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Autore: Helen_Rose    29/08/2021    0 recensioni
Man mano che il canon procedeva, ho sentito il bisogno di esplorare quest'ulteriore scenario possibile.
Penso che sia l'ultima volta che tento di riscrivere il canon avvicinandomici così tanto.
Spero che questa versione possa essere di vostro gradimento. Buona lettura!
Genere: Angst, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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È tornata. Finalmente. A Gabriella aveva cercato di rifilare scuse su scuse per non venirla a trovare, in tutti quei mesi ... Era stata lei ad andare in visita a Bologna, nei week-end meno frenetici per il Paradiso. Si era persino inventata un corso di aggiornamento proprio nel giorno del matrimonio della sua migliore amica. Un comportamento meschino, se ne rendeva perfettamente conto ...

Ma proprio non riusciva a far pace col pensiero di ritrovarselo davanti, per strada, per le scale del palazzo, o peggio, direttamente sul pianerottolo di casa. Di quella che era stata la sua casa per due anni e mezzo e che conservava così tanti ricordi felici di quel periodo. Moltissimi tra quelli erano legati anche a Marcello. Ma soprattutto, è il pianerottolo a racchiudere la maggior parte della loro storia: dove lui la tallonò più e più volte per spingerla a lasciarsi andare, ad abbandonare il senso di colpa che nutriva verso Federico e ad arrendersi all'amore, quello vero, il loro; dove lui subì una doccia gelata da parte sua, quando gli disse che non poteva perderla, perché non era mai stata sua; dove lui, nonostante tutto, l'aveva attesa la notte di Capodanno, festeggiandolo dall'altro lato della porta serrata, in piedi come un idiota, al freddo, pur di sentirla vicina; e, infine, dove dimostrò di saper riconoscere i suoi sacrifici e l'amore che provava per lui in modo dolcissimo, cospargendo di petali di rose il pavimento, posizionando candele accese ai lati e accompagnando tutto ciò con parole d'amore.

Aveva impressi nella mente ogni istante, ogni singola emozione di quei momenti. Ma dar loro voce, portarli alla luce le provocava un dolore inspiegabile, una fitta al petto che la lasciava tramortita. Avrebbe solamente voluto dimenticare ... Eppure, non ci era riuscita, per quanto duramente e a lungo si fosse sforzata. Finiva sempre per ripensare a lui, per cercarlo ovunque, nei volti delle persone. Ma non lo trovava mai, ovviamente. Una realizzazione che faceva ancora più male del pensiero stesso di lui. Un tormento che, alla fine, l'aveva spinta a tornare. Perché se è vero che i grandi amori non finiscono, ma fanno dei giri immensi e poi ritornano, era dal suo grande amore che doveva ripartire, per capire se sarebbe potuto ritornare. Oppure, ricominciare. Ma questa volta, senza più guardarsi indietro. C'erano mille cose che non le tornavano di quell'ultimo periodo in cui erano stati insieme: aveva mille sospetti, faceva mille ipotesi sui sotterfugi che lui aveva ordito. Eppure, la risposta che si dava era sempre la stessa: mancava più di un pezzo, forse quelli fondamentali, al puzzle della loro storia, e doveva ricomporlo a ogni costo.

Di certo, non si sarebbe mai aspettata, avvicinandosi alla caffetteria, di ritrovarsi davanti lo stesso identico spettacolo che l'aveva fatta fuggire a gambe levate. Marcello, tutto intento a baciare Ludovica, ad un certo punto apre gli occhi, li fa roteare in giro per assicurarsi che non ci siano clienti in vista e, appena scorge l'ultima persona che si sarebbe aspettato di vedere, come morso da una tarantola, si stacca immediatamente da Ludovica. Chiamatelo istinto, o come preferite, ma se baciarla per allontanare Roberta era stata una cosa programmata, ora lo aveva colto e frenato lo stesso sentore che ebbe quando lei lo beccò nel baciare Lorena. Solo che, in quel caso, non le doveva alcuna spiegazione. Nel caso dell'addio, invece, non solo gliela doveva, ma doveva sforzarsi di essere credibile con lei, e rincorrerla era stato doveroso, nonché da copione, benché preferisse di gran lunga buttarsi dal Naviglio grande, piuttosto che prenderla in giro in quel modo. Ma doveva.

