Storie originali > Fantascienza
Segui la storia  |       
Autore: Cladzky    31/08/2021    2 recensioni
Ai margini dell'universo, sul piccolo planetoide del Linaker's Diner, fanno sosta degli stranieri che portano con loro il letterale seme della distruzione, turbando la pace della contea, fra la rabbia dello sceriffo, il disinteresse della signora Linaker e la fascinazione del benzinaio locale. Prima che i personaggi possano rendersi conto di quanto stia accadendo, persi nelle proprie piccole faide, il seme germoglia e così inizia il massacro ad opera di una creatura indefinibile. Bisogna ora distruggerla, prima che la sua assimilazione della materia vivente continui.
Tributo alla letteratura apocalittica della guerra fredda, il cinema horror degli anni 80, i film exploitation, ma soprattutto a un autore molto importante che ho incontrato qui su EFP. Si sto parlando proprio di te. Non sarei a questo punto se non mi avessi dato la spinta. Grazie.
Genere: Avventura, Commedia, Horror | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Cross-over | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Quattro figure fecero il loro ingresso nel locale, sotto lo sguardo attonito del camionista Anthony Lee e la proprietaria Kay Linaker.

―Spero che almeno qualcuno di voi possa pagare il conto― Sospirò la bionda, guardando Russel, Cladzky, Mark Zero e Vincent Dawn entrare in fila indiana, diretti dalla pistola spianata dello sceriffo. I due in tuta bianca si sedettero mesti al bancone, mentre Mark si limitò a fermarsi ai piedi dello sgabello del proprio pilota. Dawn mantenne una distanza di sicurezza, girandogli attorno come uno squalo ―Vincent, sbaglio o siete tornati con uno di troppo?

―Di stranieri ce ne sono sempre troppi― Replicò laconico l’agente, togliendosi il casco e poggiandolo sull’apposito gancio che pendeva dal muro. Cladzky fece lo stesso, piantandolo sul ripiano in legno davanti a sé, voltandosi verso Lee, che gli sedeva a fianco.

―Ciao Lee.

―Ma in che guaio ti sei cacciato?

―Già, in che guaio ci hai cacciato?― Venne la voce di Russel, ovattata dal casco.

―Sarò lieto di spiegare ogni cosa― Esclamò sardonico Dawn, lisciandosi i baffi.

―Ho proprio voglia di sapere il motivo di questo arresto. Sono un libero cittadino selenita, ho i miei diritti…

―Zitto muso lungo, questa è la mia contea― Gridò, colpendogli la nuca con la canna della pistola ―E togliti quel casco. Cos'è, sei timido?

―Non può respirare la nostra atmosfera, lo lasci...― Intervenne Cladzky, meritandosi un violento manrovescio.

―Silenzio, d’ora in poi parlerete solo se interpellati. E ringraziate che non stiamo avendo questa discussione giù al dipartimento.

―La mia riserva di idrogeno si sta esaurendo― Spiegò Russel, battendo i pugni sul tavolo ―La scorta è rimasta nella mia nave, bisogna che torni a prenderla o…

Il calcio della pistola collise con il suo fianco scoperto, accartocciandolo come un foglio di carta.

―Motivo in più per confessare immediatamente―

―Ma si può sapere che hanno fatto questi ragazzi?― Chiese Linaker, buttando a terra lo straccio con cui puliva i bicchieri.

―Colti in flagrante a mettere piede nella vecchia miniera di sale. Sono ancora proprietà del fondatore, seppure la sua azienda abbia levato le tende anni or sono.

―In quelle miniere ci vanno cani e porci, sceriffo― Controbattè Lee, togliendosi gli occhiali e rivelando due occhi molto scavati ―Coltivatori di funghi, allevatori di artrosalme, anche i bambini ci giocano ormai. Non mi sembra così grave.

―La violazione di proprietà privata è più che sufficiente per imporre lo stato di arresto a questi due. 

―E vorreste arrestarli per questo?

―Tutt’altro. Voglio solo tenerli sotto torchio finché non arriveremo al fondo di questa faccenda.

“Non so di cosa stiate parlando” Avrebbe voluto gridargli in faccia Cladzky, ricordandosi all’ultimo del dolore lacerante che quel dorso di mano gli aveva impresso sulla guancia. Russel rimase a capo chino sul bancone.

