a girarsi completamente verso Gide. «No, la domanda giusta è: lo senti solamente da questa notte?»
La frase viene pronunciata da entrambi quasi nel medesimo momento e con le stesse parole, alle quali segue un silenzio dalla profondità degli abissi; ma solamente per un istante, il tempo che una terza figura li assalti gioiosamente alle spalle, trascinandoli alla festa che attende unicamente loro per essere completa.

 

 

Pur essendo calata la notte, il cielo è rischiarato da tenue luce: Karma lo scorge dalle nuvole che vanno creandosi e sformandosi davanti alle stelle, nei bagliori che arrivano fino ai suoi occhi e filtrano la benda d’ombra che gli copre il volto.
È come una mano che non vuole che lui sia libero, che preme la bocca per non lasciargli sfuggire nemmeno un grido e serra alla vita al pari di un legaccio, che lo fa prigioniero e allo stesso tempo, tremendamente, dolorosamente, lo tiene al sicuro — forse.
Lui non è stato fatto per le risate e la spensieratezza che sente crescere a qualche metro di distanza dagli scogli in cui la sua stessa mente lo ha portato; non appartiene alle persone che si stanno riunendo, ma neanche a sé stesso.
Ed è sempre più difficile resistere ai richiami che vengono da quel luogo dove molta umanità si sta incontrando, ma ancora peggio provare a ubbidire alle illusioni pronunciate dalla voce notturna che lo inchioda al suo posto.
L’alba stenta a sollevarsi, l’oscurità si prolunga; sta diventando pazzo, o tutto vibra e si corrode, si scioglie e muta, lo trascina via con sé?

 

 

Una torta, un nuovo cappotto a testa… e un ragazzino.
Rimbaud e Oda si aspettavano un regalo per il compleanno condiviso[1], ma di certo non che Gide scomparisse nuovamente nelle tenebre per lunghi minuti e, al suo ritorno, recasse tra le braccia uno scricciolo dai capelli rossi e dai grandi occhi serrati per la paura, così tremante da dar l’idea di racchiudere un terremoto dentro sé.
Lo ha sentito da lontano, questo dice lo sguardo dell’uomo mentre il gruppo si azzittisce e anche le Flags perdono un poco la voce, sorprese e leggermente confuse, mentre fissano il piccolo Karma rannicchiarsi istintivamente contro il petto di Gide e rifiutarsi di sollevare le palpebre ⸻ forse neppure ci riesce.
I festeggiati lasciano i loro posti al medesimo tempo e accorrono a vagliare le condizioni del ragazzino, ed entrambi i cappotti vengono levati per avvolgerlo in qualcosa che allontani i tremiti.
«Dove lo hai trovato?», mormora Sakunosuke, le dita che hanno quasi paura mentre si tendono verso la fronte di Karma e la sfiorano con delicatezza. Sotto di queste sente la febbre vagare senza riposo, un bacio infuocato così anomalo, lì in Paradiso.
«È venuto lui da me», replica André mentre si siede al tavolo che le Flags hanno preparato per la festa, rifiutandosi di lasciar andare il ragazzino, «barcollava come se avesse percorso a nuoto l’oceano intero.»
«Ha la febbre», spiega Oda, e immediatamente dopo Arthur gli posa una mano sulla spalla, richiamando la sua attenzione. «… E non è solo.»
Tutti si voltano nella direzione che Rimbaud indica, ed eccola: la tenebra, un enorme grumo di buio pulsante a pochi metri da loro, che allunga i suoi filamenti di pece fino alle gambe penzolanti di Karma; non riesce a raggiungerle, bloccato dalla presenza di troppe persone, e allora attende, aspetta che il gruppo si apra e lasci andare la preda.
Nessuno di loro possiede più la propria Abilità, ma non c’è chi non si metta sulla difensiva; anche se è per uno sconosciuto, qualcuno che non ha alcun tipo di legame con loro, e seppure quel cuore oscuro non abbia ragione di esistere né loro sappiano nulla di esso e delle sue capacità.
«Lasciami andare», mormora improvvisamente Karma, non si sa se a Gide o all’entità che gli dà la caccia, «lasciami in pace.» Il ragazzino ha un ultimo spasmo, quindi cade addormentato: il respiro si fa più regolare, il corpo si calma e, a seguito di una veloce indagine da parte di Arthur, la febbre è già svanita.
Non hanno tempo di stupirsene: l’alba arriva, onda su onda mentre si fa trasportare dall’oceano; con un sibilo che cade presto nel silenzio, l’Ombra impallidisce nel cielo, se ne va.

