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Autore: An13Uta    24/08/2021    1 recensioni
Due sfere d'ambra circondate da un bagliore sinistro lo fissarono con pupille nere come il nulla assoluto.
(In cui un capitano viene svegliato da una piccola peste.)
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Ambientato nell'universo alternativo Linked Universe (ha il proprio tag su Tumblr)
Genere: Fluff, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Link, Skull Kid
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Nota Utile:
come scritto nella descrizione, questa fic è ambientata in un particolare AU chiamato Linked Universe. Nel caso non ne aveste mai sentito parlare, racconta di 9 eroi di Hyrule che si ritrovano a viaggiare insieme per cause di forze maggiori (un losco piano organizzato da Dark Link), e saltellando attraverso le rispettive Hyrule formano anche legami di affetto l'uno con l'altro. Io, ovviamente, ho visto un'opportunità per sommergere Skull Kid di amici e ho scritto 21 fic (20 in inglese, tutte sul sito Archive of Our Own) in cui faccio esattamente questo :)
Se l'idea vi piace consiglio di darci un'occhiata, oltre all'ottimo fumetto dell'autrice originale ci sono un sacco di fic e disegni di molti artisti diversi che sono davvero bravi, e se volete c'è anche un AU simile, Linkverse, che è incentrato un po' di più su Ravio, il mercante-coniglio di A Link Between Worlds
I Link menzionati in questa fic nello specifico sono Warriors (da Hyrule Warriors), Sky (da Skyward Sword) e Time (da Ocarina of Time e Majora's Mask). Vi lascio alla storia!

 







Nella Notte Più Nera





Il capitano si rigirò nella sua metà del letto condiviso con un mugugno; strizzò gli occhi facendo corruciare le proprie sopracciglia mentre si stendeva sulla pancia, arricciando infastidito il naso quando la spiacevole sensazione di essere osservato non sparì con il cambio di posizione.

Schiuse una palpebra intorpidita per controllare che non fosse magari colpa del suo vicino di materasso: il ragazzo caduto dal cielo, ignaro dei suoi crucci, seguitava annegando placido nei suoi sogni con la faccia nel cuscino e un sonno di pietra. Il capitano si limitò a sbuffare appena, indeciso se essere rasserenato o invidioso della calma assoluta del cavaliere, e voltò il capo per ispezionare il resto della stanza.



Due sfere d'ambra circondate da un bagliore sinistro lo fissarono con pupille nere come il nulla assoluto.



Per un momento, si congelò dal terrore.



“Skull Kid?” chiamò pianissimo, con appena un filo di voce.



Nessuna risposta.

Gli occhi rimasero fissi su di lui.

Non sembravano vederlo.


“Skull Kid, sei tu?” ripeté.

Una vocina sottile come un filo di rame finalmente rispose: “Sì.”


La fronte del capitano cadde nel cuscino. Si strofinò gli occhi con una mano e si lasciò andare in un lungo sospiro sofferto.


“Non farlo mai più,” ordinò con un sussurro quando fu sicuro che il cuore avesse smesso di pompargli incessantemente nelle orecchie il più veloce possibile dallo spavento.

“Che cosa?”

“Apparire così nel bel mezzo della notte.”

“Perché?”

Appoggiandosi sui gomiti per tirarsi su, l'uomo riservò allo spiritello un'occhiataccia: “Sei terrificante.”



Gli occhi si erano ormai adattati all'oscurità della stanza d'ostello abbastanza per intravedere i lineamenti appena abbozzati della creaturina cieca. Guardò la piccola peste piegare il capo da un lato, confusa.


“Non è vero,” gli disse in quel modo tirannico in cui i bambini decidono cosa è vero o no.

Il capitano sbuffò nel palmo della mano: “Invece sì.”

“Invece no.” insistette la bambolina.

