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Autore: douce hope    24/08/2021    2 recensioni
Quando sei Cupido è facile credere che l'amore possa nascere tra chiunque.
Di certo ne è convinta Amanda, il cui diletto è aiutare i suoi compagni di scuola a conquistare il cuore della persona amata.
Ma quando al suo cospetto si presente Michele, taciturno, altezzoso e imperturbabile, Amanda capirà che le frecce nel suo arco non sono sempre così facili da scoccare, soprattutto se il bersaglio è la ragazza più bella della scuola.
Tra amici problematici, figuracce continue e sentimenti irrazionali, Amanda comprenderà che l'amore non è semplice come credeva e che quando Cupido scocca la sua freccia, non hai più via di scampo.
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
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Il suono della campanella mi riempie le orecchie e mi ridesta dal sonno in cui sono caduta.

Da occhio esterno potrei passare per una studentessa terribile, ma sfido chiunque a superare due ore di filosofia con il professor Parisi.

Di quella spiegazione avevo compreso solo una formula di Cartesio.

Cogito ergo sum.

Penso dunque sono.

Quella frase mi era penetrata violentemente nel cervello, come se fossi stata vittima di un incantesimo o fossi entrata in una specie di trance.

Cogito ergo sum. Cogito ergo sum. Cogito ergo sum.

Poi mi sono addormentata.

Forse immaginare di essere nel mio letto invece che a scuola  aveva conciliato il mio sonno, e di conseguenza fatto addormentare.

Una dimostrazione pratica della sua filosofia.

Se così fosse, meriterei un bel nove in pagella.

Il professor Parisi intanto sistema i suoi appunti nella borsa alzandosi a fatica dalla sedia.

Un po' mi impietosisce con i suoi sessantasei anni di età e la pazienza di gestire una classe di venticinque adolescenti rompiscatole e irrispettosi, ma d'altro canto penso sia giunto il suo momento di andare in pensione.

Sento un braccio scuotermi con forza obbligandomi a rialzare il busto ancora accasciato sul banco.

«Amy svegliati, adesso viene Colombo» mi rimprovera Alessandro seduto al mio fianco.

Alessandro Mancini, l'essere più presuntuoso che avessi mai conosciuto, ma stranamente anche il mio migliore amico.

Avete presento il ragazzo bello, popolare, che rende una classe famosa grazie alla sua presenza?

Ecco, proprio lui.

Immaginate una versione di me quattordicenne il primo giorno di scuola con indosso abiti di gusto discutibile, brufoli dovuti agli ormoni e senza un filo di trucco, che si ritrova come compagno di banco la copia del protagonista della fanfiction letta fino alla sera prima.

Qual era la prevedibile conseguenza?

Fare continue figuracce e prendermi una cotta per lui.

Poi fortunatamente sono cresciuta, ho smesso di leggere fanfiction per dedicarmi a romanzi più seri (sempre romantici ovviamente), e ho conosciuto la personalità di Alessandro.

E comunque i bad boy sono sopravvalutati.

Una volta entrati in sintonia la mia cotta passeggera è svanita e siamo arrivati a questo punto: due sedicenni che condividono le peripezie scolastiche e si sostengono a vicenda.

Poi, con qualche momento di ritardo dovuto al mio stato confusionale post dormita registro le sue parole.

Terza ora: matematica. 
Professoressa Colombo.

Istintivamente rabbrividisco per l'ansia.

Per essere una studentessa di un liceo linguistico, e dunque negata nelle materie scientifiche, sono abbastanza brava in matematica e non ho grandi difficoltà in  questa materia.

Il problema è la professoressa che la insegna, capace di incutere timore anche al secchione della classe che conosce persino il numero di pagine del libro.

La  professoressa Colombo è l'incubo degli studenti da ben tredici anni. 

Nella mia scuola la chiamiamo "l'uccello del malaugurio" e non può a esserci nome più calzante.

È leggermente strabica, e questo difetto la rende ancora più inquietante.

Avendo un occhio leggermente deviato riesce a vedere in diverse angolazioni e questo la rende invincibile.

