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Autore: Helen_Book    26/08/2021    1 recensioni
Eileen ha perso la voce e la capacità di trasformarsi. Sente di non aver nulla da offrire al proprio branco. L'incontro inaspettato con un lupo randagio cambierà totalmente la sua esistenza e la porterà ad addentrarsi nei più oscuri ricordi del suo passato.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Contesto generale/vago, Sovrannaturale
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Ziki fissava il soffitto da almeno mezz’ora.

Steso per terra, gli sembrava che il suo rifugio fosse diventato troppo piccolo per accogliere il corpo del ragazzo al suo fianco.

A mezzo metro di distanza, Noah gli dava le spalle.

Da circa mezz’ora si trovava nella stessa posizione.

A malapena l’aveva sentito respirare e lui era un lupo: certe cose avrebbe dovuto percepirle anche a chilometri di distanza.

Era sicuro al 100% che non stesse dormendo. La posizione rigida del suo corpo dimostrava che non era per niente a suo agio.

E che era ancora sveglio.

Ziki, invece, era troppo in fibrillazione per riuscire a chiudere occhio.

I suoi sensi si accendevano non appena le distanze con Noah si accorciavano.

E in quel momento, erano molto vicini.

Ironia della sorte, Mala aveva pensato che il suo amico si sarebbe trovato più al sicuro con lui, nel suo sancta sanctorum.

E lui chi era per mettere in discussione le sue decisioni?

Naturalmente aveva subito accettato, cercando, però, di mostrarsi indifferente, mentre Noah non aveva fatto nulla per nascondere il suo poco entusiasmo.

La sua reazione lo aveva irritato parecchio. Ma anche in quel caso, aveva cercato di non darlo a vedere.

Impresa titanica.

Aveva cercato di tirarsi su il morale, pensando in positivo. Passare del tempo insieme avrebbe potuto essere utile per conoscersi meglio.

Poi sicuramente smetterà di odiarmi.

Come qualsiasi buon piano che si rispetti, era finito per andare in fumo.

Appena arrivati, Noah si era rifugiato nel sacco a pelo e aveva sbiasciato un “buonanotte”, dandogli le spalle subito dopo, rovinandogli i piani.

E l’umore.

Ziki era rimasto di stucco, però non aveva gettato la spugna.

Si era solo fatto prendere alla sprovvista.

È più scaltro di quanto pensassi.

Ma anche lui sapeva giocare sporco.

“Dovresti provare a respirare, si dorme meglio” parlò di punto in bianco, rompendo il silenzio.

All’inizio Noah non abboccò.

Poi qualcosa lo spinse a rispondere: “Se avessi problemi a farlo, ora dormiresti accanto ad un cadavere.”

Con difficoltà, Ziki trattenne una risata.

"Mi fa piacere sapere che c'è del senso dell'umorismo seppellito sotto tutti quei muscoli" lo punzecchiò, non ottenendo però, alcuna reazione.

Almeno nulla di evidente.

Quanto avrebbe voluto leggergli la mente.

Seccato dall'essere stato ignorato, rincarò la dose e continuò a parlargli come se nulla fosse.

"Dato che non riesci a dormire, che ne dici se impiegassimo questo tempo saggiamente?"

Non si aspettava una risposta. In attesa, si girò sul fianco, appoggiò la testa sul palmo della mano e iniziò a squadrarlo.

Soprattutto ora che sapeva di non essere visto.  

Doveva ammettere che i vestiti che aveva scelto per lui, gli calzavano a pennello.

Il maglione azzurro riprendeva il colore dei suoi occhi e allo stesso tempo, metteva in risalto le spalle larghe.

I pantaloni, invece, gli fasciavano le gambe tornite, adattandosi perfettamente al suo sedere.

Che in quel momento non stava fissando, proprio no.

Probabilmente fu il suo sguardo insistente che richiamò l'attenzione di Noah.

Infastidito ed esasperato, si girò verso Ziki, comunicando con un sospiro il suo disappunto.

"Se non ti dispiace, vorrei dormire dato che dovrò svegliarmi all'alba" dopodiché richiuse gli occhi.
 
"Ti farei dormire, se fossi capace di farlo, ma dato che nessuno dei due ci è riuscito, mi pare la cosa più giusta utilizzare saggiamente il tempo a disposizione" rispose piccato, per niente scalfito dal comportamento burbero del ragazzo.

Anzi, era felice di essere stato preso finalmente in considerazione.

Con le buone o con le cattive, non gli interessava.  

Messo di fronte all'evidenza, Noah cambiò tattica.

"E di cosa vorresti parlare a quest'ora?" gli occhi di nuovo aperti, lo sfidavano apertamente.