―Il nostro amabile vagabondo― Riprese Dawn, picchiettando sulla chioma di Cladzky con l’impugnatura dell’arma ―Pensava di avermi bello che intortato con la faccenda della consegna. Buona l’idea del favore al vecchio Cronenberg, ma quelli non erano gli unici pacchi che dovevi consegnare oggi, dico bene?

―Immagino che non vedi l’ora di spiegare nei particolari il tuo processo investigativo― Sospirò la donna.

―Ė stato molto semplice in realtà― Stavolta lo sceriffo si chinò verso Mark, giocherellando con la sua antenna ―La radio del mio cacciapattuglia non accennava ad accendersi. Fortuna che il nostro amico cibernetico, che passava a revisionare il proprio disco, è stato così disinteressato da darmi una mano per rimetterla a posto. Guarda il caso, proprio in quell’istante, sulle frequenze criptate passava un’allerta interessante.

―Venga al punto per favore― Esclamò la cassa audio di Mark, arida come un deserto, prima di ricevere un calcio che gli ammaccò anche l’altra fiancata.

―Anche tu hai il diritto di rimanere in silenzio, pezzo di latta― Lo sceriffo si sistemò il cappello, alzandoselo con la canna della pistola. Poi si diresse alle spalle del selenita, poggiandogli una mano sul casco oblungo ―Una nostra vecchia conoscenza, che tenevamo sott’occhio da tempo, era stata avvistata entrare, da una pattuglia, nella nostra contea. Nientemeno che Ken Russel, sospettato di creazione e spaccio di droga, ma sopra cui avevamo raccolto solo prove circostanziali. Almeno finora― Fece qualche passo, sino a sedersi su un tavolino. Tirò fuori un vaporizzatore e se lo cacciò in bocca, aspirando fumi al gusto di cannella ―Ci fu un pedinamento, ma niente da fare. I miei uomini lo hanno perso di vista e in un sistema grosso un centinaio di unità astronomiche è come il proverbiale ago in un pagliaio. Ma io non ho mai creduto ai proverbi e neppure alle coincidenze e se due stranieri entrano in questo buco semisconosciuto chiamato Dryriver, io non me la bevo che si tratti del caso. Era chiaro che fossero collegati in un qualche modo e infatti era così― Esalò un cerchio di fumo dal proprio vaporizzatore a forma di calumet. Chiuse un occhio, vedendo i suoi due sospettati incorniciati dalla nuvola, quasi a prendere la mira ―Nossignore, io non credo alle coincidenze, ma alla sfortuna quella sì e porco cane se vi è andata male quest’oggi. Il destino ha fatto sì che atterraste sullo stesso planetoide in cui passo la mia pausa pranzo e di certo, il nostro selenita, non aveva modo di andarsene a cercare un altro posto per lo scambio, in un sistema pieno di poliziotti sulle sue tracce e che non aveva mai esplorato, dovendo dunque limitare i propri movimenti al minimo e restare nascosto fino a che non si sarebbero calmate le acque. Vi siete proprio presi un’inculata, ragazzi miei.

―Ora basta!― Esplose Russel, alzandosi di scatto e voltandosi a fronteggiarlo, con una voce gutturale che tradiva le sue origini, il suo volto esoscheletrico e umido dal sudore perfettamente visibile, gli occhi più spenti del solito ma ben aperti e fuori dalle orbite, la bocca fremente e la lingua irsuta a penzoloni a leccare il vetro del casco. A esplodere subito dopo fu una scarica del folgoratore di Dawn. Ci fu un lampo, un ronzio e l’istante dopo, la bottiglia di latte, ancora sul bancone dal pasto di Cladzky, era esplosa a sua volta, riversando schegge di vetro e contenuto giallognolo per l’aria, insozzando il bancone, la specchiera e i presenti. Russel non  mosse un muscolo. Linaker emise un grido strozzando, afferrandosi la gola. Lee scappò verso le paratie in acciaio, spingendovisi contro e urlando per lo stress. Cladzky cadde a terra dallo spavento, abbracciando Mark.

―Ma siamo tutti impazziti oggi?― Strillò isterico il camionista. In tutta la sua vita non aveva mai assistito a una giornata così fuori dall’ordinario, meno che mai aveva mai visto un folgoratore sparare ―Ma che cazzo vi prende, dio cristo?

