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Autore: Helen_Rose    29/08/2021    0 recensioni
Se Roberta fosse stata al corrente dell'intera vicenda, sicuramente sarebbe stata una damigella in pericolo con un certo stile. Che dire; dovrete accontentarvi della mia riscrittura! Spero non sia troppo fictional; ho fatto del mio meglio.
Genere: Azione, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Si è bruciata. Di nuovo. "Accidenti!". Roberta si affretta a spegnere il fuoco. Niente da fare, è sempre stata negata ai fornelli. Finché abitava coi suoi genitori, sua madre l'aveva sempre viziata molto: quasi non alzava un dito in casa, per poter studiare. Sua madre non lo avrebbe mai ammesso, ma era molto fiera di lei e della sua intelligenza. Però, ecco, imparare a cucinare giusto due cose basilari sarebbe comunque stato opportuno. Poi, quando si era trasferita a Milano, aveva avuto prima Gabri ed Elena a prendersi cura di lei, poi Angela, e infine Laura, per un periodo. Roberta si sdebitava con altri tipi di faccende domestiche, ma le regole più elementari di un ricettario le sono tuttora ignote: per lei, Q.B. significa ancora Quanto Burro, per quanto Gabriella abbia cercato di spiegarglielo in tutti i modi. Anche ora, a Bologna, o cucinano le sue coinquiline, o stanche morte dopo una giornata di studio e di lavoro, vanno in trattoria, in latteria, o in una caffetteria molto simile a quella di proprietà del suo fidanzato, ma non sarà mai lo stesso.

Le manca farsi viziare con caffè e cornetti appena sfornati in pausa dal lavoro, sempre accompagnati dal sorriso smagliante di Marcello, naturalmente, i cui occhi si illuminano appena la vede. Le manca tutto della sua vecchia vita a Milano, nonostante si trovi bene a Bologna e abbia anche legato con qualche collega: Ambra, una ragazza particolare ma speciale quanto il suo nome, è già diventata una sua amica. È solare, divertente, ma al contempo molto profonda e saggia: le ricorda un misto tra Irene, Stefania e Clelia, che le mancano da impazzire, oltre a Gabriella, ovviamente.

Insomma, sta combinando un pasticcio in cucina per cercare di preparare un timballo a Marcello. Non sa che Roberta è tornata per il fine settimana: si tratta di una sorpresa architettata da lei e da Armando, che ha lasciato loro campo libero, approfittandone per poter allenare Rocco e Pietro. Di norma, è sempre Marcello a raggiungerla a Bologna, aggirando i controlli del Mantovano in ogni modo, per evitarle di correre pericoli. Durante la settimana, si scrivono lettere o, nei rari momenti di libertà, si telefonano, anche se è davvero logorante il dover far finta che la loro relazione sia morta e sepolta per non far insospettire quell'infame. Sapevano che non sarebbe stato semplice, ma la distanza inizia a pesare sempre di più, e siccome stavolta Marcello non poteva raggiungerla per del lavoro extra causato dall'assenza di Laura come pasticciera, Roberta ha pensato di fregarsene e, con tutte le precauzioni del caso, si è messa su un treno per Milano e si è fatta dare le chiavi di casa da Armando. Gabriella l'ha accompagnata a fare la spesa, ed eccola qui, cercando di non far esplodere la cena. Ormai, Marcello dovrebbe tornare a momenti, Salvo glielo aveva assicurato.

Sente la chiave girare nella toppa e si maledice per quanto è maldestra: invece di nascondersi, o tutt'al più accoglierlo, sta ancora smanettando con la teglia. Eppure, c'è un silenzio assoluto: le pare molto strano che Marcello non si annunci. Finalmente riesce ad attivare il forno e si sporge per controllare. Rimane di sasso. Come diavolo ha fatto, il Mantovano, ad avere le chiavi di casa? Come avrà fatto a scoprire che lei fosse lì, soprattutto? È stata così attenta ... Quel farabutto è davvero imprevedibile, e si sente così sciocca per averlo sottovalutato.

