Serie TV > MacGyver
Ricorda la storia  |      
Autore: Eurus91    22/08/2021    0 recensioni
«Ti hanno sparato Mac…»
Lui abbassa lo sguardo e vede la neve puntellata di rosso. Guarda affascinato il suo sangue cadere goccia dopo goccia, macchiando la neve. Ne è quasi ammaliato e nauseato. Ed è come accorgersi della ferita per la prima volta.
L’adrenalina è una droga infernale, pensa.
«Oh»
«Già, oh!»
Genere: Angst, Hurt/Comfort, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Fa freddo. 

O sente freddo. 

Mac non sa decidere quale delle due opzioni sia quella giusta. 

Sicuramente fa freddo, perché la folata di vento che gli scompiglia i capelli biondi lo fa rabbrividire; lo costringe a stringersi la giacca di pelle  scura intorno al busto in cerca di un calore che non ottiene. 

Dunque sente anche freddo se i brividi che lo scuotono sono un’indicazione. 

E sente anche dolore. 

Un dolore sordo e pulsante; si rende conto che forse dovrebbe preoccuparsene, ma non gli sembra importante. 

Non ora.

«Ne abbiamo già parlato Hoss, sei troppo magro, per questo senti sempre freddo…» 

Mac vorrebbe replicare che non è così magro come sostiene “quella voce”, che ha la sua dose di muscoli ed ha un fisco snello; è pur sempre un agente altamente addestrato e un ex- militare, ma qualcosa in quell’affermazione sembra giusta, familiare quasi.

«Jack!»

«In carne ed ossa. Ok, forse non propriamente in carne ed ossa ma va bene comunque. Hai capito il punto.»

Jack sorride, ha sempre sorriso per lui, e sembra così sé stesso che Mac vorrebbe piangere ma non si spiega il motivo. 

Perché dovrebbe piangere vedendo Jack? 

Non ha senso, ma poi niente di quello che sta accadendo ha senso. 

La neve per cominciare, a Los Angeles non ha mai nevicato e in Texas nevica un solo giorno all’anno. Non può essere tutto così bianco in un solo giorno. 

Mac si gira lentamente ad osservare l’uomo che indossa la sua giacca di pelle nera e una maglietta degli AC/DC che Jack stesso definirebbe da battaglia. 

Mac tenta di concentrarsi. 

Ma si sente così stanco, che potrebbe addormentarsi in piedi da un momento all’altro. Le sue membra sembrano melassa, girare la testa lo strema e anche solo pensare lo sfianca; ma si concentra abbastanza da ricordare. 

Jack non era con lui in missione. 

Jack non era con loro da un po’.

«Tu non dovresti essere qui!» 

«No Mac. Tu non dovresti essere qui…»

La voce di Jack è calma, dolce e soprattutto triste. 

«Sono morto?» 

Jack scoppia a ridere. 

Guarda Mac e ride e lui sente l’improvviso desiderio di imbronciarsi come un bambino piccolo a cui è stato negato il dessert. È frustrante, quasi quanto non riuscire a piegare un angolo della graffetta come vuole lui, quando decide di fare una delle sue sculture.

«Diamine Mac, per essere un genio a volte sei così ingenuo. I morti non sanguinano…»

Jack indica un punto sul suo addome. Un alone rosso si allarga sul tessuto blu della camicia.

«Ti hanno sparato Mac…»

Lui abbassa lo sguardo e vede la neve puntellata di rosso. Guarda affascinato il suo sangue cadere goccia dopo goccia, macchiando la neve. Ne è quasi ammaliato e nauseato. Ed è come accorgersi della ferita per la prima volta. 

L’adrenalina è una droga infernale, pensa. 

«Oh»

«Già, oh!»

Replica l’uomo, con tono preoccupato e improvvisamente sta guardando Jack da un’altra prospettiva. 

Si rende conto di essere steso a terra, i pantaloni cachi inzuppati, bagnati dalla neve fredda che si scioglie per il suo calore corporeo in realtà inesistente.

Mac si rende conto che la neve che si scioglie è una metafora; nella realtà probabilmente è il suo sangue a bagnare tutto ciò che incontra sul suo cammino. 

