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Autore: rivackerman    30/08/2021    1 recensioni
"Questa fiamma brucia da oltre tredici millenni. Dal nostro primo imperatore, Brodar, a Vrig Il Grande, al più potente e longevo di tutti, Zarkon, fino ad arrivare al suo successore, Lotor. Adesso, il nostro popolo ha bisogno di un nuovo sovrano, il prescelto scalerà il tempio del Kral Zera, e si dimostrerà degno del trono Galra, riportando in vita questo fuoco."
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Kogane Keith, McClain Lance, Takashi Shirogane
Note: What if? | Avvertimenti: Triangolo
- Questa storia fa parte della serie 'KRAL ZERA'
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• SHKLANCE (Keith x Lance x Shiro)
• Relazione Poliamorosa
• OneShot - 8K

- PostCanon (Dove Daibazaal non riappare dopo il salvataggio di tutte le realtà ed il sacrificio di Allura).

~~~
 

KRAL ZERA


 

Durante il lungo periodo trascorso fra una galassia e l'altra, Lance aveva provato diverse volte ad immaginare come sarebbe stato tornare a casa. Aveva fantasticato su come la propria vita sarebbe cambiata drasticamente, un'altra volta. Cosa avrebbe fatto, una volta terminata la guerra? Ogni tanto ci pensava, e poteva aspettarsi letteralmente di tutto, tranne questo.

"Lance, siamo a casa!" Annunciò Keith, dall'ingresso del lussuoso appartamento. "Siamo passati a prendere del sushi per cena." Giustificò il loro ritardo, mentre si liberava della sua giacca di pelle.

"Era ora! Cominciavo a pensare di essere stato brutalmente abbandonato."

"Non farne un dramma come al tuo solito." Ridacchiò Shiro, mentre entrava in cucina seguito dal corvino. Posò la busta contenente il cibo sul tavolo, mentre si allungava con il collo verso il viso del cubano, intenzionato a lasciargli un bacio sulle labbra per farsi perdonare. Poi si accorse che si era spalmato addosso una delle sue maschere idratanti e rimase bloccato ad un palmo dalla sua faccia.

"Forza, baciami se hai il coraggio!"

"Altrimenti?" Lo provocò il maggiore dei tre, assottigliando lo sguardo.

"Altrimenti vorrà dire che non ci tenete abbastanza a ricevere il mio perdono." Insistette lui, con quello sguardo malizioso che era solito fare quando si approfittava delle situazioni, come in quel momento. "E tu e Keith dormirete sul divano, stanotte."

Il corvino nel frattempo era andato a riempire la ciotola del cane - anzi, del lupo - e il fatto che stesse dedicando qualche istante a fare le coccole all'animale, non significava che non stesse ascoltando la conversazione dei suoi fidanzati. Così si avvicinò al più giovane con passo deciso e lo afferrò dal bordo della vestaglia di seta che indossava, tirandolo verso di sé e intrappolando le sue labbra in un bacio a stampo. "Abbiamo risolto?"

"W-wow.. Keith." Lance lo guardò sorpreso, mentre lui si puliva la bocca con il dorso della mano, rimuovendo quel poco di sostanza verde che l'aveva sporcato. "Devo esserti mancato parecchio~"

"O forse non ha voglia di dormire sul divano?" Sorrise l'uomo, tirando fuori le varie confezioni di sushi dal sacchetto di carta. Così dicendo, fece imbronciare il cubano. "Dai, non prendertela! Adesso io e Keith prepariamo la tavola, tu va a toglierti quella roba, così potrò darti tutti i baci che vuoi."

Lance stava per rispondere che il tempo di posa non era ancora scaduto, ma quel sushi era troppo invitante, quindi decise che per quella sera avrebbe fatto un'eccezione.
"E va bene! Ma non dare ordini, non sei più il nostro capo!" Precisò, alzando la voce una volta entrato nel bagno.

I due sorrisero, sentendolo borbottare e lamentarsi dall'altra stanza. Lance era fatto così, sempre esagerato e nei litigi qualche volta veniva fuori pure il suo lato teatrale, ma ne valeva la pena sopportare queste sue caratteristiche, tenendo conto del fatto che venivano ripagati con il suo immenso affetto, unico nel suo modo di essere dimostrato. Era molto dolce, li viziava allo stesso modo di come lui stesso amava essere viziato.

Presto furono tutti seduti a tavola, circondati dall'arredamento moderno della loro meravigliosa casa. Le stanze erano grandi e il fatto che fossero in tre ad abitarci - quattro, contando anche Kosmo - rendeva quello spazio meno vuoto e più vissuto.

"Mhh– siete da sposare-!" Parlò il cubano, con la bocca riempita di riso. "Keith, passami la salsa di soia." Allungò la mano verso la boccetta, posata dall'altro lato del tavolo. Mangiava di fretta, prendendo i pezzettini di sushi e mettendoli nel proprio piatto per assicurarsi che non venissero divorati da qualcun'altro.

"Lance, mangia con calma." Il maggiore gli accarezzò il dorso della mano, tentando di rassicurarlo in modo che capisse che il cibo sarebbe bastato per tutti.

Shiro, essendo di origine giapponese, aveva mangiato sushi fin dalla sua infanzia e a differenza dei suoi fidanzati - che facevano i salti di gioia non appena si trovavano davanti ad un nigiri - stava cenando con calma, godendosi la presenza delle persone che più amava al mondo, e il sapore di quel cibo che sapeva di casa.

Il pasto proseguiva tranquillo, ma Keith risultò essere abbastanza silenzioso - più del solito - e questo non passò inosservato agli occhi di Shiro. Era da tutto il giorno che si comportava in modo un po' strano, l'aveva notato mentre stavano in macchina ed era disattento quando gli parlava, rimanendo immobile a guardare qualche punto fisso nel vuoto. Era difficile decifrare le emozioni di Keith, non era molto espressivo, per questo era possibile confondere i suoi atteggiamenti per qualcosa di più preoccupante.

"Volevo parlarvi di una cosa–"

"Prima io!" Lance interruppe il corvino, battendo le mani tutto contento per la notizia che stava per dare. "Ho una sorpresa per voi."

"Una sorpresa..?" Domandò Keith, aggrottando la fronte. Sapevano tutti che lui non fosse un grande amante delle sorprese, ma se era Lance a prepararle per loro, allora poteva fare un'eccezione.

"Sì!" Sorrise eccitato, il cubano. "Ho notato che siete entrambi molto stressati, ultimamente. La Garrison ti ha tenuto impegnato - fece notare all'asiatico. - e tu sei tornato da poco dalla base delle spade." Si voltò verso il texano.

"Sì, uhm- infatti, io.."

"Quindi ho pensato bene di prenotare una giornata alla Spa per tutti e tre!" Annunciò, con lo sguardo carico di aspettative.