Quando ami, non sai spiegare certi fenomeni che ti accadono: puoi solo limitarti ad assecondarli. Era stato il suo istinto a fargli percepire la presenza di Roberta, in fondo, ne era sicuro; così come, benché non fosse molto signorile, da parte sua, nei confronti di Ludovica, faceva parte del pacchetto dell'istinto il rincorrere Roberta a tutta velocità, quasi ne andasse della vita stessa. Ma forse, lo scenario era proprio questo: se la vita ti concede un'altra opportunità di essere felice di nuovo, con la persona che hai dovuto lasciar andare per circostanze indipendenti dalla tua volontà, non provare ad assecondarla, perlomeno, sarebbe la più grande sciocchezza che si possa commettere. E infatti, sta correndo a perdifiato: una ragazza sconvolta procede peggio di una scheggia. La ferma.

"Roberta, aspetta! Ma che ci fai qui?". Si ferma e recupera. Il solo fatto di poter pronunciare ancora una volta il suo nome, lo ha steso. Accidenti ai sentimentalismi.
"Che ci faccio io qui?" sbotta, furente e sul punto di scoppiare a piangere. Le sembra di star rivivendo sempre lo stesso incubo. E poi, ha appena risentito la sua voce. "Che ci facevi tu lì, piuttosto, con la stessa ragazza con la quale ti ho lasciato quando sono partita! E io che pensavo che fosse stata una scappatella ... Che ingenua, che idiota sono stata, a pensare di tornare per provare a capire cosa diamine ci fosse successo. Beh, direi che invece il quadro è piuttosto chiaro. Ora, se vuoi scusarmi, vado a recuperare la mia dignità perduta"
"Roberta, fermati, ti prego. Parliamo" la supplica. Le spiegherà tutto e implorerà il suo perdono in ginocchio, se necessario. "Ma di cosa vuoi parlare, Marcello? Incontro Salvatore a casa, mi dice che hai sofferto moltissimo dopo la mia partenza, che hai provato ad andare avanti in tutti i modi, che ci siamo dovuti separare per una questione serissima di cui mi avresti parlato tu ... Arrivo e ti trovo con quella! Ah, immagino si tratti di una questione della massima importanza, davvero!"
"Ti prego, ti scongiuro, fammi spiegare!"
"La ami?". Più che una domanda, un'accusa.
Che assudità. "Le voglio molto bene"
"La ami?" insiste, con estrema fermezza.
"Tengo davvero tanto a lei" varia, lui.
"Ma la ami, Marcello?" lo pungola, ormai spazientita.
Continuare a ritardare la verità è inutile.
"No. Non ho mai amato nessuna quanto ho amato te". Pausa. "Anzi, sarebbe più corretto dire che non ho mai amato nessuna donna a parte te, Roberta".
Dire che è sconvolta sarebbe usare un eufemismo. "Allora, potresti spiegarmi?!".
E lui lo fa. Le racconta del Mantovano, degli innumerevoli ricatti e minacce. Lei ascolta tutto, ammutolita. "Mi manca un pezzo: come mai ti ho ritrovato ancora con Ludovica? Hai i campanelli di allarme quando devo arrivare io, e riprendete l'esercitazione? Questa mi sfugge, sai"
"Ho provato ad andare avanti, e sto bene con lei. Siamo a nostro agio, c'è un'intesa e, come ti ho già spiegato, ci eravamo ritrovati nella medesima situazione, ai tempi, che le ha consentito di capirmi ed aiutarmi ad allontanarti senza farmi troppe domande. È orribile da dire, lo so".
"Sì, dal momento che hai scelto per me".                                                                                                           "Lo so, è stato un errore ... Ma non avrei mai voluto metterti in pericolo. Per nessuna ragione al mondo. Mi capisci?".
Continua a non rispondere, a tenersi sul vago, a non dare chiari segnali riguardo ai suoi pensieri, alle sue intenzioni. L'attesa e la sua indecifrabilità lo stanno sfinendo. È una tortura lenta, ma forse la merita.