―Sceriffo, metta giù la pistola o...― Osò biascicare Kay Linaker con la voce rotta, prima di essere zittita.

―Silenzio!― Gridò Dawn, saltando giù dal tavolino e puntando la pistola ancora fumante prima a sinistra, verso il pilota umano disteso a terra, e poi al selenita ―Sono io che do gli ordini qui, sono io che ho la pistola, sono io la legge!― Il braccio gli fremeva. Era passato molto tempo dall’ultima volta che dovette usare il folgoratore. Il colpo era partito per un riflesso incondizionato e non aveva affatto puntato alla bottiglia. Afferrò Cladzky per il colletto della tuta, lo strappò dal suo robot a cui si teneva aggrappato come avesse mai potuto proteggerlo e lo buttò sopra il suo sgabello dal quale era caduto. Subito dopo, la canna ancora calda di un folgoratore, gli venne spinta in fronte con violenza, quasi a trapassargli il cranio. Si congelò, balbettando ―Siediti e non ti muovere. E lo stesso vale per l'altro sacco di merda.

―Sceriffo― Continuò inamovibile Russel, fissandogli addosso lo schermo oscurato del suo casco sopra cui si riflettevano le luci piantato nel cartongesso sul controsoffitto. Pareva una pozza di petrolio luccicante ―La mia riserva di idrogeno si sta esaurendo, il riscaldamento elettrico della mia tuta è scarico e in questo locale fa un caldo micidiale. Quindi mi dispiace interrompere il suo monologo da investigatore dei miei coglioni, ma la prego di tagliare corto e lasciarmi andare.

―Non avere fretta adesso, abbiamo quasi finito― Dawn si passò la punta dell’arma sui baffi. Dopodiché la picchiettò sopra la carrozzeria di Mark ―Quando ho messo due e due insieme mi è bastato farmi dare ancora una mano dal nostro Zero per  triangolare la vostra posizione. Di un robot ci si può sempre fidare.

―Mark...― Mormorò Cladzky, abbassando lo sguardo al suo computer di bordo ―Perché?

―Perché mi ha puntato una pistola contro e credo che tu sappia bene cosa si provi in una situazione simile― Il fastidio della macchina era palpabile nella sua voce ―Per la legge di questo sistema, uccidere un robot, non è un reato penale e per la legge dei robot io sono autorizzato a difendere la mia esistenza.

―Potevi avvertirci via radio― Piagnucolò, abbassando la voce, mentre la pistola tornava a premergli sulla tempia, imponendogli il silenzio ―Avremmo escogitato qualcosa...

―E così sareste scappati, lasciandomi solo con questo bounty killer, bella roba. Non sono stato io ad accettare questa consegna quindi accettane anche le conseguenze.

Delle luci sciamarono nella notte e due oggetti posarono la loro massa ferrigna sul parcheggio. Voltandosi, i presenti videro, oltre la vetrata, un altro cacciapattuglia toccare terra davanti a un’aviobotte dorata, con a scritto, a caratteri cubitali sulla fiancata curva del cilindro che trasportava, “Cronenberg”. Non era difficile capire di chi si trattasse.

―Il tuo olio è arrivato, robottino― Rise amaramente Linaker.

―Dev’essere la mia giornata fortunata.

 

***

Beware of the blob, it creeps

And leaps and glides and slides

Across the floor

Right through the door

And all around the wall

A splotch, a blotch

Be careful of the blob

    Il signor Cronenebrg canticchiò per tutto il tempo che indossò la tuta dorata per scendere e continuò allegro anche quando mise piede giù dalla scaletta. Si vide venire incontro, cordiale come sempre, il giovane vicesceriffo. Ormai conoscevano la propria frequenza a memoria.

    ―Buongiorno!

    ―Buonasera vorrete dire― Lo corresse l’altro, saltando giù dalla propria pattuglia e indicando il cielo stellato, invaso dalla nebulosa rossa.

    ―In un planetoide che fa una rotazione ogni venti minuti penso non conti gnanché. Dite che ci fate qui?

    ―Lo sceriffo dice di aver messo le mani su un pericoloso criminale.

    ―Davvero?― Saltò letteralmente dalla sorpresa il benzinaio, ricadendo a terra come una foglia ―Che bella notizia.