"Oh, wow, Lance! È una bella idea, ci farà bene un po' di relax." Sorrise il più grande, ringraziandolo del bel pensiero con un bacio all'angolo della bocca.

Keith invece non disse niente, non perché l'idea non gli piacesse, ma era ancora perso nei pensieri e preoccupato dalla reazione che i due avrebbero avuto alla sua, di notizia.

"Tu non dici nulla?"

La voce del ragazzo lo riportò alla realtà.
"Scusa- sono felice, è carino che tu ti sia preoccupato per noi. Per che giorno hai prenotato?"

"Venerdì." Rispose distrattamente, adesso anche lui aveva chiaro che ci fosse qualcosa che non andava. "È tutto okay, Keith?"

"Cosa dovevi dirci?" Shiro lo invitò dolcemente a parlare.

Il sushi al centro del tavolo era quasi finito, lo sguardo del corvino preferì concentrarsi su quei piattini vuoti, piuttosto che sul viso dei suoi compagni.
"Mia madre vuole che io partecipi al Kral Zera." Poi lo disse così, senza troppi giri di parole.

"Cosa? Ma dai, che palle! Sei appena tornato.." Lance sbuffò pesantemente, lasciando cadere la testa all'indietro per la frustrazione. Richiedevano continuamente la sua presenza, tanto che ormai era diventato difficile anche solo trascorrere una settimana di pace con lui.

Il pensiero di Shiro invece fu un altro, l'atteggiamento di Keith sembrava troppo strano per essere legato solo alla richiesta delle Spade di presenziare al Kral Zera. La vera domanda era: Perché stavano organizzando quella cerimonia?
"Aspetta, forse mi sono perso qualcosa."

"No, non avete capito." Scosse la testa, continuando a tenerla rivolta verso il basso. "Vogliono che io partecipi... come sfidante."

Improvvisamente la casa era silenziosa. La tensione si stava facendo spazio tra loro, mentre Lance e Shiro realizzavano di cosa effettivamente stesse parlando.
Il cubano si raddrizzò con la schiena, le sue certezze sembravano sgretolarsi al pensiero che Keith potesse seriamente prendere in considerazione l'idea di accettare.
"Cosa..?" Lo sguardo del più giovane non era mai stato così serio. "Non se ne parla."

"Lance, questa non è una scelta che posso prendere così su due piedi. I-io.. sono confuso, ho voluto dirvelo così possiamo valutare insieme cosa comporterebbe."

"Scelta..? Non dirmi che ci stai pensando sul serio!" Sbottò, portando entrambe le mani sulla superficie del tavolo.

"Calmiamoci." Il giapponese protese in avanti le mani, cercando di ristabilire un minimo di controllo tra i due fidanzati. "Keith, io non ne sapevo niente. Cosa significa tutto questo..?"

Il corvino era tornato da ben tre giorni, e per tutto il tempo si era tenuto quel dubbio per sé, troppo intimorito da ciò che loro avrebbero potuto pensare riguardo all'argomento.
"Le Spade di Marmora hanno intenzione di mantenere in vita la civiltà Galra. Per quanto potesse essere grande l'impero, prima di Voltron, adesso non ne rimane più nulla, se non qualche civile superstite e alcuni generali che si sono salvati durante la guerra."

"Che razza di idea è questa? Dopo tutto quello che è accaduto... Ci abbiamo messo anni ad uscirne, si sono almeno chiesti se ne vale la pena?"

"Non sono tutti soldati, ci sono dei bambini, degli innocenti che sono rimasti coinvolti in tutto ciò che Zarkon ha fatto negli ultimi secoli. Sono delle vittime anche loro e per quanto mi riguarda, penso che sia giusto che la loro cultura venga preservata."

Lance si alzò di colpo dalla sedia, facendola stridere contro il pavimento. Andò a poggiarsi contro il bancone dell'isola della cucina, una mano premuta contro la bocca e lo sguardo fisso a guardare un punto indefinito.
"Perché proprio tu..?" Domandò a bassa voce, incerto che i due ragazzi l'avessero sentito.

"Keith, questa è.. un'enorme responsabilità. Penso, la più grande con la quale tu abbia mai avuto a che fare." Rifletté Shiro, ad alta voce. "È il caso di parlarne con le Spade, prima di prendere decisioni affrettate. E poi è importante che tu sia convinto di voler intraprendere questa strada."

Il corvino scosse la testa, insicuro.
"Ho guidato Voltron, ho cercato di prendere il meglio dai tuoi insegnamenti, Shiro. Ho cercato di essere un buon leader..ma stare a capo dell'ex impero Galra?"

"Perché devi farlo proprio tu?" Questa volta Lance alzò la voce, gli occhi li aveva lucidi e le mani strette in due pugni. "Se tua madre ci tiene così tanto a questo Kral quello che è, perché non si candida lei?" Sollevò le spalle, irritato. "O qualche altro membro di Marmora?"

"Ci sono delle motivazioni..politiche, non è semplice. Hanno valutato la situazione, dicono che sarebbe più facile far salire qualcuno di cui la gente ha una buona impressione e una forte stima. Considerando che faccio parte dell'alleanza Voltron e che sono stato una presenza attiva durante il corso della guerra, alla quale insieme abbiamo messo fine..."

"Capisco ciò che intendi. In effetti è un buon incentivo." Annuì il più grande, che dopo anni di servizio per la Garrison e per Voltron, aveva imparato quanto fosse importante dare la priorità a certe cose.

"Shiro..!" Il minore lo guardò inorridito, come poteva supportare un'idea del genere?

"Lance, è solo una proposta. Non ha ancora deciso se partecipare o no alla cerimonia."

"E se dovesse accettare a te andrebbe bene?!" La voce venne fuori incrinata, perché era l'unico a non essere d'accordo con quella follia? Pensava che Keith avesse in mente un futuro diverso per se stesso, un futuro diverso per loro.

"Come puoi pensare che io accetti dopo una reazione del genere da parte tua?" Il corvino gli rivolse uno sguardo corrucciato.

"E se non fosse per me, lo faresti?" Insistette l'altro, le braccia irrigidite e incrociate al petto.

"N-non lo so, mi stai mettendo in difficoltà più di quanto già non lo fossi."

"Ragazzi!" Finalmente Shiro si mise in piedi. Prese un respiro profondo, lo sguardo si alternava tra i due compagni. "Adesso è inutile fare questi discorsi. Keith, dobbiamo parlare con Kolivan e tua madre, dobbiamo capire meglio cosa le Spade hanno intenzione di fare. Lance, tu non agitarti. Perdere il controllo non aiuta mai, questo dovresti saperlo."