Maledizione, è ancora più bello quando si arrabbia.

Concentrati, stupido.

"Mmh...che ne dici se parlassimo della tua famiglia?"

Subito il viso di Noah sbiancò e per un attimo, l'armatura che si era costruito, si incrinò, rivelando la sua fragilità.

Ziki si pentì immediatamente di aver toccato un argomento così delicato.

Idiota.

Nella foresta, aveva origliato parte della conversazione con Mala, ma non era riuscito a cogliere nulla riguardo la sua famiglia.

Si era dato la zappa sui piedi dopo aver faticato così tanto per farlo parlare.

Era sicuro che gli avrebbe dato le spalle, chiudendo definitivamente la conversazione.

Al contrario, Noah tornò all'attacco, rispondendo alla domanda con un'altra domanda.

E non una qualunque.

"Che ne dici se parlassimo della tua malattia?"

Ziki attutì il colpo e per pochi secondi il ragazzo riuscì ad ottenere l'effetto sperato, zittendolo.

Poi però lo vide rabbuiarsi e rimase sorpreso quando ricevette una risposta seria: "Ho scoperto di essere malato all'età di 14 anni, ma che io sappia, l'ho sempre avuta."

Abbassò lo sguardo. Sovrappensiero, si morse il labbro, catturando uno dei piercing con i denti.

Gli occhi di Noah seguirono quel movimento, provocandogli una strana sensazione nella pancia.

Sicuramente sarà il senso di colpa.

Non c’era altra spiegazione.

Ziki riusciva a tirare la parte peggiore di lui.

In sua presenza, si sentiva più a disagio che con qualunque altra persona.

Voleva aggiungere qualcosa per riparare, dire la cosa giusta. Ma un nodo in gola glielo impediva.

“Sei soddisfatto della risposta?” il tono calmo, ma non più scherzoso.

Ziki non sembrava essersi infastidito o arrabbiato, eppure smise di guardarlo e si sistemò supino.

Non gli aveva dato le spalle, ma indirettamente gli aveva chiesto una tregua.

Guardava il soffitto, il volto pensieroso.

Aveva smesso di sorridere, non c’era alcuna traccia di divertimento.

Lo aveva sempre visto interagire con gli altri (lui compreso), con un sorriso stampato in faccia.

Vederlo spegnersi, lo inquietò a tal punto che si ritrovò a parlare.

“Sono orfano” nel dirlo, non riconobbe neanche la sua voce.

Si rese conto che da quando suo padre era morto, non aveva mai pronunciato ad alta voce quelle parole.

Era rimasto solo, senza madre e né padre.

Ziki sobbalzò incredulo davanti a quella rivelazione.

Il ragazzo era così giovane, una vita davanti a sé, senza una famiglia con cui condividerla, su cui appoggiarsi nei momenti di difficoltà.

Magari ha fratelli o sorelle.

La voglia di scoprire altro su di lui lo pungolava, diventando una necessità.

Eppure, decise di soffocarla. 

La sua impulsività aveva già fatto troppi danni.

Da quando gli aveva salvato la vita, Noah non aveva fatto altro che ignorarlo per la maggior parte del tempo.

La preoccupazione che aveva scorto nei suoi occhi mentre rischiava di soffocare, era ormai un ricordo lontano.

Ora, finalmente, sembrava considerarlo degno di quella confessione.

Per paura di fare qualcosa di avventato, rimase supino e con la coda dell’occhio vide il ragazzo fare lo stesso.

Non ne era certo, ma gli era sembrato di intravedere i suoi occhi oltremare lucidi.

Mio Dio.

Ziki non aveva bisogno di assicurarsene, solo averne il sospetto gli bastò per agire.

Allungò il braccio, e dopo qualche goffo tentativo, gli afferrò il polso.

“Mi dispiace” furono le parole meno stucchevoli che riuscì a formulare.

Pregò che Noah non lo rifiutasse ulteriormente, perché in quel caso, non era certo di poterlo reggere.

Sentiva il bisogno di abbracciarlo e di rassicurarlo dicendogli che non lo avrebbe lasciato solo.

Mai più.

Cosa? Sono impazzito?

Noah si irrigidì, e chiuse i pugni come prima reazione.

Però, dopo sorprendendolo, rimase fermo e biascicò un “Mmmh” a malapena udibile. 

Per il resto, non si lamentò e non fece nulla per allontanare la sua mano.

Il ragazzo si sta rivelando una grande sorpresa.

Ziki era così preso dalla situazione che solo allora si accorse di non aver sentito dolore o alcun tipo di nausea nel toccarlo. In più, era stato lui a cercare il contatto, cosa che non succedeva con nessuno da tanto tempo.