―Peccato che la cronaca nera possa invadere anche la nostra contea.

―Oh, sciocchezze. Quando si invecchia vedi le cose con più distacco e capirai che il peggior nemico dell’uomo è la noia― Ma Dave non era al suo fianco. Si era fermato a raccogliere qualcosa dal retro di un disco giallo, parcheggiato accanto l’aviobotte di Lee ―E ora che fate?

―Lo sceriffo mi ha dato la direttiva di prelevare qualcosa da questo mezzo.

―Demonio cane, ma io lo conosco quel mezzo!

 

***

 

Quando si aprirono le paratie, Anthony Lee, si spostò per fare spazio ai nuovi arrivati. Dalla camera stagna uscirono due individui. Il primo era Cronenberg, che portò in scena la sua stazza ben piantata di ben un metro e cinquanta, racchiusa in una salopette di jeans e coronata da un cappello con visiera che gli nascondeva un pelo matto in cima la testa. Alle sue spalle c’era il vice sceriffo, a giudicare dall’uniforme khaki che si era premurato di indossare, a differenza del suo superiore.

―Buongiorno a tutti― Salutò con un mezzo inchino e abbozzando un sorriso quest’ultimo. Lo perse quasi subito quando lesse meglio la stanza, passandosi una mano sulla chioma rossa e giù fino al mento appena sbarbato. Cercò di assumere un’espressione seria, poggiando le mani sul cinturone e schiena al muro.

―Alla buon’ora, Dave― Esclamò Dawn, senza guardare il collega, continuando a puntare l’arma e a rigirarsi la saliva in bocca.

―Dio mi fulmini, ma qua abbiamo mezza contea― Gridò Cronenberg, poggiando la tuta che si era rimosso prima di entrare ad un gancio. Prese a contare i presenti uno per uno. Arrivò poi il turno del pilota castano, che salutò con una bella strizzata di guance ―Cladzky, sono contento che ti sia fermato un po’ dalle nostre parti!

―Non posso dire lo stesso― Soffiò il ragazzo.

―A te invece non t’ho mai visto prima― Si perplesse il benzinaio, fissando il selenita e levandosi il cappello per salutare e al contempo grattarsi il capo confuso. L’altro si limitò a fissarlo con il suo viso sbiancato ―Vi conoscete voi due?

―Già, muso lungo― Digrignò i denti Dawn ―Tocca a voi, ora, spiegare come stanno le cose― Per la prima volta si voltò verso il vice sceriffo, senza voltare però la pistola ―Hai prelevato quello che ti ho chiesto?

―Sì, signor Dawn― Replicò l’altro, mordendosi la lingua subito dopo e chinando il capo a guardare gli stivali del superiore ―Volevo dire, sceriffo Dawn.

Il vice non doveva raggiungere i trent’anni, ma le rughe, frutto di tensione sulla fronte e guance, lo facevano apparire ben più scavato dal tempo. Si rannicchiò per togliersi il pesante zaino che teneva agganciato alla tuta spaziale e lo poggiò sul pavimento piastrellato di bianco e nero. Maneggiò il lucchetto a fatica a causa dell’impaccio dei guanti. Li tolse e si rimise al lavoro. Apertolo vi infilò le mani dentro, sotto gli occhi curiosi di tutti. Aveva quasi paura a tirarlo fuori. Infine lo estrasse lentamente, rivelando, centimetro per centimetro di lunghezza, un contenitore cilindrico color manganese. Lettera per lettera sbucò la stampa nera “mantenere congelato”.

―No!― Gridarono Cladzky e Russel all’unisono, invitando l’indice di chi li teneva sotto mira a stringere appena di più il grilletto. L’uomo si mise le mani alla bocca, pietrificato e con due occhi iniettati di sangue. Il selenita non si scompose, facendo un passo verso il giovane dai capelli rossi e mostrandogli da vicino il proprio schermo nero come inchiostro.

―Torna al tuo posto― Dawn cominciava a perdere la pazienza con questa insubordinazione. Puntare la pistola stava perdendo efficacia con quello straniero. Doveva ricorrere a misure più efficaci per farsi ascoltare.

―Quel contenitore deve rimanere a una temperatura sotto lo zero― Ogni parola di Russel usciva più veloce della precedente. Era un miracolo che non gli si sciogliesse la lingua ―Non deve essere scongelato, è pericoloso!