Nessuno è mai riuscito a copiare ad un suo compito, fa infatti costruire delle "barriere" con gli zaini in modo da non poter guardare la verifica del compagno.

Nemmeno una sbirciatina è concessa, anche perché ti osserva come un falco (se vogliamo fare dell'ironia come un colombo) e non hai scampo. 

Le opzioni sono due: o si studia, o si prende un bel tre.

Alessandro più di tutti risente di questa situazione a causa della sua avversità nei confronti della matematica.

Il voto più alto che ha guadagnato è stato un quattro e mezzo.

Guardandomi intorno noto i miei compagni seduti composti, pronti al suo arrivo, come al solito.

Nel momento in cui entra in classe un silenzio incombe sulle nostre teste.

Non siamo di certo una classe nota per la sua tranquillità, ma la professoressa ha la capacità di zittire anche il più loquace degli studenti.

Dopo essersi accomodata guarda ciascuno di noi facendoci rimpicciolire sulla sedia.

«Oggi spiego» sentenzia.

Credo che anche gli uccellini fuori la finestra abbiano tirato un sospiro di sollievo.

Apre il libro e comincia a spiegare, ma nel momento stesso in cui apre la bocca la mia mente viaggia altrove.

Penso a cosa devo fare durante la giornata, dopo la scuola. 

Sicuramente studiare, poi andare a lezione di danza, aiutare mia madre con le faccende di casa e finalmente dormire.

La routine di una sedicenne che vive in piena monotonia.

Mi chiedo se qualcuno oggi avrà bisogno del mio aiuto.

Dopo un'ora piena di formule, numeri e anche lettere, la professoressa si sfila gli occhiali facendoci il peggiore degli annunci.

«Ho stabilito il compito per la prossima settimana»

Un brusio si solleva immediatamente nell'aula e la costringe a sbattere la mano sulla cattedra  per zittirci.

«Prof, non è troppo presto?» chiede coraggiosamente Alessandro seduto accanto a me.

Ho sempre ammirato questo suo lato spavaldo, ma ciò non significa che sia meno stupido.

Proprio lui con la sua media e il voto in pagella del primo quadrimestre avrebbe dovuto fare silenzio ed essere accondiscendente.

Non si tratta di essere lecchini, solo prudenti ed intelligenti.

La prof fa un sorriso paragonabile a quello di Joker.

«Mancini il secondo quadrimestre è già iniziato da un pò, quando vorresti farlo? Sarà meglio che ti metta a studiare, evitiamo un altro quattro in pagella» 

Con queste parole il mio amico ammutolisce colto nel segno.

Quando finalmente la lezione finisce non ho nemmeno il tempo di uscire dall'aula per l'intervallo che Alessandro mi si rivolge disperato.

«Che palle Amy! Non voglio prendere un altro voto basso o i miei questa volta mi ammazzano sul serio» 

I suoi occhi azzurri mi trasmettono la sua preoccupazione data dalla paura di perdere la cosa che ama di più: la musica.

Ale suona il basso ed ha anche una bellissima voce, purtroppo la sua passione non è vista di buon occhio dai genitori.

La considerano una distrazione allo studio, e di certo Alessandro non li tranquillizza molto studiando giusto il minimo indispensabile.

«Allora mettiti seriamente a studiare» replico severamente.

Non è nella mia indole essere dura, ma deve comprendere che per certe passioni ci vogliono anche sacrifici.

«Lo sai che non ci capisco nulla di questa roba!» mi ricorda con tono vagamente disperato.

Sospiro cercando una soluzione al suo problema.

«Perchè non ti fai aiutare da qualcuno? Mi offrirei io, ma sai che non sono una brava insegnante» gli propongo.

Ricordo che l'anno scorso studiammo insieme il giorno prima del compito, ma per quanto fossi brava non riuscivo proprio a fargliela capire quella maledetta materia, e avevo anche poca pazienza.

«Sì, ma chi? Non è che qui ci siano molti geni, eccetto tu, Giovanni che non aiuta nessuno, e...»

«Laura» concludo al suo posto.

Mi guarda per qualche secondo intuendo il mio suggerimento.

«Non se ne parla» è la irremovibile risposta.

