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Autore: piratatommy    25/08/2021    1 recensioni
La città dell’immaginazione è un luogo famoso eppure nascosto. C’è chi ci abita e c’è chi non c’è mai entrato, ma sono pochi quelli che una volta fuori conoscono la strada per ritrovarla.
Genere: Fantasy, Introspettivo, Poesia | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Nella zona nord-occidentale della Città si trova il Palazzo.

Detto da alcuni Palazzo Comunale, da altri semplicemente il Castello, conosciuto altrove addirittura come la Fortezza, è un luogo misterioso, sconosciuto alla maggior parte degli stessi cittadini. La sua stessa ubicazione non è del tutto chiara. Certi giorni pare a ridosso degli edifici del centro città, altre volte, spiccando oltre il Parco, sembra quasi un vecchio edificio relegato ai confini, assediato dalla vegetazione. Anche le sue dimensioni effettive non sono conosciute. Camminando per le vie e giungendo alla piazza antistante si può vedere la scalinata che conduce al portone d’ingresso che è come una bocca aperta nelle possenti pareti. Grossi blocchi di pietra emergono dal terreno, accatastati con metodo uno sull’altro, dando forma a geometrie e ambienti. Vaste porzioni dei muri sono tenute insieme da lunghi catenacci d’acciaio, così tesi da essere incastonati nella roccia stessa. Le finestre appaiono irregolarmente, come se l’edificio fosse stato rimaneggiato in epoche successive.

In alto spicca la Torre di Osservazione, dal cui pinnacolo che si eleva spesso oltre le nubi si può osservare il Cielo. Dalle torri più alte, attraverso il corpo centrale, il Palazzo si radica in profondità nel terreno con i suoi sotterranei, fino ad intrecciarsi con le Catacombe. Un rombo sordo, come una pulsazione bassa e costante emana sempre dalla sua struttura. Si sa soltanto che all’interno ci sono gli organi dirigenziali della Città, parte del suo cuore pulsante, ma in che cosa ciò consista di preciso pochi lo sanno, perché pochissimi sono entrati. Anzi, in effetti non ci entra mai nessuno.

La verità è che all’interno si trovano quelli che Immaginano Duro, detti anche i Sognatori.

Sono rari, e molto instabili, e spesso neanche si accorgono di dove si trovano. L’atmosfera è di determinazione e concentrazione assolute. Ognuno ha un proprio ambiente all’interno del Palazzo, e ciascuno scrive su un libretto caratteristico, che in qualche modo li rappresenta. Possono consultare altri testi, muoversi intorno, ma alla fine scrivono lì. Che cosa? Ricerche, storie, scoperte?

No, scrivono loro stessi, la propria vita. Scolpiscono il proprio essere, nelle più diverse maniere. Parola dopo parola si costruiscono, aggiungono tassello su tassello mano a mano che il loro lavoro procede.

È un atto creativo potentissimo, estremo, che rimbomba e scuote la trama della realtà ad ogni lettera annotata. Ecco da dove quel rombo che si percepisce dall’esterno.

I Sognatori. Sono quella cerchia ristretta di persone che hanno visto in faccia i propri limiti e le proprie paure, e nonostante questo non sono stati presi dal nichilismo, non si sono lasciati andare alla deriva, ma hanno colto la loro essenza, hanno abbracciato i loro sogni e hanno deciso di proteggerli e portarli a compimento. Non evadono, ma sono profondamente presenti, e lavorano costantemente, persistono nel loro proposito con animo limpido. Fluiscono come un torrente attraverso la vita, per giungere inevitabilmente al mare. Si mettono in gioco al 100%, coscienti di cosa rischiano. Il loro contributo è talmente determinante da condizionare gli altri, e la struttura stessa della Città. Non prendono decisioni esplicite, ma le loro azioni quotidiane guidano lo scorrere degli eventi.

Le stanze in cui lavorano sono instabili: è come essere in bilico, come i funamboli, ed è un attimo essere trascinati via.

C’è chi studiando alacremente si fa assorbire dall’obbiettivo e risucchiato dal vento rovente si trova disperso nel Deserto Accademico; chi preso alla sprovvista cade e si ritrova bloccato nella routine quotidiana del mondo reale; altri col tempo lentamente sprofondano, il loro contributo diminuisce. A quel punto c’è chi sparisce, chi si ritira nelle Catacombe, chi divenuto un riferimento per altri si tramuta in una pietra fondante del Palazzo stesso. Vero è anche che è difficile uscirne, e di solito le anime coraggiose e nobili che sperimentano tale luogo spesso trovano una via attraverso le asperità per tornarci.

Io ho avuto la fortuna di intravedere le stanze. In un paio di occasioni, e soltanto ultimamente, mi sono trovato a lavorare a prescindere da orari e scadenze, in un’unione rara tra passione e dovere. Dal mio tavolo, alzando lo sguardo, mi sono sentito per un momento parte di questi eroi temerari. Ho percepito l’aria di concentrazione e determinazione che devono respirare loro; ho visto di fianco a me una figura dai lunghi capelli neri mossi dal vento del deserto, gli occhi azzurri concentrati sul suo quaderno. Una vista fugace, e un leggero senso di comprensione. Ma quando cerco di fissare lo sguardo sulle pagine che io tengo in mano, la vista si annebbia; intravedo soltanto, senza riuscire a mettere a fuoco. E un attimo dopo sono fuori, distratto dal mondo che mi circonda.

  
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