Mentre cerca di sbloccarsi dalla pietrificazione, lui allarga il suo sorriso viscido e la scruta con fare compiaciuto: "Finalmente ci rivediamo, zuccherino. Mi chiedevo quanto ci avrebbe messo il tuo prezioso Marcello a fare un passo falso. Io so tutto, mica mi bevo un'uscita di scena così mal orchestrata come la tua. Invece di portare musi lunghi fino a terra, di tanto in tanto Barbieri aveva un sorriso che andava da un orecchio all'altro mentre parlava al telefono, chissà con chi ... E andava un po' troppo spesso fuori città, al di là delle mie consegne. Così, l'ho fatto seguire" scandisce, mentre si avvicina sempre di più a Roberta, che indietreggia pericolosamente, rischiando di fare una capriola sul tavolo "e ho scoperto tutto. Che teneri, che ingenui, voi: pensavate di sfuggire al Mantovano? Ho uomini dappertutto, e ora ti faccio vedere io come si pagano le conseguenze di una simile impudenza, zuccherino" chiarisce, con un ghigno sadico, mentre con una sola mossa la afferra per la vita, la fa girare su sé stessa e con l'altra mano impugna la pistola, mentre cerca di tenerle chiusa la bocca: "Azzardati ad emettere un solo fiato e sei morta".
Non c'è questo pericolo: Roberta trema come una foglia, terrorizzata. Si rende perfettamente conto del pericolo che correrebbe se solo muovesse un dito, perciò evita, pregando che Marcello arrivi il prima possibile e che ne esca illeso.

Un barista sfinito da una giornata di duro e interminabile lavoro inserisce la chiave nella serratura di casa propria, pronto per due chiacchiere col suo coinquilino e poi dritto a dormire, siccome anche la giornata successiva non sarà semplice da affrontare. Da quando Laura ha dovuto assentarsi, lui e Salvo non sanno più dove sbattere la testa. Se ci fosse Roberta, si sforzerebbe di rendersi presentabile per farle un saluto, ma non è questo il caso. Si sente tremendamente in colpa per non averla potuta raggiungere e spera di farsi sostituire da Salvo, la settimana che verrà.

Per prima cosa, sin da fuori, avverte l'odore di bruciato, poi il silenzio tombale che regna in casa. Che Armando stia iniziando a perdere colpi e sia andato a farsi la doccia mentre la cena si sta cuocendo? Però, dovrebbe sentirlo canticchiare come al solito, se così fosse. Distrattamente, inizia a togliersi la giacca mentre apre la porta e lo spettacolo che si ritrova davanti gli gela il sangue nelle vene. Ogni essere umano perderebbe le staffe e si indignerebbe nel veder messa in pericolo la vita di un'altra persona da un pazzo furioso, che sia il Mantovano o il primo disgraziato che passi per strada. Marcello ha un istinto di protezione innato, che da ultimo, pochi anni prima, lo ha portato a finire in carcere per difendere l'onore della sorella, ma è anche dotato di uno spirito di giustizia che l'accompagna fin da bambino, quando litigò con un compagno di classe perché diede una spinta a una bambina, in cortile, e la fece cadere, sbucciandosi le ginocchia ... E la bambina, manco gli era troppo simpatica. Figuriamoci se ad essere in pericolo è la vita della donna che ama. Per prima cosa, prova un terrore accecante: il terrore di farsi prendere dall'emotività e di metterla ancora di più in pericolo, con un passo falso; il terrore di non poterla difendere come sarebbe realmente in grado di fare, essendo stato costretto a provvedere a sé stesso e alla sorella fin da piccolo, a doversi difendere in qualunque tipo di circostanza, soprattutto in carcere, se il farsi gli affari propri e il non creare disturbo non risultavano azioni sufficienti. Una persona è ancora più motivata ad agire se in ballo c'è la sicurezza di chi ama, ma, appunto, il legame che c'è potrebbe inibire la lucidità e la prontezza. I chirurghi non operano amici né familiari per un motivo, e così vale per tutte le cose.