Cocciuto che non è altro.

«Lo sai che potrebbe aiutarti, che ti costa?» provo a farlo ragionare 

«Ma l'hai vista? Quella mi odia!» 

«Odiare, che parolone! Non le stai molto simpatico tutto qui»

Mi lancia un'occhiataccia.

«Ok, ti odia, però quell'aiuto ti serve, non essere orgoglioso come tuo solito. La tua priorità è la musica? Dimostralo» convengo.

Sono sicura che le mie parole in qualche modo lo colpiscono.

A volte gli serve solo una spinta.

«Vedrò cosa posso fare» dice infatti alla fine.

Sorrido fiera di lui.

Tra Alessandro e Laura non scorre buon sangue e non ho mai capito il perchè, soprattutto dato che principalmente è Laura che lo odia.

Una volta le ho anche chiesto il motivo del suo disprezzo e mi ha detto: "Perchè è un pallone gonfiato pieno di sé» 

E purtroppo tanti torti non ha sebbene gli voglia molto bene.

Alessandro ha sicuramente molta autostima, ma questo non significa che sia un cattivo ragazzo.

Io ho i miei (innumerevoli) difetti, lui i suoi. 

Quando si accettano allora l'amicizia più definirsi sincera. E la nostra lo è.

Usciamo dall'aula per goderci l'intervallo e mi dirigo alle macchinette non sorprendendomi quando trovo una fila più lunga di quella per entrare al Louvre.

Decido di aspettare che la fila scorra e mi avvicino alla finestra che da sul giardino aspettando Vittoria.

Io e Vittoria ci conosciamo dall'asilo e da quel momento non ci siamo più separate, e fortunatamente, nonostante abbia scelto il liceo classico, frequentiamo la stessa scuola.

Quando la vedo arrivare da in fondo al corridoio alzo le mani per farmi notare da lei.

Al suo passaggio parecchi ragazzi le dedicano un'occhiata, ma non mi sorprende dato la sua bellezza.

In pratica i miei due migliori amici potrebbero fare i modelli per la pubblicità di Dolce e Gabbana, mentre io al massimo la pubblicità dei pigiami per bambini.

Ma pensandoci neanche quella, dato la ciccia accumulata sui fianchi.

Anzi meglio definirli maniglie dell'amore che con il mio essere Cupido calza a pennello.

Certo, a ben vedere vengono definiti in questo modo per determinate occasioni passionali, ma non è questo il mio caso.

Non siamo mica in Sex Education, e di certo la mia vita non è figa come nelle serie tv.

Se lo fosse sarei sempre circondata da fusti innamorati di me, o almeno questo è quello che succede nelle telenovelas che si vede mia nonna alle tre del pomeriggio.

Nella vita vera invece, l'unica cosa che mi fa avvicinare all'amore è il mio ruolo di Cupido.

Non so precisamente quando ho deciso che sarebbe diventata una faccenda seria, all'inizio infatti è partito tutto come un semplice consiglio d'amica.

Il mio primo cliente infatti è stato Marco, l'attuale fidanzato di Vittoria.

Marco è il mio vicino di casa, va in quinta superiore ed è innamorato di Vittoria da quando portava l'apparecchio.

Di solito le ragazze a dodici anni sono in una fase di crescita che noi tutte chiamiamo "il periodo oscuro" che di norma coincide con le scuole medie.

Ah le medie, dovrebbero finire nel dimenticatoio insieme alle foto scattate in quel periodo.

Ad ogni modo Vittoria era ovviamente l'eccezione, perché gnocca ci è nata e del suo fascino è rimasta colpita persino l'ostetrica.

Marco la vedeva sempre venire a casa mia per "studiare" e dopo ben tre anni in cui si limitava solo a salutarla era riuscito a parlarle.

Di cosa non l'ho mai saputo, ma Vittoria quel giorno entrò in casa mia dicendomi "Simpatico il tuo vicino" e io che conoscevo la secolare cotta di Marco decisi di intervenire.

Mi presentai alla sua porta e gli dissi solo "Vittoria ama i garofani e la cioccolata calda"

E il resto è storia.