“Davvero? Perché, ti sei mai svegliato con due occhi abbaglianti accanto al letto che ti fissano come se ti volessero succhiare l'anima?” chiese l’altro, la voce inacidita dal risveglio improvviso.


Si aspettava una risposta come ‘sì, e non è spaventoso per niente’, oppure un 'non importa’, o più semplicemente anche solo 'no’.


Ma Skull Kid non rispose. Non schiuse neanche la bocca in uno dei suoi sorrisi aguzzi che prospettavano guai. Rimase immobile dove stava. Le mani di legno sottile avevano afferrato il bordo della larga tunica per impastarlo e rigirarlo nervosamente nei loro piccoli palmi, e sul volto improvvisamente inespressivo non c'era né malizia, né frustrazione.


Il capitano attese un momento, sfidando (un po’ preccupato) lo sguardo cieco.



Silenzio.



Si girò per guardarlo meglio e si sdraiò sul fianco.


“È un po’ presto per andare a fare una passeggiata.” sussurrò, questa volta ben più dolcemente. Skull Kid sembrò quasi appoggiarsi alla gentilezza della sua voce come un gatto contro una mano amica. “Volevi un sorso d'acqua?”

Lo spiritello scosse appena la testa.

“Il tuo amico russa e non ti fa dormire?”

Di nuovo, fece segno di no.

“Ci sono rumori, odori…? Persone?”

Ancora una volta un diniego.



Il capitano allungò cauto la mano e la appoggiò contro la guancia grigia. Quando lo spiritello nascose il viso nel suo palmo lo tirò appena verso di sé, invitandolo ad avvicinarsi al letto.



“Hai fatto un brutto sogno?” chiese piano.



La bambolina non rispose subito, aggrappata al suo polso come fosse stata nel bel mezzo di un fiume in piena durante un’esondazione. Mormorò qualcosa a voce troppo bassa perché le parole fossero intelliggibili; il capitano si sporse per sentire meglio, e forse quando i suoi capelli andarono a solleticare la faccia dello spiritello quest’ultimo si rese conto che non riusciva a sentirlo.


Alzò appena la voce di rame: “Quando… La domanda…” si interruppe e strinse un poco di più il sostegno offertogli. “Di svegliarsi con… Con gli occhi che ti guardano… Per mangiarti l’anima…”

Non andò avanti. Forse non ci riusciva.

“Capisco.” l’altro disse soltanto.


La mano venne sostituita da un braccio che andò a cingere lo spiritello attorno a collo e spalle nel tentativo di offrirgli conforto. Chiuse gli occhi e vi affondò il naso: se si sforzava un poco, riusciva a immaginare un campo di fiori.


Il capitano aspettò che la stretta del bambino si rilassasse prima di continuare: “Il tuo amico non ti può aiutare?”

Qualcosa nel modo in cui le manine tenevano il suo avambraccio sembrava dire che non voleva lo aiutasse. L’eroe decise di non fare pressione sulla faccenda.


“Avanti, salta su,” offrì invece, battendo la mano sul materasso un paio di volte, “Puoi stare qui con me e Sky stanotte. Così, nel caso tornasse l’incubo ti proteggeremo noi.”



Di sicuro era quello l’obiettivo che aveva in mente quando era arrivato nella stanza e si era piantato al suo fianco; eppure, l’invito esplicito sembrava aver scombussolato Skull Kid, che tentennò un momento, aggrappato ancora al braccio del capitano come se le sue parole avessero sciolto il gradino di prepotenza infantile con cui forzava la creazione di situazioni a lui desiderate o favorevoli con la delicatezza di un ariete da guerra. Esitò come intimidito davanti all’offerta e si rinchiuse un poco nelle spalle scheletriche.


“Mi posso fare piccolo piccolo…” pigolò, quasi spaventato.

Il capitano ridacchiò: “Non ti preoccupare,” assicurò con una carezza sulla nuca calva, “L’uccellino ha il sonno pesante, non si accorgerà nemmeno che ci sei. Su, vieni qua.”


