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Autore: edoardo811    28/08/2021    0 recensioni
Un lungo viaggio da fare, un ignoto passato completamente da scoprire, un intero mondo da salvare.
La vita di Rachel è caduta a pezzi di fronte ai suoi stessi occhi, prima che lei potesse anche solo rendersene conto. Ma dietro ad una ragazza abbandonata, tradita, distrutta, si cela in realtà ciò che probabilmente è l’unica speranza di salvezza dell’intero genere umano. Perché lei non è una ragazza come le altre: lei è una conduit. Un demone, agli occhi dei più, un’eroina agli occhi dei meno.
In compagnia dei suoi nuovi amici, la giovane sarà costretta a dover agire al più presto, in una vera e propria corsa contro il tempo, prima che tutto ciò che con tanta fatica e sacrifici è riuscita a riconquistare venga spazzato via ancora una volta.
Ma essere dei conduit non è facile e lei, nonostante abbia raggiunto una consapevolezza del tutto nuova di sé, presto sarà costretta a scoprirlo.
Perché per raggiungere il controllo ci vuole tempo, tenacia, dedizione.
Per perderlo, invece, basta un attimo.
Genere: Angst, Azione, Dark | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shoujo-ai | Personaggi: Raven, Red X, Robin, Sorpresa
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: Tematiche delicate, Triangolo, Violenza
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- Questa storia fa parte della serie 'InFAMOUS: The Series'
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 Capitolo 17: VERITÀ SCONVOLGENTI

 

 

 

Ascoltare nuovamente la storia del Soggetto Zero e di tutto quello che era successo fu molto più difficile di quanto lei potesse immaginare, malgrado lei ne fosse già a conoscenza. Probabilmente quello era l’effetto che faceva udirla fuoriuscire dalle labbra di qualcun altro. Inoltre, osservare le reazioni sconvolte del resto dei soldati non aiutava di certo. E a peggiorare il tutto, c’era la consapevolezza del fatto che il Soggetto Zero fosse riemerso dall’anfratto in cui sembrava essere svanito.

Mentre Sebastian parlava, Rachel si strinse nelle spalle e chiuse intensamente gli occhi, trattenendo a malapena un sospiro angosciato.

«Quindi… quindi siamo tutti morti» concluse Marianne, a racconto finito, durante il profondo silenzio che era calato.

Simon era diventato pallido come un lenzuolo. Accanto a lui, Artemis continuava a lanciargli occhiate nervose. Dovevano aver capito che la sua tosse in realtà non era solo un’influenza qualsiasi. Allen, Roy e Konstantin invece erano pietrificati. Nessuno di loro sembrò trovare la forza di parlare.

«Allora?! Che hai da dire?!» esclamò di nuovo Marianne, rivolta a Sebastian, che nel frattempo era rimasto in silenzio. «Che cosa facciamo?! Non possiamo restare immobili e farci divorare da una malattia! Deve esistere una cura!»

«La stiamo cercando» si intromise un’altra voce. Nella stanza entrò il dottore che Rachel aveva incontrato, Bernard Smith. Aveva indosso il camice, gli occhiali e la barba e i capelli brizzolati erano in perfetto ordine. «Ma non è così semplice.»

Marianne osservò il dottore, con uno sguardo scettico. «E questo chi sarebbe?»

«Il dottor Bernard Smith. L’unico oltre a me a sapere la verità. Da un paio di mesi a questa parte mi sta aiutando in segreto a trovare una soluzione» spiegò Sebastian, portandosi le mani dietro la schiena.

«Non l’ho mai visto prima di oggi. Eppure all’ospedale ci sono andata spesso, a trovare i miei compagni morti per proteggere questo buco di comunità» sibilò l’ufficiale, collerica.

Rachel non poteva biasimarla per come si stava comportando. La scoperta della verità doveva averla davvero sconvolta. Spostò lo sguardo verso Bernard, che dal canto suo era rimasto impassibile, con uno sguardo venato di tristezza.

«Ci sarebbe un modo, in realtà» disse il dottore, aggiustandosi gli occhiali sopra il naso, prima di chiudere gli occhi e sospirare profondamente.

Rachel pensò che avrebbe raccontato anche a loro la storia sull’anti-gene conduit. In effetti, se anche i presenti in quella stanza fossero venuti a conoscenza della faccenda, avrebbero potuto cominciare a mobilitarsi. Magari avrebbero potuto effettuare dei test sugli abitanti della comunità, o cose del genere.

