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Autore: Helen_Rose    31/08/2021    0 recensioni
Fanfiction monotematiche sui Barbegrino, i loro due figli - Vittoria Emma e Andrea Francesco - e il loro matrimonio indissolubile.
Genere: Hurt/Comfort, Malinconico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Marcello segue con lo sguardo suo figlio Andrea, un terremoto di soli tre anni in grado di provocare un cataclisma intorno a sé, o peggio - dal suo punto di vista di genitore apprensivo, naturalmente - a sé stesso: quel bambino è un grado di ficcarsi nelle situazioni più rocambolesche e di ferirsi nei modi più fantasiosi. Si dice che i maschi abbiano molta energia da smaltire; se si unisce questo luogo comune alla proverbiale furbizia e scaltrezza dei secondogeniti, che, imitando i fratelli maggiori, risultano inevitabilmente precoci, allora Attila capo degli Unni e flagello di Dio in formato mignon, Andrea Francesco, è proprio a cavallo, con una sorella più grande di ben cinque anni. Il punto è che, di certo, Vittoria Emma non aveva tutto quell'argento vivo addosso, e per fortuna. Essere la figlia "semplice" - non preferita, ci mancherebbe altro; solo in casa Barbieri - Pellegrino non si esplicitano le preferenze sui figli ad alta voce, benché li si ami in ugual modo, com'è ovvio che sia - di sicuro è un motivo di vanto per la piccola Vittoria, che, tuttavia, aiuta i genitori molto magnanimamente a sedare quella peste del fratello, cercando di giocare con lui e di farlo sentire grande e importante. A onor del vero, Andrea è anche un bimbo molto dolce e sensibile, ubbidiente, sempre disposto a condividere i propri giocattoli con gli amichetti dell'asilo, e non sopporta che qualcuno venga escluso solo perché sta antipatico a un membro del gruppetto o, molto più semplicemente, per sfizio. Da questo punto di vista - così come per altri versi - , è decisamente figlio di suo padre.  Pretenderebbe di vedere concentrate su di sé tutte le attenzioni degli adulti, molto spesso, ma ha imparato autonomamente che, se la sua mamma e/o il suo papà si addormentano mentre giocano con lui o gli leggono una fiaba, di sera, sfiniti dalla lunga giornata di lavoro, non deve disturbarli - per quanto nulla li salvi dall'assalto nel lettone della domenica mattina, alle 9 in punto, sia chiaro -; perciò, si dirige verso la cameretta della sorella, per vedere se ha voglia di giocare insieme.
Quella bambolina bionda è stata una vera benedizione, per quanto inaspettata; e la dedizione che Roberta ha per i suoi bimbi è qualcosa di fuori dal comune: severa, sì, ma incredibilmente amorevole e paziente.

Marcello guarda sua moglie con occhi adoranti. Non più del giorno in cui ha capito di esserne innamorato, no; la freschezza e l'incredulità dei primi tempi, quando la persona amata è ancora tutta da scoprire, non tornano più, ed è giusto così. Asserire, tuttavia, assurdità come il fatto che il matrimonio rappresenti la tomba dell'amore, e che sia un luogo comune dire: "Ti amo quanto e più rispetto a quando ti ho conosciuto/a", è tipico di chi non sa cosa sia davvero, l'amore. La distinzione tra innamoramento e amore non è affatto sottile, né banale, e sfugge ai più: non si conosce mai fino in fondo chi si ha accanto - anche perché noi stessi non ci conosciamo a fondo - e si spera che ci sia sempre qualcosa di nuovo da scoprire, per non soccombere alla noia; ciò, tuttavia, non significa che il consolidamento del rapporto e l'abitudine non siano un elemento chiave per un aumento esponenziale della grandezza del sentimento che lega alla persona amata. Più tempo si trascorre insieme, più si vorrebbe averne; il legame si rafforza e, alla fine, non si sa più distinguere neppure dove finiamo noi e comincia l'altro/a. La connessione diventa così profonda, quasi simbiotica, che non si riesce più a immaginare la propria vita senza quella persona. Il fuoco dell'innamoramento divampa in modo potente, è vero, ma può anche spegnersi velocemente, in modo spontaneo e se la situazione lo richiede; e per quanto possa sembrare impossibile, alla fine si può tornare alla vita precedente. Ma dopo un fidanzamento, un matrimonio che durano da 5, 10, 20, 30 anni ... Come si può? Sicuramente esisteva una vita prima, ma non la si rivorrebbe più indietro. È così.