 

 

«Non volevo farvi spaventare in questo modo… non dovrei neppure essere qui.»
Karma stringe il cappotto di Arthur Rimbaud, quello sotto cui si è svegliato da poco, e abbassa il capo; ha un tumulto di pensieri nel cuore e nella mente, tante domande e poche risposte, è perplesso: da quando ha incontrato l’uomo dai capelli candidi e finito per perdere i sensi contro di lui, la sua nera compagna ha iniziato a morire.
Così sembra.
Ha dormito per cinque giorni, gli ha detto colui che ha privato del proprio abito; e sempre secondo le parole di questi, il momento del suo risveglio ha seguito quello della completa scomparsa del suo incubo personale. È arrivato un giorno capace di annullare anche l’anima stessa del buio.
Forse. Il letto in cui si trova, l’azzurra stanza che lo circonda e la casa intera, che sorge a poca distanza dalle onde, mandano un palpito di luce in risposta.
«Perché dici questo?»
Il proprietario del cappotto, seduto accanto a lui, non è l’unica persona nella stanza; c’è anche un altro adulto, sguardo serio e capelli rossi quasi come i suoi, che dai piedi del letto lo osserva a occhi socchiusi e con un angolo della bocca incrinato nel principio di un sorriso. «Hai paura?», domanda di nuovo, e Karma esita un attimo. «Era mio dovere tenerla lontana da tutti», mormora in risposta, l’unica che sa dare.
«Dovere? Se fossimo stati ancora vivi, ti avrebbe ucciso…»
«Lo ha fatto.» Una pausa. «Quell’ombra è ciò che ha posto fine alla mia vita.»
I due uomini si lanciano un’unica, lunga occhiata. «Ti ha seguito fino a qui…»
«Per questo sono sempre stato lontano da tutti», assentisce e risponde Karma con una nota di mortificazione e richiesta di perdono nella voce, «ho portato l’Ombra del mio assassino con me; e ho tentato di non proiettarla sugli altri.» Fallendo. Oh, l’oscurità racconta una storia ben diversa… non posso perdonarmi per questo. «Non dovrei essere qui… mi dovete scusare per ciò che hai fatto»
«L’Ombra che temi… non c’è più, ora.» Il rosso ⸻ se Karma non si confonde e ha sentito bene nel dormiveglia, si chiama Oda, Oda Sakunosuke ⸻ lascia i piedi del letto per avvicinarsi lentamente al fanciullo e, con grande sorpresa di questi, gli si inchina davanti. «Ma questo lo devi vedere tu stesso», mormora l’uomo, tendendogli una mano, «è necessario che lo comprenda da te.»
Per qualche attimo, Karma lo fissa come se non capisse quanto gli viene detto; quindi i suoi occhi s’illuminano un poco mentre porge il cappotto al legittimo proprietario e si mette a sedere. Peggio di così non può andare…
Ma se mi stessi fidando di nuovo delle persone sbagliate? Non ho imparato nulla?
«E se in verità niente fosse mutato?»
Un tenue sorriso, ma sincero e sicuro. «Potrai decidere liberamente cosa fare, in quel caso. Nessuno dovrebbe impedirti di scegliere il meglio per te, neppure le tue paure.»
C’è un metodo nella mia pazzia
Non c’è logica nella tua tristezza
Non ottieni una sola cosa dalla sofferenza
Prendila da me.
Il ragazzino non replica più; ancor meno quando Rimbaud si alza per aprire maggiormente le finestre e l’oceano si riversa dentro la stanza con un sospiro blu. «Che giorno è?», chiede dopo lunghi attimi, lo sguardo perso nello splendore di un mattino che promette pace. Un sentore di forte calore intesse l’aria, giungendo da lande distanti da tutti loro, forse non poi così tanto.
Arthur non risponde immediatamente ma guarda l’orizzonte per ancora un istante, quindi si gira verso di lui e Oda, che intanto sta sorridendo di più. «Il giorno in cui siamo più vicini a chi non abbiamo più accanto; e quello che, volta per volta, ci insegna a perdonarci.»

 

 

 

 

NOTE

 

[1] Rimbaud è nato il 20 Ottobre, mentre Oda il 26. Ho pensato che fosse carino far condividere loro il compleanno.

 

 

 

ANGOLO DI MANTO

 

Non ho davvero più nulla da aggiungere; finalmente sono arrivata alla fine di questa raccolta, finalmente sono riuscita a completarla come volevo. Riconosco che certi personaggi avrei voluto trattarli maggiormente, ma non succede nulla: lo farò comunque, in una maniera o in un’altra.
Ora tocca a voi: lascio che siate voi a continuarla come volete, con pensieri e immaginazioni, con considerazioni o nel più semplice silenzio… sperando di rivederci presto su questo fandom.
Un grande, grande abbraccio,

Manto

   
 
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