Stava attendendo quasi con il fiato sospeso la spiegazione del dottore. E anche gli altri sembravano sulle spine, perché Sebastian si schiarì la voce, sorpreso tanto quanto gli altri. «Che modo, Smith? Non me ne hai mai parlato.»

Corvina schiuse le labbra. Bernard le aveva detto che invece il sindaco sapeva tutto. Un sorriso apparve sul volto del dottore, mentre si sfilava gli occhiali. Rachel sentì la pelle delle braccia accapponarsi all’improvviso, mentre tutti i suoi sensi la avvisavano di un pericolo imminente.

«È semplice, amici miei» disse Smith, prima di spalancare gli occhi. «Basta che moriate tutti prima.»

«ATTENTI!» urlò Rachel, creando una barriera, prima che un’esplosione proveniente dal medico investisse tutta la stanza. L’unica cosa che lei era riuscita a vedere, prima che la luce consumasse tutto, erano gli occhi interamente rossi del dottor Smith.

Tutto si fece nero. Odore di fumo e bruciato le invase le narici, mentre il calore invadeva il suo corpo. Udì dei colpi di tosse, e delle grida spaventate. Riuscì a riaprire gli occhi e vide lo studio in cui si erano riuniti completamente distrutto. I mobili erano rovesciati, il tavolo spaccato, le pareti annerite e una pioggia di polvere e detriti stava cadendo dal soffitto crollato.

Tra le macerie, Rachel intravide anche i corpi: Konstantin, Allen, Roy, Marianne e Sebastian. Rivolti a terra, schiacciati dai detriti, a mollo nel loro stesso sangue.

«No» sussurrò, con il cuore stretto in una morsa di angoscia. «N-No…»

«Tu saresti l’unica in grado di fermarmi, dico bene?»

Quella voce la fece rabbrividire da capo a piedi. Rachel drizzò la testa, accorgendosi di Smith ancora in piedi, ancora perfettamente intatto in mezzo alla devastazione della stanza. Le sorrise, con quegli occhi fatti interamente di luce rossa, la stessa che Rachel già aveva visto e che già le aveva suscitato quella sensazione di terrore puro.

L’aspetto del medico cominciò a mutare: le rughe svanirono, i capelli si scurirono e si allungarono, perfino l’abito cambiò, rimpiazzato da un completo elegante.

«C-Che cos’è successo?» sussurrò Artemis, stesa a terra accanto a lei, assieme a Simon. Loro erano gli unici che Rachel era riuscita a proteggere con la sua barriera. La ragazza si rimise faticosamente sui gomiti, ma Rachel fece a malapena caso a lei.

In mezzo alla stanza non c’era più Bernard Smith: c’era il Soggetto Zero.

«Allora, Rachel. Sto aspettando. Fermami, forza.» L’uomo sogghignò, facendole cenno con la mano. «Sconfiggimi.»

Rachel non riusciva a muoversi. Non riusciva nemmeno a respirare. Era paralizzata dalla paura e dallo stupore.

«Non vuoi fare nulla? Peccato. Allora lascia che sia io a fare la prima mossa.» Il Soggetto Zero alzò una mano e al suo comando un tentacolo di luce rossa spuntò dal terreno, avvolgendosi al collo di Rachel, strappandole un grido strozzato.

La ragazza tentò di liberarsi, ma sentì le forze mancarle. La vista le si appannò, ogni cosa cominciò a farsi buia. Afferrò il tentacolo con le mani, ma le allontanò subito per via del bruciore immenso che avvertì. Era come se fosse fatto di fuoco solido. Anche il collo cominciò a bruciarle, mentre alzava la testa, incapace di respirare. Sentì alcune lacrime scivolarle dagli occhi e si vergognò di essere così patetica.

Tutto si sarebbe aspettata, quel giorno. Tutto meno che quello.

«Devo ammetterlo: raccontarti quell’idiozia sull’anti-gene conduit è stato davvero elettrizzante. Il modo in cui ci hai creduto, poi… davvero, mi sono quasi sentito in colpa. Quasi.» Il tentacolo strinse più forte e Rachel lanciò un altro gemito. «Avanti, demone, che cosa ti succede? Dov’è finita l’ultima speranza dell’umanità?»

Le forze abbandonarono il corpo della conduit. Smise di lottare, di dimenarsi. Le palpebre si appesantirono e il collo non riuscì più a reggere la testa. L’unica cosa a cui riuscì a pensare, mentre sentiva la vita abbandonarla, era Lucas.

Aveva fallito. Non era riuscita a salvarlo. Non aveva mai fatto nulla per lui, nulla. E aveva appena perso l’unica occasione che aveva per fargli capire quanto tenesse a lui, quanto davvero lo amava.