"Non ho perso il controllo, sono solo–"

"Basta, vieni qui." Lo raggiunse, lo strinse in un abbraccio rassicurante prima che potesse dire altro. "Tranquillo." Sussurrò, baciandolo sulla tempia, mentre gli accarezzava i capelli. Il petto ampio di Shiro e le sue braccia forti lo calmavano sempre, ma questa volta non bastò per scacciare via le sue preoccupazioni.

Keith guardava i due ragazzi e più osservava l'espressione inquieta di Lance, più si sentiva in colpa.
"Vado a cambiarmi..okay? Vi aspetto di là." E non attese una risposta, sparendo oltre la parete bianca.

Shiro sapeva che in casi come quello, Lance aveva solo bisogno di sentirsi al sicuro e compreso. Rimasero in piedi, appoggiati al bancone per diversi minuti. Stavano in silenzio, il maggiore lo coccolava, alternando le carezze a qualche bacio sul viso.
"Andiamo a letto?" Propose, stringendo con delicatezza la sua mano. La pelle sempre liscia e curata, che profumava di bagnoschiuma, misto a qualcos'altro, tipo una delle sue lozioni alla frutta. "Così ti rilassi, mh?"

"Sì.. tu raggiungi Keith, arrivo subito." Disse soltanto, evitando di far scontrare i loro sguardi, mentre lo allontanava in modo dolce da sé.

"Va bene." Non ebbe altra scelta, se non quella di lasciargli un po' di spazio. Non voleva insistere.

Lance sentì le dita robotiche della protesi accarezzargli la spalla, poi vide il fidanzato allontanarsi verso il corridoio.
"Shiro?" Gli venne spontaneo chiamarlo.

Non lasciarglielo fare.

"Dimmi, amore. Che c'è?" Si fermò a metà strada.

Non lasciarglielo fare.

"N-no..niente. Arrivo tra poco." Non ebbe il coraggio di parlare. Perché tutti lì sembravano così maturi, così responsabili. Altruisti a tal punto da pensare prima al bene dell'universo che alle loro stesse vite, ai loro sogni e progetti. Eppure Lance sperava che una volta finita la guerra, avrebbe potuto dedicarsi a molte altre cose, avrebbe potuto passare il suo tempo con i suoi ragazzi, senza che questi fossero costretti a lasciarlo per motivi di cui, sinceramente, gliene fregava poco. Perché sì, egoisticamente, anche lui aveva sofferto, e non riusciva a pensare ad altro. I riconoscimenti, le medaglie, i soldi e tutte queste altre ricompense non bastavano, voleva solo stare con loro.
Voleva solo smettere di avere paura di perderli.

Shiro nel frattempo era entrato in camera da letto e si era chiuso la porta alle spalle. Keith si era cambiato e messo sotto le lenzuola, cercando di distrarsi con il cellulare tra le mani.
"Ti ha detto qualcosa?" Chiese sottovoce.

"No, a dire la verità..non ha detto niente." Il braccio meccanico venne appoggiato sulla scrivania e venne spento, prima che Shiro rimuovesse la protesi. Avvicinandosi all'armadio per indossare il pigiama, passò davanti allo specchio e rimase qualche secondo ad osservarsi. Il braccio amputato terminava proprio sotto la spalla, non si era ancora abituato a guardarsi senza la protesi.

"Sapevo che l'avrebbe presa male." Disse l'altro, rigirandosi tra le coperte, mentre metteva distrattamente like ad un post su Instagram di Pidge.

"Non se lo aspettava, prova a metterti nei suoi panni.." tolse la maglia e i pantaloni, posandoli nel cesto dei panni da lavare. "Questi sono argomenti difficili da affrontare, per lui. Ha bisogno di stabilità, tutti questi cambiamenti lo confondono."

"Non so cosa fare.. mia madre l'ha fatto sembrare più come un dovere, che una scelta."

"Tu cosa vuoi fare?"

"Ti ho detto che non lo so." Rispose sbuffando, mentre si voltava per mettere in carica il cellulare.

"Immagina di non aver ricevuto questa proposta.. cosa avresti voluto?"

Bella domanda. Lance e Shiro lavoravano alla Garrison, il primo faceva l'istruttore di volo, mentre il secondo era un'insegnante di teoria. Keith non aveva niente di cui occuparsi, sulla terra. Le Spade lo chiamavano spesso, insieme a loro viaggiava da pianeta in pianeta per aiutare i più bisognosi e da una parte gli piaceva rendersi utile. Dall'altra, però, avrebbe voluto essere più simile ai suoi ragazzi. Non si era mai sentito davvero parte della società, era un solitario, un emarginato, prima di entrare a far parte di Voltron. Quando poi aveva ritrovato sua madre e aveva scoperto che nelle sue vene scorreva sangue Galra, aveva avuto come un'illuminazione, qualcosa che giustificasse le sue difficoltà sociali sulla terra: lui apparteneva ad un altro posto.

Scosse la testa, incerto.
"Io voglio stare con voi."

Il più grande indossò i suoi pantaloni comodi per la notte e una maglia nera, di un tessuto morbido e confortevole.
"Keith.." lo raggiunse e appena fu sdraiato, il corvino ci mise un secondo ad abbracciarlo e a poggiare la testa sul suo petto. "Noi saremo con te, qualsiasi sarà la scelta che prenderai."

"Ma Lance.."

"L'ha appena saputo, ha bisogno di tempo per elaborare la cosa."

Keith annuì, cercando di convincersi che Shiro aveva ragione e che il loro fidanzato lo avrebbe sostenuto in ogni caso. "Va bene."

Aspettarono lì, accendendo il televisore e provando a farsi intrattenere da qualche stupido programma. Ma dopo quasi mezz'ora, di Lance - che aveva promesso di raggiungerli presto - ancora non si vedeva neanche l'ombra. Shiro si era addormentato senza accorgersene, il corvino sospirò nel constatarlo e gli tolse gli occhiali da riposo che utilizzava quando guardava lo schermo della TV o del computer. Li lasciò lì sul comodino e proprio quando stava per rassegnarsi e andare a dormire anche lui, sentì il rumore della maniglia della porta che veniva aperta.

La stanza era buia, se non per la luce che il televisore stava emettendo. Lance si avvicinò al letto king size e Keith lo guardò dal basso, con gli occhi socchiusi.
"Keith.."

"Lance, vieni, stenditi." Lo invitò con un tono dolce, mentre gli faceva cenno di unirsi a loro sotto le coperte.

"Posso stare al centro..?" Lo pregava con lo sguardo, torturandosi le mani.

"Certo, vieni qui."

Lance fu in un secondo in mezzo ai suoi fidanzati, il calore dei loro corpi era confortevole. Era al centro del letto, circondato da tutto quell'amore e avrebbe voluto che fosse così ogni notte.. invece aveva un brutto presentimento. Presto qualcosa li avrebbe separati, e il solo pensiero lo mandava in crisi.

Shiro venne svegliato dal movimento delle coperte, aprì gli occhi debolmente e fu felice di vedere finalmente il cubano insieme a loro.