"E tu, piuttosto? Con l'ingegnere, come va? Lo ami?" rilancia, speranzoso.
Roberta fa una pausa, poi, lentamente, inizia ad accennare un sorrisetto tipico dei suoi. Quanto gli era mancato. "Sai come vanno queste cose: procedeva tutto a gonfie vele; parlavamo di qualsiasi argomento, per tutto il tempo che avevamo a disposizione; ci intendevamo praticamente sotto ogni aspetto ... E poi lui, alla prima divergenza, mi ha respinta, accusandomi di essere una persona con la quale non si può discutere su opinioni contrastanti: una dalla mentalità ristretta".
"Tu?" Marcello scoppia in una risata fragorosa, tentando, in questo modo, di mascherare il nervosismo che lo assale. Ma come si è permesso, il primo venuto, di concepire una simile assurdità su di lei?
"Questo cervellone non aveva proprio capito un bel niente di te. E sentiamo, se si può sapere, quale sarebbe stata questa occasione di divergenza? Sono curioso".
Roberta abbassa leggermente lo sguardo, da un lato imbarazzata, dall'altro curiosa di vedere la sua reazione e speranzosa di carpirne segnali positivi per il loro futuro. Per quanto cerchi di non mostrarlo, è la prima in cerca di risposte e di conferme. "Aveva fretta di arrivare al sodo e io no". Marcello la guarda con un'espressione sia interrogativa che ammiccante.
"Sì, hai capito bene".
È ufficiale, Marcello deve trattenersi per rimanere nel presente e non mettersi sul primo treno diretto a Bologna per cercare quell'assistente da quattro soldi e spaccargli la faccia. In galera c'è già stato e il soggiorno non è stato proprio di suo gradimento: decisamente, non è il caso di replicare l'esperienza per quella nullità.
"E quest'animale ti avrebbe liquidata solo perché non hai accettato di andare a letto con lui? Ma cosa gli dice il cervello?"
Roberta inarca un sopracciglio, divertita, e la coda di paglia che gli cresce nella parte posteriore è pressoché istantanea.
"Ma che c'entra ... Io avevo esagerato, ma poi ne abbiamo parlato e si era chiarito tutto. Giammai ti avrei lasciata per un motivo così futile, per quanto ..." la fissa intensamente "sia stato molto, ma molto difficile resisterti. Mi è costato parecchio".
Roberta si impegna per non arrossire e, così facendo, dargliela vinta su due piedi. "Che vuoi che ti dica ... Mettiamola così: non tutti possiedono la tua sensibilità e la tua larghezza di vedute, Marcello, ecco"
"Ma non è stato nessuno di questi due motivi a spingermi ad aspettarti, Roberta"
"Ah no? E quale sarebbe stato, sentiamo?"
"È che io ti amavo. Punto. E molto, ma molto probabilmente, nessuno ti ha mai amata quanto e come ti ho amata io". Affermazione che potrebbe essere indice di possessività, di norma. Non in bocca a Marcello. Non in quella circostanza.
Roberta si sente crollare la terra da sotto i piedi: "Parli di nuovo al passato, dunque?"
"Io ti amo. Al presente. E ti amerò per tutti i futuri che vorrai ... Se me lo permetti"
Alza gli occhi al cielo, spazientita e, al tempo stesso, rincuorata. "E perché no?"
"Perché penso che tu possa avere molto di meglio, Roberta. Se penso che ti ho lasciata andare perché mi sembravi più felice con quel mentecatto di Bologna ..."
Rimane a dir poco spiazzata, di nuovo. "Marcello, credo di non aver capito molto bene ... Tu mi hai spiata?!"
Messo con le spalle al muro, gli tocca riferirle pure del suo viaggio fallimentare. Non può crederci. Le sembra paradossale.