Dopo Marco si è presentata sua sorella minore che frequenta il secondo anno nella nostra scuola e la voce si è sparsa per i corridoi.

Non sono di certo una persona popolare in questo istituto, però tutti sanno che in queste mura una ragazza da consigli d'amore, e i più coraggiosi mi si rivolgono per chiedermi un parere, o semplicemente per trovare la spinta necessaria per confessare i propri sentimenti. 

La verità è che non sono mai stata innamorata, quindi non pensavo sarei riuscita davvero ad aiutare degli adolescenti arrapati, ma alla fine mi sono resa conto di essere brava.

Forse dell'amore non capisco nulla, ma so leggere le persone.

Non avrò il QI di Giovanni, il secchione della classe, non avrò l'eleganza di Vittoria o la simpatia di Alessandro ma se c'è una sola cosa in cui mi ritengo eccellente è la capacità di empatizzare con il prossimo e capire le persone con un solo sguardo.

Quando Vittoria mi raggiunge mi da un veloce abbraccio e decidiamo di uscire nel cortile.

Aprile è alle porte e anche se non è una bellissima giornata di sole, fa sempre bene prendere un pò d'aria.

Ci sediamo sul marciapiede vicino il campetto da calcio/basket/pallavolo o qualsiasi altro sport a cui ,in ogni caso, non ho mai partecipato, e Vittoria mi offre metà della sua merenda.

«Come farei senza di te?» le chiedo giocosamente.

In realtà è davvero la mia ancora di salvezza, capace di sistemare il casino che ho nella testa.

Siamo un pò gli antipodi, lei così alta e snella, io minuta ma allo stesso tempo più formosa.

Non solo fisicamente ma anche nel carattere siamo diverse, lei più concreta e realistica, io sempre positiva e talvolta ingenua.

Ci completiamo nelle nostre mancanze e ci sopportiamo nelle nostre divergenze.

«Saresti sempre affamata a ricreazione» mi risponde facendo riferimento alla mia attuale situazione.

In effetti ho la innata capacità di dimenticare ogni cosa importante, che sia una uscita, un compito o la merenda a casa.

«Hai ragione» concordo con lei.

Cominciamo a mangiare in silenzio mentre osserviamo alcuni ragazzi, tra cui Alessandro cominciare una partita di calcio improvvisata.

Ogni occasione è buona per giocare con quella palla, nonostante giocando comincino a sudare e di conseguenza puzzare, e noi povere compagne di classe dobbiamo passare le seguenti ore con quel fetore.

«E ti pareva» commenta infatti Vittoria guardando verso di loro.

Non ho idea di come si siano procurati un pallone, forse rubandolo dalla palestra, ma comincio a sentire l'odore di testosterone da qui.

Saranno anche partite amichevoli, ma una volta in campo diventano dei leoni.

Osservo Alessandro incitare i suoi e i miei compagni di classe in veste da capitano per poi tornare a rincorrere il pallone.

Noto alcune ragazze ferme a fissarlo con la bava alla bocca e di conseguenza un sorriso spunta sul mio viso.

Tipico anche quello.

Tra la folla di ragazze mi accorgo anche di una di loro che stona con le altre in quanto intenta a messaggiare disinteressata alla partita.

«Laura!» urlo chiamandola alzando le braccia in modo che mi veda.

Alza lo sguardo verso di me e mi sorride appena mi vede. 

Si alza da terra pulendosi i jeans e si avvicina a noi.

«Hey! Ciao Vic» ci saluta sedendosi al nostro fianco.

«Come va?» le chiede Vittoria.

Io e Laura siamo entrate subito in sintonia il primo anno e spesso usciamo noi tre insieme.

All'apparenza non potremmo essere più diverse ma in realtà viaggiamo sulla stessa lunghezza d'onda.

«Starei meglio se questi idioti non urlassero come pazzi rovinandomi l'intervallo» risponde riferendosi ai ragazzi che effettivamente non sono propriamente silenziosi.

Vittoria ride della sua espressione imbronciata e infastidita, anche se il novanta per cento delle volte lo è.

Credo che Laura abbia una vera e propria avversione nei confronti del genere maschile.