"Ehi." Sorride, steso su un fianco circondò il busto di Lance con il suo unico braccio e poi il suo sguardo si spostò verso il corvino.

Keith sapeva quanto Lance amasse dormire al centro, come un bambino che ha appena avuto un incubo ed è corso dai genitori nel cuore della notte. Gli piaceva quando lo abbracciavano entrambi, quando riceveva tutte quelle coccole prima di addormentarsi. E loro lo amavano tanto, e amavano riempirlo di attenzioni per poi godere di quel sorriso e quella vivacità tipica di lui.

"Scusate, per prima." Sussurrò il ragazzo mulatto, mentre stringeva le loro mani e se le portava al petto.

Keith gli lasciò un bacio delicato sulle labbra e Shiro fece lo stesso: il loro modo di fargli capire che non c'era bisogno di preoccuparsi.

"Sono così fortunato ad avere voi due."

•••

Ci aveva messo un bel po' ad abituarsi nuovamente alla vita sulla terra. Eppure, quante volte aveva sognato il momento in cui sarebbero tornati a casa?

Era stato decisamente diverso, da come se lo aspettava. L'invasione dei Galra aveva portato morte e distruzione, sua sorella Veronica aveva rischiato di rimetterci la vita, in quelle battaglie e l'ex compagno di Shiro non ce l'aveva fatta. Era fortunato sul serio, aveva ancora tante persone pronte a dimostrargli il loro affetto.

Non era da solo. I suoi ragazzi glielo ripetevano sempre, quando era spaventato. Non era da solo, e lo sapeva. Ma solo perché era stato fortunato.

Aveva rischiato di morire decine di volte, durante la guerra, ma perdere nuovamente qualcuno che amava lo terrorizzava molto di più.

"Benvenuti, accomodatevi." Il tono di Krolia era freddo, privo di emozioni. Quel luogo e quella gente tutt'altro che umana, mettevano Lance in soggezione nonostante gli anni trascorsi tra una civiltà aliena e l'altra. "Da questa parte." Fece loro segno di seguirla e vennero condotti nella sala riunioni della base di Marmora. Le pareti erano scure, le luci viola che illuminavano il grande tavolo al centro della stanza, gli ricordavano i Led con i quali aveva decorato la sua camera al dormitorio della Garrison, anni prima. Lance si sedette accanto a Shiro, non aveva ancora pronunciato una parola da quando avevano messo piede all'interno della struttura.

"Vi ringraziamo per averci accolti, siamo qui per discutere della proposta che avete fatto recentemente a Keith. Essendo io e Lance parte dell'alleanza Voltron, ci teniamo ad essere informati su come vorreste procedere." Shiro sembrava tranquillo, le spalle dritte poggiate contro la spalliera della sedia e la sua postura composta, insieme a quel tono maturo, gli conferivano un'aria autorevole.

Tra tutti gli individui presenti, Lance riuscì a riconoscere soltanto Kolivan e la madre del suo ragazzo, alcuni addirittura tenevano attivata la maschera che copriva loro il volto. Durante la guerra era necessario nascondere la propria identità, se si faceva parte delle Spade. Ma adesso, che senso aveva essere così diffidenti proprio con loro? Non c'era più motivo di nascondersi.

"Bene." Disse intrecciando le dita delle mani tra loro e poggiandole entrambe sul tavolo. "Come sapete, in seguito alla guerra, dell'impero Galra è rimasto ben poco. La nostra cultura e le tradizioni rischiano di scomparire, come la nostra stessa razza. Al momento non abbiamo un sovrano e ho paura che questo possa causare delle problematiche tra coloro che sono riusciti a sopravvivere. Fortunatamente, mio figlio Keith ha potuto apprendere cosa significa essere un leader, grazie a te, Shiro. In lui scorre sangue Galra e ha tutto ciò che serve per partecipare al Kral Zera e salire al trono."

"Cosa ne pensa il popolo, di questa proposta?" Domandò l'uomo, aggrottando la fronte e cercando di approfondire l'argomento.

"Attualmente soltanto i membri delle Spade ne sono a conoscenza, quando Keith accetterà ufficialmente di presenziare, annunceremo la data della cerimonia."

"E.. sapete se c'è qualcun'altro che avrebbe intenzione di candidarsi?"

"Questo è imprevedibile. Non escludo che qualcuno possa tentare di sfidare Keith, ma lui lo sa e sarà certamente in grado di affrontarlo. La civiltà Galra ha bisogno di un radicale cambiamento, mio figlio non sarà da solo nella guida del nuovo regno, infatti noi membri delle Spade di Marmora, faremo da ministri e consiglieri. Va attuata una modifica del Sistema politico, in modo che quello che è accaduto non possa verificarsi nuovamente."

Keith se ne stava in silenzio ad ascoltare, sembrava assurdo: qualche anno fa viveva da solo in quella misera casa in Arizona, credendo che la sua monotona vita sarebbe rimasta tale fino alla fine dei suoi giorni. Adesso invece gli proponevano di stare a capo di un'intera popolazione. Ad essere sincero, non era del tutto convinto di poter essere in grado di fare qualcosa del genere.

"L'intero universo prova odio nei confronti del nostro popolo, a causa delle azioni di Zarkon e Lotor. Questa è una grande opportunità per tutti noi, ci permetterà di ristabilire la pace e far comprendere alle altre civiltà che i Galra non sono più una minaccia per loro e che non abbiamo cattive intenzioni come i nostri predecessori."

Lance, per quell'incontro, aveva deciso di tirarsi fuori dai panni di "fidanzato" e di provare unicamente a ragionare come membro dell'Alleanza Voltron. Il piano di Krolia, adesso, era molto più chiaro e non poteva negare che fosse sensato. Ma non poteva accettarlo pienamente, non ci sarebbe riuscito. La mentalità con la quale i Galra venivano cresciuti, li spingeva ad uccidere pur di ottenere la gloria ed il potere. Se al Kral Zera fosse successo qualcosa a Keith, non sarebbe mai riuscito a perdonarsi di non aver fatto nulla per impedire che accadesse. Oltretutto, la parte egoista di sé lo spingeva a rifiutare la situazione, perché non voleva stare lontano da Keith. Non voleva perderlo, e questo stava sopra ad ogni cosa. Stava sopra alla responsabilità che aveva come paladino, e sopra al bene comune dell'Universo, che aveva bisogno di pace. Perché in fondo anche lui aveva bisogno di pace, la pace per la quale aveva lottato per anni e che dopo tutto questo tempo, sembrava non arrivare mai, per loro.