Anni.  

Ancora sbalordito dalle sensazioni che provava accanto a Noah, alla fine, decise di non pensarci troppo.

Carpe diem.

Era il suo motto.

Finalmente permise a se stesso di godersi il contatto con la sua pelle liscia, calda e vibrante.

Riusciva a percepire il sangue pulsargli nelle vene.

Aveva una voglia matta di guardarlo, di assicurarsi che non stesse più piangendo, ma non osava farlo. Aveva paura di spezzare l’incantesimo.

L’indice della sua mano iniziò a muoversi ad un ritmo cadenzato. Ascoltava i battiti cardiaci del ragazzo e li imitava, tamburellando sul polso.  

Quel movimento parve rilassare entrambi e in pochi minuti, finalmente si addormentarono.
 
 

Qualcosa disturbò il sonno di Ziki. Stava dormendo così beatamente, quando si ritrovò catapultato nella realtà.

Aprì lentamente gli occhi e si accorse che era ancora piena notte.

Passarono pochi secondi e subito si accorse cosa lo aveva svegliato: il suo braccio incastrato in una posizione strana, si era addormentato.

A malincuore, fu costretto a lasciar andare il polso di Noah e solo allora si rese conto che le distanze tra loro non si erano accorciate: erano inesistenti.  

Durante la notte, entrambi si erano girati sul fianco, uno di fronte all’altro: più in alto di lui, Noah aveva allungato il braccio sopra la sua testa, mentre l’altro era disteso sul pavimento. 

Come un koala, Ziki si era aggrappato al suo braccio con entrambe le mani, rannicchiandosi in posizione fetale.

Una sensazione di serenità lo pervase, facendogli desiderare di più.

Alzò la testa lentamente per paura di svegliarlo e si accorse che stava dormendo.

Felice di poterlo fare, si ritrovò ad osservare il suo viso.

Noah era un ragazzo nella norma: né bello, né brutto. Eppure, la sua bellezza riusciva a disarmarlo.

C’era qualcosa in lui che lo rendeva unico.

Nella stanza non c’era molta luce, ma il chiarore della luna era sufficiente per poter cogliere i lineamenti duri dalla mascella fino agli zigomi alti.

La fronte corrugata e gli occhi chiusi di cui conosceva bene il colore. 

Lo sguardo, alla fine, si posò sulla bocca semichiusa e lì rimasero.

Il suo istinto si stava già muovendo verso una direzione che lui stesso non riusciva a comprendere.

Provare a stargli dietro, lo stava portando alla pazzia.

Che sapore avrà?

Iniziò a chiedersi, maledicendosi subito dopo.

Accontentati del suo braccio, idiota.

Eppure, le sue labbra erano così invitanti, a un tiro di schioppo dalle sue.

Respirò profondamente e si impose di non fare nulla di insensato.

Dopotutto, stava dormendo. Non poteva mica baciare una persona indifesa, nel pieno del sonno.

Proprio quando si stava convincendo a fare la cosa giusta, Noah aprì gli occhi, come se i suoi pensieri lo avessero disturbato, svegliandolo.

Per un attimo, si guardarono, fermi come statue, nessuno dei due si azzardò a parlare.

O la va o la spacca.

Ziki avvicinò lentamente le labbra a quelle del ragazzo, gli occhi incollati ai suoi.

Voleva dargli la possibilità di rifiutarlo, ma al tempo stesso, desiderava ardentemente che non lo facesse.

Per una volta, la fortuna fu dalla sua parte.

Noah non si mosse e, alla fine, le labbra si incastrarono perfettamente.

All’inizio, si trattò di una timida esplorazione, in cui Ziki si muoveva familiarizzando con ogni angolo delle sue labbra.

Avrebbe voluto essere più esperto, sorprenderlo con le sue doti da seduttore. Ma in realtà, aveva poca esperienza in quel campo.

L’unica cosa che poteva offrirgli era la sua spavalderia.

O stoltezza. Dipendeva dai punti di vista.

Non si azzardava a chiudere gli occhi: aveva il timore che Noah lo attaccasse da un momento all’altro, accusandolo di essere un molestatore.

E non ha tutti i torti.

Poi però si accorse che, sebbene non fosse reattivo, il ragazzo sembrava apprezzare ciò che stava facendo.

Nel buio della notte, riuscì a cogliere una piccola scintilla negli occhi oltremare.

Così prese coraggio e la sua mano risalì dal braccio fino al suo collo, fermandosi a pochi centimetri dal mento.