L'esperienza insegna molte cose. Roberta ha cambiato la concezione dell'amore che aveva Marcello: per lui, ha sempre coinciso con la protezione, in ogni senso possibile.
Tuttavia, ha dovuto fare i conti molto presto con la riluttanza di Roberta riguardo all'essere una damigella in pericolo, piccolo o grande che fosse il rischio. Dunque, Marcello ha dovuto imparare a contenere questo suo lato preponderante e a capire che, certamente, è normale e giusto preoccuparsi, ma senza soffocare l'altra persona, pretendendo di metterla sotto una campana di vetro, di decidere cosa sia meglio per lei, poiché solo lei lo sa. Ciò non significa che la moglie non gli sia ogni giorno più cara e indispensabile, anzi, tutto l'opposto, proprio perché ormai sono una cosa sola, molto più di quando per lei, sulla carta, non era nessuno, ma 'solo' un ragazzo che la amava più di sé stesso, benché quell'espressione non la facesse impazzire; eppure, si è ormai arreso all'idea che imporle le proprie paranoie significherebbe perderla per davvero, definitivamente, senza avere scampo. Perciò, ha cercato di adottare lo stesso principio con entrambi gli amatissimi figli, seguendo i suggerimenti della moglie, onde evitare che pensino di non potersi fare neppure un piccolo graffio.
Naturalmente, qualora dovesse capitare qualcosa di lontanamente grave a un membro della sua famiglia, o a uno dei suoi affetti più in generale, Marcello sarebbe pronto a dare la vita, se fosse necessario, se solo servisse. Per Roberta vale lo stesso, solo che lo dà meno a vedere; di recente, ha imparato ad imitarla.

Quanto l'ha fatto penare. Quanto filo da torcere gli ha dato, con quell'apparente imperscrutabilità, che in realtà lui sapeva aggirare perfettamente, avendo imparato a conoscerla come le proprie tasche anche quando sembrava impossibile poterle estorcere il più piccolo complimento, il benché minimo segnale di speranza per la buona riuscita della loro relazione. Ma lui sapeva. Sperava, certo. Ma sapeva tutto.

E lei, pian piano, cominciò a dargli piccole e grandi soddisfazioni. Fino al giorno del loro matrimonio - e anche oltre - , in cui lo spiazzò completamente, per la prima volta.
Nell'intervallo tra l'ennesima portata e un'altra, Roberta decise di farsi coraggio e prendere la parola. Sapeva troppo bene che, se avesse continuato a rimandare, alla fine le sarebbe passato l'impulso.

"Allora. So che i nostri migliori amici vorrebbero tutti farci gli auguri e spendere due parole per noi, e tra pochi minuti avrete l'occasione di farlo, ve lo prometto.
Prima, però, vorrei fare io un discorso. Gabri è appena tornata da New York e mi ha raccontato che lì, durante i matrimoni, è d'usanza scambiarsi delle vere e proprie promesse personalizzate, durante la cerimonia delle nozze, al di là delle classiche formule di rito. Qui, ovviamente, la Chiesa Cattolica non lo prevede, e non ho neppure pensato di chiederlo al prete; ma ho dato per scontato che avremmo potuto decidere noi, al ricevimento ... Quindi, ho preparato le mie promesse a te, Marcello. Stai tranquillo, so che non hai scritto nulla: era una sorpresa che volevo farti, e non c'è bisogno che mi imiti solo per una questione di parità ... Consideralo il mio regalo di matrimonio per te: in realtà, mi riempi di rassicurazioni e dimostrazioni d'amore, a parole e coi fatti, ogni giorno, e ho come la sensazione che, per via del mio carattere non così espansivo, io non ne dia abbastanza. Quindi, ecco, come prima cosa prometto di dimostrarti più spesso ciò che provo per te, perché te lo meriti".

Suo marito passò dall'essere sorpreso, al sentirsi in colpa per non aver preparato una sorpresa altrettanto personalizzata e unica, all'essere piacevolmente incredulo davanti alla spontaneità con cui Roberta esprimeva i suoi sentimenti più profondi.