Era patetica.

Udì un urlo straziante. La presa al collo si allentò all’improvviso e riuscì a respirare di nuovo correttamente. Riaprì gli occhi e vide il Soggetto Zero riverso contro una parete della stanza. Di fronte a lui, c’era Simon. O meglio, la divisa era quella di Simon. Il corpo, invece, era molto diverso.

Aveva la pelle squamosa, membrane come quelle degli anfibi che spuntavano da sotto le braccia, le mani munite di unghie appuntite.

«Ma… ma cosa…» riuscì a gemere Rachel, prima che lui si voltasse verso di lei, mozzandole il fiato. Aveva gli occhi gialli, acquosi, e la mascella sporgente da cui spuntavano denti affilati come coltelli. Era… era un Corrotto.

«Alzati, Demone» ringhiò lui. «Non posso batterlo da sol…»

Un raggio di luce rossa lo investì, scaraventandolo contro la parete opposta e sfondandola, aprendo un buco che dal municipio si affacciava sopra la strada. «Maledetto mutante» ringhiò il Soggetto Zero, rialzandosi in piedi, con la tempia che sanguinava copiosamente. Il taglio si richiuse a vista d’occhio di fronte a Rachel, che era sempre più sconvolta. «Quando avrò finito qui, sterminerò anche tutte quelle bestie senza cervello.»

Puntò le mani verso la ragazza, che questa volta si fece trovare pronta. Non era sopravvissuta per puro miracolo per farsi abbattere di nuovo da lui. La luce la investì, ma la barriera di energia nera che sollevò attorno a sé la protesse. Sentì di nuovo il respiro mozzarsi e un fortissimo dolore al petto. Il naso cominciò a sanguinarle, mentre usava tutte le sue forze per resistere a quell’attacco che non avrebbe lasciato alcuno scampo.

La barriera cominciò a creparsi. Rachel sgranò gli occhi, soprattutto perché Lian era ancora lì, a terra, in stato di semi coscienza. «Lian! Vattene da qui!» le urlò, disperata. «Fai evacuare la città! Fai…»

La luce rossa crebbe di intensità, sfondando la barriera. Rachel gridò e venne colpita, ritrovandosi catapultata in strada, seguita da una pioggia di calcinacci e urla terrorizzate. Sentiva ogni singolo osso nel corpo rotto, ma riuscì comunque a rimettersi in ginocchio, tossendo e sputacchiando sangue. Drizzò la testa verso la parete sfondata del municipio e vide il Soggetto Zero uscire dal varco con un salto, per poi atterrare di fronte a lei, dall’altra parte della strada. Si guardò attorno, sogghignando alla vista di tutti i civili sconvolti che erano rimasti paralizzati dallo stupore. Dopodiché, allargò le braccia e una miriade di rampicanti di luce spuntò dal terreno, afferrando chiunque capitasse a tiro.

Urla strazianti si sollevarono, mentre i tentacoli uccidevano un civile dietro l’altro, trafiggendoli alla schiena, soffocandoli, impalandoli o decapitandoli. In pochi istanti, nella strada fu il caos.

«FERMATI!» urlò Rachel, scaraventandogli un globo di luce nera, che detonò al contatto. I tentacoli si diradarono e il Soggetto Zero barcollò, prima di riacquistare il suo ghigno. «Tutto qui?»

Sollevò di nuovo le mani, ma prima che potesse fare altro, vi fu una raffica di esplosioni. Alcuni soldati stavano correndo verso di lui, i fucili in mano, mentre altri aiutavano i civili a fuggire. I proiettili rimbalzarono addosso al Soggetto Zero senza scalfirlo, ma in compenso strappandogli una smorfia furibonda. «Maledetti insetti.» Alzò una mano verso di loro. «Questa è una questione tra dei. Toglietevi di mezzo.»

I corpi dei soldati brillarono all’improvviso, strappandogli delle grida sorprese. Poi esplosero in una pioggia di organi spappolati e sangue. Rachel non riuscì a capacitarsi di cosa i suoi occhi le stessero mostrando. Aveva visto cose orribili, in quei mesi, ma mai niente del genere. Si accorse di tremare come una foglia, mentre il cuore rischiava di schizzarle fuori dal petto. Quello non era un avversario comune. Non poteva batterlo. Non aveva alcuna speranza.

«Dunque, stavamo dicendo…» Il Soggetto Zero riportò lo sguardo su di lei. Rachel strinse i denti. Doveva pensare, e in fretta.