Percepì un pizzicore sulle dita: dopo qualche giorno la barba gli stava ricrescendo.

Iniziò a chiedersi come sarebbe stato con la barba a coprirgli parte del viso.

Smettila con questi pensieri.  

La mano si spostò ancora più in alto, ricoprendogli la nuca. Strinse parte dei capelli soffici e avvicinò i loro volti.

Inclinò la testa e chiuse gli occhi, approfondendo il bacio, giocandosi il tutto e per tutto.

Senza ostacoli, la sua lingua trovò subito quella di Noah e fu lì che la situazione si ribaltò completamente.

Un ringhio animalesco rimbombò nel petto del ragazzo e in pochi secondi Ziki si ritrovò con la schiena sul pavimento.

E Noah sopra di lui. 

Una mano tra i suoi capelli e l’altra dietro la nuca.

Il bacio non più timido, si era trasformato in qualcosa di totalmente diverso.

Bagnato, lascivo, ardente, Noah aveva preso possesso delle sue labbra, assaggiandole con prepotenza.

Non c’era più traccia di esitazione, aveva deciso di prendersi tutto e Ziki era più che felice di darglielo.

Esplorando la sua bocca, Noah si concentrò sul piccolo piercing che oltrepassava il suo labbro inferiore e lo circumnavigò con la lingua, succhiandolo subito dopo.

Mio Dio.

Trattenere i gemiti era diventata una sfida titanica.

Dire che stava amando ciò che stava facendo era riduttivo. A causa sua era totalmente e perdutamente eccitato.

E si stavano solo baciando.

Immaginò cosa avrebbero fatto quelle labbra se si fossero spostate sul piercing incastonato nel suo capezzolo.

A malapena riuscì a trattenere un verso gutturale.

Per dimostrargli quanto fosse coinvolto, rispose prontamente a quella invasione, mordicchiandogli il labbro inferiore.

Un gemito di apprezzamento fuoriuscì dalle labbra di Noah e subito Ziki lo inghiottì.

Le loro lingue continuavano un duello senza esclusioni di colpi.

Stava perdendo la testa, non riusciva a formulare un pensiero sensato.

Il lupo che era in lui voleva ruggire trionfante e strappargli i vestiti, esplorando il resto del corpo marmoreo.

Preso da un desiderio viscerale, avvicinò il corpo al suo, cercando un po’ di sollievo.

Peccato che spezzò l’incantesimo.

D’un tratto il corpo di Noah si irrigidì e smise di baciarlo, appoggiando la fronte sulla sua.

Con gli occhi chiusi, il respiro affannato, cercava di riprendere fiato.

Non osava incontrare il suo sguardo.

Questo gli fece male, molto male.

Oltre al fatto che aveva interrotto il momento più eccitante della sua vita.

Immobile, Ziki lo guardava con gli occhi sbarrati: sapeva che la fine era vicina.

Noah allontanò lentamente le mani dal suo corpo, lasciandogli un vuoto grande quanto una voragine.

Con una certa fatica, lo vide spostarsi al suo fianco, ripristinando le distanze tra loro.

Gli mancarono immediatamente il calore e il peso del suo corpo.

Noah si girò, dandogli le spalle e, come se non fosse successo nulla, ritornò a dormire.

Il petto di Ziki si abbassava e si alzava velocemente, mentre il cuore minacciava di uscirgli dal petto.

Possibile che stesse dormendo? Soffre di sonnambulismo?

Impegnato a riprendere il controllo di se stesso, si alzò lentamente ed uscì dal rifugio, sperando di trovare consolazione nel freddo della notte.

Ne aveva bisogno per placare il desiderio insoddisfatto.

Più sveglio che mai, tutti i suoi pensieri era concentrati su quel breve attimo di passione.

Il sapore delle sue labbra, il calore del suo corpo, l’intensità con cui aveva risposto al suo bacio.

Maledizione.

Aveva perso il sonno, era definitivo.
 


 
3 ore dopo

Ziki non era riuscito a chiudere occhio.

Steso nell’erba, aspettava che il sole sorgesse.

Lo scroscio del ruscello gli faceva compagnia, come sottofondo.

Solitamente era meglio di una ninna nanna: lo aiutava ad addormentarsi nei momenti in cui non ci riusciva.

Quella volta, però, non bastava.

Troppi pensieri affollavano la sua mente.

Non aveva mai provato un decimo delle emozioni che sentiva ogni volta che si trovava accanto a Noah.

Sin dalla prima volta in cui lo aveva salvato fino alla loro parentesi passionale di qualche ora prima, il suo corpo si era comportato come un magnete.

Era totalmente attratto da lui.