Lo aiutò a salire sul materasso, prendendolo da sotto le ascelle per issarlo sul letto; la bambolina si rattrappì nel breve volo, mani chiuse attorno alla tunica dell’altro, e non appena si ritrovò adagiata nuovamente su una superficie più o meno piatta si acciambellò velocissima come un gatto infreddolito proprio sullo sterno del capitano.


“Mettiti pure comodo!” questi sussurrò con uno sbuffo divertito. Alzò la larga falda marroncina, spiando gli occhi d’ambra sotto ad essa: “Dormi sempre con scarpe e cappello addosso?” chiese piano con una risata nel sorriso.

La testolina strusciò contro il suo petto: “Non dovrei?”

“Bah. Se a te non da’ fastidio dormire così… Fai pure.”


I grossi occhi si chiusero mentre lo spiritello premeva il naso completamente piatto contro le sue costole. Inspirò quasi fino a far scoppiare il piccolo petto.


“Profumi di campanula…” mormorò già assonnato.

“E di chi è la colpa?”* rise piano il capitano. Accarezzò lentamente la schiena di Skull Kid, osservandolo mentre si accoccolava meglio su di lui con piccoli rombi di fusa intermittenti che andavano ad affievolirsi sempre di più. Mormorò una buonanotte con un fil di voce, per non turbarlo oltre mentre si appisolava di nuovo; richiuse gli occhi così improvvisamente pesanti con un sospiro, reclinò la testa sul cuscino, e si abbandonò al sonno.




-



Strizzò gli occhi di nuovo e fece un mugugno sofferto. Ancora quella sensazione… Grattò appena la schiena di legno, ogni altro movimento impossibilitato dal corpicino sul suo petto. Senza altre opzioni, alzò le palpebre a malincuore, con uno sforzo sovrumano, e si guardò intorno.



Un singolo occhio lo guardava attentamente.



Voltò la testa di scatto con un balzo del cuore, e subito dopo sbuffò rumorosamente.


“Santa Farore…” imprecò a bassa voce, tornando imbronciato faccia a faccia con l'eroe più vecchio della combriccola, che sedeva accucciato al suo capezzale: “Lo so che sono irresistibile, lo so. Ma questa mania di guardarmi mentre dormo deve finire.”


Il più alto gli riservò uno sguardo divertito.


“Stavo guardando lui,” replicò, accarezzando la spalla di Skull Kid mentre continuava a dormire senza preoccupazioni.

“Devi mirare meglio allora. Sentivo il tuo sguardo su di me come fossi stato un falco.”


Quello gli sorrise appena.

Il capitano grattò dolcemente la schiena dello spiritello; piccole tempeste di fusa scossero la gola di legno senza svegliare né se stessa né il ragazzo ancora profondamente addormentato al suo fianco.



“Eri preoccupato?” tirò ad indovinare il soldato.


L'altro annuì soltanto.


“È stato qui tutta la notte,” venne allora rassicurato. “Ha dormito tranquillo.”

“Mi fa piacere.” mormorò.

“Temevi fosse scappato?”

Scosse la testa: “No, no, solo… Non era più lì quando mi sono svegliato, e io… Non vi ha dato fastidio, giusto?”

“Non ti preoccupare. Ignorando lo spavento che mi ha fatto prendere quando me lo sono ritrovato davanti nel bel mezzo della notte come un fantasma, è stato un angioletto.”



Time sorrise divertito.





* "E di chi è la colpa?": si riferisce ad un'altra fic (Benevolent Plague), in cui Skull Kid ha intrecciato un numero indefinito di campanule nei capelli di Warriors per fargli avere un odore più gradevole, dato che quello che ha di solito è di sudore, metallo, terra, sangue (probabilmente) e abbastanza acqua di colonia da stendere un elefante (per coprire la puzza di tutto il resto).

   
 
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