•••

Adesso la scelta spettava a Keith, a lui soltanto. In quella bella camera da letto, offerta loro dai membri delle Spade, seduto sul letto a fissare intensamente il suo coltello, come se avesse potuto suggerirgli cosa fare e i piedi premuti contro il pavimento ricoperto da lastre di marmo nere, perché la forza di gravità non sembrava essere abbastanza da farlo sentire a casa. Ci stava provando, ci stava pensando, ma le opinioni contrastanti dei suoi ragazzi non lo aiutavano a prendere una decisione. Era già fin troppo difficile e nonostante i consigli di sua madre, si sentiva così solo nell'affrontare quella situazione.

"Tua madre sembra dimenticare che sei cresciuto come un umano, e non come un Galra."

"Perché dici così, Lance?" Adesso il coltello pesava molto di più, tra le sue mani. Decise di metterlo via, dentro il cassetto del mobile lì a fianco.

"Non ti ha neanche chiesto se è davvero questo quello che vuoi." Si lamentò il cubano, in fondo alla stanza, con la schiena poggiata alla parete.

"Questo ha infastidito anche me, capisco il tuo punto di vista, ma la cultura Galra è diversa dalla nostra e il dovere viene prima di tutto, per loro." Commentò il maggiore, vicino alla porta. "Però oggi siamo venuti qui per un motivo, ci siamo schiariti le idee e adesso abbiamo compreso appieno ciò che intendono fare, no?"

"Sì.." annuì il corvino, a testa bassa.

"Adesso, Keith, puoi prenderti il tempo che ti serve per scegliere. Non sentirti obbligato nell'intraprendere una strada o un'altra, devi decidere per te."

"Sembra che io debba per forza rinunciare a qualcosa, è questo che lo rende difficile."

Lance era abituato alla sua grande famiglia, accogliente e calorosa, che lo riempiva sempre d'affetto. Per questo il rapporto tra Keith e sua madre gli sembrava assurdo. Erano distaccati e anche se non metteva in dubbio che si volessero bene, non poteva smettere di credere che lei non stesse pensando al bene di suo figlio, prima di tutto.

"Keith, davvero vuoi rinunciare ai tuoi progetti per occuparti di questo Impero?" Alzò il tono di voce senza accorgersene, era più una preghiera velata. Gli stava chiedendo di pensarci bene, perché se avesse accettato ufficialmente, a Lance sarebbe crollato il mondo addosso. "Io so che non è così..!"

"Quali progetti, Lance? Cosa potrei mai fare, sulla terra?" Rispose l'altro, agitato. "Tu e Shiro avete dei ruoli importanti, lavorate alla Garrison, mentre io non faccio altro che spostarmi da casa a qui e viceversa. Comincio a pensare che soltanto qui, la mia presenza può essere d'aiuto."

"Ragazzi.." la tensione era di nuovo palpabile, Shiro la sentiva e voleva provare a far calmare le acque prima che ricominciassero a litigare.

"Credevo che immaginassi un futuro diverso per noi, evidentemente sono l'unico che ci pensa!"

"Guarda che se ho difficoltà a scegliere è proprio per questo! Come puoi dire una cosa del genere? Io ci penso sempre a voi, non voglio lasciarvi."

"Allora devi rivedere quali sono le tue priorità, Keith."

"Lance, così non lo aiuti."

"E tu, Shiro, dovresti smetterla di prendere sempre le sue difese. Adesso basta fare il leader, voglio sapere che cosa ne pensi!" Gli occhi si stavano facendo lucidi, la situazione diventava sempre più pesante ed ingarbugliata.

Quella domanda però, mise in difficoltà il maggiore, che fino a quel momento non si era reso conto di aver trascurato la loro relazione per occuparsi del lato tecnico della cosa. Sapeva che sarebbe cambiato tutto, ma abituato com'era ad occuparsi di questioni del genere, non aveva pensato a quanto male gli avrebbe fatto stare lontano da Keith.
"Io voglio soltanto il meglio, per voi due. Voglio che viviate una vita piena e soddisfacente, anche se questo significa stare lontani."

"Il loro ragionamento è incoerente..!" Riprese Lance. "Dicono che non vogliono più sembrare una minaccia agli occhi degli altri popoli, che non voglio essere visti come violenti, ma si ostinano a non voler rinunciare a quel brutale evento! Non potrebbero tipo..organizzare una votazione? Come facciamo noi."

"Critichi mia madre perché dimentica che sono cresciuto come un umano, ma poi sei il primo a scordare che loro non sono come noi. La loro cultura è fatta così, non possiamo pretendere che la modifichino."

"Keith, è inutile anche discuterne. Ormai ho capito che hai intenzione di accettare. Non posso fare niente per farti cambiare idea, quindi suppongo di essere costretto a farmene una ragione." Si allontanò dalla parete, avvicinandosi al proprio zaino e indossandolo su una sola spalla. "E no, Shiro, non mi basta sapere che state bene e starvi lontano." Con il dorso della mano, asciugò in fretta le lacrime che gli avevano rigato le guance.

"Lance, ma che fai? Fermo, vieni qui." Tentò Keith di trattenerlo, ma aveva già afferrato il casco e lo stringeva a sé con il braccio destro.

"Voglio solo andare a casa, adesso."

"E come hai intenzione di farlo? Lascia stare dai, rimani qui, ne parliamo con calma." Insistette, raggiungendolo insieme a Shiro, ma appena la sua mano si appoggiò sulla spalla del cubano, questo ci mise un secondo ad allontanarsi.

"Mi faccio prestare una capsula dalle Spade." Gli faceva male pensare di tornare da solo nel loro appartamento, ma attualmente non aveva altra scelta. Di restare lì non se la sentiva affatto.

"Lance.."

"Lasciatemi da solo per un po'." Non ci pensò due volte a raggiungere la porta. "Vi prego." E in un attimo si trovava fuori da quella stanza, da solo come lui stesso aveva richiesto.

•••

"Ho bisogno del tuo aiuto." Keith sapeva quanto sua madre tendesse a rimandare tutto ciò che non riguardava questioni militari, per questo motivo fu diretto.

"Keith, che succede?" L'ologramma raffigurante la mappa del sistema solare in cui si trovavano, si spense. Ormai viaggiavano da un pianeta all'altro con quella nave e praticamente vivevano lì. Non avendo un pianeta su cui stabilirsi, non vi era altra scelta se non quella di spostarsi da una parte all'altra, nonostante molti popoli fossero scettici nell'accogliere soldati Galra nelle loro città. C'era poco da fare, la situazione era quella e dovevano impegnarsi affinché l'universo cambiasse idea sulla loro razza.

"A Lance non piace l'idea che io possa partecipare al Kral Zera."

"Oh..e come mai non ha espresso il suo dubbio durante la riunione?"

"Come avrebbe potuto? Non sono motivazioni militari, quelle che lo portano a rifiutare la situazione." Andò a sedersi a lato della stanza, mantenendo alcuni metri di distanza da Krolia.