Gli sembra di star lì a riflettere, ad "ascoltarsi" da ore quando, in realtà, sono passati solamente pochi secondi. Vaga con lo sguardo dal bastardo a lei. Lei, la sua Roberta, l'amore della sua vita, che è un fascio di nervi, il ritratto del panico. Si odia per averla messa in quella situazione e ce l'ha a morte con chiunque l'abbia aiutata a mettere in piedi questa follia. Il Mantovano sa tutto e non perdona, e questo lui lo sa bene, ma dovrà preoccuparsene successivamente.                                       "Lasciala andare subito" intima, glaciale.                                                                                              "Barbieri, ancora non hai capito? Qui le regole le detto io, e siete voi a doverci sottostare. Siediti, che facciamo due chiacchiere in compagnia. In fondo, non abbiamo ancora avuto modo di conoscerci meglio, io e questo delizioso zuccherino. Te la sei scelta proprio bene. Io ti dicevo che non era adatta a uno come te, perché in effetti è anche troppo" commenta, facendo vagare un dito sul collo di Roberta, accarezzandoglielo. Lei sussulta, tremante, mentre una lacrima solitaria inizia a rigarle la guancia. Gli occhi di Marcello gridano vendetta, fuoco e fiamme, ma cerca almeno di smettere di digrignare i denti per non frantumarseli. "Torcile un solo capello e sei morto".                                                                                                   “Quanto sei possessivo e prevenuto, Damerino. Non le faccio assolutamente nulla, se ti siedi e fai come ti dico".                                                                                                                                    Marcello obbedisce, con estrema riluttanza, mentre il Mantovano fa sedere anche Roberta, sempre immobilizzata. Marcello cerca il suo sguardo, cercando di infonderle almeno così un po' di calore. "Allora, la situazione è molto semplice " esordisce il verme, "tu mi devi ancora dei soldi e dovrai fare consegne per me ancora per un bel po', ma potrei accorciare i tempi, se ogni tanto mi prestassi la tua biondina per un giretto".                                                                                                              Marcello è in dubbio se saltargli al collo o lasciarsi andare a una risata sarcastica. Lo risolve incenerendolo con lo sguardo: "Cosa ti fa pensare di avermi fatto una proposta sensata?"                             "So che accetterai, perché l'alternativa sarebbe inserire una pallottola in questa bella testolina studiosa, e immagino non sia di tuo gradimento, o mi sbaglio?".

Marcello si impone di calmarsi, di fare profondi respiri, prima di impazzire. Sono in trappola. Non c'è via di scampo. Quel bastardo lo perseguiterà a vita, non importa quanto possa sbrigarsi a saldare il debito o quanto possa stare attento a non mettere in pericolo Roberta. Lui lo tormenterà sempre, li troverà sempre. Non avrebbe mai dovuto accettare di tenerla al suo fianco nonostante tutto: lei non merita di vivere così, sempre in allerta.
Forse, però, almeno per il momento, un modo per liberarsene potrebbe esserci. Ma quale, senza rischiare di dover portare Roberta d'urgenza al pronto soccorso, o che lei debba portarci lui? Per non parlare di contattare le pompe funebri, per carità. Butta l'occhio alle spalle del Mantovano e vede una padella appoggiata sul mobile. L'avrà lasciata lì Roberta, in preda alla frenesia del cucinare. Non è mai stata brava. Sorriderebbe, se non fosse che gli viene quasi da piangere, adesso. È ora di far fruttare l'intraprendenza della sua fidanzata: l'istinto protettivo è qualcosa che lo accompagna per natura, ma non ha mai considerato le donne fragili e inermi. Cerca di comunicarle con lo sguardo ciò che vorrebbe che intendesse, pregando che il Mantovano non se ne accorga. Nel frattempo, si alza lentamente e si sposta verso sinistra, sempre per rendere ancora più chiara la direzione da prendere. Forse Roberta non ha capito, ma ci sarà tempo.                                                                       "Non sarebbe meglio prendertela con me, che sono il diretto interessato?" intima.                           "Damerino, ma tu mi servi vivo. Lei no, e soprattutto è la persona più cara che hai". Niente da fare, gode proprio nel profondo.                                                                                                                                      "Sei sicuro che ti serva un uomo senza un motivo per vivere?" scandisce, guardando Roberta con una tale insensità da sentir male in petto, e sperando che colga i suoi gesti minimi, quasi impercettibili. "Non avendo più nulla da perdere, quello che potrebbe ritrovarsi una pallottola nella testa, un giorno, potresti essere tu". Grazie al cielo, la capacità oratoria non gli è mai mancata, e non lo abbandona neanche ora. Persino i criminali che si credono più furbi cedono a certi trucchi.                    "Non provocarmi, Barbieri: sai che non ti conviene" intima il Mantovano, seccato, stringendo ancora di più la presa su Roberta, che rischia di soffocare.                                                              "Perché, altrimenti che fai? Hai appena detto che ti servo vivo, no? Mi meraviglio di te: ti credevo sveglio e coerente".
Non l'avrebbe mai creduto, ma se lasciato da solo, senza i suoi scagnozzi a coprirgli le spalle e fare il lavoro sporco, e puntellato a dovere, il verme ha un punto debole, altroché: l'orgoglio personale. Accecato dall'ira per essere stato colto sul vivo, allenta di un minimo la presa su Roberta, quel tanto che le basta per sfilarsi di colpo e impugnare la padella che si trovava alle sue spalle. L'aveva già adocchiata ai primi segnali di Marcello. Assesta un primo colpo nel collo del Mantovano, poi in testa, sulle spalle, un po' ovunque, senza un metodo preciso, anche perché si sente formicolare le dita e le braccia, atrofizzate dalla paura e dall'immobilità. Chi lo avrebbe mai detto che Roberta Pellegrino, futura ingegnere, dovesse mettere fuori gioco un criminale. Tramortito dai colpi, il Mantovano tenta di alzare il capo senza particolare successo. Marcello, fiero come mai della fidanzata, impugna la pistola e la mette da parte, si riprende le chiavi che, nel trambusto, il bastardo ha ingenuamente lasciato sul tavolo, lo solleva di peso e lo spedisce fin fuori dal portone, lasciandolo riverso per strada: prima o poi, dovrà pur alzarsi.