"Prometto di crescere insieme a te, ogni giorno di più; di smussare la spigolosità in certi aspetti del mio carattere, o almeno di provarci. Prometto di non darti mai per scontato, ma so, qualunque cosa succeda nella mia giornata o nella mia vita, di poter venire da te, a farmi preparare uno di quei tuoi meravigliosi caffè che farebbero resuscitare anche i morti, e a convincermi anche a mettere qualcosa nello stomaco...
E ascoltarti per davvero, quando mi ricordi che andrà tutto bene, che posso affrontare qualunque sfida mi si presenti davanti: tanto, lo sai benissimo che potrei anche farcela senza di te, ma non lo vorrò mai. Decisamente non potrei dare per scontato un uomo che, negli anni '60, considera la carriera della propria fidanzata come più importante della propria. Se non ti avessi convinto a restare a Milano, avresti rivoluzionato tutta la tua vita per me: uomini come te non capitano tutti i giorni, Marcello Barbieri; ma sei prenotato, ormai.
Prometto anche di non soffocarti con le mie ansie, nonostante sia forse troppo tardi per questo genere di buon proposito, e di ascoltarti, in qualunque momento tu ne abbia bisogno: siamo una squadra, no? Da oggi, siamo anche una famiglia a tutti gli effetti, e della propria famiglia ci si prende cura: ti piace dare a vedere che sei indipendente emotivamente, che sei tu a sostenere gli altri, e, beninteso, non sto negando nessuna delle due cose; ma se mi permettessi di essere al tuo fianco sempre e comunque, per quanto cupa o scomoda possa essere la verità che vorresti condividere con me, sarei la donna più felice del mondo. È da quando stiamo insieme che non ho dubbi sul fatto che la nostra sia una relazione duratura; non è questo ciò che mi stupisce - non sto iniziando a darti per scontato, sia chiaro - , bensì mi stupirebbe il constatare che ti sia reso conto di non essere di peso per me.
Immagino, dunque, di dover promettere di non essere una bambolina di porcellana. Prometto di non essere sempre la solita perfettina maniaca del controllo e di farmi trasportare un po' di più: mi fido di te, lo sai.
Prometto di tornare a casa e non essere troppo stanca per fare semplicemente due chiacchiere con te: è quando si smette di comunicare e si vive col proprio marito come se si fosse separati in casa, che iniziano i veri problemi. Però, magari, una sera a settimana da soli concediamocela. Prometto di tenere conto dei tuoi desideri, delle tue opinioni; di cercare compromessi.
Non posso promettere che, la sera, non andremo mai a dormire arrabbiati, ma ti assicuro che non ti costringerò a dormire sul divano, o peggio, fuori casa; oltre a ciò, spero di avere la saggezza per capire su cosa valga la pena tenere il punto, e cosa invece sarebbe meglio lasciar correre ... Il tipo di automobile è decisamente una di quelle cose su cui lasciar correre: tanto, so che non ti fidi delle mie abilità alla guida. Sì, ragazzi, ogni tanto è imperfetto pure lui. Promessa da marinaio: imparerò finalmente a cucinare senza bruciare forni, padelle, nonché il loro contenuto. Spero.
Forse, prometterti che ti amerò sempre è azzardato, ma voglio provarci comunque.
E spero che questo elenco di promesse non risulti una specie di lista della spesa sterile, come quella che Renzo recitò a Lucia riguardo a cosa avesse imparato, ma siano tutti propositi da realizzare con te".

Se Marcello ripensava al loro rapporto, era proprio il caso di dire che Roberta non gli aveva mai fatto promesse, ma, a giudicare da come aveva svolto gran parte del percorso verso quegli obiettivi che si era posta nelle promesse appena lettegli, le aveva mantenute tutte. Così come, ne era certo, avrebbe continuato a mantenerle.

Terminato il suo discorso, Roberta si avvicinò a Marcello e gli sussurrò: "Desideri aggiungere qualcosa anche tu?"
"Vorrei semplicemente chiederti se pensi che io abbia mantenuto la promessa fatta nel giorno in cui ti ho chiesto di sposarmi: se, secondo te, grazie al tuo amore, sono davvero diventato un uomo migliore"
"Certo che sì. Ogni giorno di più, amore. Sei la dimostrazione vivente del fatto che le cose migliori che possano accadermi, sono quelle che non posso - o non vorrei - programmare. E non hai mai disatteso tutto questo, da quanto ti conosco"
"Non avrei mai potuto aspettarmelo, anche e soprattutto perché credevo di dover aspettare che ti laureassi e avessi una carriera avviata prima di metterti questa fede al dito, signora Barbieri. Ti amo"
"Anch'io e molto, ma non incominciare con questo signora Barbieri. Pellegrino. Eh".

Chi avrebbe mai potuto avvisarli, quel 19 maggio 1963, del fatto che l'amatissima primogenita, Vittoria Emma, avrebbe proseguito l'eredità del padre nel prendere alla sprovvista e spiazzare in positivo Roberta Pellegrino, ingegnere, maniaca del controllo, sotto sotto inguaribile romantica.
   
 
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