"Capisco." Lei non aveva mai parlato con suo figlio della strana relazione che portava avanti con quei due ragazzi. In realtà, non parlavano quasi mai di cose così personali ed intime, ma lei non era cieca e aveva notato che il rapporto che avevano non era come quello di tre amici o colleghi. Era diverso dalla concezione che i Galra avevano rispetto alle relazioni sentimentali, tuttavia non le importava. Se Keith era felice così, a lei andava bene. "L'opinione di quel paladino è importante, per te. Però devi renderti conto del fatto che non abbiamo un piano B, e se non ti candidi tu potrebbe farlo qualcun'altro. Non sappiamo che intenzioni potrebbe avere, essere messo di fronte a questo potere può essere dannoso, se lo ottiene una persona inesperta."

"Questo.. potrebbe accadere anche se partecipassi. Se non dovessi vincere il duello-"

"Lo vinceresti." Rispose con sicurezza. "Lo sappiamo entrambi."

Keith schiuse le labbra, incerto se parlare o meno, anche perché non sapeva bene cosa dire. Krolia riteneva che i suoi doveri verso le Spade avessero la priorità su tutto, non era facile spiegarle il suo punto di vista.

Ad un certo punto sentirono entrambi la porta aprirsi e Shiro fece il suo ingresso, già vestito e pronto per affrontare la giornata. Non sembrava neanche che si fosse appena svegliato.
"Oh..Keith, eccoti. Buongiorno Krolia." Li salutò entrambi, avvicinandosi con un accenno di sorriso stampato in volto. "Ho interrotto una conversazione importante?"

"Stavamo parlando di Lance.."

"Della cerimonia, sì." Lo corresse, la madre.

"Ah. Sì, in effetti volevo chiederti alcune cose." Aggiunse l'uomo, restando in piedi vicino al fidanzato.

"Pensavo avessimo discusso di tutto, alla riunione."

"Ci ho pensato soltanto dopo. Dove avete intenzione di svolgere la cerimonia?"

"Sul pianeta Feyiv, come da tradizione." Lo guardò perplessa per quella domanda, aggrottando la fronte.

"È lì che adesso vivono i superstiti Galra, giusto?"

"Temo che sia soltanto una sistemazione temporanea. Ricostruire le città dopo la guerra sta diventando più difficile del previsto." Spiegò sospirando. Purtroppo il pianeta non era in condizioni tali da permettere di stabilirsi lì a lungo. Fortunatamente il tempio del Kral Zera era rimasto quasi intatto. "Oltretutto una parte dei superstiti ha preferito rimanere sulla Terra, per il momento."

Shiro aveva già pensato a tutto questo e si era fatto delle domande. Secondo il suo parere, stavano trascurando dei problemi che dovevano essere risolti prima dell'incoronazione.
"Capisco." Annuì. "Avrei un'idea, ma vorrei parlarne prima in privato con Keith."

"Certo.. tenetemi informata."

•••

L'appartamento sembrava all'improvviso troppo grande e troppo vuoto. Lance aveva passato una notte in bianco e finalmente si era sfogato, riuscendo a piangere per la frustrazione e la paura. Kosmo gli era stato accanto, percepiva il malessere del ragazzo ed era riuscito a dargli un po' di conforto, accovacciandosi vicino a lui.

Alle prime ore dell'alba, il cubano aveva deciso di alzarsi dal letto. Non ne poteva più di stare in quella stanza da solo, abituato com'era a dormirci insieme ai suoi ragazzi. Aveva riempito la vasca e aveva lasciato sciogliere una bomba da bagno all'interno dell'acqua, lasciandosi avvolgere dal profumo dolce e terapeutico del gelsomino. Voleva fuggire per qualche ora da tutte quelle preoccupazioni e conoscendosi bene, sapeva che il modo migliore per farlo era prendersi cura di se stesso. Fu talmente rilassante che riuscì ad addormentarsi per un po', finché il rumore della porta d'ingresso che veniva aperta, non lo fece risvegliare di soprassalto. Uscì in fretta dalla vasca e indossò l'accappatoio celeste, senza nemmeno preoccuparsi di asciugare i capelli.

"Lance..?" Riuscì a sentire la voce di Shiro provenire dal corridoio, ma non lo realizzò all'istante, infatti spalancò la porta del bagno con una forza tale che avrebbe potuto sradicarla. Poi lo vide e sospirò di sollievo.

"Che ci fai qui?"

"Lance!–" Il maggiore portò una mano sul petto, spaventato dal movimento improvviso. "Mi hai fatto prendere un colpo."

"Tu mi hai fatto prendere un colpo!" Si lamentò, afferrando il primo asciugamano che gli capitò e avvolgendoselo sulla testa. "Non mi aspettavo che venissi."

"Volevo assicurarmi che stessi bene." Rispose, mentre lo guardava uscire dal bagno. Il castano andò a sedersi in cucina, lasciando una scia di gocce che cadevano a terra dal suo corpo ancora bagnato.

"Dov'è Keith?" Gli chiese impedendo ai loro sguardi di incrociarsi.

"È rimasto alla base delle Spade." Il corvino non se l'era sentita di andare ad affrontare Lance, gli dispiaceva e avrebbe voluto parlargli faccia a faccia, ma come poteva farlo? Era sicuramente arrabbiato con lui e forse la cosa migliore era aspettare qualche giorno.

"Ah, bene." Morse l'interno della propria guancia e cominciò a tamburellare distrattamente con le dita sulla superficie del tavolo.

"Lance, ne ho parlato con lui, cercheremo di trovare un compromesso. Non possiamo lasciare che questa situazione ci divida..non sei d'accordo?"

"Compromesso?" Ripeté, assottigliando lo sguardo. "Non esistono compromessi, le nostre questioni private non devono influire su quelle politiche."

"Sai, dopo la fine della guerra, molte famiglie Galra si sono stabilite qui, sul nostro pianeta. I superstiti non sono molti e la maggior parte intende rimanere, fondare una comunità pacifica." Il cubano non capì inizialmente dove volesse arrivare, quale fosse il punto di quel discorso, ma lo lasciò continuare. "Ho suggerito a Krolia di permettere alla loro razza di restare, piuttosto che andare in cerca di altri pianeti. Quelli conquistati dai Galra sono stati per la maggior parte distrutti, e i restanti non sono nelle condizioni adatte per viverci."

"Quindi..Keith.."

"Possiamo continuare a vivere qui, possiamo restare insieme." La mano artificiale dell'uomo strinse quella più esile del ragazzo. "A loro non serve un territorio molto vasto. Si farà in modo di far avere ai Galra un piccolo stato indipendente. In cambio daranno aiuto all'umanità, attraverso la loro tecnologia avanzata, per ricostruire tutto ciò che è andato distrutto." Spiegò, sorridendo emozionato. Si guardarono negli occhi per diversi secondi, Lance parve stringere le sue dita, esitando un po'. Poi l'espressione di Shiro cambiò, diventando lentamente più seria e comprensiva. "Lo so di cosa hai paura, Lance. Dopo quello che è successo ad Allura, hai il timore di perdere anche me o Keith. Ti assicuro che non accadrà, questa volta andrà tutto bene."