Da un cumulo di macerie poco distante, Simon uscì fuori con un urlo. Ora non sembrava nemmeno più umano: la pelle era bianca cadaverica e aveva le stesse mandibole affilate dei Corrotti. Sembrava anche più alto e muscoloso.

«Allora non avete capito…» Gli occhi del Soggetto Zero brillarono, mentre puntava la mano contro Simon. «Basta seccator…»

Si interruppe, quando i tentacoli di Rachel spuntarono dal terreno sotto di lui, afferrandolo per le gambe e le braccia. Rachel si concentrò e puntò entrambe le mani verso di lui, poi gridò a perdifiato.

Un dolore accecante le pervase il corpo, quando provò a cancellare i poteri del Soggetto Zero. Era come tentare di abbattere una barriera invalicabile con uno scalpello rotto. La ragazza interruppe il contatto immediatamente, realizzando che di quel passo si sarebbe soltanto uccisa da sola.

«Che cosa pensavi di fare, Demone di Empire City? Credevi davvero di potermi cancellare i poteri così?»

Rachel cadde in ginocchio, con il respiro affannato e i nervi di tutto il corpo in fiamme. Vide Simon fiondarsi contro di lui e tentò di fermarlo, ma era troppo tardi: l’uomo lo trafisse con un raggio di luce e lo lasciò a terra, con un foro nel petto grosso quanto una testa. «Sparisci, parassita.»

«No!» gridò Rachel, inorridita. Un raggio di luce puntò anche lei e fu costretta a schivarlo. Corse lungo la strada e lasciò che l’oscurità la avvolgesse: si trasformò in corvo e si librò in volo, conscia di non avere speranze contro di lui.

Doveva allontanarsi, cercare i suoi amici, riprendere le forze e…

Il Soggetto Zero apparve di fronte a lei all’improvviso, sferrandole un pugno contro la corazza di tenebre: «Dove stai andando?»

Rachel gridò e venne sbalzata via, precipitando sul tetto di un palazzo poco distante. Il corpo di rapace si sfaldò, lasciandola in balia dell’aria. Riuscì a malapena a vedere il Soggetto Zero mentre scendeva verso di lei, in piedi a mezz’aria, circondato da luce scarlatta. «Non l’hai ancora capito, Demone? Tutto quello che sai fare tu…» I rampicanti disseminarono il tetto attorno a lei, circondandola. «… io lo so fare meglio!»

«TU!»

Una voce fece rimbombare la terra. Per l’ennesima volta, Rachel sgranò gli occhi. Anche il Soggetto Zero si voltò sorpreso.

Lo Yatagarasu apparve tra i grattacieli, precipitandosi addosso all’uomo sospeso a mezz’aria. «MUORI, ASSASSINO!»

I due corpi si scontrarono tra loro, in un susseguirsi di urla e luci accecanti. Si allontanarono dal palazzo e Rachel corse verso il bordo, osservandoli sconvolta.

«Rachel!»

La ragazza abbassò la testa e vide Richard, in strada, sbracciarsi verso di lei. «È Jack! Ho capito! Lui è…»

Lo Yatagarasu venne scaraventato via dal Soggetto Zero, che urlò frustrato. «Hai così tanta fretta di morire anche tu, moccioso?! Bene, ti accontento subito!» Puntò la mano verso il gigantesco volatile di luce bianca, e Rachel fece lo stesso con lui, colpendolo al fianco e strappandogli un mugugno sorpreso.

Si trasformò in corvo e si fiondò contro l’uomo, venendo subito seguita dallo Yatagarasu. Non aveva idea di cosa stesse succedendo, del perché quell’essere fosse tornato, ma non aveva importanza: anche lui aveva come bersaglio il Soggetto Zero, e mai come in quel momento Rachel si sentì felice di rivedere un vecchio nemico.

I due volatili concentrarono gli attacchi sull’uomo, che questa volta sembrò costretto a rimanere sulla difensiva. «Schifosi bastardi!» gridò, difendendosi dai loro attacchi in contemporanea, senza mai riuscire a ricambiare. «Me la pagherete cara!»

«MOSTRO! È SOLO COLPA TUA!»

Rachel non credeva di essere mai stata più d’accordo con qualcuno.

I loro attacchi sembrarono sortire effetto: il Soggetto Zero cominciò a rallentare, fiaccato e ferito. Ogni abrasione, ogni taglio, ogni sfregio guariva all’istante sul suo corpo, ma erano sempre di più, sempre più incisivi, e nemmeno quel fattore rigenerante così potente sembrava riuscire a reggere il passo con i poteri del conduit di luce e di tenebre combinati.