Il vice alzò una mano per intimargli di stare indietro, per si sentiva investito di ben poca autorità inginocchiato com’era. A investire il viso di Russel fu invece il calcio della pistola di Dawn, dritto sul vetro. Fu rispedito indietro, dritto sul proprio sgabello. Lo schermo nero era diventato una ragnatela.

―Ti ho detto di stare al tuo posto, figlio di puttana!― Dawn stava ruggendo. Cladzky si pose davanti al compagno stordito, troppo impaurito per dire una parola. Lo sceriffo alzò le sopracciglia un momento, per poi abbassarle più di prima, coprendo gli occhi con la loro ombra ―Togliti dai piedi se non vuoi raccogliere i denti dal pavimento.

―Comincio a sentirmi di troppo― Ponderò Cronenberg, dando una gomitata a Lee.

―Non dirlo a me― Replicò il il camionista al benzinaio, scuotendo la testa. Dopodiché si frugò in tasca e pose un mucchio di soldi a casaccio sul bancone. Prese a infilarsi la sua tuta ―Pago io per il pranzo del ragazzo. Io me ne vado, ne ho abbastanza di questa roba. Buona giornata a tutti.

―Ehi, ma dove vai?― Lo inseguì il gestore della stazione di rifornimento ―Guarda che lo spettacolo è appena cominciato.

―Dave― Strillò paonazzo lo sceriffo, con le mani che gli sudavano da quanto stringeva il folgoratore ―Levami questo pazzo da davanti prima che gli spari.

―Non osi sparare un altro colpo nel mio maledetto locale― Gridò Kay Linaker, senza essere ascoltata da nessuno. Poi abbassò gli occhi.

―L’idrogeno...― Singhiozzò Russel, reclinato con la schiena sul bancone, portandosi le mani alla gola, tossendo, boccheggiando e sbavando. Il soffocamento era giunto a un livello tale che non poteva più nasconderlo e stava perdendo conoscenza sotto gli occhi della donna. Il basico istinto di empatia le fece vagare il cervello impazzito alla ricerca di una soluzione. Dove diavolo poteva trovare dell’idrogeno? Eppure la sostanza più abbondante nell’universo, era ovunque, era aricsicura di averlo usato giusto oggi. La griglia alle sue spalle funzionava a gas e il tubo di gomma che la riforniva partiva giusto da una bombola di un arancione appariscente, in acciaio inossidabile, fissata sotto lo strumento. “Infiammabile, esplosivo” dicevano gli adesivi, ma anche “Idrogeno”.

―Dave!― Chiamò ancora lo sceriffo, folgoratore all’altezza del naso del ragazzo castano. Il vice appoggiò il pesante contenitore su uno dei tavolini, si tirò su le maniche e si diede da fare.

―Ecco, ora se le danno― Strinse i pugni eccitato il signor Cronenberg, sventolando il cappello come stesse per assistere a un rodeo. Anthony Lee alzò un momento lo sguardo, solo per riprendere a mettersi la tuta di tutta fretta. Il vicesceriffo Dave Hanson fu rapido. Subito si portò al fianco sinistro di Cladzky, lo avviluppò in una presa da orso intorno la cintola, costringendogli le braccia ai fianchi, e lo sollevò, scalciante, via verso un paio di sgabelli più in là. Cronenberg scosse la testa deluso.

―Non rendere la cosa più difficile del dovuto― Lo pregò l’ufficiale dai capelli rossi.

―Sta soffocando― Seguiva a strepitare Cladzky, divincolandosi ―Bisogna riportarlo alla sua nave!

―Dave, fallo tacere e torna qui― Tuonò la voce di Dawn. Il rosso sbuffò,lo costrinse a sedere per terra e gli bloccò il polso nel primo cerchio di un paio di manette. Il secondo finì invece attorno a una gamba di uno dei tavoli ben inchiodati nel pavimento. Portata questa pacificazione tutt’altro che pacifica, il vicesceriffo tornò da chi lo aveva chiamato, asciugandosi la fronte, mentre Cladzky fu lasciato a contemplarsi il polso destro, coperto ancora dal materiale gommoso della tuta bianca, stretto sotto quel pesante pezzo metallico. Dave fu subito accanto il proprio superiore. La sua voce era ora più fredda e dal tono abbassato ―Questo insetto dalle gambe storte rischia di morire prima che possa dirci tutto quello che ci serve. Te la senti di fare una corsa fino alla vecchia miniera e recuperare delle riserve di idrogeno dalla sua nave?