Lance sentì soltanto gli occhi che pizzicavano e le lacrime che minacciavano di versarsi sulle sue guance ogni volta che sbatteva le ciglia.
Si alzò dalla sedia, scuotendo la testa.
"N-non lo so.." la voce venne fuori incrinata. "Non voglio illudermi di questo, magari alla fine non sarà fattibile e–"

"Lance." Gli strinse il polso e se lo tirò contro, abbracciandolo forte. "Abbiamo anteposto il bene dell'universo alla nostra felicità per troppo tempo. Adesso basta.." gli fece tremare il labbro, con quelle parole e il castano cominciò a piangere silenziosamente contro il suo petto. "Non devi più rinunciare a niente."

"Io-" prese un respiro profondo e si lasciò stringere dalle sue braccia forti. "Mi serve un po' di tempo per pensarci."

"Keith ha.." era difficile da dire, ma era un altro dei motivi per i quali era andato a cercare Lance. Doveva tenerlo informato della situazione attuale, nasconderlo non avrebbe fatto altro che peggiorare le cose. "..ha confermato alle Spade che parteciperà al Kral Zera."

Sentirselo dire gli fece realizzare che a breve sarebbe diventato realtà. Alla fine aveva agito di testa sua, come al suo solito. "Cosa..?" Nonostante sapesse quanto gli avrebbe fatto male, aveva accettato ugualmente.

"Si terrà su Feyiv, tra due settimane. Fino ad allora Keith rimarrà con sua madre, per prepararsi all'evento."

"Perché non me l'ha detto?" Domandò subito, più a se stesso che a Shiro, mentre si allontanava bruscamente dal corpo del fidanzato.

"Sapeva come avresti reagito.. ma lui ti pensa costantemente. Saperti lontano e arrabbiato lo sta facendo soffrire. Ti prego, vieni alla cerimonia di incoronazione. Significa molto, per lui."

"Non so se ce la faccio.." scosse la testa, togliendo l'asciugamano dai capelli che ormai erano soltanto umidi. "Dovrebbe saperlo, quanto è difficile per me."

"Lo sa, ma.. sarà un momento importante. Sarebbe felice di vederci entrambi lì, a sostenerlo."

Il piano di Shiro lo aveva rassicurato, era vero. Ma era inevitabilmente ancora arrabbiato con Keith, per lui era fondamentale prendere le decisioni insieme e il fatto che avesse accettato senza avvisarlo lo aveva ferito. Ci sarebbe voluto un po', per fargliela passare. "Ci penserò."

•••

Lance aveva trascorso alcuni giorni a casa dei suoi, a Varadero. Anche lì stavano ancora ricostruendo le città che erano state danneggiate in battaglia, e fu felice di dare una mano, con l'aiuto del Leone Rosso. Due settimane lontano da loro, due settimane intere senza sentire Keith. Con Shiro aveva parlato al telefono, e più volte il maggiore aveva insistito per convincerlo a venire alla cerimonia. Del corvino invece non aveva saputo nulla.. solo che stava affrontando la preparazione al Kral Zera.

"Va bene, basta così." Disse Krolia, sospirando e interrompendo l'allenamento del figlio. Aveva fiducia nelle sue capacità, ma in quei giorni sembrava distratto.

"Mi dispiace.. " le disse mentre ansimava e si rialzava da terra. La verità era che non riusciva a fare altro che pensare a Lance. Non si vedevano dal giorno della riunione ed essere consapevole del fatto che era arrabbiato con lui, non gli dava pace.

"Va a riposarti, stasera andrà meglio." Gli disse, prima di uscire dalla palestra, seguita dal ragazzo Galra contro il quale si era appena scontrato Keith. Quando rimase da solo, andò a sedersi su una panca posta a lato della sala, la testa bassa e il petto che ancora si alzava e si abbassava a ritmo del suo respiro irregolare. Lance non sarebbe venuto. Ormai ne era quasi certo.

"Keith." Shiro lo raggiunse in fretta. Era appena arrivato alla base delle Spade, con la loro nave avrebbero raggiunto Feyiv, dove quella sera di sarebbe tenuta la cerimonia. "Come stai? Ho fatto il prima possibile."

"Shiro..!" Credeva di non avere più forze, ma appena lo vide si mise subito in piedi. Prese il suo viso fra le mani, la barba era un po' cresciuta sul mento, la sentiva pungere sotto le dita. Gli accarezzò le guance, mentre premeva le labbra sulle sue.

"Ehi.." le sue mani si posarono delicatamente sui fianchi del più giovane.

"Grazie per essere venuto."

"Come ti senti?" Domandò preoccupato, notando il suo evidente stato di affaticamento. Probabilmente aveva esagerato con gli allenamenti.

"Un po' agitato." Passò una mano tra i propri capelli, tirandoli indietro per scoprire la fronte. "Lance non verrà." Aggiunse, con un'espressione affranta.

"Non dire così.. sono convinto che ci sarà, invece." Shiro gli accarezzò le ciocche corvine, incastrandone una dietro al suo orecchio.

"Sapere che ce l'ha con me mi sta distruggendo." Prese un respiro profondo e si tolse la maglia, impregnata di sudore. "Ma infondo ha ragione, avrei dovuto avvisarlo."

Shiro lo seguì fin dentro lo spogliatoio. "Dagli ancora un po' di tempo, vedrai che si presenterà. Fidati di me."

Gli tenne compagnia finché non finì di lavarsi e lo accompagnò in camera, la stessa dove avevano avuto quell'ultima discussione con Lance.
"La cerimonia comincia tra un Varga." Annunciò Keith stesso al proprio ragazzo, dopo aver controllato l'orario. Era ancora abituato ad utilizzare le unità di misura del tempo aliene, imparate grazie a Coran. "Cazzo..non posso farlo."

"Keith." Lo richiamò con un tono deciso ma allo stesso tempo rassicurante.

"Non posso farlo senza di lui." Gli veniva da piangere, si sentiva colpevole. Aveva ferito Lance e non sarebbe mai riuscito a perdonarselo. Presto le loro vite sarebbero cambiate per sempre e Lance non era insieme a lui, tutto questo gli stava mettendo una paura assurda.

"Guardami." Lo afferrò per le spalle, fissandolo dritto negli occhi. "Io sono fiero di te." Il più giovane rabbrividì quando il freddo della mano robotica venne a contatto con la pelle calda della sua guancia. "Cerca di dare del tuo meglio, comunque vadano le cose, ci sarò io a coprirti le spalle. Mi hai salvato la vita innumerevoli volte, adesso sarei disposto a sacrificarla per fare lo stesso con te. Sono orgoglioso, Keith..di quello che sei diventato. E anche Lance lo è."