Non l'ho mai vista cotta di qualcuno o quantomeno incuriosita, e se neanche il mio radar di Cupido è riuscito a captare qualcosa, allora davvero non è interessata.

Infondo ha ragione, i maschi provocano solo danni.

«Uomini» commento infatti.

«Bambini semmai» risponde piccata.

Vittoria in mezzo a noi alza gli occhi al cielo e circonda le nostre spalle con le braccia.

«Come siete ciniche amiche mie!» ci rimprovera scherzosamente.

Facile per lei dirlo con un fidanzato perfetto al suo fianco.

«I ragazzi non sono tutti uguali. Per esempio a Marco non piace il calcio» continua.

Laura sbuffa disapprovando la sua affermazione.

«Di base resta un maschio, e dunque ragiona con un altra parte del corpo come tutti» le risponde. 

Ecco che ricomincia.

«Dai Laura infondo Vittoria ha ragione. Non tutti sono stupidi, esistono anche ragazzi che pensano prima di agire» 

«Ne dubito» 

«Almeno sono belli da guardare» interviene Vittoria indicandoli con il mento, soprattutto Alessandro che attira molti sguardi su di sé.

L'espressione di Laura si inacidisce ancora di più e apro la bocca pronta a replicare, quando un gridolino alle mie spalle mi distrae.

«Oddio è arrivato anche Michele Costa!» sento dire una di loro.

«Mancini e Costa insieme sono illegali, anche se nessuno è più bello di Alessandro» risponde l'amica.

«Ma hai visto Costa? Con quell'aria perennemente seria mi fa venire certi pensieri..» si intromette una terza.

Decido di smettere di ascoltare proprio in quel momento.

Sposto lo sguardo verso il campo e lo vedo.

Michele Costa intento a parlare con Alessandro.

Mi soffermo sulla sua figura alta e composta in netto contrasto con quella sudata di Alessandro.

«Eccone un altro, Michele, anche lui di certo non è un idiota» afferma Vittoria.

Michele Costa è il ragazzo più ambiguo che abbia mai conosciuto.

Mi è sempre risultato semplice inquadrare le persone, ma Costa è indecifrabile.

Un muro è più espressivo di lui.

L'unica cosa di cui sono certa è che non sopporto quella sua facciata di Mister Perfettino e la sua aria di superiorità.

Solo perché indossa le polo ed è un genio non lo autorizza a credersi migliore di noi.

Non ho mai capito come Alessandro possa essere un suo caro amico da ormai più di un anno.

Michele si è trasferito nella nostra scuola in seconda superiore; un ragazzo come lui non passa sicuramente inosservato ma ciononostante era sempre solo.

Poi un giorno lo vidi parlare con Alessandro vicino le macchinette, e anche il giorno dopo e quello dopo ancora.

Ale mi disse che Michele era entrato nella squadra di calcetto e da allora sono diventati inseparabili.

Amici per le palle insomma.

Al suo compleanno organizzò una festa a casa sua e per la prima volta ci presentammo.

Non posso negare che Michele sia oggettivamente un bel ragazzo e che abbia gli occhi più verdi che abbia mai visto, ma oltre a quello ai miei, di occhi, è insopportabile.

Guarda gli altri sempre con sufficienza e a quella famosa festa quando cercai di instaurare una conversazione inventò una scusa e se ne andò.

Da lì smisi di trovarlo attraente come facevano tutte e lo classificai nella categoria "maleducato".

«No Vic, lui è il numero uno degli idioti» contesto continuando a fissarlo.

All'improvviso si volta nella nostra direzione e non ho il tempo di distogliere lo sguardo che mi ritrovo i suoi smeraldi addosso.

Immediatamente giro il viso da un'altra parte fingendo di osservare il campo e mi sento arrossire.

Che figura di merda.


 

Quando la campanella dell'ultima ora suona tiro un sospiro di sollievo stanca dopo sei ore di lezione.

Mi chiedo chi organizza l'orario scolastico perché dopo tre ore consecutive di inglese, francese, e spagnolo, non riesco neanche a parlare in italiano.

Dopo aver salutato Alessandro, Laura e Vittoria fuori scuola mi avvio alla fermata dell'autobus nella speranza che passi il prima possibile.