Assolto l'ingrato compito, fa le scale a due a due per raggiungere Roberta. A malapena le ha rivolto uno sguardo, tanta era la fretta di sbarazzarsi del bastardo. Raggiunge il pianerottolo, varca la soglia, chiude la porta per bene alle sue spalle, a chiave, si gira e se la ritrova lì, seduta al tavolo, ancora tremante, sconvolta. Corre verso di lei e la abbraccia, maledicendosi per l'ennesima volta per la situazione in cui l'ha messa, anche se ormai è troppo tardi per pensarci. Quel che conta è che, almeno per ora, sia lì con lui, al sicuro. Quanto gli piacerebbe non lasciarla più andare, ma almeno cercare di sondare il suo stato d'animo gli pare doveroso.
Si è liberato di un peso talmente grande, però, che la sua natura da spaccone prende il sopravvento: "Certo che le sue sorprese sono movimentate, signorina Pellegrino. Se non fossi arrivato in tempo, questa cena sarebbe veramente bruciata. Siamo poi riusciti a spegnere il forno?".                                  "Stupido che non sei altro!" protesta lei, staccandosi e asciugandosi le lacrime. Come faccia a scherzare anche in un momento simile, proprio non lo capisce. Ma in fondo, lo ama anche per questo.                                                                                                                                                    "Ora dovrai spiegarmi come ti sia saltato in mente di fare questa pazzia, Roberta" replica lui, stavolta serissimo.                                                                                                                              "Sa com'è, signor Barbieri, in certe circostanze delle normali sorprese sono impossibili da organizzare", sbotta lei. Non è mai stata troppo nel suo con l'umorismo, e si rende conto, per giunta, di averlo solamente ferito senza volerlo. "Scusa, amore, sai che non intendevo farti sentire in colpa in alcun modo. Sono solo a pezzi. Mi sei mancato da morire, torno a Milano e riceviamo questa accoglienza".                                                                                                                                     "Ma stai scherzando? Sono io a dovermi scusare, e per motivi più che evidenti" ribatte lui, con un'espressione mortificata.                                                                                                            "Ancora? Ne abbiamo già parlato un milione di volte. Prima o poi, si sistemerà tutto. Ti amo, e non ti lascerei per nessun motivo al mondo, mai" lo rassicura Roberta, alzandosi in piedi, portandolo ad alzarsi a sua volta, stringendosi a lui e dandogli un bacio un po' salato, un po' amaro, un po' agrodolce, come sono loro. Marcello, dal canto suo, se la tiene stretta come in una morsa. Quanto gli è mancata e quanta paura ha avuto. È il prezzo da pagare, se si decide di amare fino in fondo. Anzi, se si asseconda l'inevitabile. Dal momento che Roberta dimostra ogni giorno di apprezzarlo per quello che è, e dal momento che lui, modesto, non lo diventerà neanche in punto di morte, un piccolo sassolino dalla scarpa deve pur toglierselo, nonostante la circostanza: "Dai, però, ammettilo: un ingegnere tutto precisino non ti avrebbe mai messo in questa situazione, ma non ti avrebbe neppure mai fatto provare il brivido dell'avventura, non ti avrebbe mai fatto scoprire le tue doti da vera combattente ma, soprattutto, non avrebbe mai saputo come cavarti dall'impaccio con la stessa prontezza del sottoscritto. Ogni tanto, il carcere e la vita di strada tornano utili".                            "Quanto sei stupido" finge di protestare lei.
   
 
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