•••

"Questa fiamma brucia da oltre tredici millenni." Il tono di voce di Kolivan era profondo, ma parlava abbastanza forte da farsi sentire da tutti i presenti. "Dal nostro primo imperatore, Brodar, a Vrig Il Grande, al più potente e longevo di tutti, Zarkon, fino ad arrivare al suo successore, Lotor." Keith deglutì quando il suo sguardo si soffermò sul fuoco dell'ex imperatore. Stava per prendere il suo posto, era reale, avrebbe sostituto personalmente la fiamma di Lotor con la propria. "Adesso, il nostro popolo ha bisogno di un nuovo sovrano, il prescelto scalerà il tempio del Kral Zera, e si dimostrerà degno del trono Galra, riportando in vita questo fuoco."

Sentì un brivido percorrergli la schiena e poi tutto il resto del corpo, fino ad arrivare alle mani. Shiro era accanto a lui, sua madre lo affiancava a sinistra. Di Lance, non aveva saputo nulla. Sentiva di star commettendo un tradimento nei suoi confronti, eppure ormai era lì, doveva afferrare quella torcia e scalare il tempio, non aveva altra scelta.

Rivolse uno sguardo veloce alle proprie spalle, persino Hunk, Pidge e Coran, avevano deciso di presenziare alla cerimonia di incoronazione. Il fatto che a mancare fosse proprio il suo ragazzo, gli spezzava il cuore.

"Il tempo dei tiranni è ormai scaduto." La fiamma violacea si spense di colpo. Tutti i partecipanti ascoltavano in religioso silenzio, tutti gli occhi rivolti verso la cima del tempio. "Che il nostro prossimo sovrano si faccia avanti, salga i gradini del destino e riaccenda il Kral Zera."

Keith non guardò in faccia nessuno, in pochi passi si ritrovò davanti alla fonte del fuoco, afferrò saldamente uno dei bastoni e lo tirò fuori senza indugiare. Avrebbe potuto essere pugnalato alle spalle in qualsiasi momento, si guardò attorno, pronto a reagire ad un eventuale attacco. I generali lo fissavano con espressioni spaventosamente neutre, ma quelle di sua madre e dei suoi compagni erano cariche di orgoglio, e quella di Shiro, piena d'amore. Questo gli diede la forza di salire sul primo gradino, e poi sul secondo, e sul terzo.

"Un mezzo sangue non può essere degno di quel trono."

Una voce in mezzo alla folla si era fatta sentire, così forte da arrivare chiara fino a Keith. Si fermò di colpo, voltandosi per individuare il viso di colui che aveva ammesso pubblicamente non ritenerlo in grado di regnare. Il comandante Lahn, veterano di guerra, aveva appena prelevato una torcia dalla fonte e la reggeva in mano con sicurezza, stringendone forte l'estremità.

Shiro si mosse istintivamente, ma Krolia lo trattenne con un braccio. "Lascia che se ne occupi da solo." Gli disse sotto voce. "Deve guadagnarsi il loro rispetto."

"Comandante." Assottigliò lo sguardo, il corvino. "Vogliamo tutti quanti la medesima cosa. Ristabilire la pace e tenere in vita le tradizioni dell'impero Galra. La rivalità e i pregiudizi non ci porteranno da nessuna parte."

"Le tradizioni." Ripeté, ridendo. "Partecipando ne stai già infangando una."

Il ragazzo si sentì fortemente minacciato, ma non voleva scontrarsi con Lahn, non aveva intenzione di vedere qualcuno morire. Tentò di scalare il tempio, ma l'altro lo seguì, sfoderando la spada.

"Spiega, paladino!" Urlò, puntandogli la lama contro. "Perché dovremmo rispettare un bastardo e lasciare che guidi la nostra razza?"

Keith indietreggiò lentamente, una mossa sbagliata e tutto sarebbe sfociato in un duello all'ultimo sangue. Perché se Lahn voleva rispettare le tradizioni, uno dei due non ne sarebbe uscito vivo.

"L'impero Galra si trova ad un bivio. Per troppo tempo questa straordinaria civiltà è stata manipolata da una dittatura, causando una tragica serie di eventi che ci ha condotto in un sentiero oscuro." Con la propria arma, spostò quella del suo sfidante, allontanandola da sé. "Ma ora, abbiamo un'opportunità e dobbiamo coglierla, per rimediare a tutte le ingiustizie causate dai nostri antenati."
Si interruppe immediatamente, sentì mancargli il fiato quando il leone blu atterrò a qualche metro di distanza dalla folla. Lance. "Uniti, preserveremo le usanze e le tradizioni dell'impero Galra." Il cubano scese lentamente dalla bocca del leone, facendosi spazio tra la gente finché non fu in prima linea. Sorrise, fiero di lui nonostante tutto. "Grazie al sacrificio della principessa Allura, grazie all'impegno dei paladini e della coalizione Voltron, di cui lei stesso fa parte, comandante Lahn," gli ricordò, abbassando la spada. "inaugureremo una nuova era di pace, in tutto l'universo."

La sua voce, la sua postura, il suo sguardo. Non aveva bisogno di accendere il Kral Zera, per essere definito un leader. Keith era bellissimo, pensò Lance, mentre Shiro lo affiancava. Meraviglioso, in quella divisa cerimoniale nera e viola, i capelli scossi delicatamente dal vento e lo sguardo fisso su loro due.

Una nuova vita, li attendeva. Ma come aveva anticipato Keith stesso, si trattava di una vita fatta di pace e armonia. Sentirlo parlare così, lo rassicurò immediatamente e fu impossibile trattenere una lacrima. Grazie alla tecnologia Galra, fu costruito un palazzo in Arizona, dedicato interamente al nuovo sovrano, dove avrebbero vissuto senza il bisogno di separarsi frequentemente. Keith non lo stava abbandonando, non lo avrebbe mai lasciato, adesso ne aveva la certezza.

Il comandante parve calmarsi in seguito al discorso del paladino e fece un passo indietro, lasciando che proseguisse.

"Non sarà mai più Vittoria o Morte." Aggiunse soltanto, prima di avvicinarsi al Kral Zera e in un attimo questo riprese a bruciare.

La fiamma di Keith sarebbe rimasta accesa fino alla fine della sua esistenza. Shiro sentì un fuoco divampare nel proprio petto in contemporanea a quello sul tempio. "Keith.." sussurrò il maggiore del trio, il suo nome era entrato a fare parte della storia dell'impero Galra, chiunque l'avrebbe ricordato come colui che aveva messo fine alla dittatura di quella civiltà.

"Fai vedere loro come si fa, Samurai." E Lance fu il primo ad inchinarsi, dinanzi al loro nuovo imperatore.

 

  
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