Fu proprio con quel pensiero, che Rachel sgranò gli occhi.

Erano due volatili: uno bianco, uno nero.

Luce. Tenebre. Ying e Yang. 

Il bene che c’è nel male… e il male che c’è nel bene.

Arrischiò uno sguardo verso lo Yatagarasu e ripensò al loro scontro, alle parole sconvolte che le aveva rivolto, a quella richiesta di aiuto e a quel grido spaventato, terrorizzato che l’aveva quasi fatta scoppiare a piangere.

«Chi… chi sei tu?» domandò, con la mente, come già una volta aveva fatto.

«Non lo so. Ma so che non devo abbandonarti» rispose la voce nella sua testa, questa volta però non era roca e incrinata come l’ultima volta: era chiara, nitida. Ed era anche terribilmente famigliare. Rachel rabbrividì sotto la sua corazza di oscurità.

«Jack…?»

«Non è quello il mio vero nome. Ma sì, sono io.»

Se solo non fosse stata nel bel mezzo di una battaglia che avrebbe decretato il destino della razza umana, Rachel si sarebbe pietrificata a cinquanta metri d’altezza e sarebbe rimasta immobile come una statua.

«Bene, vedo che state facendo conoscenza!»

Rachel gridò. E anche lo Yatagarasu emise un profondo gemito. Il Soggetto Zero aveva appena parlato ad entrambi con la mente. Tra le ferite, le luci che balenavano in ogni direzione e l’aria che sferzava come una frusta, la conduit riuscì ancora una volta a notare il sorriso sadico dell’uomo. «Te l’ho già detto, Rachel. Tutto quello che sai fare tu, io lo so fare meglio. E lo stesso vale anche per te, Jacob.»

«Bastardo» sibilò Jack. Anzi, Jacob. 

«L’unico bastardo sei tu, Jacob. O almeno, lo eri fino a qualche minuto fa.» Il Soggetto Zero distese il suo ghigno. «Ma adesso papà è tornato.»

Jacob smise di muoversi e attaccare all’improvviso, pietrificandosi come lei aveva quasi fatto. Un raggio di luce cremisi lo centrò in pieno, scaraventandolo via. Il suo urlo di dolore esplose nella mente di Rachel, facendo gridare anche lei. Lo Yatagarasu si schiantò contro un grattacielo e ci sprofondò, senza più riapparire.

«Lui non mi è mai piaciuto» gracchiò il Soggetto Zero, abbassando le braccia e smettendo di attaccare per un momento. «È sempre stato troppo debole, e remissivo. Un piccolo codardo che non ha fatto altro che scappare per tutta la vita. E poi, ha un’indole troppo buona. Può essere un problema. Tu, invece, Rachel… tu hai sempre avuto qualcosa di più.»

Rachel rimase a volteggiare di fronte a lui, sconvolta.

«Angela non ti ha mai parlato di me, vero? No, certo che no, dopotutto ti ha abbandonata. Immagino che tu ti sia sempre chiesta “perché”. Dico bene?»

Corvina non rispose. Non fiatò nemmeno. La sua mente si rifiutava di collaborare con lei. Il ghigno del Soggetto Zero e i suoi occhi terrificanti occuparono tutto quanto.

«Sii felice, Rachel. Hai passato tutta la vita credendo di essere sola, e adesso hai scoperto sia di avere un padre, che un fratello.»

Il Soggetto Zero divenne più grosso. Il suo corpo cominciò ad espandersi e cominciò a brillare di una luce così accecante che era quasi impossibile riuscire ad osservarla. Nel giro di pochi istanti, al posto di quell’uomo, c’era un gigante alto quaranta metri, con quattro occhi, la pelle rossa e enormi corna che spuntavano dalle tempie.

«Quando avrò finito con voi, il mondo intero si piegherà al mio cospetto!» tuonò, con voce così possente da far battere i denti della ragazza. «Mi hanno dato molti nomi, nel corso di questi anni, Rachel. Sai qual è il mio preferito? Trigon. Come un antico spirito malefico azteco. Un demone così crudele e spietato da sterminare migliaia e migliaia di persone. Ho deciso che sarà questo il nome con cui verrò ricordato, quando sarò il sovrano di questo patetico pianeta. Sarà questo il mio nome da nuovo dio!»

Anche da gigante, aveva ancora quel ghigno. «E tu, figlia mia, che cosa farai? Intendi morire qui per mano mia, come tutti gli altri… oppure ti unirai a me?»

   
 
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