Se solo ricordasse quello che è successo. 

«Fa male…» 

Borbotta distrattamente, mentre Jack è impegnato a premere sulla sua ferita con forza, impedendo che il sangue e la sua vita, sottolinea Mac, fuoriesca a fiotti dal suo corpo. 

«Si, sono sicuro che lo fa…»

Non dovrebbe fare così male. Per essere uno che sta morendo e ha l’allucinazioni, evocando il suo migliore amico, per cercare conforto, sta provando troppo dolore. Cerca di allontanare le mani di Jack dal suo corpo. Ci prova, ma non ci riesce. Le sue mani si sollevano di pochi millimetri per poi ricadere molli sul terreno freddo.

Jack mormora parole di scuse, una litania di parole sommesse e sussurrate, mentre preme contro il suo addome. La sua giacca di pelle scura fa da canovaccio improvvisato.

Distrattamente si chiede, chi, nella realtà stia evitando che muoia dissanguato; se Riley o Bozer. 

Spera non sia quest’ultimo. Non vuole morire tra le sue braccia. 

In realtà non vuole morire e basta ma non crede di avere molto potere decisionale in merito. 

Soprattutto quando si sente così stanco e sopraffatto. 

«Resta sveglio. Mi hai sentito Mac, resta sveglio…»

Mac avrebbe voluto chiedere a Jack di ripetere, perché il ronzio che avvertiva nelle orecchie gli impediva di ascoltare. 

Era frustrante. 

E poi ancora una volta decide che forse quello che dice Jack non è poi così importante. 

Lui è stanco e vuole solo dormire.

~ ~ ~ 

«Guarda chi è tornato tra noi…»

Mac ci mette un po’ a svegliarsi. Gli occhi faticano ad aprirsi, pigri.

Le luci della stanza sono attenuate, soffuse e l’odore dell’antisettico gli solletica le narici insieme all’ossigeno che fuoriesce dalla cannula nasale.

«Perché sei tornato tra di noi, giusto?» 

La voce continua a parlare, Mac si concentra abbastanza da carpire qualche parola, come “morto”, “Croatia” e “non farlo mai più”. 

C’è un bip di sottofondo che per lui è inquietantemente familiare. 

Non dovrebbe esserlo.

Non dovrebbe avere così tanta familiarità con gli ospedali.

«Ho sognato Jack…»

Dice, con parole biascicate. La bocca è secca e ha un retrogusto di cadavere in putrefazione. Non sa a chi sta dicendo quelle parole, non ha ancora voltato la testa di lato per scoprirlo. 

«Mi hai sognato Hoss?»

Una cannuccia appare sulla sua visuale e ne beve un lungo sorso e la sua gola riarsa ringrazia, prima di capire effettivamente quello che sta dicendo quella voce. 

«Jack?»

«Ehi Hoss, ti sono mancato?»

Lo scambio di battute successivo è stato un tentativo di Jack di spiegare che aveva sentito che Mac non se la stava passando bene, aveva quindi mollato la Task Force e la folle ricerca di Kovacs per raggiungere il ragazzo. 

La situazione era così grave che Jack pensava di non fare in tempo. 

Mac ascoltò le parole dell’uomo in religioso silenzio. Una parte di lui, sapeva di dover essere terrorizzato. Stava davvero morendo, e Jack era così spaventato da mollare tutto e raggiungerlo. Ma un altra parte di lui era solo grato di poter rivedere Jack e questa volta in carne e ossa.

«Ora riposa, hai un aspetto orribile…»

«Grazie, anche tu in realtà…» replica, accennando un sorriso sincero, un po’ sbilenco, ma il loro scambio di battute viene interrotto da uno sbaglio che gli squarcia la bocca. 

«Dormi Mac, io sarò qui quando ti svegli»

E Mac sa che è la verità. Jack sarebbe rimasto.

Notes:
Questa fanfiction ha partecipato all'"Antiferragostochallenge”  sul gruppo hurt / comfort italia group - fanfiction & fanart

https://www.facebook.com/groups/534054389951425/
 

   
 
Leggi le 0 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > MacGyver / Vai alla pagina dell'autore: Eurus91