Su quanto fossero compatibili fisicamente, ne aveva avuto la conferma.

Era bastato uno sguardo a far accendere il suo corpo.

E la sua libido.

Avendo trascorso poche ore in sua compagnia, non aveva avuto la possibilità di conoscerlo per bene.

Certo, ciò che aveva visto, già gli piaceva.

Era una persona leale e coraggiosa: aveva fatto tutta quella strada pur di ritrovare Mala.

In più, sebbene fosse giovane, riusciva a tener testa anche a lupi più grossi e minacciosi, come suo fratello.

Avrebbe voluto avere più tempo.

Maledizione.

Perso nei suoi pensieri, non si rese conto che il sole aveva già fatto capolino da una manciata di minuti.

Preoccupato di perdersi la partenza di Mala e Noah, si alzò di scatto, e si trasformò subito in lupo, mettendosi sulle loro tracce.

Non ci volle molto per captare i loro odori.

In piedi, l’uno di fronte all’altro, discutevano animatamente, senza però alzare la voce.

Entrambi si zittirono appena percepirono la sua presenza.

Con aria circospetta, si trasformò in umano e iniziò a vestirsi, senza curarsi del fatto che fosse completamente nudo.

Con la coda dell’occhio, guardò Noah e lo vide concentrato su altro.

Mala, invece, incrociò le braccia e con un mezzo sorriso, lo riprese: “Hai finito di mostrarci la tua mercanzia?”

“Non dovresti essere sorpresa, dopotutto non è la prima volta che mi vedi nudo” le ricordò lui, facendole l’occhiolino.

E non sei l’unica ad avermi visto così.

Decise di non dare voce a quest’ultimo pensiero.

Una volta infilato il maglione, gli occhi si spostarono di nuovo su Noah che non sembrava aver gradito la sua risposta.

Vide il muscolo della sua mandibola guizzare, lo sguardo fisso sull’albero di fronte a lui.

Ziki non sapeva cosa fare. Voleva assolutamente parlare con il ragazzo, in privato.

Avevano tanto di cui discutere, peccato che le circostanze non lo permettessero.

“Per fortuna, sei arrivato. Ho chiesto a Noah per quale motivo fosse arrivato qui da solo, senza di te, ma ha sempre tergiversato” Mala evitò di guardare l’amico che invece sembrava volesse incendiarla con lo sguardo.

Per poco a Ziki non andò la saliva di traverso.

Mala era un’ottima osservatrice e non le era sfuggito questo particolare.

Per quanto volesse dirle la verità, sperando di scatenare una reazione da parte di Noah, allo stesso tempo, voleva che quel momento di passione rimanesse tra loro.

Non come un segreto da nascondere, ma come una piccola creatura da proteggere.

In più, per quanto si stesse affidando al suo istinto, razionalmente non aveva ben chiaro cosa stesse succedendo tra loro.

Voleva discuterne anche per questo.

“Sono uscito per lavarmi al ruscello e ho perso la cognizione del tempo. Probabilmente Noah non voleva tardare all’appuntamento e si è incamminato senza aspettarmi” spiegò, senza alcuna esitazione.

Era bravo a mentire, nel tempo era migliorato.

Sentiva lo sguardo di Noah su di sé.

Per un nano secondo i loro occhi si incontrarono e Ziki sperò che il messaggio arrivasse forte e chiaro.

Ora siamo pari.

Lui aveva mantenuto il suo segreto riguardo la malattia e ora lui stava ricambiando il favore.

“Potevi dirlo prima” Mala rimproverò l’amico, infilandogli il gomito nel fianco.

Noah sorrise in risposta, scansandosi all’ultimo.

A Ziki gli si mozzò il respiro.

Desiderava ardentemente che quel sorriso fosse diretto a lui e non ad un altro.

D’un tratto, Eileen e Arthur comparvero dal nulla.

Mano nella mano, avanzarono verso Mala e Noah.

Ziki strinse i pugni.

Non era pronto a lasciarli andare.





Buonasera a tutti!

Volevo farvi una piccola sorpresa ed eccomi qua! ;)

Come avrete visto, il Voice Day di oggi non cade di domenica. Come vi avevo detto, essendo in vacanza, ho difficoltà a rispettare le scadenze. Però, mi dispiaceva lasciarvi soli/e per troppo tempo. In più, questo capitolo mi è particolarmente caro, ci sono voluti giorni e giorni per scriverlo. 

La storia di Ziki e Noah inizia veramente a starmi a cuore, spero che per voi sia lo stesso. :)

Fatemelo sapere! 

Alla prossima, vi abbraccio forte forte. 

Helen

  
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