Ovviamente è solo una speranza vana, un pò come quando desideri mangiare una vaschetta di gelato al giorno e non ingrassare.

Di fatto attendo un quarto d'ora e del pullman non vedo neanche l'ombra.

I miei capelli mossi stanno cominciando ad assumere le sembianze di un cespuglio, quindi decido di legarli in una coda alta.

Alzando le braccia noto la maglietta leggermente bagnata al lati delle ascelle, sintomo di quanto in questo momento stia sudando.

Velocizzo i miei movimenti onde evitare di mostrarle troppo a lungo.

«Ciao» 

Mi paralizzo con le braccia alzate a mò di ladro colto in flagrante.

Riconosco la voce alla mia destra e di scatto abbasso le braccia sentendo i capelli ricadermi sulle spalle.

Michele mi guarda serio in volto come al suo solito mentre io realizzo di aver fatto la seconda figura della giornata.

E sempre con lui. 

«Ciao» lo saluto leggermente sorpresa.

Ok, molto sorpresa.

Mai mi ha salutato di sua spontanea volontà e da come continua a guardarmi sembra voglia dirmi qualcosa.

Di solito ci limitiamo a scambiarci saluti solo quando la circostanza lo richiede, non abbiamo mai intrapreso una vera conversazione.

Credo che anche io non gli sia molto simpatica.

«Ti serve qualcosa?» chiedo dato il suo silenzio.

L'occhio mi cade involontariamente sui suoi capelli bruni perfettamente sistemati.

Com'è possibile che lui sia così composto mentre i miei capelli stanno assumendo la forma di quelli di Merida?

Michele intanto si schiarisce la voce mostrando un segno di nervosismo.

Michele Costa nervoso? 

Ok, sto cominciando a preoccuparmi.

«Veramente si» risponde con voce sicura nonostante l'impressione appena data.

Faccio un cenno incitandolo a continuare.

«Ale mi ha detto che sei una specie di guru dell'amore, è vero?»

Stranita non mi resta che annuire.

«Conosci Rebecca Formisano?» chiede dunque.

Quella domanda mi sorprende nuovamente.

Rebecca Formisano è considerata da molti la ragazza più bella della nostra scuola; chi non la conosceva?

Inoltre è una compagna di classe di Vittoria quindi ci siamo ritrovate a parlare diverse volte.

Oltre che bella è anche estremamente gentile e simpatica.

«Sì» rispondo dunque.

«Mi servirebbe il tuo aiuto con lei» afferma.

Mi sta seriamente chiedendo di fargli da Cupido?

Io?

Amanda Croce, ragazza che ignora da quando la conosce? 

«Sei serio?» mi viene spontaneo chiedere.

Il suo sguardo si acciglia per un istante per poi tornare il ghiacciolo di sempre.

Allora è umano!

«Ti sembra stia  scherzando?» 

No, in effetti Michele Costa è tante cose tranne un tipo scherzoso.

La sua richiesta mi ha letteralmente spiazzata e mi tocca anche decidere velocemente.

Di solito quando una persona chiede il mio aiuto non mi faccio scrupoli, non ho mai dovuto pensare se accettare o rifiutare.

«Allora? Mi aiuti?» chiede una seconda volta.

Immagino stia cominciando a innervosirsi.

Come posso aiutare un ragazzo che non sopporto e che a sua volta non si degna nemmeno di salutarmi quando ci incrociamo per i corridoi?

Non conosco nulla di lui e tantomeno di Rebecca.

Certo, la conosco e conversiamo quando ci incontriamo, ma definirla mia amica mi sembra eccessivo.

Torno a guardarlo in quegli smeraldi che si ritrova come occhi e decido di essere Cupido senza lasciarmi influenzare.

Infondo è Michele Costa, sarà facile falla cadere ai suoi piedi.

«Vabene» accetto.

Una parte di me rimprovera l'altra per la sua stupidaggine e quando lo vedo allontanarsi dopo un semplice (e tipico) cenno di saluto, non posso che concordare con lei.

In che guaio mi sono cacciata?
 

   
 
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