―Buona notte, questo è già svenuto― La voce gli tremava ―Non farò mai in tempo.

―Lee!― Gridò la voce di Kay Linaker. La testa bionda sbucò da dietro il bancone, dov’era accovacciata. Il camionista si voltò confuso, indicandosi con il pollice  al petto. La donna annuì ―Sì, proprio tu, vieni a darmi una mano, che questo affare pesa.

Goffamente l’uomo si portò da lei, scavalcando, con poca grazia, il ripiano in legno. Vide la donna chinata, intenta a cercare di staccare una bombola arancione dal muro, fissata da da due morsette d’alluminio. Con una chiave inglese in mano, Kay cercava di disincastrare i bulloni che li reggevano, con pochi risultati a causa di un incrostazione.

―Che aspetti? Aiutami a liberarla!

Un’altra esortazione e Lee scosse la testa come a svegliarsi. Si tolse gli occhiali, si sfregò le mani e si chinò sotto la griglia. Kay gli porse la chiave inglese, ma rifiutò con garbo. Afferrò con una mano la testa e con l’altra il fondo della bombola, tirò, strinse i denti, espose le vene del collo e infine venne via, facendo saltare i fascetti metallici, bulloni e intonaco. Con il fiatone, la poggiò sopra il ripiano, attirando con quel fracasso gli occhi di tutto il locale.

―Ma che diavolo combinate anche voi?― Sbraitò Dawn, disgustato da questo pandemonio.

―Porco Asimov, ci mancava che impazzissero anche loro― Fu il tono sconsolato di Mark Zero,, che scosse il braccio quasi fosse la sua testa. Si era portato coi suoi cingoli accanto a Cladzky, che si era messo a gambe incrociate a mordersi le dita sul pavimento ―Questa è una gabbia di matti.

―Sceriffo― Richiamò l’attenzione la gestore del locale, dando uno schiaffo al pezzo d’acciaio e sollevando il tubo di gomma collegato la cima ―Ecco l’idrogeno.

―Voi siete un angelo― Brillarono gli occhi al vice, che reggeva intanto la testa al selenita perché non la buttasse indietro e annegasse nella propria bava.

―Siamo sicuri che sia l’isotopo giusto?― Si fece dubbioso Vincent Dawn, pistola nella fondina e testa inclinata, dato ogni pericolo neutralizzato.

―Non è tempo per queste domande, uno varrà l’altro ormai!― Sbattè i piedi per terra Cladzky, inavvertitamente dando uno schiaffo al braccio articolato di Mark da quando roteava la mano ―Almeno provateci a salvarlo, sta morendo!

―Una parola― Esclamò la donna, armeggiando con il tubo di gomma in mano e ispezionando la tuta di Russel, protendendosi dal bancone ―Un’armatura come questa non l’ho mai vista. Dove diavolo si infila per ricaricarla?

―Prego, modestamente mi intendo di rifornimenti― Rise Cronenberg, chiudendo gli occhi e gesticolando di abbassare i toni ai presenti. Si approcciò all’individuo svenuto, gli afferrò il collo, lo piegò verso il basso e indicò con il palmo aperto una strana apparecchiatura al centro delle scapole, simile ad un ragno che chiudeva le sue zampe in fibra di carbonio lungo il petto del selenita e poggiando il proprio capo sulla schiena. Respirava quasi fosse una cosa viva, ma lentamente ―Un tipico bocchettone di come li fanno su Selene. Certo, se solo avessi una brugola del 12 per aprirla…

―Non dica altro― Esclamò cordiale Mark Zero, scivolato fra le gambe dei presenti e alzando giust’appunto l’attrezzo richiesto. Senza farsi domande Cronenberg lo accettò, girandosi il cappello al contrario per mettersi al lavoro. Sfilò il coperchio ermetico e immediatamente assicurò sopra l’apertura il tubo della bombola, voltandone la valvola ―E ora speriamo bene.

 
   
 
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Fantascienza / Vai alla pagina dell'autore: Cladzky