"Marcello, quando la finirai di pensare che qualsiasi uomo mi ronzi intorno sia meglio di te, e per questo motivo, di decidere per me della mia vita, senza mettermi al corrente della verità? Eh? Quando? È la terza volta in due anni in cui non mi dai l'opportunità di scegliere! Pensi che sia una donnetta qualunque? Pensi che non abbia capacità di giudizio? Almeno, Federico lo avevi conosciuto di persona, e prima di tutta la faccenda dell'incidente, con lui ero stata felice. Abbiamo continuato a volerci bene e a stimarci reciprocamente, ma l'amore era finito e neanche avevamo potuto o voluto accorgercene. Quell'assistente è durato quanto un gatto in tangenziale e si è rivelato la relazione in assoluto più deludente che io abbia avuto in ventidue anni di vita, amicizie comprese. Non ti sei manco dato la pena di vederci davvero insieme, di parlarne con me! Non so ..."
Marcello si sta sentendo un vero e proprio verme, per quanto, in ogni circostanza, abbia sempre agito pensando al suo bene. Ma il concetto di "bene" è individuale e, soprattutto se si tratta del bene di un'altra persona adulta, non glielo si può imporre.                                                                                            "Io ero là, depressa; mi tormentavo su cosa avessi di sbagliato per aver fatto fuggire da me due uomini in pochi mesi;" continua Roberta, ormai un fiume in piena "lì a chiedermi se fosse giusto provare a ricontattarti; poi mi ricordavo che tu non ti eri più fatto sentire e mi convincevo a lasciar perdere. Gabriella sa di questa tua storiella con Ludovica Brancia? Forse non me l'ha detto per non ferirmi ancora di più"
"No no, Gabriella non sa nulla: lei non c'entra. L'idiota sono io, e me ne assumo ogni responsabilità. Perdonami, Roberta"
Non replica. Non può controbattere a una supplica che non sa se potrà esaudire. "Cosa pensavi di fare con lei? E ora? La vuoi lasciare? O pensi di rimanerci per tutta la vita, di convincerla ad abbassarsi dal suo rango? Te lo chiedo, nel caso in cui volessi rimanere fermo nella tua assurda convinzione che dobbiamo essere entrambi infelici e separati. O forse, chissà, non me lo hai detto, ma tu in realtà stai bene così. Scommetto che, da quel punto di vista di cui parlavamo prima, sei sicuramente più soddisfatto ora di quanto non lo fossi con me".
Cosa diamine ha combinato? Cosa gli è capitato nel cervello, per portare l'amore della sua vita a un simile tracollo di insicurezze, proprio su quel fronte sul quale si erano già chiariti in precedenza? "Ma cosa dici, Roberta? Il divertimento è un conto, e con Ludovica, oltre all'intesa, c'è anche questo. Ma l'amore è un'altra cosa, e con te mi sono divertito in altri modi anche più ... Costruttivi, se vuoi" cerca di smorzare, con un sorriso caldo.                                                                                    Roberta tentenna, ormai convinta del tutto. "Ne sei sicuro, Marcello?"
"Roberta, devi solo dirmi di sì, e io tornerò ad essere, per te, tutto ciò che vorrai e di cui avrai bisogno. Innanzitutto, il tuo fidanzato. E poi, ti ho pur sempre regalato un anello, no? Se porta sfortuna, lo posso sostituire con uno più grande e più bello"
"Ma a me piacerà sempre di più quello" conferma Roberta, di nuovo, per fargli capire che è un sì. Oggi come allora.
Le parole sono molto importanti, ma a volte, risultano decisamente superflue.

Dopo aver recuperato, nel giro di pochi secondi, tutti quei baci e quegli abbracci che non hanno potuto darsi per mesi, rimane un solo sassolino nella scarpa di Marcello, che deve proprio togliersi.
"In tutto ciò, però, io vorrei proprio sapere il nome di quell'assistente, per poterlo riconoscere ed eventualmente, se ne avessi l'occasione, spaccargli la faccia"
Roberta non può fare a meno di sorridere. Non è cambiato affatto. "Alberto"
"Il cognome non me lo dici, eh? Tieni alla sua incolumità? Ma lo scoprirò, prima o poi, puoi proprio starne certa"
"E falla finita: che t'importa di lui? Riprendi le tue occupazioni, uomo eccezionale"
"Subito, signora ingegnere" acconsente, molto poco a malincuore, Marcello. 
   
 
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